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OCTOBER 2021 | IT

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Editoriale

Il CESE completa il primo anno del suo nuovo mandato: un'occasione per fare un bilancio

Il CESE completa il primo anno del suo nuovo mandato: un'occasione per fare un bilancio

Ricordiamo tutti il giorno dell'inizio del nuovo mandato: era il 28 ottobre 2020, in piena pandemia, con la plenaria che doveva svolgersi online. Tutto era surreale, il futuro appariva incerto, nessuno sapeva quando e come sarebbe stato disponibile un vaccino, e ciononostante siamo riusciti ad iniziare il nostro lavoro.

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Il CESE completa il primo anno del suo nuovo mandato: un'occasione per fare un bilancio

Ricordiamo tutti il giorno dell'inizio del nuovo mandato: era il 28 ottobre 2020, in piena pandemia, con la plenaria che doveva svolgersi online. Tutto era surreale, il futuro appariva incerto, nessuno sapeva quando e come sarebbe stato disponibile un vaccino, e ciononostante siamo riusciti ad iniziare il nostro lavoro.

La pandemia ha generato una crisi sanitaria mondiale, con la perdita di milioni di vite, e una crisi economica globale dalla quale stiamo uscendo con molta fatica. In questo frangente drammatico l'Unione europea ha avuto la forza e la determinazione di assumere iniziative senza precedenti, in tempi rapidissimi. Sul fronte sanitario, le misure per gli approvvigionamenti di materiali sanitari e medici e per i vaccini hanno sostenuto i servizi sanitari nazionali. Dal punto di vista economico e finanziario, l'UE ha predisposto misure di emergenza e stanziamenti senza precedenti tra cui SURE, per mitigare i rischi derivanti dalla disoccupazione, e NextGenerationEU, il piano per la ripresa dell'Europa.

Inoltre, quest'ultimo anno è stato caratterizzato dalla recrudescenza di fenomeni dovuti al cambiamento climatico: incendi in Francia, Italia, Grecia, alluvioni in Belgio, Paesi Bassi e Germania, lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia. L'ambiente è come il corpo umano: lancia dei segnali inequivocabili sul suo stato di salute. L'opinione pubblica oggi è sensibile a queste tematiche e più consapevole rispetto al passato, e i giovani sono protagonisti di queste battaglie con il movimento "Fridays for Future" che chiede alla politica azioni concrete e tempestive per assicurare un futuro alla Terra. Con il Green Deal, la Commissione europea ha dato un nuovo impulso alle politiche ambientali: siamo sulla strada giusta.

Gli ultimi mesi infine sono stati caratterizzati dall'avvio della Conferenza sul futuro dell'Europa: un'occasione straordinaria perché i cittadini possano dire la loro su come dovrà essere l'Unione europea.

Il CESE è stato fortemente impegnato su ciascuno di questi temi. Pareri e dichiarazioni sull'Unione della salute, su NextGenerationEU, sul Green Deal, sul pilastro europeo dei diritti sociali sono stati elaborati e trasmessi alle istituzioni. I cittadini, i lavoratori, gli imprenditori, la società civile organizzata nel suo insieme hanno una voce, e questa voce deve essere ascoltata.

In settembre, la Presidente von der Leyen ha invitato al suo discorso sullo stato dell'Unione la campionessa paralimpica italiana Bebe Vio: una giovane donna che ha combattuto e superato ogni tipo di avversità fin dall'infanzia. Le sue parole siano un monito per tutti noi, e in particolare per le nuove generazioni, nella costruzione di un'Unione europea della solidarietà e della diversità: "Se sembra impossibile, allora si può fare".

Giulia Barbucci, vicepresidente del CESE

 

Date da ricordare

27 e 28 ottobre 2021, Bruxelles

Forum europeo della migrazione – Sesta edizione

31 ottobre - 12 novembre, Glasgow

COP 26 - Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

18 e 19 novembre 2021, Lisbona

Seminario sul tema "Collegare l'UE"

8 e 9 dicembre 2021, Bruxelles

Sessione plenaria del CESE

Cerimonia di consegna del Premio CESE per la società civile 2021

Veniamo al punto!

Veniamo al punto!

Benvenuti nella nostra nuova rubrica "Veniamo al punto", in cui intervistiamo i membri del CESE su temi, pareri o eventi importanti per l'UE che hanno un impatto sulla vita quotidiana nell'Unione. Questa volta diamo la parola ad Andrej Zorko, relatore del parere esplorativo "Elementi fondamentali del lavoro sostenibile di qualità durante e dopo la ripresa", richiesto dalla presidenza slovena dell'UE e adottato dal CESE nella plenaria di settembre.

 

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Benvenuti nella nostra nuova rubrica "Veniamo al punto", in cui intervistiamo i membri del CESE su temi, pareri o eventi importanti per l'UE che hanno un impatto sulla vita quotidiana nell'Unione. Questa volta diamo la parola ad Andrej Zorko, relatore del parere esplorativo "Elementi fondamentali del lavoro sostenibile di qualità durante e dopo la ripresa", richiesto dalla presidenza slovena dell'UE e adottato dal CESE nella plenaria di settembre.

Andrej Zorko va subito al punto, spiegandoci come mai il principio della qualità del lavoro per mantenere la qualità della vita vada tutelato in tutte le diverse fasi, sia durante la ripresa dalla crisi della COVID-19 che dopo. Come mai il CESE attribuisce così tanta importanza a questa idea e perché ritiene che meriti un'attenzione particolare nelle politiche dell'UE?

La qualità del lavoro è fondamentale per la qualità della vita: un principio indiscutibile!

Di Andrej Zorko (gruppo Lavoratori), relatore del parere esplorativo sul tema Elementi fondamentali del lavoro sostenibile di qualità durante e dopo la ripresa

 

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Di Andrej Zorko (gruppo Lavoratori), relatore del parere esplorativo sul tema Elementi fondamentali del lavoro sostenibile di qualità durante e dopo la ripresa

La qualità del lavoro è uno dei fondamentali elementi costitutivi della qualità della vita. Occorre rispettare in ogni fase il principio della qualità del lavoro per la qualità della vita, poiché si tratta di uno dei presupposti di uno sviluppo sociale sostenibile.

Pertanto, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) è fermamente convinto che si debba riservare un'attenzione particolare a tale principio nell'ambito delle politiche dell'UE, dato che esso deve prevenire i rischi di disuguaglianza, di povertà, di esclusione sociale di dumping sociale e di concorrenza sleale. A giudizio del CESE, la ripresa economica e quella sociale devono andare di pari passo.

I problemi e le sfide che si presentano debbono essere affrontati alla luce dei principi del pilastro europeo dei diritti sociali e degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030. Si dovrebbe altresì tener conto delle norme internazionali dell'OIL in materia di lavoro dignitoso e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

Il CESE è consapevole della diversità e della natura multiforme del concetto di lavoro sostenibile di qualità e sottolinea che quest'ultimo si compone di diversi elementi che incidono direttamente o indirettamente sulla qualità della vita delle persone, come pure sui diritti e sulla sicurezza sociale dei lavoratori.

Garantire che l'economia europea benefici di condizioni eque e competitive, investire nell'innovazione e nello sviluppo, prevenire il dumping sociale, stimolare la creazione di occupazione e promuovere condizioni di lavoro eque e incentivi adeguati dovrebbero essere altrettante componenti essenziali delle strategie dell'UE e degli Stati membri, e costituiscono misure che possono dare un contributo sostanziale al miglioramento della qualità del lavoro.

In quest'ottica è essenziale un efficace dialogo sociale, bilaterale e tripartito, a livello dell'EU e nazionale. Il CESE raccomanda inoltre di prendere come base di partenza i contenuti tradizionali di tale dialogo sociale per aggiungervi altri contenuti, più strategici e orientati alla sostenibilità e alle soluzioni. Tale dialogo potrebbe comprendere, ad esempio, temi quali l'anticipazione dei fabbisogni futuri di imprese e lavoratori provvisti di determinate competenze e abilità, le attività congiunte per la formazione dei lavoratori, la garanzia di una transizione equa verso l'economia verde e quella digitale, nonché la regolamentazione del lavoro delle piattaforme e la formulazione di soluzioni equilibrate per questo particolare tipo di lavoro, e altre simili questioni di grande rilievo nel campo dello sviluppo.

Il CESE rileva che il dispositivo per la ripresa e la resilienza non tratta direttamente la questione degli elementi costitutivi di un lavoro di qualità e invita pertanto la Commissione ad aggiungere questa parte mancante nello strumento. Non si dovrebbero trascurare i gruppi vulnerabili, come i lavoratori precari e i giovani lavoratori, che hanno più duramente sofferto della pandemia.

