Un momento storico per la società civile in Europa

di Andris Gobiņš, membro del CESE, Lettonia

Ciascuno di noi può dare il proprio contributo affinché la libertà venga riconquistata in maniera più rapida e duratura. Ecco alcune idee basate sulla mia esperienza: sono cresciuto in esilio in una famiglia di rifugiati, e ora lavoro in Lettonia.

1. Dobbiamo definire i nostri obiettivi e agire di conseguenza.

È chiaro: quanto prima l'Ucraina si libererà dall'occupazione e dal terrore inflitti dalla Russia, meno saranno le uccisioni, gli stupri, le torture, le sofferenze e i danni materiali, e minore sarà l'impatto negativo sul resto d'Europa.
Dobbiamo fare tutto il necessario (sì, tutto il necessario: "whatever it takes") per aiutare l'Ucraina a vincere questa guerra contro il terrore e salvaguardare il futuro dell'Unione europea e dell'Europa. E sì, come società civile possiamo dare un contributo esercitando pressioni e avviando discussioni con i responsabili delle nostre politiche, oltre che intensificando le iniziative e i collegamenti con le organizzazioni della società civile.

2. Ecco alcune richieste che la società civile potrebbe rivolgere ai governi:
-    esortare gli esponenti politici ad agire (anche coloro che fanno parte della vostra organizzazione o simpatizzano con essa). Occorre fornire tutti gli armamenti necessari e imporre sanzioni dure e ad ampio raggio. Non è il momento di porgere ramoscelli d'ulivo. - Ecco quello che dobbiamo fare.
-    intraprendere un'azione decisa per limitare la diffusione di notizie false e manipolate e contrastarle. - È necessaria un'azione più incisiva da parte dell'UE.
-    mettere a punto un meccanismo di pace, ripresa e resilienza per l'Ucraina e gli Stati membri alla frontiera orientale dell'Unione europea, per farne la regione più stabile e prospera al mondo.

3. Possibili azioni da proporre alla società civile o da adottare in seno ad essa:
-    boicottare tutte le importazioni dalla Russia, comprese quelle energetiche, come pure le imprese che continuano a collaborare con la Russia o ad operare in Russia; acquistare prodotti ucraini. - Anche in quest'ambito dobbiamo fare di più.
-    aderire alla rete informale di sindacati che si rifiutano di caricare/scaricare navi russe, ecc., e alle organizzazioni della società civile che collaborano con l'Ucraina o aiutano i rifugiati. - Dobbiamo agire in tutti questi settori!
-    iscrivere all'ordine del giorno temi concernenti l'Ucraina e invitare rappresentanti di organizzazioni ucraine a tutte le riunioni delle nostre organizzazioni e reti, come abbiamo fatto nelle riunioni delle sezioni del CESE e nella plenaria. - Continuiamo questo ottimo lavoro.

Per concludere, non dobbiamo concedere il minimo vantaggio o beneficio all'aggressore, ossia alla Russia. L'adesione dell'Ucraina all'UE sarebbe la soluzione migliore anche per l'Unione stessa.

Come abbiamo affermato con decisione nella nostra risoluzione, il CESE "ritiene che sia della massima importanza per l'UE e per la comunità internazionale che le frontiere non vengano modificate manu militari e che l'aggressore non tragga alcun beneficio. È lo Stato di diritto che deve prevalere, non la legge del più forte, e l'Ucraina deve ottenere pieno risarcimento". Qualsiasi altro esito nuocerebbe gravemente all'Unione europea e alla pace mondiale, oltre a comportare costi inimmaginabili, in termini sia umani che finanziari.

Sono convinto che l'Ucraina debba diventare al più presto - e lo diventerà - uno Stato membro dell'UE a pieno titolo. Con l'Ucraina al suo interno, l'Unione sarà più forte e, sì, anche migliore. Vi sono senza dubbio motivazioni sufficienti perché l'Ucraina proceda alle riforme ancora necessarie, ed è altrettanto indubbio il notevole impatto positivo sui valori e sulle relative politiche nell'UE.

Segnalo poi che, in Lettonia, le organizzazioni della società civile promuovono le iniziative #UkraineSolidarity e #UkraineInTheEU per piantare girasoli il 9 maggio, giornata dell'Europa. Le principali istituzioni dell'UE e altre parteciperanno; aderite anche voi!