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European Economic and Social Committee A bridge between Europe and organised civil society

Gennaio 2024 | IT

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Editoriale

Accogliere i cambiamenti e affrontare le sfide del 2024

Care lettrici e cari lettori,

il 2024 sarà un anno di cambiamenti, non solo per l'Europa ma anche per il resto del mondo. Mentre ci prepariamo per il più grande esercizio democratico nel nostro continente – le elezioni del Parlamento europeo di giugno – consultazioni elettorali, sia nazionali che presidenziali, si svolgeranno in oltre 50 paesi di tutto il mondo, tra cui gli Stati Uniti, con la possibilità che gli equilibri politici si modifichino e nuove strade vengano imboccate.

Care lettrici e cari lettori,

il 2024 sarà un anno di cambiamenti, non solo per l'Europa ma anche per il resto del mondo. Mentre ci prepariamo per il più grande esercizio democratico nel nostro continente – le elezioni del Parlamento europeo di giugno – consultazioni elettorali, sia nazionali che presidenziali, si svolgeranno in oltre 50 paesi di tutto il mondo, tra cui gli Stati Uniti, con la possibilità che gli equilibri politici si modifichino ...Leggi

Care lettrici e cari lettori,

il 2024 sarà un anno di cambiamenti, non solo per l'Europa ma anche per il resto del mondo. Mentre ci prepariamo per il più grande esercizio democratico nel nostro continente – le elezioni del Parlamento europeo di giugno – consultazioni elettorali, sia nazionali che presidenziali, si svolgeranno in oltre 50 paesi di tutto il mondo, tra cui gli Stati Uniti, con la possibilità che gli equilibri politici si modifichino e nuove strade vengano imboccate.

Per l'UE, le elezioni del Parlamento europeo saranno la vera cartina di tornasole della fiducia dei cittadini. Negli ultimi anni abbiamo dovuto far fronte a sfide senza precedenti, e saranno ora i cittadini europei a dire se l'UE ha superato la prova. Dato che la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale è la massima priorità per i cittadini dell'UE, prevedo che il cammino non sarà senza ostacoli per la nostra Unione. L'inflazione, la precarietà del lavoro e la generale mancanza di stabilità economica creano un terreno fertile per la paura, alimentando le narrazioni populiste ed estremiste.

Il compito non sarà facile, ma l'UE può fermare questa tendenza. Dobbiamo entrare in contatto con gli elettori, consentendo loro di far sentire la loro voce e denunciare ciò che non funziona. In questo contesto sono orgoglioso di annunciare la prima edizione della Settimana della società civile del CESE (4-8 marzo), in cui i cittadini di tutta Europa, giovani e anziani, avvieranno un dialogo e formuleranno messaggi per la prossima compagine di leader dell'UE in seno alla nuova Commissione europea e al nuovo Parlamento europeo.

L'UE dovrà anche affrontare nuove sfide. La recente e storica decisione del Consiglio europeo di dicembre di avviare i negoziati di adesione con l'Ucraina e la Moldova e di concedere alla Georgia lo status di paese candidato ha segnato una fase cruciale per l'allargamento. Adesso spetta ai paesi candidati intraprendere le riforme necessarie, ma i leader dell'UE si sono anche impegnati ad affrontare il processo delle riforme interne, le cui conclusioni sono attese per l'estate del 2024. Dal punto di vista del CESE, stiamo portando avanti questa causa integrando progressivamente nei nostri lavori i "membri di paesi candidati all'allargamento", i quali contribuiranno all'elaborazione dei nostri pareri e parteciperanno alle sessioni plenarie. Dopo aver lanciato un invito, stiamo ora selezionando questi nuovi membri e daremo il via ai loro lavori durante la sessione plenaria del CESE del prossimo mese.

Tutto questo avverrà sotto lo sguardo attento della presidenza belga dell'UE, che è chiamata a finalizzare i dossier legislativi e a preparare il terreno per le elezioni del Parlamento europeo. Coloro che non avessero potuto assistere alla presentazione delle priorità della presidenza belga, potranno prenderne conoscenza seguendo la nostra sessione plenaria di gennaio.