Si può concludere affermando che è responsabilità della Commissione, degli Stati membri e delle parti sociali europee e nazionali dedicare maggiore attenzione alle questioni del lavoro dignitoso e di qualità e pianificare e attuare, insieme a tutti gli altri pertinenti portatori di interessi, misure volte a garantire un lavoro sostenibile di qualità.

"Una domanda a…"

Una domanda a…

Nella nostra rubrica "Una domanda a..." chiediamo ai membri del CESE di rispondere a quella che riteniamo sia una questione particolarmente importante al momento attuale
. Per l'edizione di ottobre abbiamo chiesto a Ionuţ Sibian, vicepresidente della sezione Relazioni esterne e presidente del comitato di monitoraggio UE-Balcani occidentali, un suo commento sulla futura adesione dei paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea.

 

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Nella nostra rubrica "Una domanda a..." chiediamo ai membri del CESE di rispondere a quella che riteniamo sia una questione particolarmente importante al momento attuale
. Per l'edizione di ottobre abbiamo chiesto a Ionuţ Sibian, vicepresidente della sezione Relazioni esterne e presidente del comitato di monitoraggio UE-Balcani occidentali, un suo commento sulla futura adesione dei paesi dei Balcani occidentali all'Unione europea.

 

Il ruolo della società civile: un ponte tra la politica e i cittadini

CESE Info: "Come può la società civile contribuire al processo negoziale e alla futura adesione dei paesi dei Balcani occidentali? Qual è in questo campo il ruolo del forum della società civile dei Balcani occidentali istituito dal CESE?"

 

 

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CESE Info: Come può la società civile contribuire al processo negoziale e alla futura adesione all'UE dei paesi dei Balcani occidentali?

Ionut Sibian: "Il CESE è fermamente convinto che la società civile debba svolgere un ruolo attivo nel processo di allargamento, fungendo da ponte tra la politica e i cittadini e contribuendo a verificare se principi fondamentali quali la libertà di parola, lo Stato di diritto, l'indipendenza dei media, la parità di trattamento, la lotta alla corruzione e la prevenzione dei conflitti di interesse siano effettivamente attuati nella pratica.

Il Comitato ha sempre sostenuto il coinvolgimento sistematico delle organizzazioni della società civile (OSC) nei processi di pianificazione, programmazione, attuazione e monitoraggio legati alle riforme connesse all'adesione. Si tratta di un principio che non soltanto si applica ai governi dei Balcani occidentali e che ci si aspetta che essi mettano in pratica, ma che deve anche essere rispettato dalle stesse istituzioni dell'UE.

Nel parere del CESE sul tema "Rafforzare il processo di adesione - Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali", adottato nel marzo 2021, raccomandiamo alla Commissione europea di far sì che la società civile organizzata riceva un migliore riconoscimento nel contesto della nuova metodologia e che le sia attribuito un ruolo più incisivo nel processo di allargamento. Ciò sarebbe di aiuto nell'affrontare le sfide non solo politiche, ma anche economiche e sociali. Per questo lo sviluppo delle capacità delle parti sociali e di altre OSC a livello nazionale, la promozione della cooperazione regionale e lo scambio di competenze specifiche dovrebbero essere mantenuti tra le priorità di finanziamento dell'UE.

Inoltre, per verificare la trasparenza e l'assunzione di responsabilità delle élite politiche dei Balcani occidentali incoraggiamo l'UE a commissionare alle OSC della regione l'elaborazione di relazioni "ombra" periodiche sullo stato della democrazia. Abbiamo chiesto alla Commissione che le relazioni per paese pubblicate nel suo "pacchetto allargamento" annuale seguano una struttura chiara per monitorare in che modo i governi dei Balcani occidentali trattano il tema della società civile, in linea con gli orientamenti e gli indirizzi strategici della DG NEAR per il sostegno dell'UE alla società civile nella regione dell'allargamento per il periodo 2021-2027. Questo fungerebbe da base per reagire con azioni politiche alle eventuali regressioni, mentre i progressi apporterebbero benefici più concreti ai paesi interessati dal processo di allargamento.

Qual è, in questo contesto, il ruolo del forum della società civile dei Balcani occidentali istituito dal CESE?

Il forum della società civile dei Balcani occidentali rientra tra le iniziative svolte dal CESE nella regione, a complemento delle attività bilaterali già avviate dal Comitato con i paesi candidati nell'ambito dei comitati consultivi misti (CCM), istituiti conformemente alla base giuridica prevista dagli Accordi di stabilizzazione e associazione.

Organizzato dal 2006 con cadenza biennale, il forum della società civile dei Balcani occidentali consente uno scambio di vedute sulla situazione attuale della società civile nella regione, sulle sue esigenze e sulla sua evoluzione futura. Esso riunisce organizzazioni della società civile dei paesi dei Balcani occidentali, membri del CESE, rappresentanti dei consigli economici e sociali nazionali e istituzioni analoghe, rappresentanti delle istituzioni dell'UE e delle organizzazioni internazionali. In occasione del Forum i partecipanti adottano delle raccomandazioni rivolte alle autorità nazionali e alle istituzioni europee. Quest'anno il forum è stato organizzato a Skopje il 30 settembre e 1° ottobre, poco prima del vertice UE-Balcani occidentali che si è tenuto a Brdo (Slovenia) il 6 ottobre, e la dichiarazione finale del forum è stata distribuita a tutte le parti interessate prima del vertice. Le raccomandazioni forniscono anche orientamenti relativi alla futura collaborazione del CESE con la regione.

Ionut Sibian, presidente del comitato di monitoraggio UE-Balcani occidentali

Indovinate chi è il nostro ospite...

L'ospite a sorpresa

Ogni mese vi invitiamo a scoprire una personalità che con il suo lavoro e impegno rappresenta una fonte di ispirazione per altri. È un piacere per noi poter presentare personalità di spicco del mondo della cultura, della politica e della scienza, la cui attività e creatività sono un invito ad essere attivi e ad agire. Si tratta di persone che contribuiscono a cambiare la configurazione della realtà in cui viviamo. Per l'edizione di ottobre del CESE Info abbiamo invitato la professoressa Caroline Pauwels, rettrice della Vrije Universiteit Brussel (Libera Università di Bruxelles), che - oltre ad attirare la nostra attenzione sull'impatto della pandemia sui giovani e sull'ambiente universitario - ci presenta tre insegnamenti tratti dalla pandemia che potrebbero incidere sul futuro degli studenti.

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Ogni mese vi invitiamo a scoprire una personalità che con il suo lavoro e impegno rappresenta una fonte di ispirazione per altri. È un piacere per noi poter presentare personalità di spicco del mondo della cultura, della politica e della scienza, la cui attività e creatività sono un invito ad essere attivi e ad agire. Si tratta di persone che contribuiscono a cambiare la configurazione della realtà in cui viviamo.

Per l'edizione di ottobre del CESE Info abbiamo invitato la professoressa Caroline Pauwels, rettrice della Vrije Universiteit Brussel (Libera Università di Bruxelles), che esamina l'impatto della pandemia sui giovani e sull'ambiente universitario e ci presenta tre insegnamenti tratti dalla pandemia che potrebbero incidere sul futuro degli studenti.

La prof. Caroline Pauwels ha iniziato il suo secondo mandato quale rettrice della Vrije Universiteit Brussel nel settembre dell'anno scorso.  Ha studiato filosofia e scienze della comunicazione e da qualche anno è a capo del dipartimento Scienze della comunicazione, di cui è membro dal 1989. Nel 1995 ha conseguito un dottorato con una dissertazione sulla politica audiovisiva dell'Unione europea. Dal 2000 al 2016 la prof. Pauwels ha diretto il centro di ricerca SMIT (specializzato nelle tecnologie dell'informazione e comunicazione), che nel 2004 è stato integrato nell'istituto di ricerca iMinds (ora IMEC). All'interno di iMinds ha ricoperto la carica di capo del dipartimento Società digitale, di cui fanno parte gruppi di ricerca delle università di Gand, Lovanio e Bruxelles. Dal 2012 al 2014 le è stata assegnata una cattedra Francqui dall'Università di Gand. Oltre ad aver fatto parte di diversi consigli di amministrazione e aver ricoperto la carica di commissaria governativa per l'emittente VRT, Pauwels è membro della Reale accademia fiamminga del Belgio per le scienze e le arti. (ehp)

Caroline Pauwels: L'università ai tempi della pandemia e un anno dopo

All'inizio di settembre 2021, insieme ai rettori delle altre cinque università fondatrici della nostra rete europea Eutopia, ho accolto a Bruxelles i rettori di tre nuove università che stanno per aderire alla nostra rete. Si è trattato di incontri molto speciali per molteplici ragioni.
 

