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European Economic and Social Committee A bridge between Europe and organised civil society

APRIL 2021 | IT

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Editoriale

Editoriale

È arrivato il nostro momento

Care lettrici/cari lettori,

Il 9 maggio, la Giornata dell'Europa, farà segnare quest'anno anche l'avvio della lungamente attesa Conferenza sul futuro dell'Europa. Si tratta di un'opportunità unica non solo per impegnarci in un ampio dibattito su come l'UE dovrebbe evolvere, ma anche per restituire la titolarità del progetto europeo ai cittadini, a livello nazionale, regionale e locale. Vorrei incoraggiarvi a cogliere questa opportunità.

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È arrivato il nostro momento

Care lettrici/cari lettori,

Il 9 maggio, la Giornata dell'Europa, farà segnare quest'anno anche l'avvio della lungamente attesa Conferenza sul futuro dell'Europa. Si tratta di un'opportunità unica non solo per impegnarci in un ampio dibattito su come l'UE dovrebbe evolvere, ma anche per restituire la titolarità del progetto europeo ai cittadini, a livello nazionale, regionale e locale. Vorrei incoraggiarvi a cogliere questa opportunità.

Il CESE, in quanto casa della società civile organizzata europea, propugna da tempo una riforma dell'Europa per mezzo di un più intenso coinvolgimento dei suoi cittadini. Sono convinta che costruire un ponte che unisca la "bolla di Bruxelles" ai cittadini può dare come risultato idee originali, ma realistiche, per il futuro.

Per permettere a questo potenziale di esprimersi appieno, dobbiamo evitare di condizionare a priori le opinioni dei cittadini. Le discussioni nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa devono essere aperte a una riflessione senza preconcetti. Nessuno dei diversi gruppi di discussione dovrebbe dare per scontato l'esito del dibattito.

Il futuro dell'Europa esige inoltre una narrazione costruttiva e di tipo nuovo. Dobbiamo dimostrare che l'Europa è un territorio straordinario che dà a tutti l'opportunità di vivere la vita che vogliono, sulla base di valori accettati da tutti. I cittadini degli Stati Uniti sono fieri del loro sogno americano. Credo sia tempo per gli europei di cominciare ad apprezzare il loro stile di vita, e i benefici che apporta, e a riconoscerne il valore.

L'inaugurazione ufficiale della Conferenza avrà luogo a Strasburgo in formato ibrido, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di COVID-19. Dobbiamo fin d'ora aspettarci che, almeno nelle fasi iniziali, la maggior parte delle attività relative alla Conferenza si svolgerà in questa forma.

La pandemia fa sì che la Conferenza sul futuro dell'Europa sia caratterizzata ora da un forte elemento digitale. Paradossalmente, ciò la rende più accessibile al comune cittadino, in particolare attraverso la piattaforma digitale multilingue. Vorrei incoraggiare tutti voi a utilizzare questo strumento, che sia per partecipare a un evento esistente, ovvero per organizzare il vostro proprio dibattito oppure per condividere le vostre idee sull'integrazione europea. Il futuro dell'Europa è nelle nostre mani!

Christa SCHWENG

Presidente del CESE

Date da ricordare

7 maggio 2021, Porto

Vertice sociale

9 maggio 2021

Giornata dell'Europa 2021 e inaugurazione della Conferenza sul futuro dell'Europa

9-10 giugno 2021, Bruxelles

Sessione plenaria del CESE

"Una domanda a…"

Una domanda a…

Nella nostra sezione intitolata "Una domanda a…" invitiamo i presidenti di sezione del CESE a rispondere a una domanda su un tema di attualità che ci sembra particolarmente pertinente.

Per l'edizione di aprile abbiamo chiesto a Pietro Francesco De Lotto, presidente della commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI), di condividere con i lettori di CESE Info alcune sue riflessioni sulla trasformazione industriale e sulle disposizioni del Green Deal.


 

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Nella nostra sezione intitolata "Una domanda a…" invitiamo i presidenti di sezione del CESE a rispondere a una domanda su un tema di attualità che ci sembra particolarmente pertinente.

Per l'edizione di aprile abbiamo chiesto a Pietro Francesco De Lotto, presidente della commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI), di condividere con i lettori di CESE Info alcune sue riflessioni sulla trasformazione industriale e sulle disposizioni del Green Deal.

 

"Garantire che la duplice transizione verde e digitale accresca la resilienza e rafforzi la competitività e la giustizia sociale"

CESE Info: Come e quando sarà possibile trasformare l'industria in modo da renderla più verde, più circolare e più digitale, raggiungendo gli obiettivi del Green Deal della Commissione europea? Quale ruolo svolgono le materie prime in questo processo?

Pietro Francesco De Lotto, presidente della CCMI: che la questione sia se ci troviamo di fronte a una quarta, una quinta o persino una sesta rivoluzione industriale, assistiamo spesso all'emergere di un dibattito pubblico al riguardo. Malgrado i diversi punti di vista sulla questione, quello che è assodato è che stiamo vivendo un profondo rivolgimento della nostra industria che comporta una duplice sfida: una trasformazione per renderla più verde e più circolare, ma anche una trasformazione digitale. È una rivoluzione innescata da tutta una serie di fattori: l'opinione pubblica, la sensibilità dei consumatori, la ricerca della competitività a livello globale, la necessità di adattare la forza lavoro a nuovi modelli e altri ancora.

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CESE Info: Come e quando sarà possibile trasformare l'industria in modo da renderla più verde, più circolare e più digitale, raggiungendo gli obiettivi del Green Deal della Commissione europea? Quale ruolo svolgono le materie prime in questo processo?

Pietro Francesco De Lotto, presidente della CCMI: che la questione sia se ci troviamo di fronte a una quarta, una quinta o persino una sesta rivoluzione industriale, assistiamo spesso all'emergere di un dibattito pubblico al riguardo. Malgrado i diversi punti di vista sulla questione, quello che è assodato è che stiamo vivendo un profondo rivolgimento della nostra industria che comporta una duplice sfida: una trasformazione per renderla più verde e più circolare, ma anche una trasformazione digitale. È una rivoluzione innescata da tutta una serie di fattori: l'opinione pubblica, la sensibilità dei consumatori, la ricerca della competitività sul piano globale, la necessità di adattare la forza lavoro a nuovi modelli e altri ancora.

Come avviene in tutte le rivoluzioni, alla fine ne scaturirà un mutamento epocale. Nel caso dell'UE, il risultato finale sarà auspicabilmente la nascita di un'industria europea che sia riuscita a trasformare i processi di ecologizzazione e di digitalizzazione in un vantaggio competitivo a livello mondiale. Si tratta di un processo già in atto da parecchi anni, ma le autorità pubbliche devono gestire adeguatamente questa trasformazione per assicurare che ciascuna azienda, ogni singolo lavoratore e tutte le regioni europee traggano beneficio dai suoi vantaggi.

La lotta ai cambiamenti climatici e gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono sicuramente pilastri portanti dell'azione dell'UE, ma dobbiamo fare in modo che vengano considerati sempre di più come un'occasione da cogliere e non come un peso da sopportare da tutte le componenti della società e dell'industria. Il Green Deal europeo, il piano d'azione per l'economia circolare, la nuova strategia industriale per l'Europa (con il suo prossimo aggiornamento) e tutte le attività e normative collegate a queste iniziative rappresentano strumenti fondamentali per tradurre questi dibattiti in realtà quotidiana concreta in tutta Europa, senza lasciare indietro nessuno in questo sforzo collettivo.

Le materie prime, e soprattutto le materie prime critiche, sono al centro di questo processo. La digitalizzazione e l'ecologizzazione delle industrie e della società dell'Unione richiedono tecnologie che, a loro volta, necessitano di materie prime. Per fare solo un esempio: l'energia eolica è generata da turbine che contengono, tra altre materie, elementi di terre rare, per il cui approvvigionamento l'UE dipende quasi totalmente dalla Cina. E grosso modo lo stesso scenario è applicabile a molte tecnologie essenziali per le transizioni verde e digitale, dalle batterie al fotovoltaico, dalla robotica alle celle a combustibile. Negli ultimi mesi queste criticità sono emerse con ancora maggiore evidenza all'attenzione dell'opinione pubblica, dal momento che la pandemia di COVID-19 ha messo in luce la necessità che l'industria e la società europee nel loro complesso rafforzino la loro resilienza e autonomia strategica, anche in ambiti quali i vaccini, i medicinali e i dispositivi medici.

Il piano d'azione della Commissione sulle materie prime critiche - esaminato in un recente parere del CESE elaborato dalla CCMI - è un un valido strumento che, insieme a soluzioni per rimediare alle attuali carenze, propone una serie di azioni di preparazione a eventuali problemi futuri.

Per rispondere con maggiore chiarezza alla domanda: vogliamo che l'industria dell'UE prosperi e si espanda seguendo una strada verde e digitale, ma vogliamo anche evitare che l'industria e la società europee passino da una determinata dipendenza (ad esempio da taluni combustibili fossili) a un'altra dipendenza totale da specifiche materie prime critiche. Per non cadere in questa trappola e garantire che le transizioni verde e digitale accrescano la resilienza e rafforzino la competitività e la giustizia sociale, dobbiamo investire nella ricerca e sviluppo, nella prospezione mineraria sostenibile nei singoli paesi, nel recupero di materiali preziosi dai rifiuti e nella creazione di condizioni di parità a livello multilaterale. Questo è fondamentale per far sì che le rivoluzioni verde e digitale abbiano successo e apportino dei benefici all'industria e alla società dell'UE nel loro complesso.

Indovinate chi è il nostro ospite...

L'ospite a sorpresa

Ogni mese presentiamo un(a) "ospite a sorpresa", una personalità che ci dà il suo punto di vista sulle questioni di attualità: una boccata d'aria fresca per ampliare i nostri orizzonti, ispirarci e guardare con più attenzione al mondo di oggi. Per questa edizione di aprile, abbiamo il piacere di accogliere il contributo dell'attrice, scrittrice e regista Aurélie Vauthrin-Ledent, che affida a questa pagina il suo appello a salvare la cultura, dimensione essenziale per la nostra vita.

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Ogni mese presentiamo un(a) "ospite a sorpresa", una personalità che ci dà il suo punto di vista sulle questioni di attualità: una boccata d'aria fresca per ampliare i nostri orizzonti, ispirarci e guardare con più attenzione al mondo di oggi. Per questa edizione di aprile, abbiamo il piacere di accogliere il contributo dell'attrice, scrittrice e regista Aurélie Vauthrin-Ledent, che affida a queste pagine il suo appello a salvare la cultura, dimensione essenziale per la nostra vita.

Aurélie Vauthrin-Ledent, francese, vive e "crea" in Belgio. Laureata in arti dello spettacolo all'Università della Sorbona e diplomata al Conservatorio nazionale d'arte drammatica di Rouen (oggi CRR) e al Regio Conservatorio d'arte drammatica di Bruxelles, è attrice, regista, scenografa, cantautrice, direttrice artistica e programmatrice di festival. A teatro, ha interpretato ruoli del repertorio classico e contemporaneo, diretta da registi come Peggy Thomas, Alexis Van Stratum, Renaud de Putter, Jamal Youssfi, Audrey Marsin, Charlie Degotte e Thierry Robrechts.