Guardando a ciò che ci attende in questo 2024 appena iniziato, è importante tenere presente che i cambiamenti non sono un ostacolo, ma un'opportunità di crescita. Sono l'occasione per dar forma alle nostre narrazioni e ritornare a un'Europa più forte e più unita.

Oliver Röpke

Presidente del CESE

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Date da ricordare

14-15 febbraio 2024

Sessione plenaria del CESE

4-7 marzo 2024

Settimana della società civile

Veniamo al punto!

Nella rubrica "Veniamo al punto!" di questo numero, Sandra Parthie - membro del CESE e presidente della sezione Mercato unico, produzione, consumo - presenta le proposte del Comitato contenute nel parere sul tema Nuova strategia europea per il mercato interno di cui è relatrice e che sarà adottato nella sessione plenaria di gennaio.

Nella rubrica "Veniamo al punto!" di questo numero, Sandra Parthie - membro del CESE e presidente della sezione Mercato unico, produzione, consumo - presenta le proposte del Comitato contenute nel parere sul tema Nuova strategia europea per il mercato interno di cui è relatrice e che sarà adottato nella sessione plenaria di gennaio.

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Nella rubrica "Veniamo al punto!" di questo numero, Sandra Parthie - membro del CESE e presidente della sezione Mercato unico, produzione, consumo - presenta le proposte del Comitato contenute nel parere sul tema Nuova strategia europea per il mercato interno di cui è relatrice e che sarà adottato nella sessione plenaria di gennaio.

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Sandra Parthie: Elaborare una nuova strategia europea per il mercato interno

Tra il momento in cui è nata l'idea di un mercato unico europeo negli anni '80 e la sua concezione e il suo lancio nei primi anni '90, sono stati molti i cambiamenti storici che si sono succeduti sul nostro continente e nel resto del mondo. Da allora le dimensioni dell'Unione europea e il numero dei suoi Stati membri sono più che raddoppiati e l'UE si è trovata ad affrontare crisi, conflitti e sfide naturali, economiche, sociali e tecnologiche.

Tra il momento in cui è nata l'idea di un mercato unico europeo negli anni '80 e la sua concezione e il suo lancio nei primi anni '90, sono stati molti i cambiamenti storici che si sono succeduti sul nostro continente e nel resto del mondo. Da allora le dimensioni dell'Unione europea e il numero dei suoi Stati membri sono più che raddoppiati e l'UE si è trovata ad affrontare crisi, conflitti e sfide naturali, economiche, sociali e tecnologiche....Leggi

Tra il momento in cui è nata l'idea di un mercato unico europeo negli anni '80 e la sua concezione e il suo lancio nei primi anni '90, sono stati molti i cambiamenti storici che si sono succeduti sul nostro continente e nel resto del mondo. Da allora le dimensioni dell'Unione europea e il numero dei suoi Stati membri sono più che raddoppiati e l'UE si è trovata ad affrontare crisi, conflitti e sfide naturali, economiche, sociali e tecnologiche.

Da allora anche la situazione geopolitica è cambiata radicalmente, con l'emergere in Asia di una nuova superpotenza che si è trasformata in un rivale sistemico dell'UE a diversi livelli. Nel corso degli anni i principi del mercato interno, vale a dire la libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e dei lavoratori, hanno permesso di migliorare le prestazioni economiche dell'UE. Tuttavia, il mercato unico è lungi dall'essere perfetto.

E questo a causa dell'attuazione piuttosto frammentaria delle norme concordate, del moltiplicarsi delle prescrizioni amministrative e delle capacità di vigilanza del mercato estremamente limitate. Inoltre, il mercato unico si trova attualmente ad affrontare obiettivi contrastanti: le richieste di sovvenzioni da parte dell'industria, ma anche di altri attori a livello nazionale, sono incompatibili con le richieste di limitare gli aiuti di Stato e di mantenere condizioni di parità in tutti gli Stati membri; i requisiti in materia di produzione locale per mantenere la creazione di valore e l'occupazione in Europa sono in contrasto con la richiesta di promuovere l'apertura e l'accesso ai mercati, al fine di rimanere competitivi sotto il profilo dei costi rispetto ai concorrenti globali e di fornire ai consumatori prodotti a prezzi accessibili; l'accesso alle materie prime indispensabili per la produzione di beni (dalle automobili, le turbine eoliche o i pannelli solari, agli elettrodomestici da cucina o gli attrezzi da giardino) non è compatibile con le condizioni di approvvigionamento di tali risorse, come la garanzia di norme in materia di lavoro e ambiente e la gestione dei concorrenti per tali risorse.

