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European Economic and Social Committee A bridge between Europe and organised civil society

SEPTEMBER 2021 | IT

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Editoriale

Ciascuno di noi può contribuire a cambiare le cose

Care lettrici/Cari lettori,

il mese di settembre mi sembra sempre come l'inizio di un nuovo anno. Molto più che in gennaio. Settembre segna la fine della pausa estiva e il ritorno alla routine fatta di lavoro, riunioni, viaggi o rientro a scuola. Quest'anno questa mia sensazione è ancora più forte del solito. I tassi di vaccinazione ci inducono a sperare che potremo tornare a spostarci da una regione europea all'altra e all'interno del nostro continente. Le nuove norme culturali di comportamento unite all'osservanza delle pratiche igieniche ci offrono la possibilità di un nuovo inizio.

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Care lettrici/Cari lettori,

il mese di settembre mi sembra sempre come l'inizio di un nuovo anno. Molto più che in gennaio. Settembre segna la fine della pausa estiva e il ritorno alla routine fatta di lavoro, riunioni, viaggi o rientro a scuola. Quest'anno questa mia sensazione è ancora più forte del solito. I tassi di vaccinazione ci inducono a sperare che potremo tornare a spostarci da una regione europea all'altra e all'interno del nostro continente. Le nuove norme culturali di comportamento unite all'osservanza delle pratiche igieniche ci offrono la possibilità di un nuovo inizio.

Tra pochi giorni celebreremo, in ottobre, il primo anniversario di questo nuovo mandato del CESE, eppure, sia questo mese che il prossimo, sono molti i membri che entreranno per la prima volta nell'edificio sede del nostro Comitato a Bruxelles.

C'è nell'aria un senso di aspettativa e di opportunità da cogliere. La società civile deve parlare più forte per far sentire chiaramente la sua voce ed essere ascoltata. Ecco perché il CESE può continuare a fare la differenza.

Abbiamo attraversato 18 mesi difficili a causa della pandemia. Abbiamo dovuto affrontare un'estate altrettanto difficile, segnata da devastanti catastrofi in molte regioni d'Europa che sono la conseguenza diretta dei cambiamenti climatici. Eccezionali alluvioni hanno tragicamente causato morti (210 vittime, la maggior parte delle quali in Germania) e gravemente sconvolto la vita quotidiana delle persone. Le inondazioni hanno provocato danni e falciato vite umane anche in Belgio e Lussemburgo, nei Paesi Bassi e in Svizzera.

L'Italia e soprattutto la Grecia - dove si è registrato un picco eccezionale di temperatura di 47,1 gradi Celsius - sono state colpite da incendi di aree boschive dovuti alle condizioni di siccità del terreno. Le immagini di intere regioni d'Europa allagate e di altre devastate dal fuoco ci mostrano quanto sia urgente unire le nostre forze per superare le sfide che abbiamo di fronte. In un grande slancio di solidarietà pompieri inviati da Germania, Polonia, Romania e da altri paesi sono accorsi per offrire il loro aiuto alla popolazione greca.

Nei prossimi mesi ci attende un calendario fitto di impegni. La Conferenza sul futuro dell'Europa vedrà i nostri membri attivamente all'opera affinché tutte le voci trovino spazio in questo processo. Il motto della Conferenza "Il futuro è nelle tue mani" ci ricorda che solo una partecipazione attiva ci consentirà di costruire il futuro di cui abbiamo bisogno.

Per facilitarci in questo compito, attendo con grande interesse l'evento sul tema "Collegare l'UE" che si terrà in novembre a Lisbona. Questo seminario è un'iniziativa del CESE volta a stimolare la nostra rete attiva di esponenti della società civile in tutta Europa. In genere la manifestazione riunisce 120 partecipanti, tra cui esperti di comunicazione delle reti della società civile, membri della commissione Comunicazione (COCOM) del CESE, giornalisti e rappresentanti di altre istituzioni. Sono lieto, inoltre, di ricordare a tutti voi il Premio CESE per la società civile, che quest'anno sarà assegnato ad attivisti dell'azione per il clima.

Ciascuno di noi può contribuire a cambiare le cose. Sfruttiamo al meglio le occasioni che abbiamo di impegnarci, e facciamo in modo di essere al tempo stesso attivi ed efficaci.

Cillian Lohan

Vicepresidente del CESE responsabile della Comunicazione

Date da ricordare

20 settembre 2021, Bruxelles

Il volontariato: cittadini che costruiscono il futuro dell'Europa

22-23 settembre 2021, Bruxelles

Sessione plenaria del CESE

30 settembre – 1 ottobre 2021, Macedonia del Nord

8º forum della società civile dei Balcani occidentali

1 ottobre 2021, Bruxelles

30 anni di azione al servizio dei consumatori europei

Una domanda a…

Nella sezione intitolata "Una domanda a…" invitiamo i membri del CESE a rispondere a una domanda su un tema di attualità che ci sembra particolarmente pertinente.

Per l’edizione di settembre abbiamo chiesto ad Alain Coheur, presidente della sezione Mercato unico, produzione e consumo (INT) di commentare per noi i temi più importanti della strategia industriale.

 

 

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Nella sezione intitolata "Una domanda a…" invitiamo i membri del CESE a rispondere a una domanda su un tema di attualità che ci sembra particolarmente pertinente.

Per l’edizione di settembre abbiamo chiesto ad Alain Coheur, presidente della sezione Mercato unico, produzione e consumo (INT) di commentare per noi i temi più importanti della strategia industriale.

Una domanda ad Alain Coheur, presidente della sezione Mercato unico, produzione e consumo (INT):

“La versione aggiornata della strategia industriale 2020, intitolata Costruire un mercato unico più forte per la ripresa dell’Europa, e presentata dalla Commissione europea nel maggio 2021, si concentra sul funzionamento del mercato interno nel contesto della pandemia. Quali sono i compiti più importanti che il CESE intende svolgere nel contesto di questa strategia, che comprende gli insegnamenti tratti dalla crisi sanitaria e tiene conto del suo impatto sull’economia e sull’industria? Cosa si attende dalla società civile nell'attuazione dei principi della strategia industriale?"

La strategia industriale verde: un caposaldo del Green Deal europeo

La nuova strategia industriale intitolata "Aggiornamento della nuova strategia industriale 2020: costruire un mercato unico più forte per la ripresa dell'Europa" (COM (2021) 350 final), pubblicata il 5 maggio, costituisce indubbiamente una delle principali sfide per l'UE. Per gli Stati membri, l'unica possibilità di superare la crisi risiede in un'azione coordinata che non lasci indietro nessuno e ripristini la capacità delle imprese di generare valore aggiunto, investire in un futuro sostenibile e mantenere/creare un'occupazione di qualità.

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La nuova strategia industriale intitolata "Aggiornamento della nuova strategia industriale 2020: costruire un mercato unico più forte per la ripresa dell'Europa" (COM (2021) 350 final), pubblicata il 5 maggio, costituisce indubbiamente una delle principali sfide per l'UE. Per gli Stati membri, l'unica possibilità di superare la crisi risiede in un'azione coordinata che non lasci indietro nessuno e ripristini la capacità delle imprese di generare valore aggiunto, investire in un futuro sostenibile e mantenere/creare un'occupazione di qualità.

Al livello del CESE, su iniziativa della sezione INT e con il sostegno di tutti i presidenti di sezione, abbiamo collaborato, nel quadro delle competenze di ciascuna sezione, alla preparazione di una serie di seminari online (webinar) dedicati ai diversi aspetti della strategia industriale.

Il 13 luglio la CCMI ha organizzato un primo webinar sul tema "Il ruolo delle materie prime essenziali nella formazione di una base industriale forte". Il prossimo appuntamento sarà il seminario organizzato dalla sezione INT sul tema "La strategia industriale dell'UE: quali indicatori per monitorarne i progressi?", che si terrà il 15 settembre. Il programma dei webinar successivi è il seguente: 

• 18 ottobre 2021 - Webinar della sezione ECO: "Convogliare le risorse finanziarie verso investimenti conformi ai criteri ambientali, sociali e di governance"

• 26 novembre 2021 - Webinar della sezione SOC: "Una transizione giusta per i lavoratori delle industrie europee al fine di lottare contro le disuguaglianze e la discriminazione, e di aumentare le opportunità di riqualificazione professionale e di miglioramento del livello delle competenze"

• 10 dicembre 2021 - Webinar della sezione NAT: "Strategia 'Dal produttore al consumatore': allineare l'industria alimentare agli obiettivi della neutralità climatica del Green Deal europeo e agli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite"

• gennaio 2022 - Webinar della sezione TEN: "Fonti energetiche pulite per la transizione verso un'economia neutra in termini di emissioni di carbonio"

• febbraio 2022 - Webinar della sezione REX: "Le catene di approvvigionamento sostenibili e la questione della rilocalizzazione"

Questa serie di eventi si concluderà nel marzo 2022 con un convegno ad alto livello intitolato "Un futuro sostenibile per l'industria europea", organizzato in collaborazione con la Commissione europea, che vedrà la partecipazione della vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, del commissario Thierry Breton e della futura presidenza francese.