Nel 2014 scrive e cura la regia della pièce Cerise à l'eau-de-vie per il Théâtre de la Vie di Bruxelles.

Nel 2016, al Théâtre Le Public, è l'interprete protagonista de L'échange di Paul Claudel, per la regia di Peggy Thomas. Nella stagione 2016/2017 sviluppa, coordina e anima l'atelier di scrittura "francofonirica" Francophonirique II al Théâtre des Doms di Avignone, proseguendo il lavoro del suo direttore Alain Cofino Gomez.

Nel gennaio 2020, al Théâtre de la Vie, è regista e interprete dello spettacolo Les Corbeaux di Henry Bèque.

Dal 2016 scrive, compone e interpreta le sue canzoni con il nome d'arte "La Chouette et les Oiseaux de nuit".

Nel 2016 crea il Festival pluridisciplinare "Tri-Marrant" al Théâtre de la Vie di Bruxelles, curandone la direzione artistica e la programmazione. Il festival conosce un indubbio successo, e nel 2018 diventa un appuntamento biennale; la sua terza edizione, che doveva svolgersi nel giugno 2020, è rinviata al giugno 2022 a causa della pandemia di COVID-19.

Nell'aprile 2020 Aurélie fonda "Les Oiseaux de Nuit", una nuova casa editrice dedicata al teatro belga di lingua francese, della quale è direttrice editoriale, artistica e amministrativa.

Aurélie Vauthrin-Ledent: Proprio così, la cultura è prima di tutto "essenziale"!

Da quando sono nata, 40 anni fa, il 28 marzo 1981, non avevo mai sentito associare così spesso l'aggettivo "essenziale" alla parola "cultura" come in questo periodo di crisi sanitaria e quindi economica. È ormai evidente che molti dei nostri paradigmi ne usciranno trasformati. Dobbiamo, e dovremo, rimetterci seriamente in discussione, in tutti gli ambiti della nostra società.

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Da quando sono nata, 40 anni fa, il 28 marzo 1981, non avevo mai sentito associare così spesso l'aggettivo "essenziale" alla parola "cultura" come in questo periodo di crisi sanitaria e quindi economica. È ormai evidente che molti dei nostri paradigmi ne usciranno trasformati. Dobbiamo, e dovremo, rimetterci seriamente in discussione, in tutti gli ambiti della nostra società.

L'aggettivo "essenziale" ha cominciato ad essere utilizzato perché, all'inizio, noi esponenti del mondo della cultura siamo stati classificati come "non essenziali". E proprio per via di questa categorizzazione,"non essenziali", è nato un movimento, inarrestabile, che avanza inesorabilmente verso una consapevolezza più profonda e diffusa.

E sì, contro ogni aspettativa, ecco il mondo dell'arte e della cultura che, dopo essere stato spinto nell'ombra o relegato dietro le quinte, si ritrova di nuovo sotto i riflettori, immerso in una luce amara ancora più che strana.

Io sono una donna di cultura. Mi nutro di cultura e la creo. Sono attrice, cantante, regista, autrice, docente di teatro e di francese, editrice di testi per il teatro belga francofono, organizzatrice di un festival, e nutro un interesse particolare per le arti plastiche, la scenografia e l'arte del movimento e della danza. E non ho paura di rimboccarmi le maniche e sporcarmi le mani, nonché di svolgere a volte dei lavori occasionali. Impieghi che sono spesso svalutati dalla visione collettiva delle nostre società. Non ho paura di lavorare. Questo è ciò che mi ha costruito. Ed è questo il valore più grande che i miei genitori mi hanno trasmesso. Ma la cultura è il mio terzo genitore. La cultura ha completato la costruzione di me stessa o ne è stata il cemento, e ha contribuito a profondi sconvolgimenti: attraverso evoluzioni, rivoluzioni interiori e trasformazioni, la cultura ha aperto il mio spirito, ma soprattutto il mio cuore. I viaggi più belli della mia vita sono stati i minuti sacri di un violoncello sospeso alle mie emozioni, uno Shakespeare danzante nel fumo di anime attente, la contemplazione di dipinti interminabili dalla profondità insondabile, dietro l'angolo di un muro o di un museo. E che dire del mondo meraviglioso del teatro, che non è solo un palcoscenico e un testo, ma un universo tanto plurale quanto complesso, che va dalla marionetta all'improvvisazione, passando per l'arte della parola e del movimento dei corpi. Ci sono altrettante discipline e sottogeneri nel teatro che branche della medicina.

Come tutti sanno, siamo fermi già da un anno. La nostra professione lancia un grido di sofferenza. Una sofferenza morale, in primo luogo, e poi una sofferenza economica dovuta all'inattività delle professioni dello spettacolo, che attraversano una crisi finanziaria profonda. Sono professioni troppo poco conosciute, ma il loro spettro è molto ampio. Autori, sceneggiatori, attori, costumisti, drammaturghi, tecnici delle luci e del suono, macchinisti teatrali, scenografi, truccatori, assistenti e tutti i mestieri di pre-produzione e post-produzione: distribuzione, comunicazione, promozione, accoglienza degli spettatori, prenotazioni, e molti altri ancora.

Bisogna anche considerare, ed è un aspetto forse ancora più importante, la sofferenza del pubblico, delle persone. Il pubblico, ormai costretto a scegliere tra Netflix e la lettura, propende troppo rapidamente per l'immagine, espressione di una cultura facile e unica. L'unica scelta rimasta è quella dell'isolamento, senza più condivisione e apertura, senza più momenti di risate e di sogni, senza più viaggi lontani, da vivere comodamente seduti nella poltrona di velluto rosso.

E che dire della sofferenza di non poter più imparare, perché la cultura è il nostro miglior maestro di vita!

Soprattutto, la parola "essenziale" è diventata oggi un'etichetta incollata alla nostre professioni della cultura, per via di questa iniziale connotazione negativa di "non essenziale" che ci è stata ingiustamente attribuita dai nostri dirigenti. Lungi da me oggi l'idea di ribellarmi, ma nutro questa speranza folle - come folle è ogni speranza -, questa speranza incrollabile per l'avvenire, che, sicuramente, sì, sicuramente, ogni comune mortale comprenderà, nel futuro che è ormai prossimo, che quando si pronuncia la parola "cultura", si pronuncia, soprattutto e innanzitutto, la parola "essenziale".

Così, mentre volevano seppellirci, ci hanno fatto germogliare, e stiamo facendo spuntare nuove gemme di cultura come mai prima d'ora... Il futuro ce lo confermerà, lo credo ferocemente, ne sono convinta. Quando usciremo da questa crisi, nulla di ciò che riguarda la cultura sarà mai più svalutato.

Aurélie Vauthrin-Ledent

Le vieux poète parle doucement

Nous avons le plaisir de vous présenter à nouveau une série de haïkus, sous le titre commun "Le vieux poète parle doucement", que nous a offerts leur auteur, Herman van Rompuy, ancien président du Conseil européen.

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Nous avons le plaisir de vous présenter à nouveau une série de haïkus, sous le titre commun "Le vieux poète parle doucement", que nous a offerts leur auteur, Herman van Rompuy, ancien président du Conseil européen.

Herman van Rompuy: Le vieux poète parle doucement

Celui qui a vu le soleil

Ne s'habitue jamais vraiment au froid

Un fils du soleil

         XXX

L'envie et le désir

des fleurs et des bourgeons

du sourire du printemps

       XXX

Prunus blancs

Des arbres nus jaloux

Des couleurs colorent la vie

 

The old poet speaks gently

We are pleased to present a new selection of haikus by Herman Van Rompuy, former President of the European Council, as part of our series "The old poet speaks gently".

The haikus were originally written in French.

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We are pleased to present a new selection of haikus by Herman Van Rompuy, former President of the European Council, as part of our series "The old poet speaks gently".

The haikus were originally written in French.

Herman van Rompuy: The old poet speaks gently.

He who has seen the sun

Never really gets used to the cold

A son of the sun

         XXX

The longing and the desire

for flowers and buds

for the smile of spring

       XXX

White prunus

Trees naked jealous

Colours colour life

Notizie dal CESE

"Gli Stati membri stanno lavorando sodo, ma c'è ancora molto da fare prima che i piani nazionali siano pronti."

Nel corso di un dibattito alla sessione plenaria del CESE del 25 marzo Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per Un'economia al servizio delle persone, ha fatto presente che la maggior parte dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza è tuttora in una fase di elaborazione iniziale e che "rimane ancora molto da fare prima che questi piani siano stati sviluppati a sufficienza". Ha poi sottolineato che la politica commerciale ha un ruolo fondamentale da svolgere nel rimettere in carreggiata l'economia dell'UE.

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Nel corso di un dibattito alla sessione plenaria del CESE del 25 marzo Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea per Un'economia al servizio delle persone, ha fatto presente che la maggior parte dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza è tuttora in una fase di elaborazione iniziale e che "rimane ancora molto da fare prima che questi piani siano stati sviluppati a sufficienza". Ha poi sottolineato che la politica commerciale ha un ruolo fondamentale da svolgere nel rimettere in carreggiata l'economia dell'UE.

La Presidente del CESE Christa Schweng ha aperto il dibattito osservando che l'UE e gli Stati membri hanno reagito alla crisi con prontezza e decisione e che oggi il Comitato fa affidamento su un'attuazione rapida ed efficiente dello strumento NextGenerationEU e del dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Ha anche ricordato l'appello del CESE per l'adozione di un quadro di governance economica che favorisca la ripresa dell'economia, sia incentrato sulla prosperità e tenga conto della realtà economica attuale successiva alla crisi. Il CESE si era detto disponibile a una discussione sul riesame della governance economica e aveva proposto di tenere una conferenza delle parti interessate da organizzare in collaborazione con la Commissione.

Dombrovskis ha precisato che la Commissione ha ricevuto informazioni da 23 dei 27 Stati membri sui contenuti dei rispettivi piani nazionali per la ripresa e la resilienza. "Tuttavia, se la rapidità è un fattore importante per far sì che i fondi del dispositivo per la ripresa e la resilienza vengano erogati quanto prima, quello che importa è prima di tutto la qualità". Ha avvertito che molto resta ancora da fare prima che questi piani siano stati elaborati a sufficienza per poter essere presentati e approvati, indicando tre ambiti principali in cui c'è ancora da lavorare: sistemi di audit e di verifica; stime dei costi attendibili e monitoraggio della spesa per l'azione per il clima e per il digitale; e rispetto del principio "non arrecare un danno significativo".

Ha aggiunto che l'attuazione dei piani dev'essere accompagnata in ogni sua fase dal sostegno delle parti sociali e della società civile. Il commissario ha quindi ringraziato il CESE che, con la sua risoluzione sul coinvolgimento della società civile nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza, ha svolto un tempestivo e pertinente esercizio di valutazione.