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All'inizio di settembre 2021, insieme ai rettori delle altre cinque università fondatrici della nostra rete europea Eutopia, ho accolto a Bruxelles i rettori di tre nuove università che stanno per aderire alla nostra rete. Si è trattato di incontri molto speciali per molteplici ragioni.

In primo luogo e forse soprattutto perché, dopo tutti questi mesi, abbiamo finalmente potuto tornare a incontrarci di persona. Quando, nel marzo 2020, abbiamo dovuto prendere, in fretta e furia, la decisione di proseguire online il lavoro dell'università, abbiamo forse sperato tutti che si trattasse di un periodo molto breve. Anche perché, in quel momento, nessuno di noi poteva immaginare esattamente come mantenere in funzione un'università in modalità online. Ma in qualche modo ci siamo riusciti. In un batter d'occhio i docenti sono stati formati su nuove modalità per organizzare l'insegnamento online, sono stati elaborati protocolli per continuare il lavoro essenziale nei laboratori e sono stati creati nuovi organi direttivi temporanei per guidare l'università attraverso questi tempi straordinari. E ci siamo riusciti, grazie alla dedizione e alla perseveranza incrollabile di tanti. 

Gli insegnamenti che si possono trarre dal periodo che ci lasciamo alle spalle sono numerosi, ma vorrei evidenziarne tre in particolare.

Primo: le disuguaglianze esistono, e la COVID ha reso questo fatto ancora più evidente. Le possibilità di ammalarsi e di morire sono distribuite in modo diseguale in questa società. Chi è povero, chi ha un livello di istruzione più basso, è di colore o proviene da un contesto migratorio è stato colpito più duramente dalla crisi. Lo abbiamo visto anche tra i nostri studenti. Come si fa a partecipare alla didattica online quando non si ha un computer o uno spazio per studiare o lo si deve condividere con fratelli e sorelle? Come si fa a seguire i corsi quando non si sa come continuare a pagare le bollette, perché tutti i posti di lavoro per studenti sono stati soppressi? Le disuguaglianze esistono e si stanno acutizzando.

Secondo: questa generazione di studenti è forte e resiliente. Nell'ultimo anno e mezzo hanno ottenuto risultati straordinari, a volte in un contesto molto difficile. Penso in particolare ai rappresentanti degli studenti che in quest'ultimo anno e mezzo hanno davvero cogestito l'università. Sono così grata a loro per le prospettive nuove che hanno saputo apportare, per i loro innumerevoli suggerimenti che ci hanno dato ispirazione, e anche per le loro critiche, a volte dure, ma giuste e sempre costruttive.

Terzo: anche se tutti noi siamo felici di poter ritornare al campus, dovremmo dare un'equa opportunità e, soprattutto, maggiori possibilità alla didattica basata sull'apprendimento misto: lezioni in classe, lezioni online e lezioni fuori dal campus. Per troppo tempo, il nostro progetto pedagogico ha continuato a basarsi principalmente sull'insegnamento ex cathedra. Dovremmo invece offrire più tempo e spazio per l'apprendimento informale e interattivo. L'apprendimento misto può contribuire a realizzare questa transizione.  
Già prima della COVID, la mia università aveva iniziato questo passaggio verso forme di apprendimento più miste. Con il progetto weKONEKT.brussels abbiamo messo gli studenti in contatto con la città, con il settore professionale e con gli operatori del settore. Tenendo le lezioni in quello che potrebbe diventare il loro futuro posto di lavoro e coinvolgendo gli operatori del settore nell'istruzione, la didattica non solo si è arricchita, ma gli studenti hanno potuto farsi un quadro più realistico del mercato del lavoro. 

Ora stiamo condividendo questo modello con i nostri partner di Eutopia. Questa, secondo noi, è la via da seguire per garantire che i nostri studenti siano ben attrezzati per il futuro quando termineranno gli studi e avranno acquisito le abilità e le competenze necessarie per affrontare le sfide che incontreranno più avanti nella vita. 

Caroline Pauwels
 

Herman van Rompuy: The old poet speaks gently

We are pleased to continue the publication of the series of haikus, under the common title "The old poet speaks gently", offered to us by their author, Herman van Rompuy, former president of the European Council.

Original version of haikus is in French.

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We are pleased to continue the publication of the series of haikus, under the common title "The old poet speaks gently", offered to us by their author, Herman van Rompuy, former president of the European Council.

Original version of haikus is in French.
            ***
Summer slowly slips away
To the colours of autumn
The eternal charm

            ***
Butterflies fly
Without even knowing
In which countries they are

          ***
The light is still bright
The leaf hanging on the branch
Time slips away slowly

Herman van Rompuy : Le vieux poète parle doucement

Nous sommes heureux de poursuivre la publication de la série de haïkus, sous le titre commun "Le vieux poète parle doucement", que nous a offerts leur auteur, Herman van Rompuy, ancien président du Conseil européen.

 

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Nous sommes heureux de poursuivre la publication de la série de haïkus, sous le titre commun "Le vieux poète parle doucement", que nous a offerts leur auteur, Herman van Rompuy, ancien président du Conseil européen.

            ***
L'été glisse lentement
Aux couleurs de l'automne
Le charme éternel

            ***
Les papillons volent
Sans même savoir
Dans quels pays ils sont

          ***
La lumière est encore vive
Le feuille suspendue à la branche
Le temps glisse lentement

 

Notizie dal CESE

La coesione deve essere il fulcro dell'Europa post-pandemia: questo il messaggio comune lanciato dalla commissaria europea Elisa Ferreira e dalla Presidente del CESE Christa Schweng

La politica di coesione è fondamentale per elaborare una nuova prospettiva post-COVID-19 per l'UE che sia incentrata sulla prosperità, l'inclusione e la sostenibilità ambientale e in cui la società civile organizzata sia pienamente coinvolta. È questo il messaggio lanciato in occasione della plenaria di settembre dalla Presidente del CESE Christa Schweng e ribadito dalla commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira.

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La politica di coesione è fondamentale per elaborare una nuova prospettiva post-COVID-19 per l'UE che sia incentrata sulla prosperità, l'inclusione e la sostenibilità ambientale e in cui la società civile organizzata sia pienamente coinvolta. È questo il messaggio lanciato in occasione della plenaria di settembre dalla Presidente del CESE Christa Schweng e ribadito dalla commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira.

Fin dall'insorgere della crisi pandemica la politica di coesione è stata determinante per trovare soluzioni durante la fase di emergenza, e nel periodo di programmazione 2021-2027 l'UE dovrebbe continuare a servirsi di questo strumento per affrontare le sfide e le disuguaglianze esistenti sia all'interno degli Stati membri, delle regioni, delle città che tra di essi e tra le singole persone - uno stato di cose che non fa che peggiorare durante questa pandemia.

"La politica di coesione svolgerà un ruolo fondamentale nel garantire una ripresa equilibrata, che non lasci indietro nessuno. Il principio di un partenariato con le organizzazioni della società civile fa parte del DNA di tale politica, e noi vorremmo che venisse applicato anche a NextGenerationEU e all'attuazione dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza. La politica di coesione dovrebbe inoltre comportare meno adempimenti burocratici e diventare più digitalizzata e più efficace”, ha dichiarato Christa Schweng.

La commissaria Ferreira ha osservato che la crisi della COVID-19 ha aggravato le disuguaglianze esistenti e ne ha create di nuove, colpendo soprattutto i lavoratori in prima linea, le categorie vulnerabili (come gli anziani e le persone con disabilità), le persone con un accesso più limitato ai servizi e coloro che più hanno risentito degli effetti delle misure di confinamento, ad esempio le donne e i giovani: "La forza dell'UE si misura sulla forza del suo anello più debole. Combattere e ridurre le disuguaglianze è una condizione imprescindibile per un'Unione forte e prospera. L'equità sociale e l'inclusività devono essere al centro della ripresa europea. Non potremo trovare delle soluzioni ai problemi sociali se non supereremo le disuguaglianze territoriali e regionali. Dobbiamo tenere conto del luogo in cui le persone vivono". (mp)

La libertà dei media deve rimanere al primo posto delle nostre preoccupazioni

Il CESE si unisce agli sforzi dell'UE per invertire la preoccupante tendenza verso una contrazione delle libertà dei media e un aumento, invece, delle restrizioni all'indipendenza giornalistica, da attribuire alla crescente pressione esercitata da varie strutture di potere e di impresa, dalla scarsa retribuzione, dalla concentrazione della proprietà dei media e dal proliferare di notizie false sui media sociali ed altri canali.

