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European Economic and Social Committee A bridge between Europe and organised civil society

FEBRUARY 2022 | IT

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Editoriale

Lo Stato di diritto conta moltissimo anche per l'economia!

Lo Stato di diritto conta moltissimo anche per l'economia!

La crisi dello Stato di diritto nell'UE si sta aggravando. È diventata altamente politicizzata e ha innescato controversie giuridiche che minano le fondamenta stesse dell'Unione europea. Benché la discussione sugli aspetti politici e giuridici dello Stato di diritto sia molto presente nel dibattito pubblico, i riflessi economici di tale principio sono ancora sottovalutati. Si tratta, a mio giudizio, di un errore, perché il rispetto dello Stato di diritto influisce fortemente anche sulla stabilità sociale ed economica.

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Lo Stato di diritto conta moltissimo anche per l'economia!

La crisi dello Stato di diritto nell'UE si sta aggravando. È diventata altamente politicizzata e ha innescato controversie giuridiche che minano le fondamenta stesse dell'Unione europea. Benché la discussione sugli aspetti politici e giuridici dello Stato di diritto sia molto presente nel dibattito pubblico, i riflessi economici di tale principio sono ancora sottovalutati. Si tratta, a mio giudizio, di un errore, perché il rispetto dello Stato di diritto influisce fortemente sulla stabilità sociale ed economica.

Il rispetto di tale principio, infatti, stimola la crescita per il fatto di attirare gli investitori, i quali apprezzano la sicurezza e la trasparenza. Gli investitori, inoltre, apprezzano anche il clima di stabilità creato dai governi che operano con equità e attenzione agli aspetti etici, nonché da sistemi giudiziari giusti e indipendenti. Pertanto il rispetto dello Stato di diritto è essenziale per gli investimenti e il commercio.

Sono convinta che il principio dello Stato di diritto debba svolgere un ruolo maggiore nel mercato interno. Non possiamo avere una concorrenza leale se in un numero crescente di Stati membri sono in vigore misure discriminatorie, per cui ad esempio taluni oneri fiscali e amministrativi si applicano solo agli investitori stranieri. Determinati diritti, come il diritto di proprietà e la libertà d'impresa, devono essere tutelati meglio.

Ma il riflesso economico dello Stato di diritto assume particolare evidenza nel contesto dell'allargamento. Per i paesi candidati e potenziali candidati, infatti, la prospettiva dell'adesione all'UE è il principale incentivo a realizzare riforme economiche e a rafforzare lo Stato di diritto. L'UE deve dare l'esempio affinché questi paesi mantengano salda la rotta verso l'adesione e continuino a sviluppare le loro democrazie nello stile europeo. Ciò è particolarmente importante nel momento attuale, quando alcuni paesi terzi moltiplicano gli sforzi per estendere la loro influenza, ad esempio nei Balcani occidentali.

Queste sono solo alcune delle ragioni per cui è assolutamente necessario intensificare il monitoraggio degli aspetti economici dello Stato di diritto, in modo da porre maggiormente l'accento sulla dimensione economica del rispetto di tale principio. E questo è un compito che spetta a noi - ossia al CESE - svolgere, durante le missioni conoscitive in corso sullo Stato di diritto. Personalmente, vorrei esortare con forza la Commissione europea a includere, nella sua relazione sullo Stato di diritto per il 2022, un capitolo a parte sulla dimensione economica. L'argomento merita sicuramente una riflessione - ed un investimento - a lungo termine.

Christa Schweng,
Presidente del CESE

Date da ricordare

1-2 marzo, Bruxelles

Conferenza della piattaforma delle parti interessate dell'economia circolare

4 marzo 2022, Bruxelles

Un futuro sostenibile per l'industria europea

8 marzo 2022, Bruxelles

Convegno sul tema Le donne nel mercato del lavoro

15-17 marzo 2022, Bruxelles

Giornate della società civile 2022

23-24 marzo 2022, Bruxelles

Sessione plenaria del CESE

Veniamo al punto!

Nella nostra rubrica Veniamo al punto! intervistiamo i membri del CESE su pareri importanti per l'UE che hanno un impatto sulla vita quotidiana nell'Unione.

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Nella nostra rubrica Veniamo al punto! intervistiamo i membri del CESE su pareri importanti per l'UE che hanno un impatto sulla vita quotidiana nell'Unione.

Per questa edizione abbiamo chiesto a Sandra Parthie di illustrare l'importanza per i cittadini del tema affrontato nel parere Ecosistemi industriali, autonomia strategica e benessere, che il Comitato ha adottato nella sessione plenaria di gennaio.(ehp)

 

Industria europea: il protezionismo è un vicolo cieco, la neutralità climatica è fondamentale

a cura di Sandra PARTHIE

Perturbazioni, transizione, trasformazione, cambiamento strutturale: viviamo senza dubbio "tempi interessanti". Oggi gli europei devono far fronte contemporaneamente a diverse megatendenze: i cambiamenti climatici e la necessità di decarbonizzare le nostre economie; la digitalizzazione e l'esigenza di ripensare l'organizzazione dei luoghi di lavoro; la deglobalizzazione e la necessità per l'Europa di conservare il proprio peso economico.

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a cura di Sandra PARTHIE

Perturbazioni, transizione, trasformazione, cambiamento strutturale: viviamo senza dubbio "tempi interessanti". Oggi gli europei devono far fronte contemporaneamente a diverse megatendenze: i cambiamenti climatici e la necessità di decarbonizzare le nostre economie; la digitalizzazione e l'esigenza di ripensare l'organizzazione dei luoghi di lavoro; la deglobalizzazione e la necessità per l'Europa di conservare il proprio peso economico.

Nel settore industriale la concorrenza si fa sempre più accesa e sempre più globale. Per lungo tempo gli europei si sono abituati a dettare le regole a livello mondiale, a essere all'avanguardia del progresso tecnologico e a godere di un benessere sociale ed economico sempre crescente. Ma oggi tutte queste "certezze" minacciano di sgretolarsi. L'Europa rischia di ritrovarsi emarginata in un nuovo ordine mondiale dominato dal duo Cina-Stati Uniti.

"E quindi?", ci si potrebbe chiedere. Ebbene, ecco perché la questione è in realtà importantissima: l'Europa scarseggia di risorse naturali e per secoli ha fondato la sua prosperità economica e il suo benessere sociale sul commercio internazionale e sull'accesso alle risorse - dall'argento alle spezie, al petrolio e al gas - e sul loro sfruttamento. Ha spesso dominato i suoi partner commerciali e definito le regole e le norme del commercio nel suo proprio interesse. E ha potuto farlo perché disponeva del potere di mercato, come pure di capacità concorrenziali e di innovazione.

Oggi la situazione sta cambiando. Benché l'UE stia lavorando per il completamento del mercato unico europeo, sono ancora molti gli ostacoli interni al processo e molti gli interessi nazionali che gli sbarrano la strada. E mentre gli Stati membri discutono all'infinito i dettagli della regolamentazione, il potere di mercato complessivo dell'UE diminuisce, soprattutto in relazione all'Asia. Non meno dell'85 % della crescita economica di qui al 2030 dovrebbe registrarsi al di fuori dell'UE, vale a dire in mercati plasmati da altri attori e secondo regole e norme definite da altri, e dove i valori europei - la protezione sociale e i diritti dei lavoratori, il dialogo sociale, le norme in materia di lavoro e ambiente - non contano. E questo significa anche che per le aziende e gli imprenditori europei diventa più difficile accedere a risorse che pure sono tanto necessarie. Non solo perché la domanda globale e, quindi, la concorrenza a livello mondiale per queste risorse stanno aumentando, ma anche perché guadagnano ugualmente sempre più terreno il protezionismo e le azioni coercitive o di ritorsione nei confronti di paesi, imprese e intere economie. Tutti questi sviluppi hanno un impatto sull'accesso a risorse, come le terre rare e le materie prime, che sono indispensabili all'industria manifatturiera europea per poter funzionare e offrire posti di lavoro di qualità.

Invocare una "autonomia" strategica non è una soluzione al problema. Puntare sul protezionismo e sull'autosufficienza economica ci porterà in un vicolo cieco. Data la sua scarsità di risorse, l'Europa non può essere autonoma. Deve continuare a battersi per un sistema commerciale internazionale ben funzionante.

Ma ha bisogno di una strategia su come affrontare il problema. L'UE deve ridurre le sue dipendenze unilaterali in tutti gli ambiti in cui ciò sia possibile, modificare i modelli di consumo e di produzione ad alta intensità di risorse, accrescere le sue capacità di trasformazione nonché sviluppare e investire in impianti di produzione in settori orientati al futuro, in particolare per i beni di valore elevato, un campo nel quale è essenziale che l'Europa mantenga il proprio potenziale tecnologico e di innovazione.

