Più dialogo sociale, e a tutti i livelli: questa la condizione necessaria per promuovere la salute e la sicurezza sul lavoro

La pandemia ha reso ancora più urgente affrontare le nuove sfide in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Oggi è quanto mai necessario rafforzare il dialogo sociale per garantire standard migliori nel telelavoro e - più in generale - nell'ambiente digitale.

Il dialogo sociale come strumento a beneficio della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro sarà il tema di un nuovo parere del Comitato economico e sociale europeo (CESE), richiestogli dalla prossima presidenza francese del Consiglio dell'UE (primo semestre del 2022).

Le autorità francesi ritengono che le iniziative europee non abbiano finora dato un impulso sufficiente al dialogo sociale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ed è in questo contesto che si colloca il parere del CESE che stiamo elaborando. Dobbiamo discutere delle nuove sfide poste dai cambiamenti demografici, digitali e ambientali, ha dichiarato Franca Salis-Madinier, relatrice del parere, nel corso di un'audizione pubblica ospitata dal CESE il 17 novembre scorso.

Nell'UE la pandemia ha contribuito a un brusco aumento della quota di coloro che lavorano da casa: dal 2019 ad oggi, tale percentuale è passata dal 12 % (solitamente e talvolta, secondo uno studio di Eurofound) ad almeno il 20 % o – secondo varie stime preliminari per periodi in cui vigevano norme di distanziamento sociale diverse – persino al 65 %. Cosa succederà, allora, dopo la fine della pandemia? La risposta di Tina Weber (Eurofound) è che si assiste a un forte desiderio di continuare a ricorrere a modalità di lavoro ibrido, soprattutto perché il potenziale in termini di posti di telelavoro è ancora maggiore di quello sfruttato adesso in questi tempi di pandemia.

La maggiore libertà e autonomia sono senz'altro vantaggi che i telelavoratori potrebbero apprezzare; tuttavia, tra i lati negativi del telelavoro, vi è il prolungamento involontario dell'orario lavorativo (diviene infatti meno netta la linea di demarcazione tra vita professionale e vita privata), che può determinare un aumento dei problemi di salute: affaticamento della vista, disturbi muscolo-scheletrici, stress ed esaurimento nervoso (burnout). Nel far rispettare le norme europee, ad esempio in materia di registrazione dell'orario di lavoro, è necessario e urgente trovare soluzioni che non violino la vita privata delle persone, in quanto un controllo eccessivamente intrusivo è un altro rischio psicosociale per la salute.

È questo il contesto in cui si inserisce la questione del "diritto di disconnettersi", che in alcuni paesi dell'UE è disciplinato da norme legislative o da accordi aziendali (siano essi semplici linee guida oppure veri e propri contratti collettivi). Tutto ciò rientra certamente nei compiti del dialogo sociale in seno all'Unione europea, anche se nell'audizione pubblica organizzata dal CESE non è stato possibile raggiungere alcuna conclusione sul tipo di quadro comune da istituire per le singole imprese, i singoli settori, i singoli paesi e l'UE nel suo complesso.

La partecipazione dei lavoratori è indispensabile per garantire l'accettazione e l'efficacia delle soluzioni adottate in materia di salute e sicurezza, come ampiamente dimostrato nel periodo della pandemia, quando si sono ricercate soluzioni sanitarie per i luoghi di lavoro nell'ambito del dialogo sociale. E in molti casi è meglio intervenire proprio in questo modo: non attraverso una nuova normativa, bensì attraverso la consultazione a livello aziendale. Soprattutto per le piccole imprese, un unico standard valido per tutti non può funzionare, ha sostenuto Rebekah Smith di BusinessEurope.

Da parte sua Claes-Mikael Ståhl, della Confederazione europea dei sindacati, ha sottolineato che il ruolo degli Stati membri e dell'UE dovrebbe essere quello di garantire maggiori risorse, anche finanziarie, alla contrattazione collettiva in materia di salute e sicurezza (nonché alla formazione dei responsabili sanitari aziendali). Gli studi dimostrano che esiste una correlazione diretta tra la rappresentanza strutturata dei lavoratori in materia di salute e sicurezza e il livello effettivo degli standard sanitari, ha dichiarato Ståhl.

Le autorità francesi ravvisano nel parere del CESE in questione un contributo ai lavori dell'UE nell'ambito del quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul lavoro (2021-27) annunciato di recente dalla Commissione europea. La rappresentante della presidenza francese Clémentine Braillon, del ministero del Lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione economica, ha sottolineato come la promozione di soluzioni per i lavoratori con disabilità costituisca un esempio del contributo che la Francia potrebbe apportare grazie alla sua esperienza nel campo del dialogo sociale.

Inoltre, come ha spiegato un'altra rappresentante del ministero francese del Lavoro, Lucile Castex Chauve, il governo francese intende affrontare con fermezza le sfide poste dagli agenti cancerogeni, nel quadro di soluzioni comuni per l'Unione. Per pianificare misure di prevenzione dei tumori, metterle a punto e applicarle correttamente, è certamente necessario il dialogo sociale. Il dialogo e i contratti collettivi sono strumenti efficaci per affrontare rischi di questo tipo, ha dichiarato Castex Chauve nel corso dell'audizione del CESE.