Sulla questione del commercio internazionale, la Presidente Schweng ha dichiarato che l'esistenza di un sistema commerciale multilaterale fondato su regole e di un contesto commerciale internazionale aperto, equo, inclusivo e prevedibile deve continuare a costituire un principio guida dell'Unione europea. Il CESE si appresta con grandi aspettative a fornire un proprio contributo all'analisi con l'elaborazione di un parere d'iniziativa, da adottare in settembre, che individui le migliori pratiche in questo settore.

Infine, la Presidente Schweng ha espresso a nome del CESE l'auspicio che l'UE sia capace di dar vita ad una nuova cooperazione e di ispirare una maggiore coerenza tra l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e altre organizzazioni internazionali, come l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), su temi quali il commercio e gli investimenti, il lavoro dignitoso, i diritti sociali e umani e i cambiamenti climatici.

Dombrovskis si è detto d'accordo che la risposta giusta alla domanda su come sostenere la ripresa europea e garantire la prosperità del Vecchio Continente consiste nel proseguire gli scambi commerciali con i nostri partner globali. Per quanto riguarda la riforma istituzionale dell'OMC, il commissario europeo ha ricordato che l'obiettivo della Commissione è ripensare l'Organizzazione per farne un forum nel quale discutere i problemi più urgenti che oggi affliggono il nostro pianeta, come la gestione dell'impatto della COVID-19, il sostegno alla sostenibilità ambientale e sociale, l'aggiornamento delle regole per il commercio digitale e la lotta alle pratiche commerciali sleali. (na)

 

#YEYS2021 - Le giovani generazioni europee raccolgono la sfida climatica

Gli studenti delle scuole superiori di tutta l'Europa hanno presentato proposte concrete per agire a favore del clima al vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans. È questo il risultato di un vertice virtuale della gioventù sul clima che il Comitato economico e sociale europeo ha organizzato lo scorso 18 e 19 marzo.

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Gli studenti delle scuole superiori di tutta l'Europa hanno presentato proposte concrete per agire a favore del clima al vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans. È questo il risultato di un vertice virtuale della gioventù sul clima che il Comitato economico e sociale europeo ha organizzato lo scorso 18 e 19 marzo.

''I giovani europei hanno voce in capitolo nel futuro dell'Unione europea: senza i vostri appelli ad agire il Green Deal europeo non avrebbe mai visto la luce'', ha dichiarato Timmermans nel suo discorso di apertura dell'edizione 2021 della manifestazione La vostra Europa, la vostra opinione! (Your Europe Your Say!). "Sono rimasto davvero colpito dalla vostra profonda capacità di cogliere il problema dei cambiamenti climatici e da come mi avete illustrato le vostre proposte. È questo lo stile di vita da adottare, basato sulla comprensione reciproca, perché è estremamente difficile odiare qualcuno che riusciamo a comprendere", ha concluso il vicepresidente della Commissione.

Al termine di due giornate di animati dibattiti virtuali, oltre 234 studenti tra i 16 e i 18 anni d'età di 28 paesi diversi, dopo aver lavorato fianco a fianco in 45 sale virtuali, hanno elaborato raccomandazioni concrete che hanno poi presentato nel corso di una sessione plenaria finale.

I ragazzi hanno dovuto calarsi nei panni di un gruppo di parti interessate durante la simulazione di una Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e collaborare con altri gruppi alla preparazione di un piano per contenere il riscaldamento globale entro livelli di sicurezza, ovvero ben al di sotto di 1,5º C, entro la fine del secolo. I gruppi rappresentavano settori e industrie realmente esistenti, le cui attività e campagne di comunicazione hanno un'influenza sul fenomeno del riscaldamento globale.

Queste alcune delle proposte presentate:

  • piantare alberi nelle città e creare giardini verticali
  • un "progetto Manhattan ecologico" per l'UE: investire somme ingenti di denaro nelle nuove tecnologie
  • realizzare investimenti per rafforzare e migliorare l'istruzione dei cittadini in generale
  • mettere in campo politiche su misura che corrispondano ai contesti propri di ciascun paese
  • sostenere l'imboschimento, che è una delle soluzioni più efficaci e durature per l'eliminazione del CO2
  • introdurre l'idrogeno e il biogas eliminando progressivamente i combustibili fossili
  • colmare il divario tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo.

La versione definitiva del piano elaborato dai giovani europei prevedeva un aumento della temperatura di 1,4º C entro il 2100 - raggiungendo quindi l'obiettivo stabilito per l'esercizio di simulazione - ed è stata presentata da otto studenti.

Cillian Lohan, vicepresidente del CESE alla comunicazione, ha pronunciato l'intervento conclusivo dell'evento: "Auspico che l'esperienza fatta con YEYS abbia fatto nascere in voi il desiderio di essere cittadini attivi: perché la nostra democrazia sia forte, abbiamo bisogno della vostra partecipazione. Il movimento dei giovani ha dimostrato che il cambiamento può venire dalla strada. Oggi aiutiamo coloro che chiedono un'azione più forte a far risuonare la loro voce fin nelle stanze del potere".

Informazioni più dettagliate su YEYS 2021 sono disponibili sulla pagina ufficiale dell'evento. (ks)

Se vuoi fermare i cambiamenti climatici, modifica il sistema, è questo il messaggio che arriva al CESE

Lo scorso 20 marzo, a latere de La vostra Europa, la vostra opinione! (YEYS), il CESE ha ospitato un evento virtuale sul tema Immaginare il cambiamento sistemico, a cui hanno partecipato diversi esperti, attivisti e influencer allo scopo di condividere conoscenze e competenze sull'azione per il clima nella prospettiva del cambiamento sistemico.

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Lo scorso 20 marzo, a latere de La vostra Europa, la vostra opinione! (YEYS), il CESE ha ospitato un evento virtuale sul tema Immaginare il cambiamento sistemico, a cui hanno partecipato diversi esperti, attivisti e influencer allo scopo di condividere conoscenze e competenze sull'azione per il clima nella prospettiva del cambiamento sistemico.

A presiedere l'evento c'era il vicepresidente del CESE alla comunicazione Cillian Lohan, che ha formulato alcune osservazioni introduttive sul tema: "I cambiamenti climatici si stanno intensificando ed è difficile trovare una soluzione agendo singolarmente; questa sfida richiede un cambiamento di fondo sul piano della cultura, del comportamento e dei valori".

L'evento è proseguito suddividendo i dibattiti in quattro tavole rotonde, tutte incentrate sulla necessità di un cambiamento sistemico al fine di affrontare i cambiamenti climatici.

Virginijus Sinkevičius, commissario europeo per l'Ambiente, gli oceani e la pesca, ha aperto il dibattito all'interno della prima tavola rotonda con un videomessaggio in cui veniva sottolineata la necessità di un approccio onnicomprensivo: "I cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, la riduzione delle risorse e l'inquinamento sono fenomeni collegati tra loro, e dobbiamo affrontarli insieme. La risposta della Commissione europea è il Green Deal, ma i cittadini hanno un ruolo da svolgere, perché c'è bisogno di nuove idee che devono essere di portata sistemica".

Josephine Becker, attivista per il clima, ha fatto riferimento al concetto di giustizia climatica: "L'Europa è in parte responsabile di questa crisi climatica, perciò abbiamo il dovere di agire".

Nella seconda tavola rotonda Corina Angheloiu, Senior Design Strategist della fondazione Forum for the Future, ha espresso il suo punto di vista sul giusto approccio da seguire per avviare un cambiamento sistemico: "I valori rappresentano il punto di partenza fondamentale per mettere in moto un cambiamento sistemico; i sistemi economici attuali puntano sull'efficienza ma, se al centro del sistema si ponesse la giustizia, potremmo vedere gli effetti di questa scelta".

Il messaggio di Nisreen Elsaim, presidente del gruppo consultivo dei giovani sui cambiamenti climatici creato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, è stato che "i sistemi economici e politici attuali non aiutano a conseguire i nostri obiettivi e stanno danneggiando l'ambiente. La gestione basata sui risultati non funziona".

Lewis Akenji, direttore generale dell'Hot or Cool Institute, ha spiegato nella terza tavola rotonda in che modo i sistemi attuali influenzano gli stili di vita delle persone e anche le scelte in rapporto ai modi di trasporto, al lavoro e all'alimentazione: "Generiamo crescenti disuguaglianze e consumiamo troppo; i sistemi economici e politici attuali non possono darci la felicità".

Saoi O'Connor, attivista per il clima, è intervenuta a proposito del ruolo dei responsabili politici: "Leader e politici possono parlare di numeri e politiche, ma non sembra che prendano in considerazione la realtà delle persone".

Nell'ultima tavola rotonda sono stati presentati esempi specifici di iniziative per il cambiamento sistemico. Christian Kroll, amministratore delegato e fondatore del motore di ricerca Ecosia, ha spiegato che tutti i profitti della sua società sono utilizzati per piantare diverse specie di alberi con un valore aggiunto per le comunità locali di tutto il mondo.

La promotrice della moda sostenibile e influencer Juliet Bonhomme ha sottolineato il potere dei consumatori attraverso le scelte che compiono: "Il nostro potere risiede in come spendiamo i nostri soldi".

L'evento è stato seguito su Facebook da oltre 100 persone, in rappresentanza di paesi di tutta l'Europa, che hanno avuto anche l'opportunità di comprendere il cambiamento sistemico attraverso l'arte con l'aiuto di Sophie Ong e Tibor Miklos, due artisti che al termine dei lavori hanno presentato opere ispirate ai dibattiti appena conclusi. (dgf)

 

Il ruolo centrale del CESE pienamente riconosciuto dalla conferenza sul futuro dell'Europa

Il Comitato economico e sociale europeo è stato invitato ad aderire all'organo chiave della conferenza che dovrà tracciare la rotta del futuro sviluppo dell'UE.

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Il Comitato economico e sociale europeo è stato invitato ad aderire all'organo chiave della conferenza che dovrà tracciare la rotta del futuro sviluppo dell'UE.

Negli orientamenti politici della nuova Commissione europea del luglio 2019, la Presidente Ursula von der Leyen aveva invitato a tenere una conferenza sul futuro dell'Europa per permettere ai cittadini di avere voce in capitolo nello sviluppo futuro dell'UE.

Sulla base di questa iniziativa, il 10 marzo 2021 le tre istituzioni principali dell'UE (Parlamento europeo, Commissione europea e Consiglio dell'UE) hanno firmato una dichiarazione comune sulla conferenza sul futuro dell'Europa, che ne definisce con precisione la portata (dialogo con i cittadini), il contenuto (compiere la duplice transizione verde e digitale, rafforzando nel contempo la resilienza, la competitività e la solidarietà dell'Europa) e il calendario dei lavori (la conferenza dovrebbe elaborare le sue conclusioni per la primavera 2022).

Il comitato esecutivo rappresenta il pilastro della governance della conferenza, poiché è responsabile della supervisione dei lavori e riferisce direttamente alla plenaria.