Ecco perché oggi stiamo giustamente adottando la sostenibilità e la neutralità climatica quali principi guida delle nostre attività economiche. Un fattore importante che incide sulla competitività dell'Europa è l'energia: come viene prodotta e quanto costa. In questo momento il forte rialzo dei prezzi dell'energia degli ultimi mesi è una delle massime priorità e sta creando molti gravi problemi alle famiglie, all'industria e ai responsabili politici. Il prezzo dell'energia è anche storicamente collegato a preoccupanti implicazioni geopolitiche. L'Europa dipende ancora in larga misura da produttori di paesi terzi per l'approvvigionamento energetico. Modificare questo stato di cose avrà un impatto positivo sulle nostre economie a diversi livelli: gli investimenti in un maggiore sviluppo delle energie rinnovabili e un approvvigionamento energetico decentrato rafforzeranno i produttori europei, ridurranno le emissioni di CO2 e la dipendenza da combustibili fossili caratterizzati da volatilità dei prezzi, e nel lungo periodo abbasseranno anche i prezzi dell'energia. Si tratta quindi di una priorità strategica per l'Europa.

Ma va anche detto che l'UE non è un blocco monolitico, perciò le capacità di adattarsi a queste nuove esigenze e di far fronte ai diversi fattori di perturbazione variano fortemente da una regione all'altra e da uno Stato membro all'altro. La transizione richiede investimenti in ricerca e innovazione, in infrastrutture, in capacità di attrarre le imprese, in condizioni di produzione e fabbricazione favorevoli per le imprese, in nuove tecnologie e nuovi materiali. Ma occorre anche investire in misure di sostegno agli operai e agli impiegati dei settori colpiti dal cambiamento strutturale, in istruzione e in azioni di riqualificazione professionale e miglioramento delle competenze.

Non tutti i paesi dell'Unione sono ugualmente preparati per rispondere a queste esigenze. Inoltre la pandemia ha aggravato le disuguaglianze tra gli Stati membri, e i governi nazionali hanno priorità o esigenze immediate estremamente diverse. Ma queste differenze non dovrebbero offuscare la visione dei leader politici: i cambiamenti climatici non attendono le prossime elezioni, sono disponibili finanziamenti per investimenti digitali e verdi, e per migliorare le capacità e la buona gestione delle pubbliche amministrazioni non serve la magia, bensì la volontà politica. I cittadini sono consapevoli del cambiamento strutturale in corso. Perché aderiscano all'azione politica messa in campo per affrontarlo saranno necessarie ampie attività di consultazione e di comunicazione, soprattutto con le parti sociali e con i rappresentanti della società civile.

Sandra Parthie è direttrice dell'ufficio di Bruxelles dell'Institut der deutschen Wirtschaft (Istituto dell'economia tedesca). È membro del gruppo Datori di lavoro del Comitato economico e sociale europeo e relatrice del parere del CESE sul tema In che modo gli ecosistemi industriali individuati contribuiranno all'autonomia strategica dell'UE e al benessere degli europei?

"Una domanda a…"

Una domanda a…

Nella nostra rubrica "Una domanda a...", invitiamo Maria Nikolopoulou a rispondere alle domande dei lettori di CESE Info sulle origini e sull'importanza del gruppo ad hoc Parità, di cui è diventata presidente.

 

 

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Nella nostra rubrica "Una domanda a...", invitiamo Maria Nikolopoulou a rispondere alle domande dei lettori di CESE Info sulle origini e sull'importanza del gruppo ad hoc Parità, di cui è diventata presidente. (ehp)

 

 

Maria Nikolopoulou: promuoviamo costantemente una cultura della parità

CESE info: Lei è stata eletta presidente del gruppo ad hoc Parità del CESE. Quali saranno i compiti più importanti del gruppo?

Maria Nikolopoulou: La missione del gruppo Parità consiste nel promuovere una cultura trasversale dell'uguaglianza e della non discriminazione in seno al CESE. Pertanto, il primo passo consiste nell'individuare i settori in cui i membri potrebbero essere soggetti a un trattamento iniquo a causa dell'origine, del genere, dell'orientamento sessuale o delle convinzioni personali. Puntiamo inoltre a rafforzare la partecipazione delle donne nel Comitato e a raggiungere quanto prima un equilibrio di genere. Attualmente 108 membri sono donne (32,82 %). Da un lato, a medio/lungo termine, vogliamo aumentare il numero di membri di sesso femminile, dall'altro, vogliamo fare in modo di creare lo spazio e le condizioni necessarie affinché le donne possano essere più attive. Uno degli strumenti che vogliamo migliorare è la raccolta di dati sulla partecipazione delle donne, non solo in quanto membri, ma anche come esperte e oratrici, alle nostre attività.

 

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CESE info: Lei è stata eletta presidente del gruppo ad hoc Parità del CESE. Quali saranno i compiti più importanti del gruppo?

Maria Nikolopoulou: La missione del gruppo Parità consiste nel promuovere una cultura trasversale dell'uguaglianza e della non discriminazione in seno al CESE. Pertanto, il primo passo consiste nell'individuare i settori in cui i membri potrebbero essere soggetti a un trattamento iniquo a causa dell'origine, del genere, dell'orientamento sessuale o delle convinzioni personali. Puntiamo inoltre a rafforzare la partecipazione delle donne nel Comitato e a raggiungere quanto prima un equilibrio di genere. Attualmente 108 membri sono donne (32,82 %). Da un lato, a medio/lungo termine, vogliamo aumentare il numero di membri di sesso femminile, dall'altro, vogliamo fare in modo di creare lo spazio e le condizioni necessarie affinché le donne possano essere più attive. Uno degli strumenti che vogliamo migliorare è la raccolta di dati sulla partecipazione delle donne, non solo in quanto membri, ma anche come esperte e oratrici, alle nostre attività.

In che modo il gruppo coopererà con altre istituzioni e organizzazioni dell'UE che si occupano di parità?

L'anno scorso abbiamo avuto contatti con l'ex presidente della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere (FEMM) del Parlamento europeo, Evelyn Regner, e con il vicepresidente del Parlamento competente per la parità di genere e la diversità, Dimitrios Papadimoulis, per scambiarci idee, buone pratiche e azioni. Abbiamo tratto ispirazione dall'iniziativa del Parlamento di organizzare una Settimana dell'uguaglianza, e l'abbiamo replicata. Abbiamo adattato questa idea al nostro lavoro e al nostro calendario e, in occasione della riunione delle nostre sezioni alla fine dell'anno, abbiamo tenuto dibattiti tematici su temi riguardanti le donne, dalla violenza di genere alle donne nell'agricoltura, nel trasporto per vie navigabili, nell'economia e nelle relazioni esterne. Inoltre, stiamo attualmente organizzando un evento aperto che sarà al centro di una trasmissione, e che vorremmo tenere ogni anno, per celebrare l'8 marzo la Giornata internazionale della donna.

Quest'anno, l'8 marzo, vorremmo dirigere le nostre attività al pubblico al di fuori del Comitato, richiamandone l'attenzione sulla situazione delle donne nel mercato del lavoro.

CESE info: perché considera importante che la società civile abbia un gruppo come quello che Lei presiede?

Il CESE è parte della società civile. Le nostre organizzazioni di appartenenza chiedono rispetto e promuovono l'uguaglianza a livello nazionale e locale, e dobbiamo fare altrettanto a livello europeo, nella "casa della società civile organizzata". Per essere coerenti con i nostri valori e le nostre richieste, dobbiamo mettere in pratica quello che predichiamo, avendo cura di promuovere costantemente una cultura della parità.

Maria Nikolopoulou, membro del CESE, presidente del gruppo ad hoc Parità.

Indovinate chi è il nostro ospite...

L'ospite a sorpresa

Ogni mese, nella nostra rubrica "L'ospite a sorpresa", vi invitiamo a scoprire una personalità che, con il suo lavoro e il suo impegno, rappresenta una fonte di ispirazione per altri e che si contraddistingue, in particolare, per un coraggio, una forza di carattere e una determinazione esemplari.

Questo mese, CESE Info è lieto di ospitare Hanna Liubakova, attivista e giornalista bielorussa, che sottolinea in modo chiaro e forte come, oggi più che mai, gli oppositori del regime bielorusso abbiano bisogno dell'Europa, ed invita l'Unione europea e altri soggetti donatori a sostenere tale opposizione - e in particolare i giornalisti e le ONG - nella sua lotta per la libertà e la democrazia.
 

 

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Ogni mese, nella nostra rubrica "L'ospite a sorpresa", vi invitiamo a scoprire una personalità che, con il suo lavoro e il suo impegno, rappresenta una fonte di ispirazione per altri e che si contraddistingue, in particolare, per un coraggio, una forza di carattere e una determinazione esemplari.

Questo mese, CESE Info è lieto di ospitare Hanna Liubakova, attivista e giornalista bielorussa, che sottolinea in modo chiaro e forte come, oggi più che mai, gli oppositori del regime bielorusso abbiano bisogno dell'Europa; invita l'Unione europea e altri soggetti donatori a sostenere tale opposizione - e in particolare i giornalisti e le ONG - nella sua lotta per la libertà e la democrazia;

e chiede inoltre che si presti ascolto alla sua voce, soprattutto quando chiede aiuto per instaurare una cultura dell'opposizione e un dibattito rispettoso e per rafforzare il processo di trasformazione.