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Il CESE si unisce agli sforzi dell'UE per invertire la preoccupante tendenza verso una contrazione delle libertà dei media e un aumento, invece, delle restrizioni all'indipendenza giornalistica, da attribuire alla crescente pressione esercitata da varie strutture di potere e di impresa, dalla scarsa retribuzione, dalla concentrazione della proprietà dei media e dal proliferare di notizie false sui media sociali ed altri canali.

In un dibattito svoltosi alla presenza di Julie Majerczak, responsabile dell'ufficio di Bruxelles di Reporter senza frontiere, e Ricardo Gutiérrez, segretario generale della Federazione europea dei giornalisti, in occasione della sessione plenaria di settembre, il CESE ha espresso preoccupazione per il fatto che i giornalisti sono sempre più spesso vittima di attacchi sia verbali che fisici, con 16 giornalisti uccisi dal 2015 ad oggi.

"Assistiamo a tendenze in Europa che sono inaccettabili. La libertà e la diversità dei media sono i presupposti per il buon funzionamento della democrazia e riguardano pertanto tutti noi. Il giornalismo professionale non potrà mai essere sostituito da algoritmi, servizi di aggregazione delle notizie e reti sociali" ha dichiarato la Presidente del CESE Christa Schweng.

Il CESE ha aderito alle iniziative lanciate di recente dalla Commissione europea, tra cui la Raccomandazione sulla sicurezza dei giornalisti, presentata la scorsa settimana dalla commissaria Věra Jourová. Ha inoltre accolto con favore il discorso sullo stato dell'Unione, in cui la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato il piano relativo a una "legge europea per la libertà dei media".

Tuttavia, nel parere dal titolo Garantire la libertà e la diversità dei media in Europa adottato in plenaria, il CESE ha invitato la Commissione ad avvalersi di un regime generale di condizionalità e ad imporre sanzioni di bilancio, senza esitazione, agli Stati membri in cui una grave minaccia incombe sulla libertà e sul pluralismo dei media.

Il relatore del parere del CESE Christian Moos ha avvertito che "le raccomandazioni sulla protezione e la sicurezza dei giornalisti non saranno sufficienti. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Gli Stati membri che soffocano la libertà dei media devono essere esclusi da Next Generation EU. Occorre applicare il regime di condizionalità. L'Ungheria e la Polonia si stanno adoperando per sopprimere la libertà dei media, se non l'hanno già fatto. I loro governi devono ristabilire la democrazia e lo Stato di diritto perché, in caso contrario, non potranno continuare ad essere membri dell'UE, che garantisce per legge la democrazia e lo Stato di diritto e, quale premessa indispensabile per entrambi, la libertà dei media.

Majerczak e Gutiérrez hanno espresso il loro sostegno al parere del CESE e all'azione dell'UE a garanzia della libertà e del pluralismo dei media, sottolineando però l'importanza di assicurare che le raccomandazioni e il piano proposto dalla Commissione non restino lettera morta. (ll)

La società civile è fondamentale per trasformare le parole in fatti - La Presidente del CESE Christa Schweng accoglie favorevolmente le priorità e le ambizioni enunciate nel discorso sullo stato dell'Unione

Una marcata attenzione alla ripresa dell'UE, all'Unione della salute e alla digitalizzazione, associata sia a una posizione ferma sulla difesa dello Stato di diritto che a un interesse particolare per il futuro dell'Europa: sono questi gli aspetti che il CESE accoglie con favore nel discorso sullo stato dell'Unione di quest'anno, aspetti che sono in sintonia con le sue priorità.

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Una marcata attenzione alla ripresa dell'UE, all'Unione della salute e alla digitalizzazione, associata sia a una posizione ferma sulla difesa dello Stato di diritto che a un interesse particolare per il futuro dell'Europa: sono questi gli aspetti che il CESE accoglie con favore nel discorso sullo stato dell'Unione di quest'anno, aspetti che sono in sintonia con le sue priorità.

La priorità del CESE continua ad essere l'attuazione delle riforme stabilite nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza, nel cui quadro occorre tenere conto delle esigenze dei datori di lavoro, dei lavoratori e della società civile in generale.

"Sarà possibile dare attuazione concreta a queste riforme soltanto con il pieno coinvolgimento della società civile organizzata", ha dichiarato la Presidente del CESE Christa Schweng.

La rapidità con cui i vaccini anti-COVID sono stati creati, prodotti e distribuiti mostra che l'Europa sta ottenendo risultati. Un'autentica Unione della salute, come quella indicata dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, rappresenta una delle priorità fondamentali dell'attuale mandato del CESE.

In rapporto agli investimenti nelle tecnologie future, il CESE sottolinea che l'UE deve sviluppare una sua propria visione e strategia per la sovranità digitale, pur rimanendo aperta al libero scambio e sostenendo il sistema multilaterale.

Christa Schweng accoglie inoltre con favore la ferma presa di posizione della Commissione europea in merito allo Stato di diritto: dobbiamo difendere i valori europei.

Per il CESE, il successo futuro del modello economico e sociale europeo dipenderà in larga misura dalla nostra capacità di entrare in rapporto e agire con il resto del mondo, a partire dai paesi che ci sono più vicini - come i Balcani occidentali - fino ad altri partner strategici geopolitici. (at)

Il rinnovato impegno dell'UE a lottare contro la tratta di esseri umani deve dare risultati tangibili

Il CESE appoggia in linea di massima la nuova strategia dell'UE per la lotta alla tratta degli esseri umani 2021-2025, ma invita a tener conto della necessità di integrarvi la dimensione sociale.

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Il CESE appoggia in linea di massima la nuova strategia dell'UE per la lotta alla tratta degli esseri umani 2021-2025, ma invita a tener conto della necessità di integrarvi la dimensione sociale.

Tra le lacune della nuova strategia dell'Unione figura la scarsa attenzione riservata alla dimensione sociale e ai diritti delle vittime: il CESE ritiene infatti che la situazione delle vittime non sia sempre considerata e trattata con umanità in ogni parte della strategia.

Per citare Carlos Manuel Trindade, relatore del parere del CESE sull'argomento:"La tratta di esseri umani provoca immani sofferenze alle sue vittime e ne intacca la dignità. Ecco perché la lotta contro questa forma di attività criminale dovrebbe tenere conto anche della dimensione sociale."

Dato che sia i profitti che il numero di vittime della tratta sono in aumento, il CESE plaude alla posizione della Commissione secondo cui l'applicazione della direttiva sulla lotta alla tratta di esseri umani deve essere garantita in tutti gli Stati membri, e la sua revisione deve basarsi su una valutazione esauriente dei limiti rilevati e dell'evoluzione osservata in questo campo.

Il Comitato insiste anche sulla necessità di inasprire le sanzioni e appoggia l'introduzione di norme minime a livello dell'UE che configurino come reati le attività delle reti coinvolte nell'intero processo del traffico e dello sfruttamento di esseri umani.

Integrare la dimensione sociale nell'attuazione della strategia

La strategia dell'UE non prevede nessuna misura volta a riconoscere e garantire il rispetto dei diritti delle vittime, e questo dovrebbe invece costituire una preoccupazione centrale nell'affermazione della dignità umana e dei diritti umani. Alle vittime dovrebbe essere riconosciuto anche il diritto all'integrazione nella società di accoglienza mediante un processo di integrazione che sia al contempo adeguato e rapido.

Il parere sottolinea inoltre la necessità di creare condizioni economiche e sociali dignitose e sufficienti per le popolazioni nei paesi di origine, condizione principale per ostacolare o impedire che potenziali vittime siano attirate nelle reti della tratta.

Infine, la nuova strategia dovrebbe offrire un riconoscimento all'importante azione di sostegno svolta dalle reti comunitarie di solidarietà al fine di proteggere, accogliere e integrare le vittime, nonché al lavoro realizzato dalle organizzazioni della società civile. (at)

CESE: il rimpatrio volontario rischia di diventare un eufemismo per espulsione

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti ad armonizzare le misure che disciplinano il rimpatrio volontario dei migranti e il loro reinserimento nei paesi di origine, ma esprime dubbi sulla fattibilità di alcune delle proposte presentate e manifesta preoccupazione per il rischio che i rimpatri volontari si trasformino in espulsioni di migranti dall'UE.

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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti ad armonizzare le misure che disciplinano il rimpatrio volontario dei migranti e il loro reinserimento nei paesi di origine, ma esprime dubbi sulla fattibilità di alcune delle proposte presentate e manifesta preoccupazione per il rischio che i rimpatri volontari si trasformino in espulsioni di migranti dall'UE.