Il CESE, in quanto casa della società civile europea e ponte tra le istituzioni europee e la società civile organizzata, è stato invitato a far parte del comitato esecutivo.

La Presidente del CESE Christa Schweng ha partecipato a tutte le riunioni di tale comitato.

Nel frattempo il CESE sta perfezionando il proprio contributo alla conferenza, e può contare su almeno tre punti di forza principali:

  • i suoi 329 membri provenienti da tutte le categorie sociali (datori di lavoro, sindacati e società civile in generale) e da tutti i 27 Stati membri,
  • la sua consolidata rete di rapporti con i consigli economici e sociali nazionali,
  • il suo gruppo di collegamento, una rete di organizzazioni della società civile che, seppur non rappresentate al suo interno, intrattengono stretti legami con il CESE e ne aumentano ulteriormente il raggio di azione.

Il CESE è più che mai convinto che, apportando una serie di contributi specifici e concreti alla conferenza, potrà fare la differenza, garantendo che la società civile europea faccia sentire forte e chiara la sua voce. (sm)

IL CESE ANALIZZA LE SFIDE DEL TELELAVORO

I primi periodi di confinamento indotto dalla COVID-19 hanno visto il numero di telelavoratori passare dal 5 % al 40 % sul totale dei lavoratori dell'UE. A un anno di distanza, e con il telelavoro destinato a diventare strutturale, è ancora difficile fornire una valutazione adeguata dell'impatto che esso ha sui datori di lavoro, sui lavoratori e sulla società nel suo complesso. Il CESE sottolinea la necessità di effettuare ulteriori ricerche e di inquadrare la questione in una prospettiva a lungo termine, al fine di sfruttare i vantaggi e di attenuare i rischi di questa forma di lavoro.

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I primi periodi di confinamento indotto dalla COVID-19 hanno visto il numero di telelavoratori passare dal 5 % al 40 % sul totale dei lavoratori dell'UE. A un anno di distanza, e con il telelavoro destinato a diventare strutturale, è ancora difficile fornire una valutazione adeguata dell'impatto che esso ha sui datori di lavoro, sui lavoratori e sulla società nel suo complesso. Il CESE sottolinea la necessità di effettuare ulteriori ricerche e di inquadrare la questione in una prospettiva a lungo termine, al fine di sfruttare i vantaggi e di attenuare i rischi di questa forma di lavoro.

Nonostante le evidenti opportunità che offre sia ai lavoratori che ai datori di lavoro, quali una maggiore produttività, un'organizzazione del lavoro più flessibile e una maggiore autonomia, il telelavoro può comunque influenzare negativamente la vita lavorativa e privata delle persone. Durante la pandemia i confini tra le due sono diventati sfumati, e si sono avuti carichi di lavoro eccessivi, orari prolungati e tempi di riposo insufficienti.

In una cultura che è sempre "attiva", nella quale molti lavoratori trovano difficile disconnettersi, ciò può finire per avere un impatto sulla salute e sul benessere mentale e fisico delle persone. In due pareri sul telelavoro adottati nella sessione plenaria di marzo, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha osservato che le donne sono particolarmente soggette a subire gli aspetti negativi del telelavoro, dato che lavorano da casa più spesso e in più devono destreggiarsi tra lavoro e faccende domestiche.

I dati forniti da uno studio di Eurofound indicano che il 30 % dei telelavoratori "strutturali" lavorava nel proprio tempo libero quotidianamente o più volte alla settimana e circa il 20 % lavorava più di 48 ore alla settimana. Circa il 40 % dei telelavoratori "strutturali" riposava meno di 11 ore al giorno.

Per ridurre al minimo i rischi e amplificare i vantaggi legati al telelavoro nel periodo successivo alla pandemia, il CESE invita quindi le parti sociali degli Stati membri a elaborare, nel quadro degli attuali regimi di dialogo sociale e di contrattazione collettiva, norme adattate a ciascun paese e alle diverse situazioni specifiche di ciascun settore e ciascuna impresa.

Il telelavoro dovrebbe essere adeguatamente regolamentato: a tal riguardo è importante garantire che sia reversibile una volta superata la crisi pandemica e che rimanga volontario. I telelavoratori dovrebbero avere gli stessi diritti, individuali e collettivi, e lo stesso carico di lavoro dei loro colleghi che lavorano in sede. Il CESE ha sottolineato che il regime di telelavoro deve essere stabilito per iscritto e garantire la parità di trattamento e di condizioni di salute e di sicurezza sul luogo di lavoro.

"Lavorare da casa sarà una caratteristica dei futuri mercati del lavoro, ma non possiamo permettere che porti a una regressione sociale e all'isolamento dei lavoratori. Può aiutare le persone a conciliare la vita professionale e quella privata, ma non possiamo consentire alcuna discriminazione o disparità di trattamento tra chi lavora da casa e chi decide di andare in ufficio", ha dichiarato Carlos Manuel Trindade, relatore del parere sul tema Sfide del telelavoro.

Tenuto conto della rapida espansione di questa modalità di lavoro e alla luce degli insegnamenti tratti dalla pandemia, gli accordi esistenti a livello dell'UE in materia di telelavoro dovrebbero essere riesaminati per garantire che siano ancora efficaci nelle nuove circostanze, osserva il CESE.

Particolarmente importanti a questo riguardo sono gli accordi quadro del 2002 e del 2020 rispettivamente sul telelavoro e sulla digitalizzazione, firmati dalle parti sociali a livello dell'UE. Gli Stati membri e le parti sociali dovrebbero tenerne conto nell'elaborazione dei quadri nazionali per le imprese e i lavoratori che utilizzano questa forma di lavoro.

Inoltre, sarebbe eventualmente possibile avviare un'iniziativa legislativa europea, conformemente alle disposizioni del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e/o a livello di Stato membro, per tutelare e rendere effettivo il diritto alla disconnessione.

L'UE e gli Stati membri dovrebbero inoltre ricorrere alla legislazione vigente, ad esempio le direttive sull'orario di lavoro e sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare, le quali dovrebbero essere recepite nel diritto nazionale e attuate con coerenza, in quanto ciò "contribuirà certamente a migliorare le condizioni dei telelavoratori".

Il CESE ha inoltre richiamato l'attenzione sul rischio che il telelavoro venga utilizzato per imporre ai lavoratori un doppio onere di lavoro retribuito e non retribuito. Il lavoro domestico non è ancora equamente ripartito tra donne e uomini, dato che ricade per lo più sulle donne, e questo riduce la loro capacità di essere produttive nel lavoro retribuito e potrebbe anche compromettere le loro prospettive professionali.

"Sia la società nel suo insieme che le imprese devono fare tutto il possibile per eliminare questi stereotipi di genere e per riconoscere le donne come lavoratrici a pieno titolo al di là delle loro numerose altre funzioni e qualità. Il costo economico e sociale di questi pregiudizi per la società è molto elevato", ha dichiarato Milena Angelova, relatrice del parere.

A questo proposito il Comitato ha inoltre chiesto un "Care Deal (patto di assistenza) per l'Europa", sottolineando che la disponibilità e l'accessibilità, anche economica, delle infrastrutture e dei servizi di assistenza per i bambini, le persone con esigenze particolari e gli anziani sono un altro prerequisito fondamentale per un telelavoro rispettoso della parità di genere.

 

È giunto il momento di intensificare l'azione dell'UE in materia di disabilità

Lo scorso 24 marzo il CESE ha ospitato un dibattito sulla nuova strategia per i diritti delle persone con disabilità, varata di recente dalla Commissione europea, a cui ha partecipato la commissaria per l'Uguaglianza Helena Dalli.

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Lo scorso 24 marzo il CESE ha ospitato un dibattito sulla nuova strategia per i diritti delle persone con disabilità, varata di recente dalla Commissione europea, a cui ha partecipato la commissaria per l'Uguaglianza Helena Dalli.

La strategia, che dovrebbe essere attuata dal 2021 fino al 2030, mira a garantire la piena attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) nell'UE. Questa convenzione è un trattato pionieristico che ha modificato la percezione della disabilità con l'adozione di un approccio basato sui diritti umani e l'attribuzione alla società della responsabilità di eliminare gli ostacoli che impediscono la piena inclusione delle persone con disabilità nella società.

"Il CESE accoglie favorevolmente la nuova strategia dell'UE sulla disabilità. Nell'Unione sono circa 87 milioni le persone che hanno una qualche forma di disabilità e oltre la metà si sente discriminata" ha dichiarato la Presidente del CESE Christa Schweng nel suo discorso di apertura.

La Presidente ha ricordato che il CESE è stata la prima istituzione a chiedere, in un parere d'iniziativa adottato nel 2019, una nuova agenda sui diritti delle persone con disabilità che fosse pienamente conforme all'UNCRPD. "Sono molto lieta di constatare che numerose raccomandazioni formulate al tempo dal CESE trovano riscontro nella strategia dell'UE sulle persone con disabilità proposta qualche settimana fa" ha quindi aggiunto.

Il CESE ha insistito sulla piena attuazione dell'UNCRPD, sia nei suoi pareri che attraverso i lavori del gruppo di studio tematico sui diritti delle persone con disabilità, istituito per monitorare l'attuazione della Convenzione negli Stati membri.

Il parere Definire l'agenda dell'UE sui diritti delle persone con disabilità 2020-2030 non è l'unico testo elaborato dal CESE sull'argomento, a cui si aggiungono, infatti, vari altri contributi, come la relazione informativa e il parere sul diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo. Il CESE esaminerà la strategia appena adottata in un nuovo parere, che sarà presentato alla sessione plenaria di luglio.

"A dieci anni dalla ratifica dell'UNCRPD da parte dell'UE, è giunto il momento di intensificare l'azione dell'Unione in materia di disabilità. L'obiettivo è apportare cambiamenti positivi alla vita delle persone con disabilità all'interno e all'esterno dell'UE, in modo che abbiano le stesse opportunità di partecipazione, a parità di condizioni con gli altri e senza eccezioni", ha dichiarato la commissaria Dalli.

I membri del CESE hanno espresso apprezzamento per la nuova strategia, ma hanno avvertito che, nella fase di attuazione, l'UE e gli Stati membri devono tenere conto degli effetti devastanti della pandemia sulle persone con disabilità, in particolare per quel che concerne l'occupazione e l'istruzione, dato che le disuguaglianze esistenti si stanno amplificando. (ll)

 

Il trasporto ferroviario nell'UE: il 2021, Anno europeo delle ferrovie, è l'occasione giusta per il cambiamento

Il trasporto ferroviario deve ancora compiere progressi sul piano politico, normativo e culturale, anche se in 25 anni di liberalizzazione sono stati registrati significativi passi avanti verso l'apertura dei mercati e l'armonizzazione tecnica. Questo è il messaggio centrale di un parere sullo spazio ferroviario europeo unico adottato dal CESE nella sessione plenaria di marzo.