Hanna Liubakova è una giornalista bielorussa, ricercatrice non residente presso il Consiglio atlantico, che lavora come formatrice e tutor nel campo del giornalismo. Ha iniziato la sua carriera come corrispondente e conduttrice televisiva presso Belsat, l'unico canale televisivo bielorusso indipendente. Successivamente, ha lavorato come inviata in diversi paesi e regioni, tra cui Belgio, Regno Unito, Polonia, Francia e Cecenia. Ha inoltre partecipato a due programmi di formazione per giornalisti: l'Havel Journalism Fellowship presso Radio Free Europe/Radio Liberty in Cechia e il World Press Institute Fellowship negli Stati Uniti. Liubakova ha conseguito una laurea in storia dell'arte all'Università Jagellonica di Cracovia (Polonia) nel 2010 e una laurea specialistica, a pieni voti, in giornalismo internazionale presso l'Università Brunel di Londra nel 2017, dove è stata insignita del premio Peter Caws per la migliore tesi di laurea specialistica. (ehp)

 

Hanna Liubakova: la società civile bielorussa ha urgente bisogno di sostegno

Negli ultimi anni i bielorussi hanno conosciuto straordinari rivolgimenti. Dal 2020 in Bielorussia è sorto un vivace movimento popolare che è culminato in proteste di massa, le più ampie mai registrate dal crollo dell'Unione sovietica. A differenza di quanto avvenuto in precedenti elezioni, questo movimento di base rappresenta persone di ogni estrazione sociale, unite dai social media e guidate da leader donne.

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Negli ultimi anni i bielorussi hanno conosciuto straordinari rivolgimenti. Dal 2020 in Bielorussia è sorto un vivace movimento popolare che è culminato in proteste di massa, le più ampie mai registrate dal crollo dell'Unione sovietica. A differenza di quanto avvenuto in precedenti elezioni, questo movimento di base rappresenta persone di ogni estrazione sociale, unite dai social media e guidate da leader donne.

Il dittatore Alexander Lukashenko ha perso l'appoggio della popolazione e anche ogni legittimità agli occhi dei bielorussi, la cui massiccia mobilitazione lo ha gettato nel panico. Da allora il regime funziona in modalità di pura sopravvivenza e si sforza di soffocare qualsiasi forma di dissenso, prendendo come suo principale bersaglio la società civile.

Oggi la repressione è ai massimi livelli da quando il paese ha conquistato l'indipendenza: dall'agosto 2020 circa 40 000 persone sono state detenute nelle carceri del paese, mentre il numero accertato di prigionieri politici è di quasi mille e in continuo aumento.

Eppure i bielorussi non danno segni di cedimento. Hanno creato strutture che diventeranno le fondamenta di una nuova Bielorussia, hanno elaborato riforme e raccolto fondi per sostenersi a vicenda e provvedere a coloro che ne hanno bisogno. Le due maggiori iniziative di crowdfunding (BySol e ByHelp) hanno permesso di raccogliere 7 milioni di USD, che sono serviti per fornire un aiuto finanziario e un'assistenza legale alle vittime della repressione. Il regime ha risposto bollando come estremiste queste campagne di finanziamento e avviando azioni penali contro i loro promotori. Ha anche congelato i conti bancari di alcune delle persone che hanno ricevuto un sostegno da questi programmi.

Quando il regime di Lukashenko è ricorso alla violenza per reprimere i manifestanti, i difensori dei diritti umani hanno lavorato senza risparmiarsi per documentarne la brutalità e far liberare i prigionieri politici. Benché la dittatura abbia bloccato oltre 100 siti web ed espulso dal paese tutti i principali organi di informazione indipendenti, i cittadini bielorussi hanno distribuito bollettini autopubblicati e fatto pervenire testimonianze di prima mano ai giornalisti all'estero. Anche se in questo momento 32 operatori dei media si trovano in prigione, l'informazione non ha mai smesso di circolare.

Oggi la società civile bielorussa è risoluta e resiliente e si dimostra più creativa dell'apparato statale. Ma è anche sottoposta a una pressione enorme. Arresti e sanzioni pecuniarie sottraggono risorse umane alle organizzazioni, molte delle quali si sono trasferite all'estero, hanno sospeso le loro attività o sono costrette ad operare in clandestinità. Sono state sciolte oltre 300 organizzazioni non governative. All'interno della Bielorussia le già ridotte possibilità di finanziamento hanno subito ulteriori limitazioni.

È ormai urgente per il mondo democratico ripensare la propria strategia su come fornire sostegno alla società civile bielorussa. La cosa più importante da fare è preservare le strutture che operano sul campo e aiutare le organizzazioni che hanno dovuto lasciare il paese.

●    Innanzitutto, gli enti donatori dovrebbero tenere conto dei maggiori costi operativi sostenuti da queste organizzazioni per via della repressione o del loro trasferimento all'estero, nonché delle minori possibilità per la società civile di ricevere finanziamenti in Bielorussia.

●    Si deve anche sottolineare che il formato delle attività cambia quando queste vengono gestite al di fuori dei confini: oggi infatti quasi tutte le organizzazioni si trovano all'estero, e le attività realizzate sul territorio bielorusso sono nella maggior parte dei casi informali e limitate. Ma per quanto possa essere difficile, è importante dare sostegno alla popolazione all'interno del paese, dove numerose organizzazioni continuano ad avere personale.

●    Attualmente sono molte le organizzazioni che dispongono di ben poco margine nel pianificare le loro strategie e ricevono sostegno solo per progetti a breve scadenza, per non più di un anno. È essenziale offrire maggiori opportunità di sostegno a lungo termine e per le infrastrutture, un aiuto che deve servire soprattutto per consentire alle organizzazioni costrette ad espatriare di mantenere i contatti con i loro gruppi di riferimento in Bielorussia. Andrebbero sviluppati e mantenuti collegamenti orizzontali tra attivisti e iniziative.

●    Inoltre, donatori e beneficiari di fiducia dovrebbero scambiarsi informazioni per garantire che gli aiuti siano utilizzati nel miglior modo possibile e non vengano manipolati da organizzazioni non governative organizzate dal governo (GONGO) o favorevoli al regime.

Lukashenko vuole che la Bielorussia rimanga nell'oscurità. I mezzi di informazione hanno più che mai bisogno di un sostegno.

●    Per prima cosa, è importante far arrivare ai giornalisti aiuti di emergenza, compresi assistenza legale e aiuto finanziario e psicologico.

●    In secondo luogo, è fondamentale fornire un sostegno istituzionale a entrambi gli organi di informazione presenti da tempo sul campo, ma anche sviluppare una rete decentrata di blog e canali di comunicazione all'interno della Bielorussia. La popolazione ha fame di nuovi contenuti.

●    Infine, occorre sostenere azioni più forti di lotta alla propaganda e alla disinformazione. È essenziale contrastare la sorveglianza di Internet e fornire ai giornalisti bielorussi strumenti utili per eludere la censura e migliorare il loro livello di alfabetizzazione digitale. Si tratta di un elemento importante per contribuire a rafforzare la sovranità del paese.

Per il sostegno alla società civile si dovrebbe elaborare una strategia di lungo periodo che sia sufficientemente flessibile e creativa, affinché possa contribuire ad instaurare una cultura dell'opposizione e un dibattito rispettoso, come pure a consolidare il processo di trasformazione.

Hanna Liubakova

Notizie dal CESE

CESE: l'UE dovrebbe reprimere le violazioni dello Stato di diritto

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si è pronunciato con fermezza sulle violazioni dello Stato di diritto nell'UE, dichiarando il proprio impegno a garantire che il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione europea impongano pesanti sanzioni dissuasive agli Stati membri che violano sistematicamente lo Stato di diritto rischiando di compromettere il bilancio dell'UE.

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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si è pronunciato con fermezza sulle violazioni dello Stato di diritto nell'UE, dichiarando il proprio impegno a garantire che il Consiglio dell'Unione europea e la Commissione europea impongano pesanti sanzioni dissuasive agli Stati membri che violano sistematicamente lo Stato di diritto rischiando di compromettere il bilancio dell'UE.

Nel parere d'iniziativa Stato di diritto e fondo per la ripresa adottato nella sessione plenaria del 20 gennaio, il CESE ha accolto con favore il regolamento (UE) 2020/2092, che consente alla Commissione di imporre sanzioni pecuniarie in caso di violazioni sistematiche dei principi dello Stato di diritto in un determinato paese dell'UE, e chiede che tale regolamento sia applicato rigorosamente in tutti i settori rilevanti per il bilancio.

"Lo Stato di diritto è il fondamento indispensabile per una società democratica e pluralistica in Europa e perché l'UE continui ad esistere come tale", ha dichiarato il relatore del parere Christian Bäumler.

Per contrastare le violazioni sistematiche dello Stato di diritto, il CESE raccomanda che l'UE ricorra a tutti gli altri strumenti sanzionatori, come la procedura di infrazione di cui all'articolo 263 del TFUE e la procedura di cui all'articolo 7 del TUE.

Il CESE è dell'avviso che violazioni sistematiche dello Stato di diritto da parte di uno Stato membro compromettano sempre, o quantomeno mettano a grave rischio, l'attuazione dei programmi finanziati dall'UE con conseguenze dannose per il bilancio dell'Unione. Per questo motivo è essenziale che tutti i beneficiari di pagamenti a titolo del bilancio dell'Unione rispettino le norme in materia di trasparenza e siano in grado di dimostrare pienamente per quali scopi sono utilizzati i fondi.