Benché le sfide poste da questa nuova strategia siano numerose, tengo a sottolineare i seguenti aspetti cruciali:

è di vitale importanza passare a un'economia neutra in termini di emissioni di carbonio e invertire l'attuale tendenza a un vero e proprio collasso della biodiversità. In assenza di una strategia industriale verde che costituisca un caposaldo del Green Deal europeo, l'UE non riuscirà mai a realizzare un'economia neutra in termini di emissioni di carbonio nel giro di una generazione.

La nuova strategia industriale deve garantire il corretto equilibrio tra esigenze diverse: sostenere le imprese europee, rispettare l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e incentivare i consumatori a orientare i consumi verso beni e servizi sostenibili.

L'economia circolare è l'elemento chiave per lo sviluppo del futuro modello economico europeo, che deve esplorare alternative valide ed economiche ai carburanti di origine fossile, e dare maggiore peso a soluzioni di energia pulita decentrate e cooperative.

La politica industriale deve accompagnarsi a una decisa politica estera e commerciale, tesa a sua volta a mettere a punto delle strategie per assicurare l'accesso alle materie prime. Inoltre, occorre prestare particolare attenzione al settore sanitario nel suo insieme.

L'industria europea non ha alternative: o sarà digitalizzata o scomparirà. Gli investimenti nei settori delle TIC, come l'economia dei dati, l'Internet delle cose, il cloud computing, l'intelligenza artificiale e le tecnologie produttive avanzate devono raggiungere tutte le regioni e tutti gli Stati membri.

Con ogni probabilità, le PMI saranno le più colpite dalla crisi che stiamo attraversando. Occorre aiutarle a espandersi, a sviluppare nuovi modelli aziendali e ad attirare una forza lavoro qualificata, per esempio tramite l'introduzione di stock option per i dipendenti.

Alain Coheur

Presidente della sezione Mercato unico, produzione e consumo

New publications

L'ospite a sorpresa

Ogni mese vi invitiamo a scoprire una personalità che con il lavoro e il suo impegno rappresenta una fonte di ispirazione per altri.

Per l'edizione di settembre abbiamo invitato Sébastien Maillard, direttore dell'Istituto Jacques Delors di Parigi, che condivide con noi la sua interpretazione del concetto di "appartenenza europea", un concetto particolarmente importante in questo periodo di dibattito sul futuro dell'Europa, che culminerà con la presidenza francese nel primo semestre del 2022.

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Ogni mese vi invitiamo a scoprire una personalità che con il lavoro e il suo impegno rappresenta una fonte di ispirazione per altri.

Per l'edizione di settembre abbiamo invitato Sébastien Maillard, direttore dell'Istituto Jacques Delors di Parigi, che condivide con noi la sua interpretazione del concetto di "appartenenza europea", un concetto particolarmente importante in questo periodo di dibattito sul futuro dell'Europa, che culminerà con la presidenza francese nel primo semestre del 2022.

Sébastien Maillard è il direttore dell'Istituto Jacques Delors di Parigi. Con un'équipe di 20 dipendenti, questo gruppo di riflessione analizza le questioni europee e formula idee operative per promuovere l'integrazione europea in diversi settori chiave, in collaborazione con i suoi partner a Berlino e Bruxelles. La sua Académie Notre Europe sensibilizza alle questioni europee i giovani tra i 18 e i 30 anni.

Dopo una prima carriera da giornalista a La Croix, Sébastien Maillard è entrato nel gruppo di riflessione fondato da Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea, per il quale è stato corrispondente a Bruxelles (2007-2010) e a Roma (2013-2016) e codirettore del servizio internazionale, oltre a seguire la campagna di Emmanuel Macron nel 2017. Specialista in affari europei, ha insegnato alla facoltà di Scienze politiche di Parigi e al Boston College, e ha collaborato con TheWorldPost, The German Times e altre riviste. Membro di diverse organizzazioni europeiste (Movimento europeo, Casa Robert Schuman, Casa dell'Europa), è autore di Qu’avons-nous fait de l’Europe? ("Cosa abbiamo fatto dell'Europa?", 2013, prefazione di Jacques Delors) e di una raccolta di conversazioni con Enrico Letta, Contro venti e maree, 2017, pubblicata in edizione economica nel 2019 e tradotta in diverse lingue. (ehp)

Sébastien Maillard: Avete detto "appartenenza"?

È l'ultima delle tre parole chiave annunciate per la futura presidenza francese del Consiglio dell'UE, ma è quella che ha fatto aggrottare più di un sopracciglio: "appartenenza". Di che cosa si parla? Di quel "non so che" che vi fa sentire europei, della consapevolezza di essere di questo continente e, insomma, di appartenervi. Quest'appartenenza non si può imporre per decreto, né comprare. In Francia, le zone che più beneficiano delle sovvenzioni "di Bruxelles" non sono certo le più europeiste. È un sentimento, al tempo stesso individuale e collettivo, che va invece risvegliato, alimentato e radicato.

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È l'ultima delle tre parole chiave annunciate per la futura presidenza francese del Consiglio dell'UE, ma è quella che ha fatto aggrottare più di un sopracciglio: "appartenenza". Di che cosa si parla? Di quel "non so che" che vi fa sentire europei, della consapevolezza di essere di questo continente e, insomma, di appartenervi. Quest'appartenenza non si può imporre per decreto, né comprare. In Francia, le zone che più beneficiano delle sovvenzioni "di Bruxelles" non sono certo le più europeiste. È un sentimento, al tempo stesso individuale e collettivo, che va invece risvegliato, alimentato e radicato.

In che modo? L'appartenenza europea può essere intesa in tre modi. Il più ovvio, ma che spesso si perde di vista, è l'appartenenza nel senso - diciamolo pure - di civiltà. Forse è una sensazione che avete provato quest'estate, se siete riusciti a viaggiare. Per le vie di Roma, Praga, Lisbona o Atene, nelle grandi piazze, nelle cattedrali, passando accanto ai caffè o all'opera: quest'aria di famiglia che emerge al di là della diversità degli stili e delle lingue. Sono tracce di una memoria collettiva che va oltre i confini nazionali e si ricongiunge alla nostra. Senza livellare, amalgamare o uniformare nessuna delle nostre caratteristiche, e nulla togliendo all'attaccamento nazionale e/o regionale, che si esprime in un modo tutto proprio. Essere europei significa semplicemente non sentirsi in esilio quando visitiamo queste città - in ogni caso, meno che in altri continenti. Per questo occorre che l'istruzione scolastica integri la dimensione europea.

Ma l'appartenenza europea è anche una questione di cittadinanza: significa riconoscersi veramente come cittadini d'Europa, e non solo in tempo di elezioni europee. È la capacità di accettare la legittimità democratica di una direttiva europea che è stata oggetto di una votazione, senza considerarla un "diktat di Bruxelles", come pure di utilizzare l'euro come la propria moneta e non come una valuta imposta da fuori. Più in generale, si tratta di riconoscersi come appartenenti all'Unione europea e non solo allo Stato che ne è membro. Nella pratica, questa forma di appartenenza si basa innanzitutto sui mezzi di cui disponiamo per informarci sulle questioni europee attraverso i media. I commissari, i deputati europei - e i membri del CESE - trovano posto nella nostra sfera politica o ne sono assenti?

Infine, il terzo modo di appartenere all'Europa consiste nel sentire che il nostro destino è legato a quello dei nostri vicini, aderire alla stessa visione del futuro, condividere i medesimi ideali. È in questo contesto che l'espressione "fare l'Europa" acquista tutto il suo significato. Se anno dopo anno, e a sorti alterne, stiamo costruendo l'Europa, è perché vi proiettiamo una grande aspirazione: in origine, era fare la pace e creare l'unità; oggi, si tratta di affermarsi sulla scena mondiale, combattere il riscaldamento climatico e preservare la democrazia di fronte all'autoritarismo. In breve: non ci si sente europei solo contemplando antichi ruderi o rispettando le stesse regole, ma anche aderendo agli stessi valori e condividendo i medesimi interessi geopolitici.

Troppo spesso, questi tre approcci restano impermeabili l'uno all'altro. Il primo è rivolto al passato, il secondo al presente e il terzo al futuro. Il primo parla agli storici e agli artisti, il secondo agli economisti e ai giuristi, il terzo ai filosofi e agli strateghi. La sfida di una piena appartenenza consiste nel far convergere questi tre approcci, e non nel contrapporli. O, piuttosto, nell'individuarne la profonda interconnessione. Non saremmo qui a "fare l'Europa" se l'Europa non esistesse già come civiltà e non avesse l'UE come veicolo per manifestare la propria presenza nel mondo. Collegare queste tre dimensioni e metterle in risonanza: in questo consiste la sfida di una piena appartenenza europea. Per farlo, ci vorrà molto più di una presidenza a rotazione.