Il CESE sottolinea che la maggior parte dei rimpatri volontari non funziona correttamente perché i paesi di origine non sono sufficientemente coinvolti e perché i migranti in situazione irregolare sono spesso restii a rimpatriare.

Nel parere Strategia sui rimpatri volontari e la reintegrazione sostenibili, adottato nella sessione plenaria di settembre, il Comitato esprime il suo punto di vista ed esamina da vicino la strategia che è uno degli obiettivi chiave del nuovo patto sulla migrazione e l'asilo.

Il CESE riafferma le critiche precedentemente espresse riguardo al patto, quasi esclusivamente incentrato sulla lotta alle situazioni irregolari, alle frontiere o attraverso i rimpatri volontari e forzati, senza offrire nel contempo un approccio globale alla gestione della migrazione promuovendo una mobilità legale e sicura. Ritiene che si tratti di una debolezza strategica della politica dell'UE in materia di migrazione e asilo.

"Dobbiamo gestire le irregolarità prima che si verifichino. Ciò significa che dobbiamo garantire modalità sicure ed efficaci di ingresso nell'UE. Se ci riuscissimo, potremmo assistere a una riduzione degli arrivi irregolari", ha dichiarato il relatore del parere, José Antonio Moreno Díaz.

Attualmente è stato però adottato un approccio frammentario che presenta una serie di difetti.

E c’è il rischio che gli incentivi attualmente previsti per i paesi di origine li dissuadano invece dal tentare di ridurre i flussi di migranti, essendo tali incentivi offerti nell'ambito di programmi basati sull'esistenza di persone in situazione irregolare.
Il CESE esprime particolare preoccupazione riguardo all'obiettivo del Patto di aumentare i rimpatri volontari rapidi dalle frontiere esterne dell'UE.

"Questi rimpatri accelerati sono davvero volontari o si tratta in realtà di espulsioni? Temiamo che il rimpatrio volontario possa costituire un eufemismo per designare operazioni che siano di fatto espulsioni o compensazioni economiche per i paesi di destinazione, che accolgono le persone rimpatriate, senza mai tenere conto dei loro desideri né (aspetto ancora più inquietante) dei loro diritti", ha affermato Moreno Díaz.

Infine, secondo il parere del CESE, è indispensabile che la cooperazione con paesi terzi si basi, in ogni ambito, sul rispetto del diritto pubblico internazionale, come pure sulla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte di tali paesi.

 

L'intelligenza artificiale in Europa: non tutte le decisioni si possono ridurre a una serie di numeri binari

In due pareri dedicati alle proposte legislative dell'UE in materia di intelligenza artificiale (IA), il Comitato economico e sociale europeo (CESE) chiede di introdurre un divieto assoluto di "punteggio sociale" e di creare un meccanismo di reclamo e ricorso per chi si reputi danneggiato da sistemi di IA.

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In due pareri dedicati alle proposte legislative dell'UE in materia di intelligenza artificiale (IA), il Comitato economico e sociale europeo (CESE) chiede di introdurre un divieto assoluto di "punteggio sociale" e di creare un meccanismo di reclamo e ricorso per chi si reputi danneggiato da sistemi di IA.

Nella sessione plenaria di settembre il CESE ha accolto con favore le proposte di una legge sull'intelligenza artificiale e di un piano coordinato sull'IA.

La legislazione proposta, secondo il CESE, pone effettivamente al centro la salute, la sicurezza e i diritti fondamentali e assume una portata globale fissando una serie di requisiti che gli sviluppatori, europei e non, dovranno rispettare se vogliono vendere i loro prodotti nell'UE.

Il CESE individua una serie di punti deboli nelle proposte in esame, anzitutto, ma non solo, riguardo al problema dell'attribuzione dei cosiddetti "punteggi sociali". Il Comitato segnala infatti il pericolo che questa pratica – già corrente in Cina, dove le autorità possono giungere a negare ai cittadini l'accesso a servizi pubblici – possa prendere piede anche in Europa.

La proposta di legge sull'IA vieta in tutta l'UE pratiche di valutazione sociale da parte delle autorità pubbliche, ma il CESE vorrebbe che tale divieto fosse esteso anche alle organizzazioni private e semiprivate, onde evitare che anch'esse possano ricorrere a tali pratiche, ad esempio per stabilire se una persona sia ammissibile a un prestito personale o a un mutuo ipotecario.

Il CESE sottolinea inoltre i pericoli insiti nell'elencazione di una serie di applicazioni di IA "ad alto rischio", avvertendo che un approccio di questo tipo (iscrizione in un apposito elenco) rischia di far considerare "normali" – e quindi generalizzare l'uso di – una serie di impieghi dell'IA ancora fortemente controversi. Sarebbero infatti ammesse pratiche come il riconoscimento biometrico, compreso quello delle emozioni o dei sentimenti, in cui le espressioni facciali, il tono della voce, la postura e i gesti di una persona sono analizzati per prevederne i comportamenti futuri, individuarne le menzogne e persino verificarne le probabilità di successo in una data occupazione. E sarebbe permesso valutare, classificare e persino licenziare i lavoratori utilizzando sistemi di IA o valutare gli studenti nelle sessioni di esame con l'ausilio di tali sistemi.

Inoltre, i requisiti di cui la legge propone di imporre il rispetto per l'IA ad alto rischio non sempre possono attenuare i danni alla salute, alla sicurezza e ai diritti fondamentali che tali pratiche comportano. Da qui la necessità di introdurre un meccanismo di reclamo e ricorso affinché le persone che subiscono danni a causa dei sistemi di IA abbiano il diritto di contestare le decisioni prese esclusivamente da un algoritmo.

Più in generale, secondo il CESE, la legge sull'IA si basa sul presupposto che, una volta soddisfatti i requisiti relativi all'IA a medio e alto rischio, questa possa sostituire in larga misura il processo decisionale umano.

"Al CESE abbiamo sempre propugnato un approccio all'intelligenza artificiale basato sul controllo umano, perché non tutte le decisioni possono essere ridotte a delle cifre binarie", spiega Catelijne Muller, relatrice del parere del CESE sull'IA. "Molte decisioni, infatti, hanno una componente morale, gravi implicazioni giuridiche e importanti ripercussioni per la società: è il caso, ad esempio, dell'applicazione della legge da parte degli organi giurisdizionali e di polizia, ma anche della prestazione dei servizi sociali, abitativi e finanziari, dell'istruzione e delle norme in materia di lavoro. Siamo davvero disposti a permettere all'IA di sostituire il processo decisionale umano anche in processi critici come l'attività di contrasto e quella giudiziaria?". (dm)

Organic Food

In occasione della prima Giornata europea della produzione biologica, il CESE sottolinea l'importanza di sistemi alimentari più sostenibili, più equi e più inclusivi.

Ora che l'Europa sta lentamente tornando alla normalità dopo la crisi della COVID-19, è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti e di attuare la strategia "Dal produttore al consumatore". Il CESE raccomanda vivamente di sostenere la trasformazione dei sistemi alimentari europei affinché diventino più sostenibili sul piano ambientale, economico e sociale. E fa notare che la cooperazione (piuttosto che la concorrenza) tra gli operatori della filiera alimentare è essenziale per promuovere un sistema alimentare più resiliente e inclusivo, che garantisca a ognuno i giusti benefici.

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Ora che l'Europa sta lentamente tornando alla normalità dopo la crisi della COVID-19, è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti e di attuare la strategia "Dal produttore al consumatore". Il CESE raccomanda vivamente di sostenere la trasformazione dei sistemi alimentari europei affinché diventino più sostenibili sul piano ambientale, economico e sociale. E fa notare che la cooperazione (piuttosto che la concorrenza) tra gli operatori della filiera alimentare è essenziale per promuovere un sistema alimentare più resiliente e inclusivo, che garantisca a ognuno i giusti benefici.

Il 23 settembre si è celebrata la prima Giornata europea della produzione biologica, e proprio il giorno prima il CESE ha adottato due pareri dedicati rispettivamente al Piano d'azione dell'UE per lo sviluppo della produzione biologica e al tema Verso una filiera alimentare equa.

Oggi ai decisori politici si aprono grandi opportunità di suscitare le trasformazioni necessarie. Siamo infatti ad un punto decisivo per l'attuazione di una politica organica in materia alimentare.

Portare dall'8,5 al 25 % la quota di terreno agricolo destinata a coltivazioni biologiche: un obiettivo ambizioso

Nel quadro del Green Deal europeo, con la strategia "Dal produttore al consumatore" e quella sulla biodiversità la Commissione europea ha fissato un obiettivo per la produzione biologica nell'UE: entro il 2030 almeno il 25 % delle superfici agricole dovrà essere destinato all'agricoltura biologica.