I piani nazionali per la ripresa e la resilienza dovrebbero inoltre precisare le misure che i rispettivi governi adotteranno per rafforzare lo Stato di diritto.
Tuttavia, la maggior parte dei piani nazionali presentati finora comprende un numero troppo esiguo di iniziative al riguardo. Inoltre, nella sua valutazione di tali piani, la Commissione non ha attribuito sufficiente importanza allo Stato di diritto, una scelta, questa, che il CESE deplora.

Nel parere il CESE esorta tutti gli Stati membri a aderire alla cooperazione rafforzata sulla Procura europea e chiede che detta cooperazione costituisca il presupposto per la partecipazione ai programmi finanziati dall'UE. Tale cooperazione sta già iniziando a produrre risultati e potrebbe contribuire, a lungo termine, a un enorme miglioramento dell'azione penale transfrontaliera. (ll)

 

Nell'Anno europeo dei giovani 2022 dovremmo garantire risultati concreti e duraturi per tutti i giovani europei

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha accolto con favore la proclamazione del 2022 quale Anno europeo dei giovani, ma ritiene che questo evento dovrebbe andare oltre le semplici attività promozionali: esso dovrebbe contribuire alla strategia dell'UE per la gioventù con piani e impegni chiari, volti a conseguire risultati concreti per tutti i giovani europei.

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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha accolto con favore la proclamazione del 2022 quale Anno europeo dei giovani, ma ritiene che questo evento dovrebbe andare oltre le semplici attività promozionali: esso dovrebbe contribuire alla strategia dell'UE per la gioventù con piani e impegni chiari, volti a conseguire risultati concreti per tutti i giovani europei.

Nella sessione plenaria di gennaio il CESE ha tenuto un dibattito sull'Anno europeo dei giovani 2022, con la partecipazione di Anne Kjær Bathel, in rappresentanza del programma dei giovani leader europei, Joe Elborn, segretario generale del Forum europeo della gioventù, e Miriam Teuma, presidente del Comitato direttivo europeo per la gioventù del Consiglio d'Europa.

"È essenziale che i giovani possano far sentire la loro voce nella definizione delle politiche di oggi e di domani", ha affermato Christa Schweng, Presidente del CESE. "Essi rappresentano il futuro, per cui coinvolgerli ed investirvi è essenziale per costruire società stabili, pacifiche e sostenibili e sviluppare politiche che rispondano ai bisogni specifici delle generazioni più giovani".

Il CESE si trova in una posizione privilegiata per lavorare e coordinarsi con le reti giovanili ed è pienamente disponibile a svolgere un ruolo guida nel quadro dell'Anno europeo dei giovani, basandosi su sue iniziative di successo quali "La vostra Europa, la vostra opinione", le tavole rotonde dei giovani sul clima e la sostenibilità e il vertice UE della gioventù sul clima, che organizzerà all'inizio dell'estate.

CESE auspica di poter contribuire in modo positivo all'Anno europeo dei giovani 2022, che deve produrre risultati concreti per i giovani europei nei settori di intervento che incidono sulla loro vita. (ks)

 

Il CESE sostiene le priorità della presidenza francese dell'UE

Rilancio, forza e senso di appartenenza sono i tre obiettivi principali della presidenza francese che il CESE condivide e sostiene, come ha sottolineato la Presidente Christa Schweng nella sessione plenaria del 19 gennaio 2022, rivolgendosi al sottosegretario di Stato francese agli Affari europei, Clément Beaune.

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Rilancio, forza e senso di appartenenza sono i tre obiettivi principali della presidenza francese che il CESE condivide e sostiene, come ha sottolineato la Presidente Christa Schweng nella sessione plenaria del 19 gennaio 2022, rivolgendosi al sottosegretario di Stato francese agli Affari europei, Clément Beaune.

"Guardando le vostre priorità - un'Europa più sovrana, un nuovo modello europeo di crescita e un'Europa umana - sono lieta di constatare che numerose di esse sono molto simili a quelle del CESE", ha dichiarato Schweng, sottolineando l'impegno e il contributo del CESE alla creazione di un'Europa resiliente, forte, sostenibile e inclusiva.

Beaune ha sottolineato che la presidenza francese contribuirà a preparare l'Europa di domani, nella prospettiva del 2030, gettando le basi per cambiamenti di vasta portata in materia di valori, investimenti, gioventù, cultura e salute. Si presterà particolare attenzione alla promozione dei valori che uniscono tutti noi, ma che negli ultimi anni si sono indeboliti, forse perché dati per scontati, come lo Stato di diritto e i valori democratici. "Vogliamo promuovere un senso di appartenenza e difendere i nostri valori. Non ci sarà un progetto politico senza questa identità comune europea al di là delle identità nazionali", ha dichiarato.

Con riferimento alla prossima conclusione della Conferenza sul futuro dell'Europa, Schweng ha aggiunto che "in quanto casa della società civile organizzata europea il CESE può essere il vostro miglior alleato in questa delicata fase finale. Sarà fondamentale garantire risultati concreti e un seguito trasparente. I cittadini hanno bisogno di trasparenza e devono poter vedere che l'UE è capace di tradurre le parole in fatti. Il ruolo della presidenza francese, pertanto, sarà fondamentale per il successo della Conferenza e per restituire l'UE ai suoi cittadini".

Beaune si è impegnato a far sì che la Conferenza sul futuro dell'Europa formuli proposte concrete che "è essenziale attuare rapidamente, poiché la Conferenza non può essere un esercizio artificioso, ma è intesa a preparare il terreno per una vera riforma". (mp)

 

Un'assistenza di qualità, sufficiente, sostenibile e accessibile, per gli anziani è di vitale importanza

Con la percentuale degli ultraottantenni destinata a più che raddoppiare entro il 2050, il CESE è fermamente convinto che un modello di assistenza per gli anziani non autosufficienti debba essere integrato nel processo di elaborazione delle politiche dell'UE.

 

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Con la percentuale degli ultraottantenni destinata a più che raddoppiare entro il 2050, il CESE è fermamente convinto che un modello di assistenza per gli anziani non autosufficienti debba essere integrato nel processo di elaborazione delle politiche dell'UE.

La pandemia ha messo a nudo le carenze in questo campo, e la nuova strategia europea in materia di assistenza proposta dalla Commissione è, ad avviso del CESE, un passo nella direzione giusta. Tuttavia, gli organi consultivi dell'UE e le organizzazioni della società civile che rappresentano gli anziani devono avere voce in capitolo.

Nel parere d'iniziativa intitolato Verso un nuovo modello di assistenza per gli anziani: imparare dalla pandemia di COVID-19, adottato nella sessione plenaria di gennaio, il CESE ha esamina più da vicino i vari modelli di assistenza a lungo termine degli ultrasessantacinquenni non più autosufficienti o residenti in case di riposo.

Miguel Ángel Cabra De Luna, relatore del parere, sottolinea che "garantire assistenza a tutte le persone anziane dev'essere una pietra angolare delle politiche dell'UE, legata all'adempimento del Piano d'azione sul pilastro europeo dei diritti sociali".

Il CESE propone di istituire un osservatorio europeo sull'assistenza agli anziani, che consentirebbe di raccogliere dati statistici sufficienti, mettere a confronto le buone pratiche tra modelli statali diversi, rilevare le carenze strutturali nei sistemi nazionali, fornire sostegno tecnico per l'adozione di orientamenti per le politiche dell'UE e contribuire ad attuare il pilastro europeo dei diritti sociali.

Inoltre, nel parere il CESE chiede di istituire un Anno europeo degli anziani, a titolo di riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone anziane e del loro contributo alla società, secondo quanto sancito dall'articolo 25 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE.

Nel corso della pandemia, i diritti e i bisogni degli anziani sono stati presi in considerazione solo in parte, rivelando così le carenze concettuali, strutturali e funzionali dei modelli di assistenza loro destinati. In un contesto più ampio, tale situazione ha contribuito a evidenziare ulteriormente il fatto che l'invecchiamento della popolazione pone una sfida strategica cruciale all'Unione ed agli Stati membri. (at)

 

Sicurezza e salute sul luogo di lavoro: i nuovi rischi professionali richiedono un dialogo sociale forte

Sebbene i rischi professionali siano mutati a seguito della digitalizzazione del lavoro, che ha comportato un picco di stress e di patologie associate al burnout o a infortuni ergonomici, e un lieve calo del numero di infortuni sul lavoro, il dialogo sociale rimane fondamentale per promuovere la salute e la sicurezza sul lavoro (SSL), ricorda il Comitato economico e sociale europeo (CESE) nel parere Il dialogo sociale come strumento a beneficio della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro.

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Sebbene i rischi professionali siano mutati a seguito della digitalizzazione del lavoro, che ha comportato un picco di stress e di patologie associate al burnout o a infortuni ergonomici, e un lieve calo del numero di infortuni sul lavoro, il dialogo sociale rimane fondamentale per promuovere la salute e la sicurezza sul lavoro (SSL), ricorda il Comitato economico e sociale europeo (CESE) nel parere Il dialogo sociale come strumento a beneficio della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro.

"Le misure in materia di SSL attuate attraverso il dialogo sociale non solo contribuiscono positivamente alla salute dei lavoratori, ma possono anche migliorare la redditività delle imprese e ridurre i costi dell'assistenza sanitaria e dell'assenteismo. Secondo le stime, il costo degli infortuni e delle malattie professionali per la società è pari al 3,3 % del PIL dell'UE (476 miliardi di EUR)", ha dichiarato la relatrice del parere Franca Salis-Madinier.