Sébastien Maillard

Direttore dell'Istituto Jacques Delors, Parigi

Herman van Rompuy: Le vieux poète parle doucement

Nous avons le plaisir de poursuivre la publication de la série de haïkus, sous le titre commun "Le vieux poète parle doucement", que nous a offerts leur auteur, Herman van Rompuy, ancien président du Conseil européen.

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Nous avons le plaisir de poursuivre la publication de la série de haïkus, sous le titre commun "Le vieux poète parle doucement", que nous a offerts leur auteur, Herman van Rompuy, ancien président du Conseil européen.

 

Chant et chuchotements

Entendre les oreilles ouvertes

Le monde est loin

***

Lire lentement au bord de mer

Les vagues meurent tout près

De longs soupirs

***

Les arbres et la mer

Donnent vie au vent

Souffle et rage

Herman van Rompuy: The old poet speaks gently

We are delighted to host yet another selection of haikus by Herman van Rompuy, former President of the European Council. 
These haikus were originally written in French.

 

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We are delighted to host yet another selection of haikus by Herman van Rompuy, former President of the European Council. 
These haikus were originally written in French.

 

Singing and whispering

Hearing with open ears

The world is far away

               ***

Reading slowly by the sea

The waves are dying nearby

Long sighs

             ***

The trees and the sea

Give life to the wind

Blowing and raging

Notizie dal CESE

IA: nel mondo il 18 % dei ricercatori di alto livello sono europei, ma solo il 10 % fa ricerca in Europa

Jayant Narayan del Forum economico mondiale ha insistito su questi dati nel corso di un dibattito sull'intelligenza artificiale (IA) che si è tenuto alla plenaria di luglio del Comitato economico e sociale europeo, precisando che per rimanere competitiva l'Europa deve investire in azioni nel medio-lungo periodo al fine di creare un ecosistema in cui l'IA possa svilupparsi e diffondersi con successo.

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Jayant Narayan del Forum economico mondiale ha insistito su questi dati nel corso di un dibattito sull'intelligenza artificiale (IA) che si è tenuto alla plenaria di luglio del Comitato economico e sociale europeo, precisando che per rimanere competitiva l'Europa deve investire in azioni nel medio-lungo periodo al fine di creare un ecosistema in cui l'IA possa svilupparsi e diffondersi con successo.

Nell'ambito dell'ultima sessione plenaria del CESE prima della pausa estiva si è svolto un dibattito sul tema Intelligenza artificiale e valori reali: il nostro futuro digitale, con la partecipazione di Jayant Narayan, uno dei leader della Global AI Action Alliance del Forum economico mondiale.

Incentrando il suo intervento sulle sfide che devono affrontare le PMI desiderose di adottare e utilizzare l'intelligenza artificiale, Jayant Narayan ha sottolineato che, sebbene oggi si comincino a intravedere nuove soluzioni - come l'IA no-code, grazie alla quale le aziende e i singoli possono lavorare a soluzioni basate sull'IA senza dover assumere o pagare esperti di dati qualificati, - non si tratta comunque di una panacea per tutti i problemi. Si deve anche porre l'accento, a medio e lungo termine, sulla necessità di consentire alle PMI di sviluppare la necessaria capacità interna e a livello locale per poter utilizzare l'IA. È qui che entrano in gioco aspetti essenziali quali le competenze, che, nel caso dell'IA e della scienza dei dati, non possono certo essere sviluppate da un giorno all'altro. In questo processo il finanziamento e il sostegno all'innovazione hanno un'importanza fondamentale.

Quando gli è stato chiesto perché mai l'Europa rimanga indietro nella corsa rispetto a Stati Uniti e Cina, Narayan ha risposto che, tra le numerose ragioni che spiegano tale ritardo, gli aiuti e i finanziamenti pubblici hanno avuto un ruolo di primo piano - dall'affermarsi delle aziende della Silicon Valley alla recente approvazione da parte sia della maggioranza che dell'opposizione dell'Innovation and Competition Act (Legge sull'innovazione e la concorrenza), che prevede investimenti per 250 miliardi di dollari in tecnologia e innovazione.

"Queste risorse creano il tipo di mercato nel quale finirà per essere assorbita anche la maggior parte dei vostri migliori ricercatori e scienziati dei dati. E non stiamo parlando di una soluzione a breve termine, bensì di una visione di medio-lungo periodo per la creazione di un ecosistema in cui non ci si limita a generare valore locale, ma si assume anche un ruolo guida". Ha citato una serie di studi recenti da cui emerge che, se nel mondo il 18 % degli esperti di alto livello nel campo dell'IA sono europei, solo il 10 % di questi lavora effettivamente in Europa.

Narayan ha poi affrontato la questione del rapporto tra IA e società civile, e si è chiesto se lo sviluppo dell'IA vada veramente a vantaggio di tutti o non serva invece gli interessi di determinati gruppi.

Facendo riferimento ad alcune ricerche che mostrano che nell'ultimo periodo il 30-40 % delle entrate di Amazon proviene da raccomandazioni ai consumatori orientate dall'intelligenza artificiale, Narayan ha evidenziato come questa tecnologia sia in effetti estremamente pervasiva, e che appunto per questo le caratteristiche di solidità, spiegabilità, fiducia e trasparenza dell'IA sono così cruciali. Si stanno compiendo dei passi avanti per quanto riguarda la spiegabilità e la sicurezza, ma con il ricorso a soluzioni all'avanguardia che presumibilmente non sono accessibili a tutti.

Anche se "là fuori" non mancano certo di principi, secondo lui la preoccupazione maggiore è se questi vengano davvero applicati e se gli interessi della società civile siano tutelati. Nelle sue previsioni, i progressi registrati nell'attuazione saranno frutto di una combinazione tra regolamentazione del settore pubblico e quadri di riferimento definiti dall'industria. Grazie al dialogo tra quest'ultima e le autorità di regolamentazione la situazione evolverà, magari fino al punto per cui sarà l'industria stessa che inizierà a prendere spontaneamente delle iniziative.

 

Cillian Lohan, Frans Timmermans, Stefan Rahmstorf and Youth representatives

Frans Timmermans incontra i leader dei giovani europei al CESE

Nel suo parere sul coinvolgimento strutturato dei giovani a favore del clima e della sostenibilità nel processo decisionale dell'Unione europea, il CESE ha proposto di istituire una tavola rotonda dei giovani sul clima e la sostenibilità, che sarà il CESE stesso a ospitare, in collaborazione con la Commissione europea, il Parlamento europeo e le organizzazioni giovanili.

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Nel suo parere sul coinvolgimento strutturato dei giovani a favore del clima e della sostenibilità nel processo decisionale dell'Unione europea, il CESE ha proposto di istituire una tavola rotonda dei giovani sul clima e la sostenibilità, che sarà il CESE stesso a ospitare, in collaborazione con la Commissione europea, il Parlamento europeo e le organizzazioni giovanili.

La Commissione ha accolto con favore l'iniziativa in quanto strumento utile per rafforzare il ruolo consultivo del CESE e offrire alle generazioni più giovani un'opportunità per esprimere i loro punti di vista sul Green Deal europeo. Il primo incontro con 11 rappresentanti dei giovani si è svolto lo scorso 13 luglio e ha visto la partecipazione del vicepresidente esecutivo Frans Timmermans.

"È grazie a voi che la consapevolezza dell'urgenza sta aumentando tra la popolazione. Dobbiamo tutti adoperarci intensamente sapendo che non è per il nostro beneficio, ma piuttosto per quello delle generazioni future. Alcuni di voi penseranno che non stiamo facendo abbastanza, ma vi assicuro che sto insistendo il più possibile, e spero che possiamo trovare un terreno comune per portare avanti la battaglia per questa giusta causa", ha sottolineato il vicepresidente Timmermans.

Durante l'incontro, i rappresentanti dei giovani hanno trasmesso a Timmermans un documento, di cui sono promotori Generazione Clima Europa e il Forum europeo dei giovani, contenente proposte specifiche relative al sistema economico dell'UE, in particolare sulla gestione delle risorse naturali da parte dell'UE e i suoi indicatori di progresso.

Il vicepresidente del CESE Cillian Lohan ha concluso l'incontro sottolineando: "È un'occasione per correggere le disuguaglianze sistemiche e abbandonare pratiche insostenibili che si presenta una volta sola nell'arco di una generazione. Tuttavia, i giovani hanno bisogno di essere sostenuti. L'ecosistema dell'attivismo deve essere incoraggiato e coltivato e deve avere uno spazio reale sulla scena politica dell'UE. Gli spazi di dialogo hanno valore solo se sono seguiti dall'azione. Non perdiamo questa occasione!" (mr)

L'economia, l'ambiente e il benessere dei cittadini devono andare di pari passo nell'UE post-COVID

La prosperità economica, il rispetto dell'ambiente e il benessere dei cittadini possono e devono andare di pari passo. Questo è stato il messaggio di fondo della Presidente del CESE Christa Schweng nel suo intervento al dibattito sul tema Un'economia post-COVID al servizio di tutti - Verso un'economia del benessere?, che si è tenuto in occasione della sessione plenaria del CESE del 7 luglio 2021.

