Di Stefano Mallia, presidente del gruppo Datori di lavoro del Comitato economico e sociale europeo 

Con le elezioni europee ormai concluse, è chiaro che siamo circondati da forti turbolenze. La vittoria delle forze conservatrici ha bloccato lo slittamento verso l'estrema destra. Tuttavia, anche se il centro-destra ha mantenuto la sua posizione, non possiamo ignorare che l'estrema destra sarà più forte nel nuovo Parlamento europeo, il che renderà più complicato il voto su dossier fondamentali. Ne abbiamo avuto un'avvisaglia l'anno scorso quando il PPE per poco non è riuscito a formare, con uno schieramento di destra, una maggioranza di blocco con l'intento di bocciare una normativa sul ripristino della natura. 

In cima all'elenco delle preoccupazioni per le imprese figura il tema di come assicurare passi avanti sul piano della politica industriale e della sicurezza economica, in particolare per quanto riguarda la tecnologia, le materie prime critiche, i semiconduttori, i veicoli elettrici, la resilienza economica e la competitività generale. È essenziale rafforzare il mercato unico e stimolare gli investimenti privati attraverso un'autentica unione dei mercati dei capitali. Il nuovo Parlamento europeo sarà all'altezza del compito? 

Non abbiamo altra scelta se non quella di competere con potenze mondiali come la Cina e gli Stati Uniti. 

Nel 2008 la zona euro e gli Stati Uniti avevano un prodotto interno lordo (PIL) a prezzi correnti simile, ossia rispettivamente di 14 200 e 14 800 miliardi di dollari (in EUR, 13 100 e 13 600 miliardi). Quindici anni dopo, il PIL della zona euro è di poco superiore a 15 000 miliardi di dollari, mentre quello degli Stati Uniti è balzato a 26 900 miliardi di dollari. Se le cinque principali economie europee — Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna — avessero eguagliato l'aumento della produttività registrato in America tra il 1997 e il 2022, il loro PIL pro capite a parità di potere d'acquisto sarebbe oggi più elevato, in media, di quasi 13 000 dollari USA (o 12 000 EUR). Questi dati non sono privi di significato. 

Per molti anni, con la bilancia commerciale dell'UE in attivo, molti non hanno visto che la nostra competitività era a rischio. Abbiamo avuto fiducia nel rispetto sia delle condizioni di parità a livello mondiale che dell'ordine internazionale basato su regole, aspettandoci che gli altri avrebbero fatto altrettanto. Adesso, però, il mondo sta cambiando rapidamente ed è necessario che l'UE si rimbocchi le maniche e reagisca con rapidità a tutti i campanelli d'allarme che aveva finora ignorato. Ci auguriamo che il Parlamento europeo sia all'altezza del compito e che non si limiti alle tattiche di partito.