Tuttavia, la qualità del dialogo sociale varia da uno Stato membro all'altro, rendendo talvolta disomogenea all'interno dell'UE l'applicazione degli accordi autonomi conclusi dalle parti sociali in materia di SSL.

Secondo il CESE, il dialogo sociale europeo dovrebbe essere potenziato per garantire una protezione uniforme di tutti i lavoratori dell'UE.  
La Commissione europea dovrebbe pertanto stabilire criteri chiari per garantire che gli accordi firmati dalle parti sociali siano attuati in tutti gli Stati membri, in particolare alla luce della sentenza della Corte di giustizia dell'UE secondo la quale la Commissione non è tenuta a dare seguito alle richieste delle parti sociali di attuare gli accordi.

Tuttavia, oltre al dialogo sociale produttivo, la definizione degli orientamenti generali in materia di SSL richiede un solido quadro normativo. Gli accordi che sfociano in direttive del Consiglio su richiesta di entrambe le parti firmatarie sembrano essere più efficaci, in quanto garantiscono l'attuazione di piani d'azione specifici negli Stati membri.
A tal fine, il CESE raccomanda nuovi orientamenti sul telelavoro, una posizione più ambiziosa in materia di lotta contro il cancro e direttive dell'UE sui disturbi muscolo-scheletrici (DMS) e sui rischi psicosociali, che stanno diventando una grave minaccia professionale per i lavoratori europei.

Il gruppo Datori di lavoro del CESE ha presentato diversi emendamenti al parere, esprimendo la sua opposizione, in particolare per quanto riguarda le richieste di nuove misure normative e, ad esempio, la proposta di un'azione dell'UE in materia di DMS e rischi psicosociali, nonché l'elaborazione di nuovi orientamenti sul telelavoro.
Il parere, richiesto dalla presidenza francese dell'UE, è stato adottato nella sessione plenaria del CESE di gennaio con 172 voti favorevoli, 32 contrari e 70 astensioni. (ll)
 

Il CESE chiede di istituire una rete europea di mediatori finanziari per le PMI e di adottare un approccio all'intelligenza artificiale che metta le piccole imprese al primo posto.

Il CESE chiede mediatori finanziari speciali per aiutare le PMI europee a far fronte ai loro problemi di liquidità e finanziamento. E sottolinea che, affinché le PMI adottino l'intelligenza artificiale, è necessaria la volontà politica di sostenerle in questo processo.

 

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Il CESE chiede mediatori finanziari speciali per aiutare le PMI europee a far fronte ai loro problemi di liquidità e finanziamento. E sottolinea che, affinché le PMI adottino l'intelligenza artificiale, è necessaria la volontà politica di sostenerle in questo processo.

Nella sessione plenaria di gennaio, il CESE ha adottato due pareri dedicati alle questioni più urgenti per le PMI.

Nel primo, quello intitolato Strategia per le PMI della prossima generazione - Migliorare l'attuazione efficace e rapida, il Comitato sottolinea che l'accesso al credito, la liquidità, il flusso di cassa e i pagamenti sono tutti aspetti assai problematici per le imprese, specie nel contesto della pandemia di COVID-19. Da qui la proposta di sviluppare una rete di mediatori finanziari per:

•    promuovere l'accesso delle PMI ai fondi;
•    comprendere se e come le banche intermediarie usino strumenti finanziari per raggiungere le PMI più bisognose di risorse finanziarie; •    mediare nelle vertenze tra PMI, prestatori di servizi finanziari ed erogatori di fondi.

Il CESE raccomanda inoltre di:

•    istituire una task force sulla liquidità delle PMI, per monitorare le nuove misure della Commissione europea volte a migliorare la liquidità a breve termine delle microimprese e delle PMI;

•    introdurre un modulo di richiesta unico per semplificare le incombenze a carico di imprese con risorse umane e legali limitate che vogliono richiedere fondi dell'UE;

•    offrire alle PMI maggiori opportunità di presentare offerte per appalti pubblici e vincerli negli Stati membri.

Nel suo secondo parere, intitolato Sviluppare l'intelligenza artificiale nelle micro, piccole e medie imprese (MPMI), il CESE sottolinea l'esigenza di una forte volontà politica per superare gli ostacoli che impediscono alle MPMI di adottare tali tecnologie.

La volontà politica è infatti necessaria per costruire la fiducia, avvalendosi delle parti sociali, delle camere di commercio, delle associazioni di categoria e di altri soggetti pertinenti per dissipare le preoccupazioni delle MPMI sul campo.

Il CESE raccomanda quindi una serie di misure che richiedono anch'esse una ferma volontà politica, prime fra tutte:

•  avvalersi dell'istruzione e della formazione professionale per promuovere una generale padronanza dell'intelligenza artificiale;
•  assicurarsi che le MPMI abbiano un accesso agevole ai finanziamenti, sia pubblici che privati, per l'intelligenza artificiale;
•  garantire l'infrastruttura e le connessioni ovunque;
•  promuovere la consapevolezza delle questioni connesse alla sicurezza informatica;
•  diffondere il più ampiamente possibile le migliori pratiche e le storie di successo. (dm)

Secondo il CESE, nell'economia sociale bisogna adattare gli investimenti per stimolare maggiori finanziamenti

Sono necessari nuovi strumenti finanziari se si vuole che l'economia sociale continui a crescere al di là dello stimolo fornito dai programmi pubblici: questo è il messaggio di fondo di un recente parere del CESE, che chiede anche corsi di formazione finanziaria per promuovere i finanziamenti privati.

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Sono necessari nuovi strumenti finanziari se si vuole che l'economia sociale continui a crescere al di là dello stimolo fornito dai programmi pubblici: questo è il messaggio di fondo di un recente parere del CESE, che chiede anche corsi di formazione finanziaria per promuovere i finanziamenti privati.

L'economia sociale può attrarre investimenti adeguati solo se esistono strumenti finanziari appositi in grado di assicurare un equilibrio tra impatto sociale, rendimenti accettabili per gli investitori e rischi ragionevoli per le imprese sociali, secondo quanto indicato dal CESE in un parere adottato lo scorso gennaio.

Il relatore Giuseppe Guerini ha affermato che "Vi è una reale necessità di facilitare il collegamento tra il mondo degli investimenti privati e quello dell'economia sociale. Riteniamo che troppo spesso gli operatori finanziari equiparino le organizzazioni dell'economia sociale a una fonte di alti rischi semplicemente perché essi applicano strumenti di valutazione che sono generalmente impiegati per altri tipi di imprese".

Gli investimenti a impatto sociale dovrebbero rispondere ai seguenti criteri:

•    avere la finalità evidente di produrre effetti sociali positivi;
•    sostenere le imprese chiaramente definite come imprese dell'economia sociale;
•    fissare livelli di aspettativa compatibili con rendimenti economici equi, sostenibili e trasparenti, anche quando potrebbero essere inferiori a quelli medi di mercato;
•    consentire che una parte degli attivi sia incanalata verso altri investimenti con finalità sociali;
•    avere un impatto misurabile;
•    essere coerenti con i valori dell'impresa alla quale sono destinati.

Una solida conoscenza reciproca è essenziale per colmare la carenza di investimenti.  "Gli attori finanziari devono essere meglio sostenuti affinché comprendano le condizioni reali in cui operano le imprese sociali, e le aiutino a capire il mondo della finanza e gli strumenti finanziari", ha aggiunto il correlatore Marie Pierre le Breton.

A tal fine possono essere utili anche la diffusione di buone pratiche, come il centro finlandese di consulenza per gli investimenti a impatto, o i modelli di investimento con pagamento in funzione del rendimento (pay-by-results) in uso in Francia. Per la valutazione dell'impatto è tuttavia necessario stabilire a livello dell'UE degli indicatori, che potrebbero essere quantitativi, come i posti di lavoro creati, o qualitativi, come il benessere della comunità.

 

Il CESE offre una ricetta per la sicurezza alimentare e la sostenibilità

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) individua, nel parere su Sicurezza alimentare e sistemi alimentari sostenibili adottato nella sessione plenaria del 19 gennaio 2022, i fattori chiave affinché l'UE produca alimenti in maniera sostenibile e competitiva, sia meno dipendente dalle importazioni e disponga nel contempo di una maggiore autonomia proteica.

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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) individua, nel parere su Sicurezza alimentare e sistemi alimentari sostenibili adottato nella sessione plenaria del 19 gennaio 2022, i fattori chiave affinché l'UE produca alimenti in maniera sostenibile e competitiva, sia meno dipendente dalle importazioni e disponga nel contempo di una maggiore autonomia proteica.

Affinché una politica alimentare completa dell'UE sia veramente rilevante per i consumatori europei è essenziale che i prezzi e la qualità degli alimenti prodotti in modo sostenibile nell'UE siano competitivi. Ciò implica che il settore agroalimentare europeo sia, da un lato, in grado di fornire ai consumatori prodotti alimentari a prezzi in cui sono incorporati i costi aggiuntivi relativi a criteri quali la sostenibilità, il benessere degli animali, costi più elevati dei fattori di produzione, la sicurezza alimentare e il valore nutritivo, ma anche un giusto compenso per gli agricoltori e, dall'altro lato, continui ad essere l'opzione preferita dalla vasta maggioranza dei consumatori.