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Il trasporto ferroviario deve ancora compiere progressi sul piano politico, normativo e culturale, anche se in 25 anni di liberalizzazione sono stati registrati significativi passi avanti verso l'apertura dei mercati e l'armonizzazione tecnica. Questo è il messaggio centrale di un parere sullo spazio ferroviario europeo unico adottato dal CESE nella sessione plenaria di marzo.

È necessario svolgere un'analisi imparziale dello spazio ferroviario europeo unico e dei suoi risultati, e l'Anno europeo delle ferrovie 2021 potrebbe rappresentare un'ottima opportunità per fare il punto sugli sviluppi raggiunti fino a questo momento e per stabilire nuovi obiettivi per il futuro, ha sottolineato il CESE.

Intervenendo al dibattito in plenaria, il relatore del parere Stefan Back ha dichiarato che "il trasporto ferroviario necessita di un cambiamento culturale e di un approccio molto più incentrato sulle esigenze dei clienti, sia esso il trasporto passeggeri o il trasporto merci. L'Anno europeo delle ferrovie 2021 dovrebbe costituire l'occasione per promuovere questo cambiamento comportamentale, sviluppare una più agevole cooperazione tra operatori e clienti e sfruttare appieno la digitalizzazione".

La pandemia di COVID-19 ha ritardato o bloccato i progetti, che ora devono recuperare il tempo perduto. Gli aiuti di Stato rimangono fondamentali per garantire servizi essenziali anche una volta superata la crisi attuale, e i contratti di servizio pubblico possono assicurare servizi di trasporto passeggeri accessibili, a prezzi abbordabili e inclusivi per tutti. A giudizio del CESE, l'aggiudicazione diretta di questi contratti costituisce una delle misure più efficaci ed efficienti per promuovere il trasporto ferroviario di passeggeri. (mp)

 

Transizione energetica: l'UE ha bisogno di un cambio di passo

Il ritmo della trasformazione verso l'Unione dell'energia deve intensificarsi in misura notevole per poter raggiungere gli obiettivi dell'UE in materia di energia e clima per il 2050, ma trascurare la situazione sociale ed economica nei singoli Stati membri potrebbe essere pericoloso, sostiene il CESE in un recente parere.

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Il ritmo della trasformazione verso l'Unione dell'energia deve intensificarsi in misura notevole per poter raggiungere gli obiettivi dell'UE in materia di energia e clima per il 2050, ma trascurare la situazione sociale ed economica nei singoli Stati membri potrebbe essere pericoloso, sostiene il CESE in un recente parere.

La mancata considerazione delle condizioni socioeconomiche nei diversi Stati membri potrebbe pregiudicare l'accettazione sociale degli investimenti e delle riforme dirette ad accelerare la transizione energetica, sottolinea il CESE.

Nel parere, elaborato da Lutz Ribbe e adottato nella sessione plenaria di marzo, il CESE espone la sua posizione in merito alla relazione 2020 sullo stato dell'Unione dell'energia e alla valutazione dei piani nazionali per l'energia e il clima (PNEC), sottolineando che, sebbene gli obiettivi in materia di energia e clima per il 2020 siano stati nel complesso raggiunti, non è certo il momento di riposare sugli allori.

Gli obiettivi per i prossimi tre decenni, a partire dagli anni 2020, devono essere molto più ambiziosi e porre davvero i cittadini dell'UE al centro dell'Unione dell'energia.

Lutz Ribbe ha dichiarato: "La transizione energetica sarà minacciata se i politici promettono la partecipazione di ampie fasce della società, ma in realtà non prendono sul serio questa promessa e non la realizzano". (mp)

 

La nuova strategia della Commissione per far fronte ai crediti deteriorati non è adeguata ai tempi della COVID-19

Il CESE accoglie con favore il nuovo piano d'azione della Commissione sui crediti deteriorati, ma ritiene che esso non formuli nuove proposte idonee per l'età della pandemia, lasciando che l'Europa affronti un periodo senza precedenti con norme concepite per tempi normali.

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Il CESE accoglie con favore il nuovo piano d'azione della Commissione sui crediti deteriorati, ma ritiene che esso non formuli nuove proposte idonee per l'età della pandemia, lasciando che l'Europa affronti un periodo senza precedenti con norme concepite per tempi normali.

In un parere adottato dall'Assemblea nella sessione plenaria del 25 marzo scorso il CESE ha analizzato la strategia per far fronte ai crediti deteriorati. La Commissione europea esprime le sue preoccupazioni principali riguardo a determinati settori dell'economia quali le banche, gli acquirenti di crediti e i gestori di crediti. Il CESE per contro illustra il punto di vista della società europea più in generale.

"Il CESE si preoccupa molto della stabilità del settore bancario", afferma il relatore del parere Kęstutis Kupšys. "Ma noi ci preoccupiamo anche delle imprese indebitate che non sono più in grado di pagare i loro debiti, e delle imprese sane che possono avere bisogno di fondi aggiuntivi dalle banche. Abbiamo anche pensato ai cittadini vulnerabili che si sono indebitati e che rischiano di diventare vittime dei "fondi avvoltoio", Infine, avevamo a cuore gli interessi di tutti i contribuenti poiché sono loro a pagare per il salvataggio delle banche dai crediti in sofferenza quando, o piuttosto se, dei fondi pubblici sono utilizzati per l'acquisto di portafogli di crediti deteriorati.

Il CESE raccomanda di affrontare prima di tutto le cause alla radice dei crediti deteriorati, per evitare che si accumulino in futuro. Il modo più appropriato è quello di garantire un costante miglioramento della competitività, prestando particolare attenzione alla continuità operativa e alla ripresa economica, ed elaborando al tempo stesso robusti sistemi di sicurezza sociale,contrastando la povertà, l'indebitamento eccessivo e la disoccupazione, assicurando salari adeguati e mettendo in campo misure anticicliche di politica economica nei periodi di crisi.

Alla luce dell'impatto del coronavirus sull'economia dell'UE, i volumi dei crediti deteriorati dovrebbero aumentare in tutta l'Unione. Per attenuare le conseguenze negative, il CESE chiede che, in parallelo alle misure di alleviamento per gli istituti di credito, siano previste anche misure di aiuto dei governi a favore dei debitori che versano oggi in condizioni difficili unicamente a causa della pandemia.

Mentre la Commissione propone di continuare a sviluppare i mercati secondari per le attività deteriorate, il CESE reputa che la necessità di realizzare un mercato transfrontaliero e paneuropeo dei crediti deteriorati sia sovrastimata. È pericoloso rilasciare alle agenzie di recupero crediti un "passaporto" che consenta loro di operare in tutta l'UE senza un'adeguata supervisione da parte sia dei paesi di "origine" di tali enti che dei paesi "ospitanti". Questo approccio potrebbe essere giustificato solo se venisse riequilibrato da una serie di misure compensative atte a proteggere i debitori in difficoltà, ad esempio una norma sulla protezione dei consumatori valida a livello dell'UE per le agenzie di recupero crediti.

Inoltre, è tutt'altro che certo che le operazioni transfrontaliere effettuate da acquirenti di crediti apportino benefici economici tangibili al sistema economico nel suo complesso e non unicamente alle banche, agli stessi acquirenti di crediti e ai gestori di crediti.

Per quanto riguarda la vendita di crediti deteriorati alle società di gestione patrimoniale (anche dette, in maniera colloquiale, "bad banks", o "banche cattive"), il CESE è del parere che debba rimanere un'eccezione e che si debba invece privilegiare la stipula di accordi bilaterali di rinegoziazione del debito tra l'istituto di credito e il debitore, all'insegna della continuità operativa e della ripresa economica.

Secondo Kupšys, il documento della Commissione affronta in maniera limitata e in termini tecnocratici una questione che ha un impatto su numerose categorie della società "sul campo". "Il messaggio che vogliamo trasmettere è che la questione dei crediti deteriorati e i temi legati al mantenimento della stabilità finanziaria non si dovrebbero mettere nello stesso sacco", ha commentato. "In sintesi, riteniamo che il modo più adeguato per far fronte ai crediti deteriorati sia quello di trattarli all'interno delle banche. Non ci si può limitare ad abbandonarli sul mercato quando diventano precari. I debiti non dovrebbero diventare una merce!" (na)

Il CESE propone misure a sostegno degli investimenti nell'estrazione e nel riciclaggio delle materie prime critiche

Nella sessione plenaria di marzo il Comitato economico e sociale europeo ha adottato un parere in cui propone di sostenere gli investimenti nell'esplorazione ed estrazione delle materie prime critiche e nell'utilizzo di materiali secondari provenienti dai rifiuti, in quanto ciò è essenziale per la transizione verde nell'UE.

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Nella sessione plenaria di marzo il Comitato economico e sociale europeo ha adottato un parere in cui propone di sostenere gli investimenti nell'esplorazione ed estrazione delle materie prime critiche e nell'utilizzo di materiali secondari provenienti dai rifiuti, in quanto ciò è essenziale per la transizione verde nell'UE.

Nel settembre 2020 la Commissione europea ha adottato il suo piano d'azione per le materie prime critiche con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dalle materie prime essenziali primarie e di rafforzare l'approvvigionamento interno di materie prime nell'UE. Il parere adottato dal CESE accoglie favorevolmente questo approccio, in quanto sostiene pienamente la transizione verde e considera fondamentale l'estrazione delle materie prime necessarie per la diffusione delle tecnologie verdi.

Il CESE chiede tuttavia ulteriori misure per rendere possibile tale approccio, dal momento che l'esplorazione e l'estrazione sono attività ad alto rischio. Il relatore Dumitru Fornea sottolinea questa posizione: "È essenziale incentivare l'approvvigionamento primario e secondario e quindi dobbiamo sostenere gli investimenti nel settore estrattivo e accelerare l'analisi dei rifiuti che possano contenere materiali utili".

Il correlatore Michal Pintér spiega che sostegno potrà assumere forme diverse: "È necessario sostenere gli investimenti attraverso garanzie sui prestiti, regimi di ammortamento e aiuti di Stato, ma anche sviluppando un processo di autorizzazione semplificato per le attività minerarie".

Il parere sottolinea inoltre l'importanza di ampliare la definizione di materie prime critiche, tradizionalmente intese come materiali provenienti dal settore minerario. Il CESE ritiene questa definizione sia troppo limitata e ostacoli la crescita delle energie verdi, in quanto i materiali a base di legno possono essere utilizzati in modo efficiente e in molte più applicazioni rispetto al passato.

Il settore delle materie prime ha un potenziale economico enorme. Fornisce circa 350 000 posti di lavoro all'interno dell'UE e oltre 30 milioni di posti di lavoro nelle industrie manifatturiere a valle dipendono da un accesso affidabile e senza ostacoli alle materie prime minerali. Secondo le previsioni dell'OCSE, l'uso globale di materiali raddoppierà entro il 2060 e, in particolare, l'uso di metalli aumenterà del 150 %. È molto probabile che ciò faccia crescere la pressione sulle risorse del pianeta e comprometta l'aumento del benessere globale.

