di Fernando Manuel Maurício de Carvalho, membro del CESE

I partecipanti alla manifestazione di Lisbona, riuniti sotto una pioggia scrosciante a Largo de Camões, hanno condannato la guerra, le sanzioni e coloro che traggono profitto dalla vendita di armi o si servono della guerra come pretesto per una corsa alla militarizzazione. Si sono tenute manifestazioni pubbliche anche in altre città del Portogallo.

I dimostranti di Lisbona sventolavano bandiere azzurre o bianche su cui campeggiavano una colomba disegnata a mano e la parola "pace". "Fermate la guerra, date un'opportunità alla pace": questo è stato il messaggio di fondo dei manifestanti, formulato chiaramente in una serie di interventi. Ha preso la parola anche João Coelho, della Confederazione generale dei lavoratori portoghesi (CGTP-IN), che ha condannato i "falchi di guerra" che in Europa si stanno accordando per aumentare gli armamenti e tutti coloro che si arricchiscono con la vendita di armi.

La CGTP-IN ha espresso solidarietà ai lavoratori e alle vittime della guerra, e in particolare agli ucraini. Da sempre, le azioni della CGTP-IN sono guidate dal principio di schierarsi per la pace e condannare la guerra, sottolineando la necessità di fermare i conflitti e di offrire una possibilità alla pace.

Chiediamo che venga intrapreso un percorso di dialogo per costruire una soluzione pacifica al conflitto. La guerra non è una soluzione, e i nostri pensieri vanno ai lavoratori e ai cittadini ucraini, e di tutti i paesi, che la guerra e la devastazione colpiscono per primi e più duramente.

Siamo convinti che, se vogliamo lavorare per la pace, dobbiamo lottare contro il militarismo e la corsa agli armamenti, cercando una soluzione pacifica che preveda la conclusione di accordi o la creazione di meccanismi per il dialogo basati sulla fiducia reciproca, la cooperazione e la sicurezza degli Stati e dei popoli europei. È quindi urgente porre fine all'escalation militare in atto.

Le sanzioni, oltre a non fermare le guerre, producono conseguenze devastanti per i lavoratori e per l'intera popolazione, sia nei paesi colpiti che altrove nel mondo. L'esperienza delle sanzioni imposte nei confronti di paesi come l'Iraq mostra chiaramente questi effetti e il conseguente deterioramento delle condizioni di vita, nonché le ripercussioni in altri paesi. Per questo occorre adottare oggi delle misure volte a fronteggiare gli attacchi ai diritti che mettono a rischio le condizioni di vita dei lavoratori.

La CGTP-IN sostiene la necessità di garantire pieno sostegno ai profughi, combattendo al tempo stesso ogni forma di razzismo e di xenofobia, ed esorta a fornire aiuti umanitari per assistere gli ucraini e gli abitanti dei paesi vicini nell'affrontare queste sfide.

Esprimiamo ancora una volta la nostra solidarietà con i popoli vittime della guerra, in particolare i cittadini e i lavoratori dell'Ucraina, ma anche della Palestina e del Sahara occidentale, dello Yemen, della Somalia, della Siria e dell'Afghanistan. Allo stesso tempo, ricordiamo che il cammino verso la pace deve essere costruito nel rispetto del diritto internazionale e sotto l'egida delle Nazioni Unite.