Benché il Green Deal europeo offra l'opportunità di riaffermare il "contratto sociale alimentare" tra l'UE e i suoi cittadini attraverso i principi della strategia "Dal produttore al consumatore" e della strategia sulla biodiversità, molto rimane ancora da fare. "La Commissione propone troppo poche azioni concrete per rafforzare il settore agroalimentare e il reddito degli agricoltori e dei lavoratori, nonché per promuovere prezzi equi e il valore dei prodotti alimentari", ha sottolineato il correlatore Peter Schmidt.

Come evidenziato dal relatore del parere, Arnold Puech d'Alissac, "incoraggiare un'autonomia strategica aperta, garantire la reciprocità delle norme commerciali, promuovere la ricerca, accrescere la digitalizzazione, sviluppare tecnologie e sementi innovative e facilitare l'accesso degli agricoltori alla formazione su queste nuove tecnologie sono tra i fattori fondamentali per salvaguardare la competitività dei produttori europei".
Migliorare la produzione dell'UE di leguminose e legumi ad alto tenore proteico e di semi oleosi e panelli di semi oleosi andrebbe a beneficio degli agricoltori dell'UE e avrebbe un impatto positivo sul clima, sulla biodiversità e sull'ambiente. (mr)

Bisogna investire nel trasporto per vie navigabili interne

L'UE deve adattare costantemente i propri trasporti alle esigenze del momento e a quelle future, soprattutto di fronte all'evoluzione della domanda e al fatturato dei porti marittimi tendenzialmente in aumento. I principi fondamentali devono essere la multimodalità e la navigazione intelligente, avvantaggiarsi, cioè, dei benefici offerti dai diversi modi di trasporto per conseguire i migliori risultati possibili e nel contempo aumentare la sicurezza e ridurre gli oneri ambientali.

 

 

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L'UE deve adattare costantemente i propri trasporti alle esigenze del momento e a quelle future, soprattutto di fronte all'evoluzione della domanda e al fatturato dei porti marittimi tendenzialmente in aumento. I principi fondamentali devono essere la multimodalità e la navigazione intelligente, avvantaggiarsi, cioè, dei benefici offerti dai diversi modi di trasporto per conseguire i migliori risultati possibili e nel contempo aumentare la sicurezza e ridurre gli oneri ambientali.

È questo il messaggio principale del parere sulla comunicazione della Commissione dal titolo NAIADES III: promuovere un trasporto europeo per vie navigabili interne adeguato alle esigenze future, elaborato da Mateusz Szymański e adottato alla plenaria del CESE di gennaio.

Intervenendo a margine della riunione, Szymański ha dichiarato che "NAIADES III è un importante piano d'azione. Il CESE sostiene gli sforzi volti ad aumentare la quota del trasporto di passeggeri e merci per vie navigabili interne. Il settore presenta infatti un enorme potenziale non ancora sfruttato. Abbiamo bisogno di volontà e di impegno politici a vari livelli per introdurre misure volte a sostenere lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture e promuovere il trasporto per vie navigabili interne in quanto settore attraente dal punto di vista professionale. Anche la rete TEN-T va ammodernata per rispondere alle nuove tendenze in materia di trasporto". (mp)

 

Le regioni ultraperiferiche sono fondamentali per il futuro dell'UE

In un parere esplorativo richiesto dalla presidenza francese del Consiglio dell'UE, il CESE invita la Commissione europea a considerare i notevoli benefici che le regioni ultraperiferiche possono apportare al futuro dell'Europa.

 

 

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In un parere esplorativo richiesto dalla presidenza francese del Consiglio dell'UE, il CESE invita la Commissione europea a considerare i notevoli benefici che le regioni ultraperiferiche possono apportare al futuro dell'Europa.

La Commissione dovrebbe adottare misure adeguate per garantire che tali regioni non siano lasciate indietro durante la ripresa post-COVID-19 o nella triplice transizione climatica, sociale e digitale. Il CESE propone nuove tappe fondamentali per l'autosufficienza alimentare ed energetica delle regioni ultraperiferiche, la transizione verde, il turismo sostenibile, l'inclusione sociale, il coinvolgimento della società civile, l'acquisizione delle competenze e il problema dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari.

"Le regioni ultraperiferiche dovrebbero essere considerate come banchi di prova per promuovere il progresso su scala mondiale, e possono diventare modelli replicabili", ha dichiarato il relatore Joël Destom.

Gli ha fatto eco il correlatore Gonçalo Lobo Xavier: "Il CESE chiede che nelle regioni ultraperiferiche sia garantito l'accesso digitale e che nei prossimi programmi operativi sia incluso un grande progetto per l'accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari". (tk)

 

Il CESE propone alcune aggiunte fondamentali alle raccomandazioni della Commissione sulla politica economica della zona euro per il 2022

Nel gennaio 2022 il CESE ha adottato un parere in merito alle raccomandazioni della Commissione sulla politica economica della zona euro per il 2022, che tiene conto della situazione attuale.

 

 

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Nel gennaio 2022 il CESE ha adottato un parere in merito alle raccomandazioni della Commissione sulla politica economica della zona euro per il 2022, che tiene conto della situazione attuale.

Il relatore Juraj Sipko ha osservato che "una delle sfide principali per l'economia della zona euro riguarda come affrontare l'accumulo di livelli elevati di debito pubblico e l'aumento dell'inflazione, e come portare avanti il processo di trasformazione verso un'economia verde e digitale, concentrandosi allo stesso tempo sulla stabilità sociale".

Il CESE ritiene che il patto di stabilità e crescita dell'UE non sia più adeguato alle condizioni attuali. Il progetto di unione bancaria deve progredire più rapidamente, e occorre completare l'Unione dei mercati dei capitali. Il CESE è preoccupato anche per l'aggravarsi dell'instabilità sociale e chiede nuovi indicatori più adeguati per la disuguaglianza e la povertà. (tk)

 

Il CESE mette in guardia contro il possibile impatto socioeconomico negativo della proposta di direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici

In un parere adottato in gennaio, il CESE accoglie con favore l'obiettivo della Commissione europea di chiarire e aggiornare l'attuale quadro dell'UE e di strutturare la tassazione europea in modo da favorire l'energia sostenibile da fonti non fossili.

 

 

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In un parere adottato in gennaio, il CESE accoglie con favore l'obiettivo della Commissione europea di chiarire e aggiornare l'attuale quadro dell'UE e di strutturare la tassazione europea in modo da favorire l'energia sostenibile da fonti non fossili.

Tuttavia, il Comitato esprime anche preoccupazione per le possibili conseguenze negative, sul piano economico e sociale, di alcune delle misure contenute nella proposta di direttiva in questione.

"Chiediamo un approccio più flessibile sui biocarburanti ammissibili, anche per quanto riguarda la loro tassazione", afferma il relatore Stefan Back.

Il CESE raccomanda inoltre di utilizzare il concetto di "povertà energetica" piuttosto che quello di "famiglie vulnerabili", chiede che il gettito derivante dalla tassazione ambientale sia restituito alle persone più colpite e ritiene opportuno adeguare il sistema europeo dei prezzi affinché rifletta il costo di tutte le forme di energia.

"Il Comitato deplora anche che la proposta non preveda misure adeguate per evitare la povertà relativa alla mobilità", ha aggiunto il correlatore Philippe Charry. (tk)

L'accesso alle materie prime sta diventando fondamentale per il buon esito della duplice transizione

Il ruolo essenziale delle materie prime è stato discusso a lungo in un convegno ad alto livello organizzato dal CESE il 31 gennaio scorso. Nel corso del convegno sono stati esaminati specificamente due aspetti: il ruolo chiave delle materie prime critiche ai fini dell'autonomia strategica dell'UE nella transizione verde e digitale, e l'importanza della circolarità in rapporto all'esigenza di creare un mercato delle materie prime secondarie in Europa.

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Il ruolo essenziale delle materie prime è stato discusso a lungo in un convegno ad alto livello organizzato dal CESE il 31 gennaio scorso. Nel corso del convegno sono stati esaminati specificamente due aspetti: il ruolo chiave delle materie prime critiche ai fini dell'autonomia strategica dell'UE nella transizione verde e digitale, e l'importanza della circolarità in rapporto all'esigenza di creare un mercato delle materie prime secondarie in Europa.

"L'Europa, che dipende fortemente dal resto del mondo per la maggior parte delle materie prime, deve dare l'esempio, dimostrando che tale settore può essere sostenibile sul piano ambientale e umano," ha dichiarato la Presidente del CESE Christa Schweng, la quale ha anche sottolineato l'esigenza di partenariati strategici con altri paesi del mondo che condividono lo stesso orientamento.

Il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton è intervenuto al convegno con un videomessaggio, in cui ha detto: "Nel 2050, per le batterie dei veicoli elettrici, ci servirà una quantità di litio 60 volte maggiore di quella utilizzata attualmente. Sono certo che per le materie prime il nuovo modus operandi sarà l'economia circolare, destinata a diventare un altro strumento fondamentale a nostra disposizione per garantire la sicurezza e la resilienza delle nostre catene di approvvigionamento. In questo senso il CESE e la Commissione europea condividono la stessa linea".

