Pur ritenendo che l'adozione di misure più incisive in quattro settori specifici renderebbe il piano più efficace, il CESE è lieto di constatare che molte delle sue proposte sono state prese in considerazione.

In un parere adottato nella sessione plenaria di maggio, il CESE ha dato il via libera al piano d'azione per l'economia sociale della Commissione europea, che riprende molte delle proposte formulate dal CESE da oltre un decennio a questa parte.

"Siamo entusiasti di vedere adottato questo piano, così lungamente atteso, ma è chiaro che il lavoro è appena iniziato", dichiara il relatore del parere, Giuseppe Guerini. "Adesso il piano va attuato con misure coraggiose e a lungo termine. Il CESE formula numerose proposte innovative e concrete per garantire che il potenziale dell'economia sociale sia pienamente sfruttato nel maggior numero possibile di Stati membri dell'UE".

Nel piano il CESE individua quattro settori chiave in cui ritiene si possano adottare misure più incisive, ossia:

•    forme più agili di cooperazione tra le amministrazioni pubbliche e le imprese dell'economia sociale che collaborano a livello locale per la fornitura di servizi di interesse generale, con una chiara distinzione, nella direttiva sugli appalti pubblici, tra il perseguimento dell'interesse generale e le attività orientate alla concorrenza;

•    un'azione normativa, eventualmente sotto forma di orientamenti, per chiarire i requisiti per l'accesso agli aiuti di Stato e l'entità del sostegno a disposizione degli Stati membri, affinché questi possano avvalersi di tutta la flessibilità disponibile per aiutare le imprese dell'economia sociale. Non sarà sufficiente organizzare seminari e webinar, come suggerito dalla Commissione;

•    un sistema di crediti e prestiti garantiti, come quello già esistente in tutta l'UE per le PMI, istituito dagli Stati membri con il sostegno dell'Unione È un'ottima idea lanciare nuovi prodotti finanziari per mobilitare finanziamenti privati per le imprese dell'economia sociale, ma molte di esse hanno bisogno di sostegno anche solo per avere accesso al credito per le attività correnti;

•    una tassazione specifica per l'economia sociale è auspicabile, ma gli Stati membri devono essere accompagnati sulla via di un'armonizzazione fiscale coordinata, eventualmente ispirata dalle buone pratiche attuate in alcuni di essi, quali esenzioni fiscali sugli utili non distribuiti, aliquote IVA più basse, riduzioni o esenzioni dagli oneri sociali. (dm)