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La prosperità economica, il rispetto dell'ambiente e il benessere dei cittadini possono e devono andare di pari passo. Questo è stato il messaggio di fondo della Presidente del CESE Christa Schweng nel suo intervento al dibattito sul tema Un'economia post-COVID al servizio di tutti - Verso un'economia del benessere?, che si è tenuto in occasione della sessione plenaria del CESE del 7 luglio 2021.

Schweng ha affermato che in futuro bisognerà senza dubbio monitorare e valorizzare un ventaglio più ampio di elementi rispetto a quelli presi in considerazione nel PIL: "Anche altri aspetti, quali la salute, l'istruzione, la capacità di innovare e le comunità, svolgono un ruolo rilevante".

Facendo riferimento all'idea di "associare il concetto di prosperità con la possibilità di un progresso sociale su scala mondiale", e prendendo come base gli obiettivi di sviluppo sostenibile da conseguire entro il 2030, Schweng ha aggiunto: "È ora che l'UE lavori ad una strategia globale: il CESE è pronto ad accompagnare la riflessione sui fondamenti di un'economia post-pandemia che funzioni per tutti e che includa nuovi indicatori dei risultati economici e del progresso sociale capaci di delineare un quadro completo del benessere dei cittadini."

In conclusione del dibattito, Peter Schmidt, presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente (NAT) e relatore del parere del CESE sul tema L'economia sostenibile di cui abbiamo bisogno, ha affermato che un'economia del benessere si basa sul servizio alle persone e che l'UE deve cogliere l'opportunità offerta dalla pandemia per riflettere sulle nostre lacune e sui nostri punti deboli e per formulare delle proposte. (mp)

 

L'Europa ha tutto da guadagnare dal solido finanziamento di #NextGenerationEU

Una corretta strategia di finanziamento è fondamentale per reperire sui mercati finanziari internazionali i fondi necessari alla ripresa dell'Unione europea. Come evidenziato nel proprio parere, elaborato da Judith Vorbach e adottato nella sessione plenaria di luglio, il CESE rileva che, per l'agevole attuazione di NextGenerationEU, occorrono un finanziamento solido e sostenibile, nonché una gestione dei rischi adeguata e costi di indebitamento ridotti.

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Una corretta strategia di finanziamento è fondamentale per reperire sui mercati finanziari internazionali i fondi necessari alla ripresa dell'Unione europea. Come evidenziato nel proprio parere, elaborato da Judith Vorbach e adottato nella sessione plenaria di luglio, il CESE rileva che, per l'agevole attuazione di NextGenerationEU, occorrono un finanziamento solido e sostenibile, nonché una gestione dei rischi adeguata e costi di indebitamento ridotti.

Intervenendo nel corso del dibattito, Judith Vorbach ha affermato che "l'assunzione di prestiti nell'ambito di NextGenerationEU deve fondarsi sul controllo democratico, la legittimità e la trasparenza. Una strategia di finanziamento efficace, caratterizzata da operazioni di finanziamento stabili e sostenibili, da una gestione dei rischi solida, da un'elevata affidabilità creditizia e da costi di indebitamento ridotti, è nell'interesse della collettività e, in particolare, della società civile, sulla quale ricadono in ultima analisi i rischi di mercato".

Secondo il CESE, la scelta della Commissione europea di rafforzare le proprie competenze e risorse umane per gestire il finanziamento di NextGenerationEU è una buona notizia. Dato il forte interesse della collettività per un finanziamento solido, è importante che la gestione della strategia sia affidata direttamente alla Commissione e non venga esternalizzata. Il CESE raccomanda inoltre che le nomine del personale incaricato di tale compito siano basate sull'equilibrio di genere.

Il Comitato sollecita infine l'istituzione di un gruppo consultivo in cui siano rappresentati la Commissione, il Parlamento europeo, il Consiglio, le parti sociali e le organizzazioni della società civile. (mp)

 

Per mettere fine alla povertà infantile in Europa serve un approccio che coinvolga l'intera società

Con le sue ultime iniziative in materia di diritti dei minori la Commissione invita i responsabili politici europei e nazionali a collaborare nell'interesse comune di tutti i minori che vivono nell'UE. Le due iniziative, il cui approccio ambizioso e risoluto mira a garantire a ogni minore una vita esente da discriminazioni, hanno riscosso il consenso del CESE.

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Con le sue ultime iniziative in materia di diritti dei minori la Commissione invita i responsabili politici europei e nazionali a collaborare nell'interesse comune di tutti i minori che vivono nell'UE. Le due iniziative, il cui approccio ambizioso e risoluto mira a garantire a ogni minore una vita esente da discriminazioni, hanno riscosso il consenso del CESE.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha espresso il suo sostegno per la strategia dell'UE sui diritti dei minori e per la proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea, giuridicamente vincolante, per l'infanzia. Il CESE ritiene che l'attuazione di tali iniziative sosterrebbe gli sforzi a livello dell'UE e nazionale diretti a promuovere il benessere dei minori e a ridurre la povertà infantile.

Nel parere sulla Garanzia europea per l'infanzia, adottato alla sessione plenaria di luglio, il CESE ha sottolineato che la lotta alla povertà, alla discriminazione, alla deprivazione e all'esclusione sociale dei minori richiede un approccio europeo coordinato, che coinvolga l'intera società e garantisca che i diritti dei minori siano integrati in differenti politiche e che tali politiche abbiano effetti positivi duraturi sulla salute e sul benessere dei minori.

"Il dato secondo cui nell'UE un minore su quattro è a rischio di povertà è inaccettabile. Servono politiche e quadri normativi forti per rompere il ciclo, spesso intergenerazionale, dello svantaggio, e invertire questa tendenza. Dobbiamo perseguire l’ambizioso obiettivo di far uscire dalla povertà entro il 2030 tutti i minori e non solo cinque milioni di essi, come prevede l’attuale obiettivo in materia di povertà stabilito dal pilastro europeo dei diritti sociali," ha detto la relatrice del parere Kinga Joó.

"I minori hanno bisogno dell'attenzione di tutti gli strati della società, e consolidare i loro diritti dovrebbe essere una priorità per l'UE. In quest'ottica serve una strategia inclusiva, trasversale e intersezionale, un'autentica politica basata sull'equità, per garantire a tutti i minori, indipendentemente dalla loro situazione, pari opportunità e inclusione," ha affermato la correlatrice Maria del Carmen Barrera Chamorro.

Dai dati di Eurostat riferiti al 2019 risulta che nell'UE 18 milioni di minori, ossia il 22,2 % del totale, erano a rischio di povertà e di esclusione sociale. Secondo il CESE la povertà digitale e la povertà energetica sono egualmente pregiudizievoli per i minori e dovrebbero essere anch'esse affrontate nell'ambito della garanzia per l'infanzia. Un 5,4 % dei minori di età scolare in Europa cresce in famiglie sprovviste di un computer o di una connessione Internet. Circa un quarto delle famiglie europee è vittima della povertà energetica, che si ripercuote anche sulla qualità della vita e sulla salute dei minori.

Il CESE raccomanda che tutti gli Stati membri destinino almeno il 5 % dei finanziamenti del FSE+ all'obiettivo di fare uscire i minori dalla povertà. Secondo il nuovo regolamento, invece, solo gli Stati membri con un tasso di povertà infantile superiore alla media UE del 23,4 % dovranno dedicare a tale obiettivo il 5 % delle risorse loro assegnate a titolo del FSE+. Solo 11 paesi, finora, lo hanno fatto. (ll)

Roaming: il CESE chiede uno spazio tariffario unico in tutta l'UE

Gli utenti della telefonia mobile dovrebbero poter beneficiare della tariffa locale in qualsiasi paese dell'UE: questa è la raccomandazione formulata dal Comitato economico e sociale europeo in un recente parere sulla proposta di riesame delle norme dell'UE in materia di roaming.

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Gli utenti della telefonia mobile dovrebbero poter beneficiare della tariffa locale in qualsiasi paese dell'UE: questa è la raccomandazione formulata dal Comitato economico e sociale europeo in un recente parere sulla proposta di riesame delle norme dell'UE in materia di roaming.

Uno spazio tariffario unico, che consenta di telefonare e consumare dati in base a tariffe "locali" destinate a tutti i consumatori che abbiano sottoscritto un abbonamento telefonico in Europa, alla stessa velocità e con pari accesso alle infrastrutture, indipendentemente dal paese di chiamata o di ricezione: per il CESE è questo l'obiettivo che l'UE dovrebbe prefiggersi nel regolamentare i servizi di roaming.