L'apertura dei mercati e delle frontiere dell'UE, un aspetto cruciale alla base dell'idea del mercato unico, è ormai insufficiente in un mondo che non rispetta più le norme commerciali internazionali concordate a livello multilaterale. In effetti, rischia di trasformarsi in un punto debole per l'UE se non prevede alcune garanzie, quali una rigorosa sorveglianza della qualità e della sicurezza dei prodotti che entrano nel mercato dell'UE o il controllo degli investimenti e dei relativi obiettivi da parte degli investitori. In un mondo che si sta allontanando dai sistemi multilaterali fondati su regole per avvicinarsi a Stati che limitano o impongono restrizioni all'accesso alle risorse sulla base dei loro interessi nazionali, l'economia della globalizzazione e delle catene di approvvigionamento integrate a livello internazionale non funziona più.

Un mercato interno basato su tali regole necessita pertanto di una nuova strategia, che dovrebbe concentrarsi su diversi aspetti: una politica industriale europea, un quadro favorevole per le imprese e le PMI, le imprese dell'economia sociale, il sostegno pubblico al progetto europeo, servizi di interesse generale adeguatamente organizzati ed efficienti e misure per preservare e sviluppare il nostro modello sociale.

Secondo il CESE, il completamento del mercato dei capitali dell'UE è fondamentale per l'approfondimento del mercato unico. Il mercato dei capitali dovrebbe essere orientato al finanziamento della produzione, dell'acquisto e del flusso di beni e servizi, in particolare sostenendo la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione delle imprese e i servizi di interesse generale, e incoraggiando l'imprenditorialità.

Inoltre, è necessario dare priorità alle politiche che forniscono un quadro per l'innovazione da parte delle imprese private e favoriscono l'innovazione attraverso l'accesso al capitale di rischio e la cooperazione tra l'industria e la scienza. L'applicazione dell'acquis deve pertanto essere un'ulteriore priorità per rafforzare il mercato interno. Purtroppo, molte di queste norme non sono state recepite a livello nazionale, oppure sono applicate in maniera o misura molto diversa, e questo costituisce un ostacolo grave e sostanziale al buon funzionamento del mercato interno.

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Una domanda a…

Nella rubrica Una domanda a..., il membro del CESE Stoyan Tchoukanov risponde a una domanda riguardante il suo parere la cui adozione è prevista nella sessione plenaria di gennaio. Domanda del CESE: "Lei è il relatore del parere sul tema Promuovere una produzione alimentare autonoma e sostenibile: strategie per la politica agricola comune dopo il 2027. Che cosa propone il Comitato nel parere, specie riguardo alla PAC per il periodo successivo al 2027 in rapporto a una produzione alimentare sostenibile?

Nella rubrica Una domanda a..., il membro del CESE Stoyan Tchoukanov risponde a una domanda riguardante il suo parere la cui adozione è prevista nella sessione plenaria di gennaio.

Domanda del CESE: "Lei è il relatore del parere sul tema Promuovere una produzione alimentare autonoma e sostenibile: strategie per la politica agricola comune dopo il 2027. Che cosa propone il Comitato nel parere, specie riguardo alla PAC per il periodo...Leggi

Nella rubrica Una domanda a..., il membro del CESE Stoyan Tchoukanov risponde a una domanda riguardante il suo parere la cui adozione è prevista nella sessione plenaria di gennaio.

Domanda del CESE: "Lei è il relatore del parere sul tema Promuovere una produzione alimentare autonoma e sostenibile: strategie per la politica agricola comune dopo il 2027. Che cosa propone il Comitato nel parere, specie riguardo alla PAC per il periodo successivo al 2027 in rapporto a una produzione alimentare sostenibile?