Agnès Pannier-Runacher, sottosegretaria francese all'Industria, ha riconosciuto che le materie prime critiche sono una questione essenziale per l'autonomia dell'Europa nella transizione verso un'economia verde e digitale basata su un modello circolare. Nel momento in cui l'autonomia energetica dell'Europa figura tra le priorità della presidenza francese dell'UE, "non possiamo permettere che la nostra attuale dipendenza dai combustibili fossili sia sostituita da una nuova dipendenza da questi metalli strategici", ha affermato.

I partecipanti alla tavola rotonda hanno convenuto che l'Europa deve esercitare una leadership globale in questo campo, elevando i suoi standard ambientali, sociali e di governance a livelli senza precedenti.
"Il CESE è pienamente consapevole dell'urgenza di affrontare la questione e ritiene che le azioni previste dalla Commissione europea siano essenziali, se vogliamo mantenere e rafforzare la base industriale dell'UE", ha aggiunto il presidente della commissione consultiva per le trasformazioni industriali del CESE, Pietro Francesco De Lotto, che ha presieduto il convegno.

In conclusione, le istituzioni pubbliche devono continuare a unire le loro forze e ad agire, e la società civile deve proseguire il proprio coinvolgimento in questo campo.

Il convegno rientra tra le attività intraprese dal CESE nel quadro della Conferenza sul futuro dell'Europa. (ks)

Notizie dai gruppi

Il Green Deal cambierà tutto, compresa la geopolitica

Di Dimitris Dimitriadis, membro del gruppo Datori di lavoro del CESE e presidente della sezione Relazioni esterne del CESE

Con il suo obiettivo di decarbonizzare l'economia dell'UE, il Green Deal europeo rappresenta un fattore di svolta che rivoluzionerà la nostra economia, la nostra società e le nostre relazioni con il resto del mondo.

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Di Dimitris Dimitriadis, membro del gruppo Datori di lavoro del CESE e presidente della sezione Relazioni esterne del CESE

Con il suo obiettivo di decarbonizzare l'economia dell'UE, il Green Deal europeo rappresenta un fattore di svolta che rivoluzionerà la nostra economia, la nostra società e le nostre relazioni con il resto del mondo.

Alla COP26 l'urgenza di agire è stata finalmente riconosciuta da tutti. L'UE, intanto, è ancora in testa in questa corsa contro il tempo: è compito dell'Europa dare l'esempio. È anche nel nostro interesse modernizzare rapidamente la nostra economia, rimanendo o diventando leader mondiali per quanto riguarda il riciclaggio di rifiuti e l'economia circolare, la cattura del carbonio dall'atmosfera, l'idrogeno verde e la produzione di energia solare ed eolica.

L'Europa è il mercato più grande a livello mondiale, e gli effetti della transizione dell'UE verso l'azzeramento delle emissioni nette, con il passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili e la riduzione della dipendenza energetica, si faranno sentire dappertutto. Basti pensare alle nostre importazioni di petrolio e gas dalla Russia e dall'Algeria.

In linea con il nostro tradizionale impegno a favore del multilateralismo, dobbiamo considerare le ripercussioni sui paesi terzi e dobbiamo aiutare i paesi più deboli, che hanno meno responsabilità nel riscaldamento del pianeta e che tuttavia ne pagheranno il prezzo più alto. Parallelamente, l'UE dovrebbe avviare negoziati immediati con i paesi più vicini, per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi nei tempi giusti.

Gli Stati Uniti sono ancora cauti in rapporto al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, che considerano una misura con una possibile finalità protezionistica. L'Europa non può tuttavia rinunciare a questo meccanismo, in quanto è il nostro modo di prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.

Per quanto riguarda la dipendenza dall'estero, bisogna considerare anche la questione scottante delle materie prime critiche, dato che la Cina fornisce il 95 % delle terre rare utilizzate nel mondo per le nuove tecnologie. È giunto il momento di agire e di diversificare le nostre fonti di approvvigionamento.

Abbiamo la scienza, la tecnologia, le possibilità di finanziamento e le idee. Quello che ci manca è il tempo: l'UE deve agire rapidamente, e il CESE seguirà gli sviluppi, facendosi portavoce del punto di vista e delle idee della società civile in ogni fase.

Il testo integrale dell'articolo è disponibile qui: europa.eu/!39cXrP (kr)

 

Il dialogo sociale come strumento a beneficio della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

In un momento in cui il mondo del lavoro è alle prese con diversi tipi di crisi e transizioni, il dialogo sociale può essere uno strumento utile per realizzare tre obiettivi principali: prevedere e gestire i cambiamenti nel mondo del lavoro determinati dalle transizioni verde, digitale e demografica; migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali; essere preparati ad affrontare potenziali crisi sanitarie future.

 

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a cura del gruppo Lavoratori del CESE

In un momento in cui il mondo del lavoro è alle prese con diversi tipi di crisi e transizioni, il dialogo sociale può essere uno strumento utile per realizzare tre obiettivi principali: prevedere e gestire i cambiamenti nel mondo del lavoro determinati dalle transizioni verde, digitale e demografica; migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali; essere preparati ad affrontare potenziali crisi sanitarie future.

Insieme al dialogo sociale, l'Unione europea deve adottare, laddove è necessario, nuove misure normative, come pure orientamenti per le situazioni come il telelavoro, e procedere a un aggiornamento dell'accordo quadro europeo del 2002.

La pandemia offre l'opportunità di creare nuove capacità collettive per far fronte a crisi future e attenuarne l'impatto sulla salute e sicurezza sul lavoro. I piani di ripresa dovrebbero consentire di rafforzare il ruolo delle parti sociali negli Stati membri nei quali esse hanno meno influenza.

Il costo delle malattie professionali, come le cardiopatie e il burnout, deve essere oggetto di un monitoraggio accurato al fine di individuare, al livello adeguato, le pertinenti misure da adottare, con l'obiettivo di azzerare i decessi legati al lavoro nell'UE ("Vision Zero"= approccio "zero vittime").

Le misure in materia di salute e sicurezza sul lavoro attuate attraverso il dialogo sociale contribuiscono positivamente alla salute dei lavoratori e possono inoltre migliorare la redditività delle imprese e ridurre i costi dell'assistenza sanitaria e dell'assenteismo. Secondo le stime, il costo degli infortuni e delle malattie professionali per la società è pari al 3,3 % del PIL dell'UE (476 miliardi di EUR), ossia oltre la metà dei fondi del piano di ripresa.

Questo è il motivo per cui dobbiamo creare una cultura della prevenzione, anche attraverso la formazione delle parti coinvolte nel dialogo sociale, la sensibilizzazione ai rischi emergenti e il potenziamento e la diffusione delle risorse disponibili.

I negoziati bilaterali delle parti sociali europee sono fondamentali per la risoluzione dei problemi in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tuttavia, l'applicazione degli accordi autonomi è talvolta disomogenea e varia in funzione della forza relativa del dialogo sociale e della diversità dei sistemi di relazioni industriali degli Stati membri. Per questo motivo è necessaria una regolamentazione in alcuni settori, per esempio in relazione ai rischi psicosociali e a disturbi muscoloscheletrici. (prp)

 

 

Le aspettative di parte dei membri del gruppo Diversità Europa in rapporto alla presidenza francese del Consiglio dell'UE

a cura del gruppo Diversità Europa del CESE

Con l'inizio della presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea, i membri francesi del gruppo Diversità Europa segnalano le loro aspettative per questo semestre, dal rafforzamento della democrazia europea allo spostamento del centro dell'attenzione dall'UE ai cittadini europei.

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a cura del gruppo Diversità Europa del CESE

Con l'inizio della presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea, i membri francesi del gruppo Diversità Europa segnalano le loro aspettative per questo semestre, dal rafforzamento della democrazia europea allo spostamento del centro dell'attenzione dall'UE ai cittadini europei.

Dal 1º gennaio 2022 la Francia detiene la presidenza semestrale del Consiglio dell'UE e tra le sue priorità figura il rafforzamento della democrazia europea. Il programma della presidenza francese ruota attorno a tre obiettivi principali, tra cui quello di costruire un'Europa dal volto umano che presti ascolto alle preoccupazioni dei cittadini nel quadro dell'attuale Conferenza sul futuro dell'Europa.

Il CESE, che rappresenta le organizzazioni della società civile, appoggia questo obiettivo e partecipa attivamente ai lavori della Conferenza. I membri francesi del gruppo Diversità Europa nutrono molte aspettative al riguardo.

Dominique Gillot (della Federazione generale francese per l'aiuto all'infanzia nell'insegnamento pubblico e membro del Consiglio consultivo francese delle persone con disabilità) si attende "che venga riaffermata l'idea di un'Europa inclusiva, in termini di solidarietà e salute, con la piena partecipazione dei cittadini e un'attenzione particolare per le persone con disabilità e gli anziani".

Patricia Blanc (dell'associazione Imagine for Margo - Children without cancer) ritiene che la pandemia di COVID-19 abbia posto la salute al centro delle preoccupazioni dell'opinione pubblica, e lancia un monito a "non dimenticare che i tumori e le malattie rare colpiscono ogni anno milioni di persone in Europa".