Pur accogliendo con favore il riesame delle norme in materia di roaming proposto dalla Commissione e i suoi obiettivi come un passo avanti nella giusta direzione, il CESE ritiene necessario puntare a risultati più ambiziosi.

"L'idea alla base della proposta della Commissione è che i servizi di roaming dovrebbero essere forniti alle stesse condizioni del paese di provenienza dell'utente, senza alcuna restrizione nell'accesso ai vari servizi. Si tratta di una proposta valida", ha affermato Christophe Lefèvre, relatore del parere del CESE adottato nella sessione plenaria di luglio. "Tuttavia, riteniamo che si debba andare al di là delle condizioni e garantire che i consumatori europei non siano obbligati a pagare di più le comunicazioni mobili quando si trovano in un altro paese".

Il CESE osserva inoltre che non è sufficiente stabilire che, quando una qualità o velocità analoghe sono disponibili sulla rete di un altro Stato membro, l'operatore nazionale non deve fornire deliberatamente un servizio di roaming di qualità inferiore. Questo significa, ad esempio, che se un consumatore dispone della connettività 4G nel proprio paese, non dovrebbe essere obbligato a utilizzare la rete 3G nei servizi di roaming in un altro paese dove la 4G è disponibile.

Il problema può essere in parte ricondotto alla qualità scadente delle infrastrutture locali, ed è per questo che l'UE dovrebbe essere disposta anche ad investire nelle infrastrutture, allo scopo di rimediare alle lacune esistenti e di garantire che non ci siano "aree bianche", ossia regioni con un'insufficiente copertura Internet a banda larga, molte delle quali sono notoriamente situate in zone rurali e scoraggiano potenziali residenti e imprese a stabilirsi in questi territori.

Inoltre, il CESE insiste sulla necessità di esigere che ai consumatori siano inviate notifiche multiple per evitare che ricevano bollette esorbitanti. All'approssimarsi del tetto massimo stabilito, l'operatore dovrebbe continuare a inviare un'ulteriore notifica ogniqualvolta sia nuovamente superato il volume fissato per l'invio della prima notifica, in particolare nel corso della stessa chiamata o sessione di utilizzo di dati.

Infine, il CESE fa rilevare l'importanza fondamentale del concetto di "utilizzo corretto". Sebbene tutti i contratti di telefonia mobile menzionino l'"utilizzo corretto" in relazione al roaming, il CESE si rammarica che il regolamento non ne definisca precisamente limiti e portata. Durante la pandemia di COVID-19 si è fatto un massiccio ricorso alle attività online, e l'"utilizzo corretto" ha assunto un significato completamente nuovo. Il CESE invita a immaginare che cosa significhi per uno studente Erasmus che frequenta un'università all'estero seguire delle lezioni su Teams, Zoom o qualche altra piattaforma. Si tratta di attività che consumano moltissimi dati e determinano il rapido raggiungimento del tetto massimo mensile. Sarebbe "corretto" che alle persone che si trovano in una situazione di questo tipo sia concesso, nel paese in cui si trovano, lo stesso tetto massimo di consumi di cui dispongono nel loro paese di origine. (dm)

 

Il CESE appoggia l'UE nell'adozione di una politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva

La nuova strategia commerciale varata dalla Commissione propone dei principi di impegno che aiuteranno l'UE a conseguire i propri obiettivi di politica sia interna che esterna. Inoltre, la modernizzazione dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) costituirà una tappa fondamentale per realizzare risultati a vantaggio delle generazioni future.

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La nuova strategia commerciale varata dalla Commissione propone dei principi di impegno che aiuteranno l'UE a conseguire i propri obiettivi di politica sia interna che esterna. Inoltre, la modernizzazione dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) costituirà una tappa fondamentale per realizzare risultati a vantaggio delle generazioni future.

"Dobbiamo adottare un approccio chiaro, dar prova di apertura e assertività e migliorare il coinvolgimento delle parti interessate nella politica commerciale, dal momento che sta prendendo forma una nuova narrazione nel campo del commercio internazionale", ha dichiarato Timo Vuori, relatore del parere del CESE sul riesame della politica commerciale.

È tempo che l'Europa metta da parte l'ingenuità e adotti una condotta più assertiva nella propria difesa unilaterale dei valori e degli impegni commerciali dell'UE. Nei casi in cui l'OMC non sia in grado di agire o di raggiungere pienamente gli obiettivi previsti, l'UE dovrebbe poter contare su un ampio ventaglio di accordi di libero scambio (ALS) che riflettano i principi europei e le norme internazionali condivise con le economie di punta e quelle emergenti nel commercio internazionale.

Come ha sottolineato il correlatore del parere Christophe Quarez: "Tutto il lavoro da compiere va visto nella prospettiva del multilateralismo e della riforma dell'OMC".

Anche il CESE è convinto che la modernizzazione dell'OMC sia una priorità assoluta. L'UE deve quindi assumere un ruolo guida nella realizzazione di riforme ambiziose di questo organismo superando una serie di tabù sugli aspetti sociali e climatici del commercio.

Una politica commerciale che produca dei risultati a vantaggio dei cittadini

Il CESE accoglie con favore l'agenda commerciale, che fornisce delle risposte a talune preoccupazioni sollevate dalle parti interessate, ma osserva che essa manca di una riflessione adeguata su come migliorare il coinvolgimento della società civile.

Il Comitato sottolinea la necessità di proseguire la cooperazione con la società civile sia a livello nazionale che di Unione europea, per far sì che la politica commerciale apporti un valore aggiunto nella vita quotidiana di tutti noi.

La società civile deve diventare un partner attivo nel campo della politica commerciale, a partire dalla fase di elaborazione fino a quella di monitoraggio degli strumenti e degli accordi commerciali.

Il CESE sostiene risolutamente l'idea che l'UE assuma un ruolo attivo nella definizione di norme a livello mondiale per un commercio più sostenibile e più equo, che apporti prosperità e sicurezza non solo ai suoi partner economici ma anche ai paesi e alle popolazioni. (at)

Il CESE soddisfatto del suo primo incontro con il Consiglio economico e sociale argentino

Il primo incontro tra il Consiglio economico e sociale (CES) argentino e il CESE, organizzato dalla sezione REX, è stato presieduto dalla Presidente del CESE Christa Schweng e dal Presidente del CES argentino Gustavo Beliz.

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Il primo incontro tra il Consiglio economico e sociale (CES) argentino e il CESE, organizzato dalla sezione REX, è stato presieduto dalla Presidente del CESE Christa Schweng e dal Presidente del CES argentino Gustavo Beliz.

Nel suo intervento di apertura, il Presidente Beliz ha fatto un resoconto dei primi 100 giorni del CES argentino e ha così descritto questa nuova istituzione:

"Nel Consiglio economico e sociale argentino trovano posto prospettive molto differenti, anche sul piano ideologico, esperienze di vita molto diverse ed estrazioni sociali molto eterogenee. Questa diversità costituisce la ricchezza del nostro Consiglio. Questi primi 100 giorni sono stati caratterizzati da un grande rispetto e da una forte vocazione al lavoro, e in questo spirito intendiamo seguire un percorso contiguo a quello della vostra istituzione. È per questo che siamo così entusiasti dell'opportunità di collaborare con il CESE".

La Presidente del CESE Schweng si è congratulata con l'Argentina per aver deciso di creare un'istituzione nella quale le organizzazioni della società civile possano formulare i loro pareri e presentare delle proposte politiche. "Siamo lieti di sapere che l'Argentina ha istituito un Consiglio economico e sociale che si concentrerà su questioni chiave quali l'inclusione sociale, l'ambiente e i cambiamenti climatici, il lavoro, la democrazia innovativa e la sicurezza alimentare. L'Argentina è un paese con cui condividiamo tanti valori e interessi, come pure il riconoscimento dell'importanza della partecipazione della società civile".

All'incontro hanno partecipato oltre 90 membri delle due delegazioni in rappresentanza di diversi settori, animando un vivace dibattito su un'ampia gamma di questioni e strategie. Particolare attenzione è stata riservata alle priorità nella ripresa post COVID, al Green Deal europeo, all'istruzione e ai posti di lavoro del futuro, e all'impatto delle nuove tecnologie nel mercato del lavoro.

Le due delegazioni hanno sottolineato l'importanza dei Consigli nella creazione di consenso e nell'individuazione di soluzioni alle problematiche sociali, come pure di un approccio a tali problematiche saldamente basato sui fondamenti della democrazia partecipativa. (at)

La dimensione esterna della migrazione deve essere agganciata alla politica esterna dell'UE

La creazione di partenariati con i paesi di origine e di transito al fine di attirare i talenti è un elemento strategico cruciale per gestire la migrazione. L'Europa deve spostare il baricentro attorno al quale ruota la dimensione esterna della politica migratoria, facendo in modo che questa rientri in un'agenda geopolitica e geoeconomica di più ampio respiro, che trovi il posto che le compete tra le altre politiche.