"L'agricoltura biologica è chiamata a svolgere un ruolo ben preciso nel conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo. Per accrescere ulteriormente la domanda dei consumatori e la loro fiducia nei prodotti biologici, sarà cruciale adottare un approccio orientato al mercato", ha spiegato Andreas Thurner, relatore del parere del CESE sulla produzione biologica.

Il CESE sottolinea peraltro la necessità di rendere disponibili risorse finanziarie sufficienti per garantire che tutti i cittadini dell'UE traggano beneficio da questa importante conversione all'agricoltura biologica. (mr)

Tassonomia della finanza sostenibile: uno strumento chiave per sostenere gli investimenti verdi e prevenire il cambiamento climatico

L'UE ha bisogno di misure efficaci e urgenti per ridurre le emissioni e affrontare i cambiamenti climatici. A tal fine, il pacchetto sulla finanza sostenibile presentato dalla Commissione europea ha il potenziale per istituire un quadro chiaro, coerente e completo in cui possa svilupparsi un'economia più verde senza effetti di immobilizzo (lock-in).

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L'UE ha bisogno di misure efficaci e urgenti per ridurre le emissioni e affrontare i cambiamenti climatici. A tal fine, il pacchetto sulla finanza sostenibile presentato dalla Commissione europea ha il potenziale per istituire un quadro chiaro, coerente e completo in cui possa svilupparsi un'economia più verde senza effetti di immobilizzo (lock-in).

Nel parere elaborato da Stefan Back e adottato nel corso della sessione plenaria di settembre il CESE sostiene pienamente le misure della Commissione volte a stabilire norme per la definizione delle attività economiche sostenibili, ma sottolinea che alcuni elementi possono rivelarsi una sfida complessa e costosa, in particolare per le PMI.

Il Comitato afferma che è importante definire chiaramente i criteri tecnici per gli investimenti verdi che contribuiscono direttamente agli obiettivi climatici dell'Europa e ai quali possono essere allineate le pratiche dei settori economici interessati e del settore finanziario. Definire norme che si discostano dai requisiti massimi della legislazione dell'UE può creare confusione e il CESE raccomanda pertanto di rafforzare tali requisiti.

"Il pacchetto di misure mira a mettere gli investitori in condizione di riorientare gli investimenti verso tecnologie e imprese più sostenibili. Servono strumenti efficaci, di facile applicazione, innovativi e produttivi, che conseguano risultati rapidi e chiari. La valutazione del regolamento delegato sulla tassonomia della finanza sostenibile dovrebbe essere condotta con questo spirito", ha sottolineato Back. (mp)

L'8º Forum della società civile dei Balcani occidentali mette in chiaro che il posto dei Balcani occidentali è nell'UE

Il Forum della società civile dei Balcani occidentali, organizzato dal CESE a Skopje (Repubblica di Macedonia del Nord) il 30 settembre e il 1° ottobre scorso, ha puntato i proiettori sullo stato attuale delle chiare prospettive di adesione della regione all'EU e sul coinvolgimento attivo della società civile in questo sforzo.

 

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Il Forum della società civile dei Balcani occidentali, organizzato dal CESE a Skopje (Repubblica di Macedonia del Nord) il 30 settembre e il 1° ottobre scorso, ha puntato i proiettori sullo stato attuale delle chiare prospettive di adesione della regione all'EU e sul coinvolgimento attivo della società civile in questo sforzo.

Il Forum, organizzato dal CESE in collaborazione con la Commissione europea e il Consiglio di cooperazione regionale, giunge al momento opportuno, ad alcuni giorni soltanto dal vertice UE-Balcani occidentali di Brdo, sotto la presidenza slovena dell'Unione.

Il primo ministro della Macedonia del Nord Zoran Zaev ha dichiarato che "il rafforzamento del processo di adesione - una prospettiva credibile per i Balcani occidentali - costituisce il tema giusto al momento giusto, di fronte al blocco imposto al processo di allargamento".

La Presidente del CESE Christa Schweng ha a sua volta espresso il chiaro sostegno del Comitato all'allargamento dell'UE ai paesi della regione.
"Sono sinceramente convinta che il posto dei Balcani occidentali sia all'interno dell'UE. Non dobbiamo poi dimenticare che qualunque discussione in materia di allargamento corrisponde in maniera implicita a una discussione sul futuro dell'Europa, e la società civile, a livello sia di regioni che di UE, dovrebbe essere coinvolta a pieno titolo nel processo".

Il commissario per il Vicinato e l'allargamento Olivér Várhelyi ha commentato che "il cammino verso l'UE è lungo e complesso, e irto di difficoltà. Ma chi è veramente convinto arriva fino in fondo. E per me non vi è dubbio: l'Unione europea rappresenta il futuro dei Balcani occidentali".

Facendo eco a quest'affermazione, il segretario di Stato agli Affari europei presso il ministero degli esteri sloveno Gašper Dovžan ha dichiarato che l'allargamento costituisce un passo logico e un processo di reciproco vantaggio che richiede ambizione e resilienza.

Il coinvolgimento attivo della società civile è una componente fondamentale del processo di adesione.

Biljana Spasovska, direttrice esecutiva della Rete per lo sviluppo della società civile dei Balcani (BCSDN), si è detta preoccupata di fronte allo spazio via via più esiguo e al calo dei finanziamenti destinati alla società civile, affermando che le libertà fondamentali sono state messe a dura prova, soprattutto durante la pandemia di COVID-19.

I partecipanti al Forum hanno evidenziato l'importanza di garantire la libertà di associazione e di assicurare uno spazio civico aperto.

Nel corso del Forum si è anche discusso degli orientamenti per l'attuazione dell'Agenda verde e del piano economico e di investimenti, la cui riuscita dipenderà però dall'inclusione significativa e dal coinvolgimento attivo della società civile nell'elaborazione delle politiche.

I finanziamenti pubblici destinati alle organizzazioni della società civile vanno riveduti in tutti i paesi della regione, e la società civile, da parte sua, dev'essere indipendente e libera da influenze politiche.

Per consultare la dichiarazione finale dell'8° Forum della società civile dei Balcani occidentali, cliccare qui. (at)

 

Il CESE aderisce all'Alleanza europea per le materie prime

Il 1º ottobre 2021 il CESE ha annunciato ufficialmente l'inizio della sua partecipazione all'Alleanza europea per le materie prime. Lanciata dalla Commissione europea il 29 settembre 2020, l'Alleanza intende promuovere la resilienza e l'autonomia strategica nell'approvvigionamento di materie prime critiche destinate all'industria e alla società dell'UE. L'Alleanza conta attualmente oltre 500 aderenti provenienti dall'UE e da altri paesi.

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Il 1º ottobre 2021 il CESE ha annunciato ufficialmente l'inizio della sua partecipazione all'Alleanza europea per le materie prime. Lanciata dalla Commissione europea il 29 settembre 2020, l'Alleanza intende promuovere la resilienza e l'autonomia strategica nell'approvvigionamento di materie prime critiche destinate all'industria e alla società dell'UE. L'Alleanza conta attualmente oltre 500 aderenti provenienti dall'UE e da altri paesi.

Alla luce del lavoro compiuto dal CESE con il parere CCMI-177, l'Alleanza ha richiesto la sua partecipazione ufficiale in veste di osservatore. L'Ufficio di presidenza del CESE ha nominato Andrés Barceló Delgado (ES-I) osservatore del CESE in seno all'Alleanza, tenuto conto dell'opera da questi svolta nell'ambito di numerosi pareri del CESE sul tema delle materie prime. Per il proprio contributo, Barceló Delgado si gioverà del sostegno di Norbert Kluge (DE-II) e Kestutis Kupsys (LT-III), con i quali coordinerà il proprio lavoro.

 

Correre insieme per un'Europa migliore

Il 12 settembre si è svolta la 41a edizione della 20 km di Bruxelles. Quest’anno la corsa è stata l’occasione per lanciare due campagne di sensibilizzazione, la prima tesa a promuovere la Conferenza sul futuro dell’Europa con il suo slogan “Il futuro è nelle tue mani”, la seconda a sostenere l’azione contro il cancro raccogliendo 10 000 EUR per sostenere la ricerca in questo campo. Per quest’ultima campagna, 10 EUR da ogni quota di iscrizione sono stati versati direttamente a TELEVIE, un evento di beneficenza che RTL-TVI organizza dal 1989 nel Belgio francofono e in Lussemburgo a beneficio della ricerca scientifica sul cancro nei bambini e negli adulti.

