La dimensione esterna della migrazione dev'essere agganciata alla politica esterna dell'UE

La creazione di partenariati con i paesi di origine e di transito al fine di attirare i talenti è un elemento strategico cruciale per gestire la migrazione. L'Europa deve spostare l'asse su cui è imperniata la dimensione esterna della politica migratoria, facendo in modo che questa rientri in un'agenda geopolitica e geoeconomica di respiro più ampio, che trovi il posto che le compete tra le altre politiche. In caso contrario, il nuovo patto sulla migrazione e l'asilo sarà troppo debole per far fronte all'aumento dei flussi migratori.

In questo mese di luglio la sezione Relazioni esterne (REX) del CESE ha dedicato alla geopolitica della migrazione una riunione ibrida, cui hanno partecipato illustri oratori in rappresentanza delle istituzioni europee, delle organizzazioni della società civile e delle parti interessate africane.

Oggi ci soffermiamo sul modo in cui la geopolitica incide sulla migrazione. Se si osserva quel che è accaduto nei paesi del Sahel, è chiaro che la prossima grande ondata di migranti verso l'Europa proverrà dall'Africa, ha sottolineato il presidente della sezione REX Dimitris Dimitriadis nelle sue osservazioni introduttive.

I fatti parlano da soli: si stima che, a livello internazionale, 281 milioni di persone siano migranti. Secondo le stime, nel gennaio 2020 23 milioni dei 447 milioni di persone che vivevano nell'UE (ossia il 5 % della popolazione europea) erano cittadini di paesi terzi. In totale 9 milioni di cittadini di paesi terzi sono impiegati nel mercato del lavoro dell'UE in settori e professioni d'importanza cruciale.

A questo proposito Davinia Wood, capo unità alla DG Migrazione e affari interni della Commissione, ha sottolineato che l'andamento demografico in Europa ci impone di cambiare il modo in cui la migrazione viene raccontata, così da presentarla in una luce positiva, aggiungendo poi che, malgrado gli aspetti problematici delle proposte e procedure legislative in materia, vi è convergenza di vedute riguardo alla dimensione esterna e alla cooperazione con i paesi terzi.

Anche se il nuovo patto sulla migrazione e l'asilo continua a sostenere i partenariati tra i paesi di origine, transito e destinazione allo scopo di attirare i talenti, sembra che vi siano ostacoli che ne impediscono l'effettiva realizzazione.

Jean-Louis De Brower, direttore del programma Affari europei dell'Istituto Egmont, ha osservato che probabilmente il nuovo patto non ispira fiducia e solidarietà: ancora oggi la dimensione esterna della politica migratoria dell'UE è percepita come un'esternalizzazione della responsabilità politica o una traslazione dell'onere, invece che come una responsabilità e un onere da condividere.

Sulla stessa lunghezza d'onda si è espressa Estrella Galán, segretaria generale della Commissione spagnola di aiuto al rifugiato, sottolineando che i problemi della migrazione e dell'asilo ricadono sui paesi di ingresso, mentre dovrebbero essere affrontati in modo più proporzionato, facendo leva sulla solidarietà e la ripartizione delle responsabilità. I dati presentati da Galán indicano che la Spagna è, dopo l'Italia, il principale paese di ingresso via mare delle persone provenienti dall'Africa settentrionale e dall'America latina.

Ola Henrikson, direttore regionale dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), ha sottolineato tra l'altro che il concetto di partenariato è un aspetto importante delle discussioni sulla migrazione, in quanto i partenariati promuovono la cooperazione interregionale nel campo della migrazione per motivi di lavoro e rafforzano le relazioni con i paesi terzi.

La politica di sviluppo in Africa può porre fine alla migrazione irregolare

 

Un contributo concreto allo sviluppo nel continente africano, una parte del mondo particolarmente esposta ai cambiamenti climatici, potrebbe portare stabilità sul piano sociale, politico ed economico.

Secondo Pierrette Herzberger-Fofana, prima vicepresidente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo, le politiche di sviluppo sono inscindibili dalla migrazione. L'influenza che l'UE esercita sui paesi del Sahara riguarda quasi esclusivamente la lotta al terrorismo e la gestione dei flussi migratori. È tuttavia importante che l'UE cambi prospettiva e trovi il modo di applicare i propri principi senza lasciare indietro nessuno, al fine di conseguire gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Dal canto suo, la direttrice regionale dell'Alleanza cooperativa internazionale (ICA) Chiyoge B. Sifa ha sottolineato l'importanza non solo del partenariato tra l'ICA e l'UE, ma anche dei programmi multilaterali finanziati con fondi europei, che contribuiscono in misura rilevante a disincentivare i giovani dall'attraversare il Mediterraneo. Ha infatti ricordato che l'Africa è il continente con la popolazione più giovane, e questa situazione, che è di per sé un punto di forza, diventa un problema se non viene gestita in modo adeguato, spiegando inoltre che i giovani africani punteranno molto sull'immigrazione in Europa se non riusciranno a trovare un futuro migliore per se stessi in Africa.

La promozione della stabilità regionale in Africa e l'impulso all'integrazione regionale sono politiche cruciali che devono essere prese in considerazione. Joseph Bikanda, coordinatore della Rete panafricana dei difensori dei diritti umani, ha affermato che la soluzione più praticabile e sostenibile per compiere passi avanti rimane quella di una tabella di marcia politica, negoziata con le autorità locali e i governi, in cui siano tutelati gli interessi di tutte le componenti della società.

Infine, l'ambasciatore Giacomo Durazzo, capo della delegazione dell'UE in Mauritania, ha sottolineato quanto sia importante combattere la tratta di esseri umani, che è diventata un'attività lucrativa altamente redditizia (talvolta appoggiata dalle autorità politiche) profondamente radicata nella regione africana.

La creazione di solidi partenariati con i paesi di origine e di transito che sono privi di una governance migratoria è un elemento strategico cruciale per contrastare la tratta di esseri umani. Durazzo ha inoltre rilevato la necessità di investire in programmi di cooperazione rivolti ai giovani e incentrati sulla promozione delle opportunità di occupazione. Ha poi citato la Mauritania come a un modello di riferimento in questo campo, ricordando la cooperazione esemplare con le autorità locali di tale paese, che sono riuscite a contrastare efficacemente le reti della tratta e i trafficanti di esseri umani.

Da ultimo, ma non meno importante, occorre rafforzare la struttura della società civile nel continente, in quanto non è adeguatamente integrata né in Africa né in Europa. Il ruolo della società civile è un fattore essenziale di cui l'UE dovrebbe tenere conto nel concepire gli accordi con i paesi africani.

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The external dimension of migration needs to be anchored in the EU's foreign policy