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La creazione di partenariati con i paesi di origine e di transito al fine di attirare i talenti è un elemento strategico cruciale per gestire la migrazione. L'Europa deve spostare il baricentro attorno al quale ruota la dimensione esterna della politica migratoria, facendo in modo che questa rientri in un'agenda geopolitica e geoeconomica di più ampio respiro, che trovi il posto che le compete tra le altre politiche.

"Oggi discutiamo di come la geopolitica abbia un impatto sulla migrazione. La prossima grande ondata di migranti verso l'Europa proverrà dall'Africa", ha sottolineato il presidente della sezione REX Dimitris Dimitriadis nella riunione del luglio 2021.

Secondo stime riferite al gennaio 2020, 23 milioni dei 447 milioni di persone che vivevano nell'UE (ossia il 5 % della popolazione europea) erano cittadini di paesi terzi.

Il nuovo patto sulla migrazione e l'asilo continua a sostenere i partenariati tra i paesi di origine, transito e destinazione allo scopo di attirare i talenti, ma sembra che vi siano ostacoli che ne impediscono l'effettiva realizzazione.

Jean-Louis De Brouwer, direttore del programma Affari europei dell'Istituto Egmont, ha osservato che probabilmente il nuovo patto non ispira fiducia e solidarietà.

Per parte sua, Estrella Galán, in rappresentanza della Commissione spagnola di aiuto al rifugiato, ha sottolineato anche che i problemi della migrazione e dell'asilo ricadono sui paesi di ingresso, mentre dovrebbero essere affrontati in modo più proporzionato, facendo leva sulla solidarietà e la ripartizione delle responsabilità.

La politica di sviluppo in Africa può porre fine alla migrazione irregolare

Un contributo concreto allo sviluppo in Africa, un continente esposto ai cambiamenti climatici, potrebbe generare stabilità sul piano sociale, politico ed economico.

Secondo Pierrette Herzberger-Fofana, prima vicepresidente della commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo, "le politiche di sviluppo sono inscindibili dalla migrazione".

Dal canto suo, Chiyoge B. Sifa, della sezione Africa dell'Alleanza cooperativa internazionale, ha messo in evidenza l'importanza del partenariato tra la sua organizzazione e l'UE, grazie al quale si contribuisce in misura significativa a dissuadere i giovani dal tentare la traversata del Mediterraneo. (at)

I datori di lavoro e i sindacati fanno fronte comune con le ONG: prepararsi ai cambiamenti climatici è ormai diventato urgente

La nuova strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici rappresenta un passo fondamentale per realizzare l'obiettivo della neutralità climatica e della resilienza entro il 2050. La società civile europea sostiene fermamente l'impegno della Commissione a intensificare gli sforzi in materia di soluzioni a prova di cambiamenti climatici, sviluppo della resilienza, prevenzione e preparazione.

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La nuova strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici rappresenta un passo fondamentale per realizzare l'obiettivo della neutralità climatica e della resilienza entro il 2050. La società civile europea sostiene fermamente l'impegno della Commissione a intensificare gli sforzi in materia di soluzioni a prova di cambiamenti climatici, sviluppo della resilienza, prevenzione e preparazione.

Nel parere sulla nuova strategia, adottato nella sessione plenaria di luglio, il CESE sottolinea che l'adattamento ai cambiamenti climatici, incentrato sull'equità, è essenziale per proteggere la vita e i mezzi di sussistenza dei cittadini europei, specialmente dei più vulnerabili, in modo da non lasciare indietro nessuno.

Il CESE richiama quindi l'attenzione sulla necessità di assegnare pari importanza al finanziamento della mitigazione e dell'adattamento, come pure di mettere a punto orientamenti, strumenti di monitoraggio, parametri di riferimento e indicatori specifici per contribuire a garantire la trasparenza e valutare i progressi compiuti nell'adattamento ai cambiamenti climatici, sviluppando nel contempo le necessarie capacità a livello locale, nazionale e regionale.

La bioeconomia e la transizione verso un'economia circolare sono approcci essenziali e concreti in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, man mano che l'Europa procede sulla strada della ripresa.

"L'UE deve consentire e mettere ulteriormente in risalto condizioni per l'innovazione, gli investimenti e il commercio che promuovano lo sviluppo sostenibile. L'adattamento ai cambiamenti climatici e i relativi costi devono anche essere parte integrante della strategia industriale dell'UE", avverte il relatore del parere Dimitris Dimitriadis.

Per consentire all'UE di emergere come il modello globale da seguire nel campo della finanza sostenibile, la Commissione dovrebbe mantenere un livello di ambizione elevato e conformarsi a principi basati sulla scienza e sulla neutralità tecnologica, anche nella tassonomia dell'UE. (mr)

 

Il trasporto multimodale di merci: è tempo di realizzarlo!

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Il trasporto di merci combinato che sfrutta sia vie navigabili che vie terrestri sarà più agevole in Europa non appena saranno risolti i problemi che incidono sull'intermodalità. Nel parere sull'argomento, elaborato dal relatore Stefan Back e adottato nella sessione plenaria di luglio, il Comitato rileva che lo scarso livello di interoperabilità e l'inadeguatezza delle infrastrutture influiscono fortemente sullo sviluppo di un trasporto merci integrato, poiché spesso gli operatori non hanno altra scelta se non quella di ricorrere al trasporto su strada, ossia a un tipo di trasporto che ha un impatto negativo sull'ambiente.

Commentando l'adozione del parere da lui elaborato, Back ha fatto notare che, sul piano normativo, l'UE ha bisogno di un approccio pragmatico ed efficiente nell'uso delle risorse: "dobbiamo affrontare e risolvere quanto prima le questioni ancora in sospeso. Il trasporto e la logistica multimodali devono essere efficienti e sostenibili, e non più costosi, più lenti e meno affidabili rispetto, in particolare, al trasporto unimodale su strada. Non è possibile trovare una soluzione valida e sostenibile limitandosi ad adottare un nuovo quadro normativo ad hoc o iniettando nuove risorse finanziarie".

Attualmente il trasporto multimodale di merci è carente sul piano sia dell'efficienza che della sostenibilità. Oggi combinare differenti modi di trasporto per vie navigabili e terrestri comporta costi ingenti a causa delle spese di trasbordo e di transazione - costi ai quali vanno ad aggiungersi svantaggi come i lunghi tempi di consegna, la complessità, i rischi più elevati e la minore affidabilità. Per tutte queste ragioni, oggi il trasporto multimodale non si presenta molto interessante. Per poter svolgere pienamente il suo ruolo nel sistema dei trasporti, il trasporto multimodale deve diventare competitivo di per sé e movimentare flussi di merci in modo efficiente e continuo agli stessi costi del trasporto unimodale. (mp)

 

Il CESE chiede una rapida attuazione delle sinergie tra l'industria civile e i settori della difesa e dello spazio dell'UE

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore il piano d'azione proposto dall'UE sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio. Questo piano può rafforzare l'autonomia strategica e la sovranità tecnologica dell'Europa, migliorare la sicurezza dei cittadini e stimolare la competitività, la crescita economica e l'occupazione. Il CESE chiede pertanto un'attuazione rapida, vigorosa e ambiziosa delle 11 azioni in esso previste.

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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore il piano d'azione proposto dall'UE sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio. Questo piano può rafforzare l'autonomia strategica e la sovranità tecnologica dell'Europa, migliorare la sicurezza dei cittadini e stimolare la competitività, la crescita economica e l'occupazione. Il CESE chiede pertanto un'attuazione rapida, vigorosa e ambiziosa delle 11 azioni in esso previste.

Il CESE ha adottato un parere in merito al piano d'azione dell'UE sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio, esprimendo il suo punto di vista sul piano proposto dalla Commissione europea al fine di migliorare le sinergie tra gli strumenti finanziati dall'UE e di facilitare gli scambi di conoscenze tra l'industria civile e i settori della difesa e dello spazio.

Una delle innovazioni più importanti e durature dell'industria automobilistica proviene dall'industria della difesa qui in Europa. Dopo essersi dedicato alla realizzazione di seggiolini eiettabili per aerei da caccia per conto di una società aeronautica europea, Nils Ivar Bohlin, un ingegnere meccanico svedese, progettò una nuova cintura di sicurezza per una società automobilistica europea. Realizzata prendendo ispirazione dalle imbracature utilizzate dai piloti di aerei a reazione, la cintura di sicurezza a tre punti è diventata uno standard mondiale dell'industria automobilistica e, da quando è stata introdotta, ha salvato più di un milione di vite.