 

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Il 12 settembre si è svolta la 41a edizione della 20 km di Bruxelles. Quest’anno la corsa è stata l’occasione per lanciare due campagne di sensibilizzazione, la prima tesa a promuovere la Conferenza sul futuro dell’Europa con il suo slogan “Il futuro è nelle tue mani”, la seconda a sostenere l’azione contro il cancro raccogliendo 10 000 EUR per sostenere la ricerca in questo campo. Per quest’ultima campagna, 10 EUR da ogni quota di iscrizione sono stati versati direttamente a TELEVIE, un evento di beneficenza che RTL-TVI organizza dal 1989 nel Belgio francofono e in Lussemburgo a beneficio della ricerca scientifica sul cancro nei bambini e negli adulti.

Più di 22 000 corridori di oltre 100 nazionalità, tra i quali marciatori, paraciclisti e persone in sedia a rotelle, si sono riuniti per camminare o correre per le strade di Bruxelles. Oltre 800 colleghi delle istituzioni europee hanno partecipato alla corsa con la maglietta del team “Running for Europe”.

Quest’anno la gara è stata vinta da Amaury Paquet di Liegi (Belgio), che ha concluso in 59’31”, il terzo miglior tempo della storia dell'evento. Tra le donne si è imposta Florence De Cock, anche lei di Liegi, col tempo di 1h09’50”.

Il CESE era rappresentato dal vicepresidente Cillian Lohan, che ha dato il via alla corsa insieme a Stefaan De Rynck, capo della rappresentanza della Commissione europea in Belgio. I corridori sono stati salutati anche da Jaume Duch, direttore generale della Comunicazione del Parlamento europeo, e dalla regina dei belgi Mathilde, che ha anche partecipato alla gara.

La prossima edizione della 20 km di Bruxelles avrà luogo il 29 maggio 2022. (ehp)

Notizie dai gruppi

I datori di lavoro europei mettono in discussione gli aspetti pratici del pacchetto "Pronti per il 55 %"

a cura di Arnold Puech d'Alissac del gruppo Datori di lavoro del CESE

Alcune settimane dopo la presentazione delle proposte legislative relative al pacchetto "Pronti per il 55 %" (l'insieme di misure legate al fondo per la ripresa con cui la Commissione europea propone di conseguire l'obiettivo di ridurre del 55 % le emissioni di CO2 entro il 2030), i datori di lavoro europei, che stanno analizzando i provvedimenti annunciati, sostengono pienamente l'orientamento scelto pur esprimendo dubbi su molti aspetti concreti.

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a cura di Arnold Puech d'Alissac del gruppo Datori di lavoro del CESE

Alcune settimane dopo la presentazione delle proposte legislative relative al pacchetto "Pronti per il 55 %" (l'insieme di misure legate al fondo per la ripresa con cui la Commissione europea propone di conseguire l'obiettivo di ridurre del 55 % le emissioni di CO2 entro il 2030), i datori di lavoro europei, che stanno analizzando i provvedimenti annunciati, sostengono pienamente l'orientamento scelto pur esprimendo dubbi su molti aspetti concreti.

L'industria europea figura già tra i principali investitori nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili, nel settore dell'idrogeno e nella cattura e nello stoccaggio del carbonio. Per questo motivo è essenziale evitare a tutti i costi un approccio ideologico. Un approccio di questo genere, che viene spesso adottato in maniera trasversale nell'affrontare questioni climatiche ed energetiche legate al Green Deal, rischia infatti di danneggiare in maniera irreversibile interi settori produttivi, di minacciare seriamente l'occupazione e la società e di compromettere la ripresa economica.

Va rilevato in particolare che, in base ad alcune stime, l'obiettivo del 55 % potrebbe richiedere investimenti per oltre 3 500 miliardi di EUR entro il 2030, mentre le risorse pubbliche disponibili sono inferiori a 1 000 miliardi di EUR, vale a dire meno di un terzo dell'importo necessario.

È importante comprendere che l'industria europea, con la sua innovazione tecnologica nell'ambito dei prodotti e dei processi produttivi, rappresenta la soluzione e non l'ostacolo alla realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione. I programmi nazionali di riforma non prevedono fondi sufficienti per la trasformazione verde del settore industriale.

È quindi essenziale intervenire definendo un quadro normativo armonizzato e flessibile per realizzare un mercato dell'energia realmente integrato, garantendo condizioni di parità rispetto ai paesi che non condividono gli obiettivi climatici della Commissione, in particolare per i settori ad alta intensità di emissioni, e attuando politiche d'investimento e a favore dell'innovazione volte a rendere gli ecosistemi industriali europei più resilienti e dinamici sotto il profilo tecnologico.

Il testo integrale dell'articolo è disponibile qui: https:europa.eu/!QC7Fpd

Posizione dei lavoratori in merito al discorso sullo stato dell'Unione del 2021

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

Il discorso sullo stato dell'Unione del 2021 presenta alcune carenze in termini di ambizione e chiarezza, pur menzionando praticamente tutte le maggiori sfide che l'Europa deve affrontare.

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a cura del gruppo Lavoratori del CESE

Il discorso sullo stato dell'Unione del 2021 presenta alcune carenze in termini di ambizione e chiarezza, pur menzionando praticamente tutte le maggiori sfide che l'Europa deve affrontare.

Le riforme strutturali sono indubbiamente importanti, però il piano di ripresa e di ricostruzione, presentato nel documento di sintesi del gruppo Lavoratori e nel contributo del CESE al programma di lavoro della Commissione per il 2022, dovrebbe concentrarsi sulla lotta contro la disuguaglianza e la povertà e sul recupero dei posti di lavoro, prestando particolare attenzione ai gruppi vulnerabili e all'aumento della povertà lavorativa.

Il discorso non menziona lo sviluppo dell'attuazione del piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali né il rafforzamento della protezione dei lavoratori delle piattaforme. L'unico riferimento alla giustizia sociale e all'equità si ritrova nella lettera d'intenti, le cui proposte vanno a malapena oltre l'attuazione degli accordi dell'OCSE sulla tassazione.

Accogliamo con favore questi accordi, però riteniamo che l'Unione europea dovrebbe assumere un ruolo guida in questo settore. È evidente che alcuni Stati membri cercheranno di resistere al contrasto all'elusione fiscale, ma non si otterrà nulla senza un'azione politica coraggiosa da parte dell'esecutivo.

L'annuncio relativo alla proposta di bandire il lavoro forzato è encomiabile, però esso dovrebbe essere vincolato alla dovuta diligenza e alla garanzia dei diritti umani in tutto il mondo, e dovrebbero essere presentate ulteriori proposte per affrontare il problema del lavoro precario e dei tirocini non retribuiti. Le misure di lotta ai cambiamenti climatici sono urgenti, ma lo sono anche le misure sociali che le devono accompagnare: se non vogliamo che il movimento dei gilet gialli si espanda in tutta l'UE, occorre affrontare con decisione il problema della povertà energetica e prevedere fondi e un'azione normativa efficace e sufficiente.

La strada da percorrere è lunga e non possiamo fermarci finché milioni di europei fanno fatica a riscaldare le loro case, i sistemi di contrattazione collettiva si indeboliscono, alcune grandi società evadono le tasse e i combustibili fossili continuano ad essere sovvenzionati. Non possiamo riposare se oltre la metà della popolazione mondiale non è vaccinata. La solidarietà deve essere il nostro principio guida per garantire un futuro più equo per tutti. (pr)

Occorre una risposta all'urgente sfida dei cambiamenti climatici: non possiamo più far finta di niente

Dichiarazione del gruppo Diversità Europa

"Non c'è più dubbio: l'influenza umana ha prodotto un riscaldamento dell'atmosfera, degli oceani e del suolo. I cambiamenti climatici colpiscono già ogni regione abitata al mondo e l'influenza umana contribuisce a molti dei cambiamenti osservati nelle condizioni meteorologiche e climatiche estreme" (Sesta relazione di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), agosto 2021).

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Dichiarazione del gruppo Diversità Europa

"Non c'è più dubbio: l'influenza umana ha prodotto un riscaldamento dell'atmosfera, degli oceani e del suolo. I cambiamenti climatici colpiscono già ogni regione abitata al mondo e l'influenza umana contribuisce a molti dei cambiamenti osservati nelle condizioni meteorologiche e climatiche estreme" (Sesta relazione di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), agosto 2021).

I cambiamenti climatici sono già una realtà, e non possiamo più far finta di niente. Assistiamo regolarmente a inondazioni, incendi, siccità e uragani di gravi dimensioni. È così che appare il mondo a una temperatura tra 1,1 e 1,3 gradi Celsius superiore rispetto ai tempi dell'invenzione del motore a vapore. Oggigiorno è impossibile ignorare l'impatto dei cambiamenti climatici sulla nostra vita quotidiana. E non siamo nemmeno in grado di immaginarne l'impatto, anche nel caso in cui raggiungessimo l'obiettivo dell'accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius. Il futuro del nostro pianeta è gravemente a rischio e non abbiamo altra scelta che essere fedeli agli impegni presi tutti insieme.