Considerando questo aspetto, il parere sottolinea l'importanza di integrare nuove dimensioni nella metodologia utilizzata per stilare un elenco di minerali critici. Il CESE ritiene che la Commissione europea debba tenere conto "delle esigenze e degli interessi dei cittadini e delle economie dei paesi dai quali le materie prime devono essere esportate verso l'Europa". È pertanto opportuno definire criteri adeguati per verificare se le loro catene di approvvigionamento globali siano conformi ai principi etici. (ks)

 

Il CESE chiede condizioni più precise e armonizzate per un ciclo di vita più sostenibile per le batterie nell'UE

Nella sessione plenaria di marzo il CESE ha adottato un parere che propone meccanismi e strumenti di governance più precisi e operativi per l'attuazione del nuovo regolamento sulle batterie, con la partecipazione di tutte le parti interessate. Secondo il CESE, tale proposta potrebbe contribuire all'elaborazione di un quadro dell'Unione che interessi l'intero ciclo di vita delle batterie nell'UE.

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Nella sessione plenaria di marzo il CESE ha adottato un parere che propone meccanismi e strumenti di governance più precisi e operativi per l'attuazione del nuovo regolamento sulle batterie, con la partecipazione di tutte le parti interessate. Secondo il CESE, tale proposta potrebbe contribuire all'elaborazione di un quadro dell'Unione che interessi l'intero ciclo di vita delle batterie nell'UE.

Il 10 dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento relativo alle batterie e ai rifiuti di batterie. La proposta è in linea con il Green Deal europeo, che promuove la decarbonizzazione dell'economia dell'UE per conseguire la neutralità climatica entro il 2050.

Il parere adottato dal CESE sostiene le misure previste dal regolamento: con le nuove norme in materia di sostenibilità delle batterie, la Commissione promuoverà inoltre a livello mondiale la transizione verde e definirà un piano per ulteriori iniziative nell'ambito della sua politica in materia di prodotti sostenibili.

Tuttavia, nel suo parere, il CESE chiede meccanismi e strumenti di governance più precisi e funzionali per attuare il nuovo regolamento, coinvolgendo tutte le parti interessate. Secondo il relatore Bruno Choix: "Il regolamento proposto mira a sviluppare un quadro dell'Unione che interessi l'intero ciclo di vita delle batterie e che comprenda norme armonizzate e più ambiziose per le batterie, i componenti, i rifiuti di batterie e i materiali riciclati. Con il presente regolamento la Commissione intende promuovere l'innovazione nonché lo sviluppo e l'applicazione delle competenze tecnologiche dell'UE".

Il correlatore Frank Uhlig ha spiegato che questo sostegno può assumere varie forme: "In merito all'attuazione del dovere di diligenza per la verifica della catena di approvvigionamento delle batterie, chiediamo con insistenza una totale trasparenza nell'attuazione di questo sistema di sorveglianza. Il riciclaggio, il rinnovo e il reimpiego consentono di rendere più sicura la catena del valore a monte. È indispensabile promuovere la ricerca e lo sviluppo in materia di progettazione ecocompatibile".

Il CESE raccomanda di affrontare le sfide in questo settore potenziando il ruolo e i mezzi dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA).

Il CESE propone di introdurre il concetto di "fine uso" per integrare quello di "fine vita" e favorire il reimpiego, il rinnovo o la seconda vita e il riciclaggio delle batterie.

Le batterie immesse sul mercato dell'UE dovrebbero diventare sostenibili, efficienti e sicure per tutto il loro ciclo di vita. Ciò significa che le batterie devono essere prodotte con il minor impatto possibile sull'ambiente, utilizzando materiali ottenuti nel pieno rispetto dei diritti umani e delle norme sociali ed ecologiche. Le batterie devono essere durevoli e sicure e, al termine del loro ciclo di vita, dovrebbero essere riutilizzate, rifabbricate o riciclate, reimmettendo nell'economia materiali di valore. (ks)

Spazio europeo della ricerca: il CESE ne accoglie la revisione come un vero New Deal per la R&I europea

Con il nuovo progetto, la Commissione europea dimostra di essere determinata a impedire che l'Europa perda terreno rispetto agli Stati Uniti e all'Asia nella ricerca di base e applicata, nei brevetti e nei prodotti e servizi ad alta tecnologia, afferma il CESE in un parere adottato nella plenaria di marzo.

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Con il nuovo progetto, la Commissione europea dimostra di essere determinata a impedire che l'Europa perda terreno rispetto agli Stati Uniti e all'Asia nella ricerca di base e applicata, nei brevetti e nei prodotti e servizi ad alta tecnologia, afferma il CESE in un parere adottato nella plenaria di marzo.

Il punto di forza del nuovo Spazio europeo della ricerca (SER) proposto è l'attenzione data alla rapida trasposizione dei risultati della ricerca e innovazione (R&I) in attività economiche e posti di lavoro sostenibili, sottolinea il Comitato economico e sociale europeo (CESE).

"È assolutamente necessario che il nuovo SER non sia semplicemente una versione ampliata della stessa cosa", spiega il relatore del parere Paul Rübig. "Questo New Deal aumenterà l'impatto delle attività di R&I in un momento in cui l'innovazione sarà decisiva, non solo per l'economia europea colpita dalla COVID, ma anche per la sopravvivenza del pianeta."

Rispetto agli Stati Uniti e all'Asia, in Europa la ricerca è stata più lenta nel convertire i risultati delle attività di R&S in prodotti e servizi innovativi. L'Europa è in ritardo rispetto all'Asia per quanto riguarda i risultati registrati in materia di brevetti (nel 2019, l'Asia ha presentato il 65 % delle domande di brevetto a livello mondiale, mentre l'Europa ne ha presentato solo l'11,3 %), in particolare nelle imprese di servizi digitali e nelle innovazioni indotte dalla tecnologia, vale a dire nuovi prodotti guidati dalla ricerca e dallo sviluppo di nuove tecnologie. Più in generale, negli ultimi vent'anni, l'Asia, in particolare la Cina e la Corea, ha notevolmente migliorato le sue prestazioni in materia di ricerca, tecnologia e innovazione (RTI). Il nuovo SER dovrebbe aiutare l'Europa a recuperare il ritardo grazie a investimenti e a una maggiore mobilità.

Pur appoggiando il progetto della Commissione, il CESE evidenzia cinque settori chiave che sono stati esclusi dall'elenco delle tecnologie strategiche, ma che sono vitali per la prosperità dell'Europa:

  • i modelli imprenditoriali digitali;
  • le tecnologie per la produzione di beni e prodotti alimentari;
  • la ricerca clinica, il settore farmaceutico e delle biotecnologie;
  • le tecnologie spaziali;
  • l'acqua pulita e i servizi igienico-sanitari.

Un altro aspetto fondamentale che il parere del CESE mette in evidenza è la necessità di coniugare l'eccellenza alla rapidità nel tradurre i risultati delle attività di R&S in prodotti e servizi innovativi. Nelle imprese, la rapidità è essenziale, mentre gli scienziati, aspirando a raggiungere l'eccellenza, chiedono più tempo e denaro per le attività di R&I. La politica della Commissione in materia di RTI dovrebbe riuscire a conciliare queste due tendenze. (dm)

 

 

Il futuro dell'Europa dipenderà da come sapremo gestire le zone rurali

Le zone rurali dovrebbero essere rese più attraenti per i giovani e per le imprese. In questo modo si migliorerebbe la qualità di vita di tutti gli europei, che potrebbero così scegliere dove vivere e lavorare. Questa è una delle principali conclusioni del dibattito sul tema Verso una strategia globale per lo sviluppo rurale e urbano sostenibile, svoltosi presso il CESE l'8 marzo 2021.

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Le zone rurali dovrebbero essere rese più attraenti per i giovani e per le imprese. In questo modo si migliorerebbe la qualità di vita di tutti gli europei, che potrebbero così scegliere dove vivere e lavorare. Questa è una delle principali conclusioni del dibattito sul tema Verso una strategia globale per lo sviluppo rurale e urbano sostenibile, svoltosi presso il CESE l'8 marzo 2021.

Lo sviluppo delle zone rurali e urbane in Europa non avviene in maniera uniforme. È quindi fondamentale promuovere politiche in grado di correggere questa tendenza, assicurare una transizione equa e sostenibile verso un'economia del benessere in tutti i settori, e favorire il riequilibrio demografico. In particolare, le zone rurali, che rivestono una funzione cruciale nella coesione economica e sociale, nella resilienza delle regioni e nell'offerta di innumerevoli servizi provenienti dai vari ecosistemi locali, compresa la produzione alimentare, dovrebbero essere rese più attraenti per i giovani e per le imprese.

Peter Schmidt, presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente ha affermato che "La ripresa post-COVID-19 offre l'opportunità perfetta per elaborare strategie capaci di garantire che nessuna zona né i rispettivi cittadini siano lasciati indietro nella transizione giusta verso un'Unione europea climaticamente neutra, sostenibile e prospera".

"Ora che l'UE ha approvato un coraggioso pacchetto per la ripresa, nell'assegnazione dei fondi occorre tenere conto del divario esistente tra i territori dell'UE", ha dichiarato Stefano Palmieri, presidente della sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale del CESE.

Deša Srsen, in rappresentanza della vicepresidente della Commissione Dubravka Šuica, ha sottolineato che: "La nostra ambizione è dare un nuovo slancio alle zone rurali attraverso la Visione rurale a lungo termine che la Commissione sta elaborando e che dovrebbe sfociare nell'adozione di una comunicazione in giugno".

Josep Puxeu Rocamora, relatore del parere del CESE sul tema Un approccio integrato per le zone rurali dell'UE, ha sottolineato che l'integrazione delle zone rurali e vulnerabili è un processo molto complesso poiché coinvolge tutte le politiche dell'UE in atto. "Per lo sviluppo di queste zone, proponiamo un 'contratto territoriale' che dovrebbe essere partecipativo, adattato alle caratteristiche dei territori e in grado di preservarne il patrimonio storico, culturale e naturale". (mr)

È giunto il momento di fare dell'Unione dell'uguaglianza una realtà

Gli Stati membri devono garantire una raccolta accurata dei dati e politiche appropriate non solo per assicurare l'efficace attuazione del piano d'azione dell'UE contro il razzismo, ma anche per smascherare il razzismo e la discriminazione etnica latenti, due problemi che si sono acuiti durante la pandemia di COVID-19 in Europa.

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Gli Stati membri devono garantire una raccolta accurata dei dati e politiche appropriate non solo per assicurare l'efficace attuazione del piano d'azione dell'UE contro il razzismo, ma anche per smascherare il razzismo e la discriminazione etnica latenti, due problemi che si sono acuiti durante la pandemia di COVID-19 in Europa.

Dato che un quarto degli europei si sente discriminato in almeno un settore della propria vita e poiché la discriminazione razziale ed etnica ha assunto proporzioni mai raggiunte prima in ambito lavorativo, si avverte l'urgenza di aggiornare e applicare la legislazione volta a combattere il razzismo in tutta l'UE. È questo il messaggio emerso in occasione di un'audizione virtuale organizzata dal CESE lo scorso 18 marzo.