Il CESE ritiene che il piano d'azione costituisca un pilastro della strategia industriale dell'UE, e questo esempio illustra come sia possibile non solo assicurare lo scambio di conoscenze tra l'industria civile e i settori della difesa e dello spazio, ma anche concentrare l'attenzione sul miglioramento del legame essenziale tra spazio, difesa e sicurezza.

"Tra le priorità fondamentali dovrebbe anche figurare l'adozione di nuove tecnologie digitali e di altre tecnologie emergenti nel settore della difesa e della sicurezza", ha affermato il relatore del parere Manuel García Salgado. "Per facilitarne l'adozione, bisogna assicurare che le iniziative pertinenti nel settore civile tengano conto fin dall'inizio delle esigenze nei settori della difesa e della sicurezza; questo contribuirà anche a ottimizzare la portata e l'efficienza di strumenti di finanziamento specifici in materia di difesa e sicurezza".

La diversità è essenziale per l'innovazione, anche nelle industrie della difesa e dello spazio. Il CESE chiede pertanto una maggiore inclusione delle donne e dei giovani attraverso le politiche in materia di assunzione, fidelizzazione e progressione di carriera del personale.

"Oggi l'Europa è un leader mondiale nel settore tecnologico, ma questa leadership è sempre più messa in discussione dagli ingenti investimenti di Stati Uniti e Cina nelle nuove tecnologie digitali e in altre tecnologie emergenti, come l'intelligenza artificiale, l'Internet degli oggetti, la blockchain, ecc.", ha ricordato il correlatore Jan Pie. "Si tratta di una sfida non solo per la competitività dell'Europa, ma anche per la sua autonomia in settori strategici come la sicurezza o la difesa".

"Il tema esaminato nel parere è sicuramente un esempio di come perseguire una sovranità tecnologica sana e non aggressiva", ha dichiarato il presidente della commissione consultiva per le trasformazioni industriali del CESE Pietro de Lotto. (ks)

 

Notizie dai gruppi

Il gruppo Datori di lavoro del CESE chiede una legge per la digitalizzazione delle zone rurali

A cura del gruppo Datori lavoro del CESE

Nella sua riunione straordinaria di luglio, il gruppo Datori di lavoro ha esortato il commissario europeo per l'Agricoltura Janusz Wojciechowski a proporre una legge per la digitalizzazione delle zone rurali.

Tale normativa agevolerebbe lo sviluppo delle tecnologie digitali nell'agricoltura e nelle zone rurali, migliorando così l'efficacia della politica agricola comune e sostenendo il Green Deal europeo e la strategia "Dal produttore al consumatore".

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A cura del gruppo Datori lavoro del CESE

Nella sua riunione straordinaria di luglio, il gruppo Datori di lavoro ha esortato il commissario europeo per l'Agricoltura Janusz Wojciechowski a proporre una legge per la digitalizzazione delle zone rurali.

Tale normativa agevolerebbe lo sviluppo delle tecnologie digitali nell'agricoltura e nelle zone rurali, migliorando così l'efficacia della politica agricola comune e sostenendo il Green Deal europeo e la strategia "Dal produttore al consumatore".

"La crisi della COVID-19 ha reso evidente che, se vogliamo fare del digitale un'autentica leva dello sviluppo sostenibile in tutta Europa, è imperativo colmare il divario digitale tra zone urbane e rurali. La diffusione della fibra ottica e della tecnologia 5G è cruciale tanto nelle città quanto nelle zone rurali", ha dichiarato il vicepresidente del gruppo Datori di lavoro del CESE Arnold Puech d'Alissac, aggiungendo che "tuttavia, la PAC non può sovvenire finanziariamente a tutte le necessità delle zone rurali, comprese quelle in campo digitale. Onde evitare di esaurire le risorse della PAC, devono venire in aiuto altre fonti di finanziamento". Puech d'Alissach ha poi osservato che "i piani nazionali per la ripresa e la resilienza possono contribuire a colmare il divario", ma vi è comunque bisogno di un piano più strutturato.

Il commissario europeo ha poi affermato che la digitalizzazione figura tra le priorità dell'agenda della Commissione, come dimostrano sia la tematica ambiziosa dell'era digitale sia, più di recente, la proposta di una "bussola per il decennio digitale".

"La digitalizzazione dell'agricoltura e delle zone rurali può essere considerata funzionale non solo a rafforzare la competitività del settore e delle comunità rurali, ma anche a contribuire a più di un obiettivo strategico collegato alla sostenibilità. E la sostenibilità va ovviamente intesa anche sul piano ambientale e socioeconomico", ha spiegato il commissario europeo, facendo notare come le tecnologie digitali possano trasformare l'agricoltura aiutando gli agricoltori a lavorare in modo più accurato, efficiente e sostenibile, ad esempio per quanto riguarda l'uso dei nutrienti e attraverso misure mirate per il benessere degli animali.

L'Europa rurale è chiamata a svolgere un ruolo chiave in questo nuovo appello alla coesione sociale e alla sostenibilità dopo la pandemia, in linea con le strategie pertinenti proposte dalla Commissione europea (cambiamenti climatici, Green Deal, "Dal produttore al consumatore", sostenibilità) nonché con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite. Il settore agroalimentare è il motore dell'economia europea. Nell'UE l'agroalimentare consta di 294 000 imprese, che generano un fatturato di 1 192 miliardi di euro e danno lavoro a 4,72 milioni di persone, facendone il più grande settore manifatturiero dell'UE, e, nel commercio con i paesi terzi, può vantare un saldo attivo pari a 36 miliardi di euro.

"Al CESE sosteniamo da sempre il grande potenziale del settore in termini di innovazione, a patto che siano stanziate risorse sufficienti per gli investimenti nelle infrastrutture e nella digitalizzazione. Gli agricoltori europei sono pronti a impegnarsi nella transizione, ma non saranno in grado di realizzarla senza incentivi adeguati, senza garanzie di parità di condizioni di concorrenza con i prodotti importati e senza un sostegno alla resilienza", ha dichiarato Stefano Mallia, presidente del gruppo Datori di lavoro.

Nel complesso, la digitalizzazione contribuisce in misura rilevante ad arrestare l'esodo dalle zone rurali delle giovani generazioni, compresi i giovani imprenditori agricoli o di altri settori. "Le misure da prendere nei prossimi anni dovranno essere adottate insieme. In quanto datori di lavoro e imprenditori, la vostra leadership e le vostre iniziative si riveleranno inestimabili sulla via da seguire. Sono impaziente di lavorare in stretta collaborazione con voi, e confido che potremo realizzare il nostro obiettivo comune di un'Europa prospera e sostenibile", ha aggiunto il commissario europeo.

Il video integrale della riunione con il commissario europeo Wojciechowski è disponibile online all'indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=nAPQvk8wGXE (dv/kr)

 

Conferenza sul futuro dell'Europa: speranze e rischi per un futuro che potrebbe finire troppo presto

A cura del gruppo Lavoratori del CESE

La Conferenza sul futuro dell'Europa rappresenta un'occasione davvero speciale, un momento chiave dell'indispensabile creazione di un'autentica sfera pubblica europea. Affinché abbia successo è fondamentale rivolgersi ai cittadini e dialogare con la società civile, con i sindacati e le organizzazioni imprenditoriali. Le questioni da discutere, dalla democrazia europea alla giustizia sociale, dall'occupazione all'ambiente, dalla migrazione ai cambiamenti climatici, sono sfide fondamentali sia presenti che future per il nostro continente e i nostri paesi.

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A cura del gruppo Lavoratori del CESE

La Conferenza sul futuro dell'Europa rappresenta un'occasione davvero speciale, un momento chiave dell'indispensabile creazione di un'autentica sfera pubblica europea. Affinché abbia successo è fondamentale rivolgersi ai cittadini e dialogare con la società civile, con i sindacati e le organizzazioni imprenditoriali. Le questioni da discutere, dalla democrazia europea alla giustizia sociale, dall'occupazione all'ambiente, dalla migrazione ai cambiamenti climatici, sono sfide fondamentali sia presenti che future per il nostro continente e i nostri paesi.

Un programma così ambizioso suscita, comprensibilmente, delle aspettative. Tuttavia la speranza è un'arma a doppio taglio, e se questi grandi temi non si traducono in veri dibattiti e proposte attuabili, se non riescono a coinvolgere i cittadini al di là della bolla di Bruxelles e ad avviare un dialogo con essi e con i lavoratori di tutta Europa, questa speranza può rapidamente trasformarsi in delusione. Ciò rischia di peggiorare ulteriormente il clima di disaffezione che trova la sua espressione nell'ascesa dell'estremismo e del populismo. Il dibattito politico è un processo di lunga durata, specie quando comuni cittadini sono chiamati a discutere questioni molto complesse. Sebbene ciò costituisca ancora una volta un'opportunità, la breve durata prevista per il processo della Conferenza e gli scarni contenuti messi a disposizione finora, limitati a una descrizione succinta della sessione plenaria inaugurale, ci avvertono del rischio di rimanere con in mano, al termine della Conferenza, poco più che una serie di idee e di dichiarazioni generiche.