La riduzione delle emissioni, anche a ritmi più accelerati, non sarà sufficiente. Dobbiamo anche investire a fondo nella preparazione di piani di emergenza e nell'adattamento ai cambiamenti climatici, ma per questo deve pure mutare la nostra mentalità: occorre investire oggi perché sia la prossima generazione a trarne i benefici. Investire, però, è necessario, utilizzando maggiori risorse finanziarie sostenibili, sostenute da forti impegni da parte degli enti pubblici, delle imprese, della società civile e dei cittadini. Il Green Deal europeo e il pacchetto Pronti per il 55 % sono necessari ed anche urgenti. L'UE dovrebbe inoltre...

Dichiarazione del gruppo Diversità Europa

Soon in the EESC/Cultural events

Il futuro è nelle tue mani - com'è l'Europa che sogni?

Il 18 e 19 novembre il CESE terrà il suo seminario Collegare l'UE (in precedenza "seminario della società civile sui media") che riunisce ogni anno i comunicatori delle organizzazioni della società civile rappresentate o collegate al CESE. L'evento si terrà presso la Fondazione Gulbenkian a Lisbona.

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Il 18 e 19 novembre il CESE terrà il suo seminario Collegare l'UE (in precedenza "seminario della società civile sui media") che riunisce ogni anno i comunicatori delle organizzazioni della società civile rappresentate o collegate al CESE. L'evento si terrà presso la Fondazione Gulbenkian a Lisbona.
Con il titolo "Com'è l'Europa che sogni? Società civile e Conferenza sul futuro dell'Europa", il seminario Collegare l'UE affronterà tre dei nove temi proposti per le discussioni dei cittadini nell'ambito della Conferenza. I temi scelti sono:

  • la salute;
  • un'economia più forte, giustizia sociale e occupazione;
  • la democrazia europea.

Il CESE è convinto che questi siano gli argomenti che più stanno a cuore agli europei o che destano maggiori preoccupazioni. Le discussioni si svolgeranno in tre panel, con la partecipazione di oratori provenienti da circoli accademici e dal mondo della ricerca e dei media, nonché di rappresentanti delle ONG.
Con questo seminario il CESE intende mostrare il proprio convinto impegno nei confronti della Conferenza sul futuro dell'Europa, in quanto iniziativa fondamentale per riconquistare la fiducia dei cittadini nell'UE e il loro sostegno al progetto europeo. Il Comitato spera che i partecipanti, sia quelli presenti a Lisbona che quelli collegati in diretta, trasmetteranno le conclusioni del seminario ai membri delle loro organizzazioni nei rispettivi paesi. In questo modo l'evento può contribuire a coinvolgere un maggior numero di europei nel dibattito sul futuro dell'Europa, aiutandoli ad esprimere le loro idee, speranze, preoccupazioni e aspettative riguardo all'Europa che sognano.

Per saperne di più sul seminario Collegare l'UE 2021: https://www.eesc.europa.eu/it/node/93131 (ll).

 

Convogliare le risorse finanziarie verso investimenti verdi e sociali

Il settore industriale dovrà affrontare sfide di rilievo a seguito delle misure adottate dall'UE per superare la crisi climatica. Come sviluppare la finanza sostenibile affinché contribuisca a realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo garantendo al tempo stesso che l'industria europea resti competitiva? Il 18 ottobre un webinar del CESE affronterà questa spinosa questione.

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Il settore industriale dovrà affrontare sfide di rilievo a seguito delle misure adottate dall'UE per superare la crisi climatica. Come sviluppare la finanza sostenibile affinché contribuisca a realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo garantendo al tempo stesso che l'industria europea resti competitiva? Il 18 ottobre un webinar del CESE affronterà questa spinosa questione.

La finanza sostenibile dovrebbe sostenere la realizzazione degli obiettivi del Green Deal europeo convogliando gli investimenti privati verso le imprese e i progetti che sostengono la transizione verso un'economia climaticamente neutra, resiliente ai cambiamenti climatici, efficiente sotto il profilo delle risorse ed equa: una sfida che il settore finanziario, le imprese, le autorità di regolamentazione e i cittadini dovranno affrontare insieme.

Nel webinar dal titolo Convogliare le risorse finanziarie verso investimenti conformi ai criteri ambientali, sociali e di governance, i partecipanti e i soggetti interessati esterni collegati in videoconferenza discuteranno dei modi migliori per innescare tali sinergie e sviluppare una finanza sostenibile di questo tipo.

Il webinar è il terzo di una serie di eventi su una nuova strategia industriale dell'UE organizzati dal CESE per contribuire a dare forma alla futura politica industriale dell'UE a seguito della crisi della COVID-19. La serie si concluderà con un convegno di alto livello nel marzo 2022, durante il quale il CESE discuterà delle conclusioni raggiunte con la presidenza francese dell'UE e la Commissione europea.

Per saperne di più e/o iscriversi al webinar: link
Per saperne di più sulla serie di webinar "La strada verso il nostro futuro industriale" (dm)

Geopolitica del Green Deal europeo

Il Green Deal europeo avrà inevitabilmente un impatto sulle nostre relazioni esterne, e la portata di questo impatto sarà esaminata in un convegno ibrido, organizzato congiuntamente dal CESE e dalla rete delle Nazioni Unite per le soluzioni di sviluppo sostenibile (SDSN), che si terrà a Bruxelles il prossimo 6 dicembre.

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Il Green Deal europeo avrà inevitabilmente un impatto sulle nostre relazioni esterne, e la portata di questo impatto sarà esaminata in un convegno ibrido, organizzato congiuntamente dal CESE e dalla rete delle Nazioni Unite per le soluzioni di sviluppo sostenibile (SDSN), che si terrà a Bruxelles il prossimo 6 dicembre.

L'obiettivo del Green Deal europeo consiste nel decarbonizzare l'economia europea e nel dissociare la crescita economica dall'impiego delle risorse, assicurando nel contempo che nessuna persona e nessun territorio siano lasciati indietro. Attraverso la trasformazione industriale del proprio mercato, l'Europa punta ad essere un modello per gli altri attori a livello mondiale.

Le relazioni dell'UE con il resto del mondo saranno inevitabilmente influenzate dall'uso di fonti energetiche verdi (oltre che dall'introduzione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere), da accordi commerciali di nuova generazione più attenti alle questioni ambientali, da un'imminente rivoluzione nel settore dei trasporti, nonché da nuove sfide e opportunità sul piano occupazionale.

Gli oratori in rappresentanza dell'UE, della rete delle Nazioni Unite per le soluzioni di sviluppo sostenibile (SDSN), del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) dell'ONU e di varie altre organizzazioni - governative o non governative - esamineranno questi sviluppi innovativi in rapporto all'elaborazione delle politiche dell'UE.

Le osservazioni conclusive del convegno saranno formulate dalla Presidente del CESE Christa Schweng, dal presidente della sezione Relazioni esterne Dimitris Dimitriadis, nonché da altri membri di primo piano del CESE.

Per avere maggiori informazioni e/o iscriversi al convegno, cliccare qui: https://www.eesc.europa.eu/en/agenda/our-events/events/geopolitics-european-green-deal. (dv/dm)

Redazione

Ewa Haczyk-Plumley (editor-in-chief)
Daniela Marangoni (dm)

Hanno collaborato a questo numero

Amalia Tsoumani (at)
Daniela Marangoni (dm)
Daniela Vincenti (dv)
Ewa Haczyk-Plumley (ehp)
Katerina Serifi (ks)
Jasmin Kloetzing (jk)
Laura Lui (ll)
Marco Pezzani (mp)
Pablo Ribera Paya (prp)

Coordinamento

Agata Berdys (ab)
Katerina Serifi (ks)

Technical support
Bernhard Knoblach (bk)

Indirizzo

Comitato economico e sociale europeo
Edificio Jacques Delors, 99 Rue Belliard, B-1040
Bruxelles, Belgio
Tel. +32 25469476
E-mail: eescinfo@eesc.europa.eu

CESE info viene pubblicato nove volte l’anno in occasione delle sessioni plenarie del CESE. CESE info è disponibile in 23 lingue.
CESE info non può essere considerato un resoconto ufficiale dei lavori del CESE. A tal fine si rimanda alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o ad altre pubblicazioni del CESE.
La riproduzione - con citazione della fonte - è autorizzata (a condizione di inviare una copia alla redazione).
 

October 2021
09/2021

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