Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) esorta gli Stati membri dell'UE a intensificare il coordinamento in materia fiscale a livello europeo e internazionale per il settore dell'economia digitale e collaborativa. Un più stretto coordinamento delle politiche fiscali applicabili al nuovo settore economico e l'elaborazione di strumenti e soluzioni operative potrebbero migliorare l'adempimento degli obblighi fiscali, garantire una concorrenza leale e sfruttare appieno il potenziale di questo nuovo settore economico.
Il CESE accoglie con favore la cooperazione avviata tra la Commissione, gli Stati membri e l'OCSE/G20 in quest'ambito; tuttavia, in un parere adottato nella sessione plenaria del 15 luglio 2020, incoraggia gli Stati membri a trovare soluzioni a livello dell'UE qualora non si raggiunga un accordo internazionale entro la fine del 2020, come stabilito, e qualora un tale accordo non sia prevedibile nel prossimo futuro. Il Comitato propone obblighi di reporting chiari e armonizzati per le imprese digitali e collaborative e un sistema di raccolta e scambio dei dati funzionale e proporzionato a livello dell'UE qualora vi siano ritardi nella conclusione di un accordo internazionale.
Alla sessione plenaria del CESE, la relatrice del parere, Ester Vitale, ha richiamato l'attenzione in particolare sull'urgente necessità di agire.
La tassazione e le politiche fiscali devono adattarsi rispetto al continuo sviluppo dell'economia collaborativa. È importante che le istituzioni internazionali, europee e nazionali agiscano in modo efficace e rapido per far fronte alle questioni poste dall'economia collaborativa. Sarebbe preferibile trovare una soluzione a livello internazionale o addirittura mondiale
, ha dichiarato Ester Vitale, precisando che le normative e i modelli fiscali vigenti devono essere adeguati al nuovo contesto imprenditoriale
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Nel suo parere il Comitato afferma che le regole fiscali adattate ai diversi settori dell'economia collaborativa dovrebbero essere in linea con i principi di un'equa tassazione e soddisfare gli obblighi di reporting a carico dell'economia collaborativa.
Il CESE propone che sia sviluppato uno standard europeo di raccolta dei dati e delle informazioni sulle transazioni, che le piattaforme digitali dovranno comunicare alle autorità fiscali nazionali e conservare per motivi documentali.
Secondo la relatrice, gli obblighi di reporting dovrebbero essere chiari e armonizzati tra i diversi Stati membri, ma non dovrebbero costituire un eccessivo onere amministrativo a carico delle piattaforme digitali. L'introduzione di obblighi di reporting standardizzati e semplificati con costi di compliance ragionevoli potrebbe costituire un incentivo per le piattaforme digitali a rispettare le norme
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Uno standard europeo potrebbe anche limitare le azioni unilaterali controproducenti da parte degli Stati membri tali da determinare incertezza applicativa sul mercato interno e da creare costi di compliance eccessivi, difficoltà operative e inefficienze per l'intero settore dell'economia collaborativa.
In ogni caso, le regole fiscali riferite all'economia collaborativa, ivi comprese le regole sugli obblighi di reporting, dovrebbero adattarsi, di volta in volta, ai diversi settori e alle diverse attività dell'economia collaborativa, che sono spesso diverse fra loro.
Secondo il Comitato, le autorità fiscali degli Stati membri dovrebbero condividere le informazioni raccolte con l'ausilio di un sistema di raccolta e scambio dei dati funzionale e proporzionato. L'obiettivo di questo sistema sarebbe strutturare forme di cooperazione efficaci e volte a evitare frodi e forme di elusione fiscale, oltre che armonizzare le pratiche operative adottate dalle diverse autorità. Ciò potrebbe contribuire non solo ad agevolare l'attività delle autorità fiscali, ma anche a garantire un sistema certo e prevedibile alle imprese, migliorando il rispetto delle norme, garantendo una concorrenza leale sia all'interno del settore che con altri settori e sfruttando appieno il potenziale di questo nuovo settore economico.
Lo scambio di informazioni tra soggetti privati e pubbliche autorità dovrebbe ovviamente avvenire nel rispetto della legislazione europea in materia di tutela della privacy e del trattamento dei dati personali del singolo, secondo canoni di necessarietà, proporzionalità e stretta interpretazione di eventuali deroghe.
Infine, sarebbe importante stabilire se l'imminente attuazione della direttiva relativa a determinati requisiti per i prestatori di servizi di pagamento sulla rilevazione di frodi IVA possa essere utilizzata, per quanto concerne gli obblighi di reporting, anche a fini di imposizione diretta.