All'audizione, dedicata al tema "Un'Unione dell'uguaglianza: piano d'azione dell'UE contro il razzismo 2020-2025", hanno partecipato oratori in rappresentanza sia delle istituzioni dell'UE che delle piattaforme europee per la difesa dei diritti umani e la lotta al razzismo. I dati presentati illustrano un quadro a tinte fosche per la situazione sul campo.

Il relatore del parere del CESE su questo tema, Cristian Pîrvulescu, ha sottolineato quanto sia opportuno il piano d'azione dell'UE contro il razzismo, che viene appunto presentato in un momento in cui le disuguaglianze e la discriminazione si stanno acuendo per effetto della pandemia.

Thibault Balthazar, in rappresentanza della Commissione europea, ha sottolineato l'importante ruolo degli Stati membri e li ha incoraggiati ad adottare i piani d'azione nazionali (PAN) coinvolgendo la società civile e gli organi competenti per la parità e l'uguaglianza. Aleksandra Wesoły ha presentato gli strumenti dell'UE in questo campo, come la rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione e altre piattaforme che contribuiscono a combattere la radicalizzazione e la retorica estremistica. Maria Daniella Marouda ha ricordato uno studio realizzato dall'ECRI (Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza), in cui sono stati evidenziati i progressi compiuti nella normativa contro la discriminazione.

Joanna Goodey, in rappresentanza dell'Agenzia per i diritti fondamentali, ha sottolineato che la legislazione esiste, ma mancano i dati pertinenti e quindi, per la riuscita del piano d'azione, è necessario raccogliere in modo permanente dati affidabili.

Yoomi Renström, relatrice del parere del Comitato delle regioni sul piano d'azione dell'UE contro il razzismo, ha sottolineato che gli enti locali e regionali devono essere riconosciuti come partner strategici nell'elaborazione, nell'attuazione e nel monitoraggio dei PAN.

Csaba Asztalos, presidente del CNCD (Consiglio nazionale per la lotta alla discriminazione) della Romania, ha sottolineato l'importanza di banche dati accessibili e di strategie di comunicazione chiare, mentre Marie Mescam, in rappresentanza dell'associazione "SOS Racisme", ha sottolineato l'urgente necessità di creare uno spazio di dialogo all'interno dell'UE, in cui la società civile, gli organi per la parità e l'uguaglianza, e le organizzazioni di lotta al razzismo possano scambiarsi esperienze e conoscenze.

Juliana Wahlgren, Senior Advocacy Officer della Rete europea contro il razzismo, ha espresso l'auspicio che il coinvolgimento di persone, appartenenti a minoranze razziali o etniche, che hanno competenze fondamentali e militano tra le fila delle organizzazioni della società civile possa avere un ruolo significativo nell'attuazione efficace del piano d'azione. (mt)

I Balcani occidentali – Il "pezzo mancante" del puzzle europeo

Nella sessione plenaria di marzo il Comitato economico e sociale europeo ha ospitato un dibattito con Olivér Várhelyi, commissario per il Vicinato e l'allargamento, sullo stato di avanzamento per quanto riguarda l'adesione all'UE dei partner dei Balcani occidentali. I membri del CESE hanno espresso la convinzione che l'integrazione dei partner dei Balcani occidentali nell'UE costituisce un investimento geostrategico nella pace e nella crescita economica.

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Nella sessione plenaria di marzo il Comitato economico e sociale europeo ha ospitato un dibattito con Olivér Várhelyi, commissario per il Vicinato e l'allargamento, sullo stato di avanzamento per quanto riguarda l'adesione all'UE dei partner dei Balcani occidentali. I membri del CESE hanno espresso la convinzione che l'integrazione dei partner dei Balcani occidentali nell'UE costituisce un investimento geostrategico nella pace e nella crescita economica.

La Presidente del CESE Christa Schweng ha aperto il dibattito sottolineando che il CESE attribuisce grande importanza all'allargamento dell'UE ai Balcani occidentali: "Il nostro Comitato ritiene che i Balcani occidentali siano il pezzo mancante del puzzle nell'ambizione dell'Unione europea di creare un'Europa unita e sostenibile, un'Europa pronta per il futuro", ha dichiarato.

Il commissario Óliver Várhelyi ha menzionato l'impatto che la pandemia di COVID-19 ha avuto sui Balcani occidentali, sottolineando che "la Commissione europea è determinata a continuare a sostenere i nostri vicini più prossimi con tutti i mezzi a sua disposizione in questi tempi difficili". Várhelyi ha presentato inoltre il Piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali della Commissione europea, un'iniziativa da 9 miliardi di EUR con il duplice obiettivo di favorire la ripresa economica e di migliorare la convergenza della regione con l'Unione europea. "Il Piano è teso a promuovere non solo lo sviluppo economico, la resilienza e la competitività della regione, ma anche la sua coesione sociale. Dobbiamo lavorare insieme per conseguire questi obiettivi", ha dichiarato il commissario.

Al dibattito ha fatto seguito l'adozione di un parere sul tema Rafforzare il processo di adesione - Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali. Il relatore del parere Andrej Zorko ha sottolineato l'importanza del processo di allargamento: "L'integrazione dei partner dei Balcani occidentali nell'UE rappresenta un investimento geostrategico nella pace, stabilità, sicurezza e crescita economica dell'intero continente". (dfg)

Scopri cosa il CESE può fare per te - NUOVA EDIZIONE

La nuova edizione di questa pubblicazione fornisce una presentazione concisa e aggiornata del Comitato economico e sociale europeo, un forum, unico nel suo genere, di consultazione, dialogo e consenso tra i rappresentanti di tutti i diversi settori della società civile organizzata, tra cui datori di lavoro, sindacati e altre organizzazioni quali associazioni di categoria, di cittadini, di giovani, di donne, di consumatori, di attivisti ambientali e molte altre ancora.

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La nuova edizione di questa pubblicazione fornisce una presentazione concisa e aggiornata del Comitato economico e sociale europeo, un forum, unico nel suo genere, di consultazione, dialogo e consenso tra i rappresentanti di tutti i diversi settori della società civile organizzata, tra cui datori di lavoro, sindacati e altre organizzazioni quali associazioni di categoria, di cittadini, di giovani, di donne, di consumatori, di attivisti ambientali e molte altre ancora.

L'opuscolo illustra anche il ruolo e le missioni del CESE, la maniera in cui funziona e interagisce con le istituzioni dell'UE dotate di competenze legislative, e mette in evidenza alcuni dei successi conseguiti dal Comitato.

L'opuscolo è disponibile nelle 23 lingue ufficiali dell'UE sul sito Internet del CESE al seguente indirizzo: https://www.eesc.europa.eu/it/our-work/publications-other-work/publications/discover-what-eesc-can-do-you-2021-edition

Per ottenere copie in formato cartaceo, rivolgersi all'unità Visite e pubblicazioni del CESE: vipcese@eesc.europa.eu (af)

Hasta luego, hombre!

David Gippini Fournier lascia l'unità Stampa il 1° maggio 2021. Caro David, i tuoi colleghi dell'unità Stampa desiderano porgerti un ringraziamento speciale, poiché lavorare con te è stato un piacere, per la classe con la quale hai sempre svolto i tuoi compiti, per la generosità che hai mostrato nelle tue relazioni personali e professionali e per le tue capacità diplomatiche.

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David Gippini Fournier lascia l'unità Stampa il 1° maggio 2021. Caro David, i tuoi colleghi dell'unità Stampa desiderano porgerti un ringraziamento speciale, poiché lavorare con te è stato un piacere, per la classe con la quale hai sempre svolto i tuoi compiti, per la generosità che hai mostrato nelle tue relazioni personali e professionali, per le tue capacità diplomatiche, nonché per l'eleganza, degna di Humphrey Bogart, con la quale hai saputo intrattenere le tue relazioni pubbliche.

Quante volte ci hai mostrato la tua formidabile capacità di gestire lo stress quando la tensione era alle stelle!

Lavorare con te è stato un piacere e una gioia per noi.

In bocca al lupo!

I tuoi colleghi dell'unità Stampa: Agata, Katerina, Ewa, Laura, Nicola, Millie, Daniela, Melissa, Margarida e Marco.

 

Isabel Caño Aguilar, ex vicepresidente responsabile della comunicazione (2018-2020): "Un addetto stampa con una punta di ironia galiziana"

Con David Gippini ho trascorso lunghe ore di lavoro in comune, e in particolare ho preparato insieme a lui diverse interviste per la stampa. Al nostro primo incontro, nel 2018, ho capito che avevo di fronte qualcuno di serio e responsabile. Ha sempre fornito contributi appropriati ed elaborati con la massima cura, ed è dotato di una capacità di ragionamento quasi fulminea.

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Con David Gippini ho trascorso lunghe ore di lavoro in comune, e in particolare ho preparato insieme a lui diverse interviste per la stampa. Al nostro primo incontro, nel 2018, ho capito che avevo di fronte qualcuno di serio e responsabile. Ha sempre fornito contributi appropriati ed elaborati con la massima cura, ed è dotato di una capacità di ragionamento quasi fulminea. Al di là del lavoro ho scoperto una persona aperta, che non risparmiava sul tempo concesso agli altri, con una punta di ironia galiziana, e penso che lui e io abbiamo avuto un'ottima intesa. Abbiamo anche conosciuto dei piccoli "disaccordi" amichevoli: sono una militante del linguaggio inclusivo, mentre David è più accademico e non apprezzava certe licenze linguistiche. Ne parlavamo spesso, in conversazioni interminabili, dense e impegnative. Sento però l'obbligo di ringraziarlo per il rigore e la bellezza che ha regalato a parecchi miei testi.

La sua partenza mi rattrista e gli auguro di tutto cuore di avere successo in questa sua nuova avventura. Non dubito che mancherà molto a tutta l'unità Stampa. E anche a me.

Notizie dai gruppi

Una ripresa economica sostenibile rappresenta l'unico modo per rafforzare la nostra Europa sociale

A cura del gruppo Datori di lavoro del CESE

In preparazione del vertice sociale di Porto del mese prossimo, membri del gruppo Datori di lavoro hanno incontrato il commissario per il Lavoro e i diritti sociali Nicolas Schmit. In un dibattito franco e aperto, il presidente del gruppo Datori di lavoro Mallia ha sottolineato la necessità di una rapida ripresa economica, che può essere conseguita solo garantendo alle nostre imprese il contesto imprenditoriale adatto per essere competitive, creare posti di lavoro e assicurare quindi il benessere delle nostre società.

 

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A cura del gruppo Datori di lavoro del CESE

In preparazione del vertice sociale di Porto del mese prossimo, membri del gruppo Datori di lavoro hanno incontrato il commissario per il Lavoro e i diritti sociali Nicolas Schmit. In un dibattito franco e aperto, il presidente del gruppo Datori di lavoro Mallia ha sottolineato la necessità di una rapida ripresa economica, che può essere conseguita solo garantendo alle nostre imprese il contesto imprenditoriale adatto per essere competitive, creare posti di lavoro e assicurare quindi il benessere delle nostre società.