Joël Destom (della mutua interprofessionale MIAG e della società d'assicurazione AG2R La Mondiale) auspica che "le parole d'ordine della presidenza francese - ossia, rilancio, appartenenza, potenza e questioni sociali, digitali e climatiche - abbiano un'eco anche più vasta nei territori d'oltremare".

Arnaud Schwartz (dell'associazione France Nature Environnement) si augura che la presidenza francese "mostri ambizione non solo a parole ma anche nei fatti, attuando correttamente la legislazione ambientale".

Laurence Sellos (della Camera dell'agricoltura della Senna Marittima) teme che il Green Deal, così come è formulato attualmente nella parte che riguarda il settore agricolo, ridurrà drasticamente la produzione europea, ed esorta quindi la presidenza francese a "rivedere questa posizione in modo che la scienza aiuti l'agricoltura ad accelerare la transizione agroecologica e ci assista nell'affrontare la sfida dei cambiamenti climatici".

Infine, Thierry Libaert (della Fondazione per la natura e l'uomo) ritiene che "l'Unione europea sia l'espressione di un'ambizione formidabile che è in fase di ripiegamento. L'UE sembra aver perso smalto", e aggiunge che "la presidenza francese dell'UE rappresenta un'opportunità eccellente per cercare di ristabilire un legame tra i cittadini e l'Europa. Bisogna quindi parlare meno dell'Europa e più dei cittadini europei".

Si rimanda al sito web del CESE per maggiori informazioni sui lavori del gruppo Diversità Europa in rapporto alla Conferenza sul futuro dell'Europa e nel quadro della presidenza francese del Consiglio dell'UE. (jk)

 

Soon in the EESC/Cultural events

"Restate con noi": un reportage sulla Croazia a un anno dal terremoto

Il CESE ospita una mostra fotografica per ricordare il disastroso terremoto che ha colpito la Croazia un anno fa, nel dicembre 2020.

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Il CESE ospita una mostra fotografica per ricordare il disastroso terremoto che ha colpito la Croazia un anno fa, nel dicembre 2020.

La mostra, intitolata "Restate con noi", raccoglie 25 fotografie, ed è un appello volto a sensibilizzare all'effetto devastante delle calamità naturali su qualunque tipo di attività umana, sociale e commerciale.

Le foto mostrano artigiani che, avendo perduto le loro botteghe, non avevano più gli strumenti per proseguire le loro attività; eppure, con il loro esempio, hanno continuato ad ispirare il loro prossimo, mantenendosi solidali e ottimisti.

Le immagini, scattate nelle regioni di Sisak, Petrinja e Glina, e nei dintorni, si soffermano sulle rovine lasciate dal terremoto e sui numerosi problemi ancora da affrontare per un ritorno alla normalità, a un anno dal terremoto.

La mostra, allestita interamente online, sarà visitabile sul sito del CESE dal 15 febbraio al 15 marzo 2022. (ck)

 

L'economia circolare si dà alla musica

Il 2 marzo prossimo il CESE ospiterà uno spettacolo speciale intitolato "Music with Trash" - musica e spazzatura - nel quadro dell'edizione 2022 della conferenza organizzata dalla Piattaforma delle parti interessate per l'economia circolare (ECESP).

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Il 2 marzo prossimo il CESE ospiterà uno spettacolo speciale intitolato "Music with Trash" - musica e spazzatura - nel quadro dell'edizione 2022 della conferenza organizzata dalla Piattaforma delle parti interessate per l'economia circolare (ECESP).

Lo spettacolo, in cui si esibirà il trio internazionale di percussionisti TrashBeatz, consisterà in un alternarsi di laboratori ispirati all'economia circolare con musica eseguita utilizzando materiale di scarto.

"Noi diamo una seconda vita alla spazzatura suonando strumenti musicali realizzati con materiale di scarto", hanno dichiarato i TrashBeatz.

Quale altra iniziativa avrebbe mai potuto accompagnare meglio, sul piano artistico, la conferenza dell'ECESP in formato ibrido dedicata quest'anno al tema Verso una nuova normalità: Prodotti sostenibili per un consumo sostenibile?

La conferenza annuale dell'ECESP, che si terrà il 1° e 2 marzo 2022, sarà ospitata congiuntamente dal CESE e dalla Commissione europea. Per maggiori informazioni si rimanda al sito web dell'ECESP. (ck)

 

Presto svelata "la verità sulle menzogne"

Il CESE si prepara ad accogliere 99 studenti delle scuole secondarie e gli insegnanti che li accompagnano all'evento per i giovani del 2022, dal titolo "La verità sulle menzogne. I giovani sfidano la disinformazione". I membri del CESE che fungono da mentori degli studenti stanno attualmente visitando le scuole selezionate per incontrare le delegazioni che parteciperanno a YEYS e confrontarsi con loro.

 

 

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Il CESE si prepara ad accogliere 99 studenti delle scuole secondarie e gli insegnanti che li accompagnano all'evento per i giovani del 2022, dal titolo "La verità sulle menzogne. I giovani sfidano la disinformazione". I membri del CESE che fungono da mentori degli studenti stanno attualmente visitando le scuole selezionate per incontrare le delegazioni che parteciperanno a YEYS e confrontarsi con loro.

Questi incontri figurano sulla piattaforma interattiva della Conferenza sul futuro dell'Europa nell'ambito dei capitoli dedicati alla Gioventù e alla Democrazia partecipativa

"La verità sulle menzogne. I giovani sfidano la disinformazione" è il titolo scelto per la 13a edizione dell'iniziativa faro del CESE per i giovani La vostra Europa, la vostra opinione (Your Europe, Your Say), che si terrà interamente a distanza il 31 marzo e il 1º aprile 2022. Il programma è ora disponibile online. (ck)

 

Giornate della società civile 2022

L'edizione 2022 delle Giornate della società civile si terrà dal 15 al 17 marzo sul tema "L'UE come motore di prosperità condivisa: la società civile per un'economia al servizio delle persone e del pianeta".

 

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L'edizione 2022 delle Giornate della società civile si terrà dal 15 al 17 marzo sul tema "L'UE come motore di prosperità condivisa: la società civile per un'economia al servizio delle persone e del pianeta".

Le GIORNATE DELLA SOCIETÀ CIVILE 2022, che si tengono in un momento cruciale per l'Europa, con la pandemia di COVID-19 ancora in corso e la Conferenza sul futuro dell'Europa nelle fasi conclusive, prenderanno in esame le possibilità di rendere l'Europa più resiliente mediante una transizione giusta che vada a beneficio sia delle persone sia dell'ambiente, e che accresca nel contempo la prosperità dell'Europa.

Questa transizione dovrebbe anche difendere e promuovere i diritti e i principi fondamentali dell'UE: la democrazia, i diritti umani, la giustizia sociale, la solidarietà e l'uguaglianza. Il 2021 si è infatti dimostrato un test di resistenza in questo senso. In qualità di difensori, agenti del cambiamento e custodi del bene comune, le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo cruciale nella difesa di tali valori a tutti i livelli.

Nel corso di sette seminari interattivi, che si terranno in formato ibrido oppure interamente online, verranno discussi i seguenti temi chiave:

  • opportunità di miglioramento delle competenze per tutti;
  • dialoghi intergenerazionali tra gli imprenditori dell'Unione europea;
  • volontari per la prosperità;
  • un ambiente propizio alla società civile: la necessità di una partecipazione significativa;
  • la costruzione di un'economia democratica per una transizione giusta;
  • un'economia sociale di mercato verde per il futuro dell'Europa;
  • il futuro della protezione sociale e dello stato sociale europeo: promuovere sistemi di reddito minimo dignitoso e l'accesso a servizi sociali di qualità.

L'introduzione e la conclusione dei seminari si svolgeranno sotto forma di due dibattiti ad alto livello nelle sessioni di apertura e chiusura dell'evento.

L'edizione 2022 delle Giornate della società civile è organizzata dal Comitato economico e sociale europeo in collaborazione con il gruppo di collegamento.

Per maggiori informazioni sul programma, gli oratori e i seminari si prega di consultare il sito web dell'evento, che viene regolarmente aggiornato, e di seguirci su Twitter: @EESC_LiaisonG #CivSocDays. (ks)

Redazione

Ewa Haczyk-Plumley (editor-in-chief)
Daniela Marangoni (dm)

Hanno collaborato a questo numero

Amalia Tsoumani (at)
Chrysanthi Kokkini (ck)
Daniela Marangoni (dm)
Daniela Vincenti (dv)
Ewa Haczyk-Plumley (ehp)
Jasmin Kloetzing (jk)
Karen Serafini (ks)
Katharina Radler (kr)
Katerina Serifi (ks)
Laura Lui (ll)
Marco Pezzani (mp)
Pablo Ribera Paya (prp)
Thomas Kersten (tk)

 

Coordinamento

Agata Berdys (ab)
Katerina Serifi (ks)

Technical support
Bernhard Knoblach (bk)

Indirizzo

Comitato economico e sociale europeo
Edificio Jacques Delors, 99 Rue Belliard, B-1040
Bruxelles, Belgio
Tel. +32 25469476
E-mail: eescinfo@eesc.europa.eu

CESE info viene pubblicato nove volte l’anno in occasione delle sessioni plenarie del CESE. CESE info è disponibile in 23 lingue.
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February 2022
03/2022

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