Un elemento fondamentale sono i panel di cittadini, composti in modo casuale da cittadini scelti negli Stati membri per costituire un campione rappresentativo della cittadinanza dell'UE. Tuttavia, mentre si avvicina la data del primo panel, che si svolgerà in settembre, non vi sono ancora informazioni su cosa sarà discusso esattamente, dato che le conclusioni della prima relazione intermedia, elaborata da un contraente esterno sulla base di contributi online, non sono ancora state pubblicate. Ciò potrà certamente far confluire idee esterne nel dibattito politico, ma rischia anche di aprire il dibattito su troppe questioni disparate, o di trascurare quelle fondamentali, in funzione della partecipazione online nei mesi precedenti e dei criteri del contraente esterno. Con la fine della Conferenza fissata per marzo e solo tre riunioni programmate per ciascun panel, vi è il rischio molto concreto di dispersione. Un'altra questione fondamentale, in particolare per quanto riguarda i rappresentanti del processo politico, è quella dei gruppi di lavoro della sessione plenaria della Conferenza e delle sessioni plenarie, alle quali parteciperanno i membri del CESE. La data di inizio si avvicina e non sono ancora disponibili informazioni, a parte le denominazioni dei gruppi.

Per sviluppare pienamente il proprio potenziale e avere un impatto al di là della bolla di Bruxelles, la Conferenza deve elaborare posizioni e proposte concrete e rendere possibile il dibattito e la collaborazione tra il versante rappresentativo e quello partecipativo della democrazia. Nel nostro ruolo di sindacalisti, faremo del nostro meglio per realizzare questo obiettivo e per garantire che i cittadini e i lavoratori siano messi al primo posto, ma affinché ciò avvenga il flusso di informazioni deve diventare più trasparente e potrebbe essere necessario disporre di più tempo. (ppr)

Banche e finanza sono essenziali per una ricostruzione e una ripresa sostenibili post COVID-19

a cura del gruppo Diversità Europa del CESE

La commissaria UE Mairead McGuinness ha partecipato all'ultima riunione straordinaria del gruppo Diversità Europa per discutere del ruolo del settore finanziario e bancario nella ripresa europea.

Nel rivolgerle il benvenuto, il presidente del gruppo Diversità Europa Séamus Boland ha raccomandato di tenere presente la funzione che i sistemi bancari, sia tradizionali che alternativi, potrebbero svolgere per la ripresa finanziaria, in particolare per le piccole imprese orientate al sociale, il settore dell'economia sociale e le PMI. Boland ha sottolineato che occorre un cambiamento di rotta in direzione di sistemi finanziari e bancari che tengano maggiormente conto delle scelte e delle preferenze dei cittadini.

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a cura del gruppo Diversità Europa del CESE

La commissaria UE Mairead McGuinness ha partecipato all'ultima riunione straordinaria del gruppo Diversità Europa per discutere del ruolo del settore finanziario e bancario nella ripresa europea.

Nel rivolgerle il benvenuto, il presidente del gruppo Diversità Europa Séamus Boland ha raccomandato di tenere presente la funzione che i sistemi bancari, sia tradizionali che alternativi, potrebbero svolgere per la ripresa finanziaria, in particolare per le piccole imprese orientate al sociale, il settore dell'economia sociale e le PMI. Boland ha sottolineato che occorre un cambiamento di rotta in direzione di sistemi finanziari e bancari che tengano maggiormente conto delle scelte e delle preferenze dei cittadini.

La commissaria europea per la Stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l'Unione dei mercati dei capitali ha sottolineato che il ruolo che il sistema finanziario svolge nel quadro della ripresa è vitale per un futuro sostenibile. La pandemia e le conseguenze dei cambiamenti climatici ci hanno resi più consapevoli della necessità di riorientare i fondi verso la sostenibilità, così da rafforzare la resilienza delle nostre economie e imprese e della società in generale.

Secondo la commissaria UE, la pandemia di COVID-19 ha comportato un'enorme accelerazione del processo di digitalizzazione, in particolare nel sistema finanziario. "La stabilità finanziaria è essenziale. Stiamo valutando con grande attenzione queste innovazioni: esse sono senz'altro positive, ma dobbiamo comunque gestire i rischi potenziali che ne derivano e fare in modo di proteggere i nostri concittadini", ha spiegato McGuinness.

Nel corso del dibattito con la commissaria hanno preso la parola vari membri di Diversità Europa. Il vicepresidente del gruppo Ioannis Vardakastanis ha lanciato un monito: "Non ci sarà nessuna ripresa economica o sociale in Europa se gli attori del settore finanziario e bancario non lavoreranno insieme nell'interesse dell'intera economia e della società nel suo complesso".

Sul tema della digitalizzazione della finanza, Giuseppe Guerini, portavoce della categoria Economia sociale del CESE, ha dichiarato che è importante trovare un equilibrio tra l'indispensabile regolamentazione e la necessità di incoraggiare l'innovazione.

Nel rispondere alle numerose domande che le sono state rivolte dai membri, la commissaria McGuinness ha tra l'altro assicurato che la Commissione sta facendo il possibile per scongiurare una nuova crisi finanziaria quale conseguenza della pandemia. È importante evitare un accumulo di crediti deteriorati nei bilanci delle banche. Nel finanziare la ripresa si deve tenere conto dei diversi punti di partenza, dal momento che l'impatto della COVID-19 non è stato uniforme. (jk)

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Nuova pubblicazione: Costruire l'Europa - Le più recenti iniziative del CESE - Edizione 2021

Sin dalle primissime fasi della pandemia, il CESE ha svolto un ruolo attivo nel dare forma alle politiche volte a fornire una risposta mirata alla crisi della COVID-19 e a superarla. Parallelamente, il Comitato ha mantenuto un approccio lungimirante e a lungo termine, lavorando per preparare le economie e le società alla realtà post-pandemia. La presente pubblicazione offre esempi specifici di azioni e iniziative promosse di recente dal CESE che hanno inciso sulla realtà e hanno avuto un impatto sul progetto di costruzione europea.

Questo opuscolo è disponibile in sei versioni linguistiche (EN, FR, DE, IT, ES e PL) sul sito Internet del CESE: https://www.eesc.europa.eu/it/our-work/publications-other-work/publications/shaping-europe-recent-eesc-achievements-2021-edition.

Copie cartacee possono essere ordinate scrivendo a vipcese@eesc.europa.eu. (fgr)

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Sin dalle primissime fasi della pandemia, il CESE ha svolto un ruolo attivo nel dare forma alle politiche volte a fornire una risposta mirata alla crisi della COVID-19 e a superarla. Parallelamente, il Comitato ha mantenuto un approccio lungimirante e a lungo termine, lavorando per preparare le economie e le società alla realtà post-pandemia. La presente pubblicazione offre esempi specifici di azioni e iniziative promosse di recente dal CESE che hanno inciso sulla realtà e hanno avuto un impatto sul progetto di costruzione europea.

Questo opuscolo è disponibile in sei versioni linguistiche (EN, FR, DE, IT, ES e PL) sul sito Internet del CESE: https://www.eesc.europa.eu/it/our-work/publications-other-work/publications/shaping-europe-recent-eesc-achievements-2021-edition.

Copie cartacee possono essere ordinate scrivendo a vipcese@eesc.europa.eu. (fgr)

Redazione

Ewa Haczyk-Plumley (editor-in-chief)
Daniela Marangoni (dm)

Hanno collaborato a questo numero

Amalia Tsoumani (at)
Aude Francois (af)
Chrysanthi Kokkini (ck)
Daniela Marangoni (dm)
Daniela Vincenti (dv)
Ewa Haczyk-Plumley (ehp)
Fabiola Giraldo Restrepo  (fgr)
Jasmin Kloetzing (jk)
June Bedaton (jb)
Laura Lui (ll)
Marco Pezzani (mp)
Magdalena Walczak Jarosz (mwj)
Nicola Accardo (na)
Pablo Ribera Paya (prp)
Sveto Trajkovski (st)

Coordinamento

Agata Berdys (ab)
Katerina Serifi (ks)

Technical support
Bernhard Knoblach (bk)

Indirizzo

Comitato economico e sociale europeo
Edificio Jacques Delors, 99 Rue Belliard, B-1040
Bruxelles, Belgio
Tel. +32 25469476
E-mail: eescinfo@eesc.europa.eu

CESE info viene pubblicato nove volte l’anno in occasione delle sessioni plenarie del CESE. CESE info è disponibile in 23 lingue.
CESE info non può essere considerato un resoconto ufficiale dei lavori del CESE. A tal fine si rimanda alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o ad altre pubblicazioni del CESE.
La riproduzione - con citazione della fonte - è autorizzata (a condizione di inviare una copia alla redazione).
 

September 2021
08/ 2021

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