Nel pieno della peggiore recessione dalla Seconda guerra mondiale, una ripresa economica vigorosa rappresenta sia una condizione che uno strumento per facilitare il progresso sociale.

Ciò significa che l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e il vertice sociale di Porto dovrebbero riguardare non soltanto le politiche sociali ma anche la ripresa economica e la competitività.

Non si può quindi promuovere la creazione di posti di lavoro e la partecipazione al mercato del lavoro solo mediante nuove misure legislative che accrescano gli oneri per le imprese. Un tale approccio non ha funzionato in passato e non funzionerebbe certamente nel corso di questa drammatica crisi economica.

Dobbiamo invece puntare a creare mercati del lavoro in cui la flessibilità e la capacità delle imprese di adattarsi cambiamenti si accompagnino a un'adeguata sicurezza per i lavoratori.

La vitalità dell'industria, del settore dei servizi e dell'imprenditoria rimane cruciale per la prosperità e il benessere futuro dell'Europa. Necessitiamo di una forza lavoro qualificata e innovativa per avviare la transizione digitale e la transizione verde. Per preservare il nostro modello sociale è vitale garantire una base competitiva per gli investimenti.

La legislazione dell'UE dovrebbe essere limitata alle questioni realmente transfrontaliere. Quando l'UE legifera, tutte le sue nuove iniziative dovrebbero essere maggiormente fondate su elementi concreti, e il loro contributo alla competitività dovrebbe essere verificato. Questo obiettivo potrebbe essere attuato anche grazie a una nuova verifica mirata della competitività.

Il gruppo Datori di lavoro ha incontrato il commissario Schmit il 15 aprile. La discussione ha affrontato alcune questioni sociali, come il piano d'azione per il pilastro europeo dei diritti sociali, il vertice di Porto, la proposta della Commissione relativa a salari minimi adeguati, il dialogo sociale e la contrattazione collettiva.

L'intervento integrale del presidente del gruppo Datori di lavoro Mallia di fronte al commissario Schmit può essere consultato qui: https://www.eesc.europa.eu/en/news-media/news/speech-president-mallia-eesc-employers-group-meeting-commissioner-schmit (dv/kr)

I salari minimi adeguati sono una componente essenziale della coesione sociale

A cura del gruppo Lavoratori del CESE

I salari minimi adeguati sono una componente essenziale della coesione sociale e della lotta alla povertà lavorativa e alle disuguaglianze. Tuttavia, molti in Europa lavorano in condizioni molto difficili, in particolare i lavoratori precari. Mentre in alcuni paesi la contrattazione collettiva è abbastanza forte da garantire buone condizioni di lavoro, ciò non avviene ovunque.

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A cura del gruppo Lavoratori del CESE

I salari minimi adeguati sono una componente essenziale della coesione sociale e della lotta alla povertà lavorativa e alle disuguaglianze. Tuttavia, molti in Europa lavorano in condizioni molto difficili, in particolare i lavoratori precari. Mentre in alcuni paesi la contrattazione collettiva è abbastanza forte da garantire buone condizioni di lavoro, ciò non avviene ovunque.

L'assenza di protezione sociale comporta conseguenze disastrose, in particolare quando si aggiungono altri problemi, come avviene attualmente con la grave crisi sanitaria e sociale provocata dalla pandemia di COVID-19.

In questo contesto, la proposta di direttiva della Commissione europea su un salario minimo adeguato nell'Unione europea è tesa a garantire che nessuno in Europa lavori senza un salario che consenta una vita dignitosa e che la contrattazione collettiva sia estesa e ampliata, rispettando nel contempo le diverse tradizioni degli Stati membri in materia di dialogo sociale. Attraverso piani d'azione nazionali, concordati in un processo tripartito con le parti sociali, è possibile conseguire una convergenza salariale verso l'alto contrastando nel contempo ogni forma di discriminazione salariale e la povertà lavorativa.

Considerando l'urgenza della proposta, in particolare con le difficoltà causate dalla COVID-19, la relatrice Cinzia del Rio ha commentato: "Tutti i lavoratori dovrebbero ricevere un salario minimo equo e adeguato, stabilito per legge o mediante contrattazione collettiva, che garantisca loro una vita dignitosa e l'accesso alla protezione sociale. Il dumping sociale e salariale, le profonde disuguaglianze salariali, l'aumento della povertà lavorativa, che colpisce soprattutto i giovani, le donne e i gruppi svantaggiati, devono essere affrontati con un forte impegno europeo".

Il parere sulla proposta di direttiva, adottato il 25 marzo 2021 dall'assemblea plenaria del CESE, riconosce l'urgenza e la necessità del pacchetto di misure, l'adeguatezza e il fondamento giuridico della scelta di una direttiva (corroborata anche dalla valutazione giuridica del Consiglio), nonché delle clausole tese a garantire il rispetto dell'autonomia delle parti sociali. (prp)

 

Le organizzazioni della società civile devono essere i motori del cambiamento nella società e nell'economia post-COVID-19

a cura del gruppo Diversità Europa del CESE

Nel corso di un recente convegno del gruppo Diversità Europa, i rappresentanti della società civile hanno invitato le loro organizzazioni a spiegare ai politici il tipo di società che vogliono creare e in cui vogliono vivere.

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a cura del gruppo Diversità Europa del CESE

 

Nel corso di un recente convegno del gruppo Diversità Europa, i rappresentanti della società civile hanno invitato le loro organizzazioni a spiegare ai politici il tipo di società che vogliono creare e in cui vogliono vivere.

I partecipanti al convegno sul tema Organizzazioni della società civile durante e dopo la COVID-19: quali sfide e quale futuro? hanno sostenuto l'importanza basilare del coordinamento delle politiche e di un coinvolgimento significativo dei cittadini. Essi hanno chiesto che all'elaborazione delle politiche venga applicato un approccio onnicomprensivo e integrato, nel cui ambito vengano promossi attivamente i valori dell'UE, il benessere delle persone e le iniziative dal basso che rispettano le opinioni e i diritti dei cittadini dell'Unione. In tale contesto sarà essenziale fare leva sulle nuove forme di solidarietà e di attivismo sociale che sono emerse durante la pandemia.

Il presidente del gruppo Diversità Europa Séamus Boland ha messo in rilievo lo straordinario impegno delle organizzazioni della società civile, e ha incoraggiato tali organizzazioni e i cittadini a partecipare attivamente alla ricostruzione e riedificazione delle comunità e della società dopo la COVID-19.

"È venuto il momento di riconsiderare i nostri modelli di crescita e di governance, e di conciliare la prosperità economica con l'inclusione sociale, il capitale umano, la sostenibilità e il benessere", ha detto Boland, indicando anche due condizioni necessarie per un vero cambiamento, ossia "un approccio onnicomprensivo e integrato all'elaborazione delle politiche e il coinvolgimento della società civile nella progettazione e realizzazione di un nuovo mondo."

Il presidente del gruppo ha esortato le autorità dell'UE e nazionali a considerare le organizzazioni della società civile come dei partner con cui collaborare, e ha sottolineato che la società civile e le autorità pubbliche devono continuare a difendere la governance democratica, i diritti fondamentali e lo Stato di diritto.

Le conclusioni e raccomandazioni del convegno sono consultabili cliccando qui. (jk)

Soon in the EESC/Cultural events

Giornata dell'Europa 2021

Per tradizione il CESE celebra la Giornata dell'Europa aprendo le sue porte al pubblico. Quest'anno, a causa della crisi della pandemia di COVID-19, i cittadini di tutta Europa e del mondo sono invitati a scoprire la Casa della società civile virtualmente, in completa sicurezza.

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Per tradizione il CESE celebra la Giornata dell'Europa aprendo le sue porte al pubblico. Quest'anno, a causa della crisi della pandemia di COVID-19, i cittadini di tutta Europa e del mondo sono invitati a scoprire la Casa della società civile virtualmente, in completa sicurezza.

Il 9 maggio, giornata dell'Europa, commemora la data della Dichiarazione di Schuman, prima pietra dell'odierna Unione europea. La giornata offre l'opportunità di riflettere su quello che la solidarietà ha costruito e su ciò che auspichiamo realizzare in futuro.

E' anche l'occasione di far sentire ancor più intensamente ai cittadini dell'UE che essi formano parte di qualcosa di più grande, come traspare chiaramente dal motto della giornata dell'Europa, "INSIEME siamo più forti", condiviso da tutte le istituzioni dell'UE.

Partecipate alla Giornata dell'Europa e...

  • Scoprite che cosa il CESE fa per voi grazie a una visita virtuale a 360 gradi in 3D del CESE: per capire chi siamo e che cosa facciamo e qual è il valore aggiunto del CESE e dei suoi membri.
  • Scoprite che cosa fanno i membri del CESE nei rispettivi paesi di provenienza attraverso i racconti delle attività sul campo delle organizzazioni dei nostri membri e prendendo conoscenza di ciò che i membri del CESE stanno facendo nelle loro zone di riferimento per aiutare la ripresa dell'UE dalla crisi.
  • Visitate il nostro angolo culturale e scoprite le diverse esposizioni virtuali del CESE in una maniera interattiva e interessante.
  • Prendete parte alle nostre molteplici attività dal vivo: la Giornata dell'Europa è in primo luogo e soprattutto una celebrazione della pace e dell'unità dell'Europa e così vi saranno giochi e attività ludiche online, incluse visite virtuali del CESE, un webinar in diretta con membri del CESE, una cabina fotografica digitale e un concorso fotografico.

Consultate regolarmente il nostro sito per restare aggiornati

Giornata dell'Europa 2021 | Comitato economico e sociale europeo (europa.eu) (cl)

Redazione

Ewa Haczyk-Plumley (editor-in-chief)
Daniela Marangoni (dm)

Hanno collaborato a questo numero

Amalia Tsoumani (at)
Aude François (af)
Chloé Lahousse (cl)
Daniela Marangoni (dm)
Daniela Vincenti (dv)
Ewa Haczyk-Plumley (ehp)
Jasmin Kloetzing  (jk)
Katerina Serifi (ks)
Katharina Radler (kr)
Laura Lui (ll)
Marco Pezzani (mp)
Nicola Accardo (na)
Pablo Ribera Paya (prp)
Stefano Martinelli (sm)
 

Coordinamento

Agata Berdys (ab)
Katerina Serifi (ks)

Technical support
Bernhard Knoblach (bk)

Indirizzo

Comitato economico e sociale europeo
Edificio Jacques Delors, 99 Rue Belliard, B-1040
Bruxelles, Belgio
Tel. +32 25469476
E-mail: eescinfo@eesc.europa.eu

CESE info viene pubblicato nove volte l’anno in occasione delle sessioni plenarie del CESE. CESE info è disponibile in 23 lingue.
CESE info non può essere considerato un resoconto ufficiale dei lavori del CESE. A tal fine si rimanda alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o ad altre pubblicazioni del CESE.
La riproduzione - con citazione della fonte - è autorizzata (a condizione di inviare una copia alla redazione).
 

April 2021
05/2021

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