In tutta Europa, le persone LGBTIQ sono vittime di discriminazioni che incidono sul loro rendimento scolastico, sulle loro prospettive di lavoro, sul loro benessere e persino sull'esercizio dei loro diritti fondamentali, come la libertà di circolazione all'interno dell'UE.

Di fronte a questa situazione, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha proposto, in un parere adottato nella sessione plenaria di aprile, di introdurre una regolamentazione non discriminatoria riguardo alla nozione di "famiglia" a livello dell'UE.

Nel parere, il CESE plaude alla strategia per la parità LGBTIQ 2020-2025 presentata dalla Commissione europea, che punta a ridurre le discriminazioni e a garantire la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone LGBTIQ in tutta l'Unione europea tramite l'adozione di misure legislative su scala europea.

Il relatore del parere Ionuţ Sibian ha posto in risalto la tempestività della strategia, apprezzando il coraggio mostrato dalla Commissione nell'adottare la strategia "in un momento in cui omofobia e transfobia sono in aumento sulla scena europea".

Nel parere si raccomanda una definizione della nozione di "famiglia" che sia riconosciuta in tutti gli Stati membri, a garanzia del rispetto dei diritti delle cosiddette "famiglie arcobaleno" su tutto il territorio dell'UE, e specialmente nei contesti transfrontalieri. Il CESE esorta inoltre l'UE a definire linee d'azione in materia di politiche attive dell'occupazione affinché gli Stati membri sviluppino piani nazionali per l'occupazione comprendenti misure specifiche per le persone LGBTIQ, e chiede che tutti gli Stati membri vietino le pratiche e terapie cosiddette "di conversione". (dgf)