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Stoyan Tchoukanov: Quale direzione per la politica agricola comune dopo il 2027?

Lei è relatore del parere "Promuovere una produzione alimentare autonoma e sostenibile: strategie per la politica agricola comune dopo il 2027". Quali sono le proposte avanzate dal Comitato nel suo parere, in particolare per quanto riguarda la PAC dopo il 2027 ai fini della produzione alimentare sostenibile?

Lei è relatore del parere "Promuovere una produzione alimentare autonoma e sostenibile: strategie per la politica agricola comune dopo il 2027". Quali sono le proposte avanzate dal Comitato nel suo parere, in particolare per quanto riguarda la PAC dopo il 2027 ai fini della produzione alimentare sostenibile?

Stoyan Tchoukanov: La PAC ha consentito all'UE di garantire alla sua popolazione in crescita un approvvigionamento alimenta...Leggi

Lei è relatore del parere "Promuovere una produzione alimentare autonoma e sostenibile: strategie per la politica agricola comune dopo il 2027". Quali sono le proposte avanzate dal Comitato nel suo parere, in particolare per quanto riguarda la PAC dopo il 2027 ai fini della produzione alimentare sostenibile?

Stoyan Tchoukanov: La PAC ha consentito all'UE di garantire alla sua popolazione in crescita un approvvigionamento alimentare stabile, di qualità elevata e sempre migliore, mantenendo nel contempo un modello di agricoltura familiare. In questi 65 anni la PAC si è evoluta, ma continua ad essere oggetto di molte critiche riguardo alle tre dimensioni della sostenibilità della nuova versione, entrata in vigore nel 2021.

Nel momento in cui facciamo fronte a nuove sfide ci serve più che mai un quadro strategico stabile a lungo termine, orientato alla produzione alimentare sostenibile e all'autonomia strategica aperta dell'Unione europea. Allo stesso tempo occorrerebbe tutelare la diversità dei tipi di agricoltura nell'UE e rispondere alle esigenze della società e dell'ambiente ("denaro pubblico in cambio di beni pubblici"), oltre a garantire lo sviluppo rurale.

Le politiche ambientali e climatiche non dovrebbero essere considerate come un onere nella ripresa dalla crisi attuale, ma piuttosto come una parte delle soluzioni e degli orientamenti a lungo termine per le decisioni da adottare in futuro. L'ultima riforma ha rafforzato il principio secondo cui ogni ettaro sovvenzionato deve fornire in cambio dei servizi ambientali alla società.

Ma un finanziamento uniforme per ettaro non riflette la realtà ecologica né rappresenta un sostegno equo dal punto di vista sociale. A nostro avviso la prossima PAC dovrebbe amplificare ulteriormente questo aspetto, rafforzando i requisiti ambientali e sociali che dovranno essere ricompensati in modo adeguato nonché tutelati dalla concorrenza sleale.

Di conseguenza, i pagamenti basati sulla superficie dovrebbero essere riorientati nel senso di fornire incentivi piuttosto che una compensazione dei servizi utili, con un ragionevole periodo di transizione che potrebbe andare al di là di un solo quadro finanziario pluriennale (QFP).

Le piccole aziende agricole a conduzione familiare dovrebbero poter scegliere di mantenere un sostegno al reddito fondato sui pagamenti basati sulla superficie e sulle unità di lavoro nell'azienda, lasciando che gli Stati membri definiscano i relativi criteri nei piani strategici. Per arrestare l'ulteriore calo del numero di aziende agricole nell'UE dovuto alla mancanza di ricambio generazionale, è necessario intervenire in materia di aumento del reddito medio derivante dall'attività agricola, accesso alla terra (attraverso sovvenzioni agli investimenti, crediti agevolati, legislazione nazionale in materia di trasferimento di terreni), condizioni di investimento favorevoli nell'ambito del secondo pilastro (in grado di apportare ulteriori finanziamenti privati), miglioramento delle competenze (degli agricoltori, dei lavoratori agricoli e dei consulenti), emancipazione delle donne, buone condizioni di lavoro, miglioramento delle prospettive a lungo termine per gli agricoltori (pensioni ecc.) nonché attrattiva generale delle zone rurali.

La PAC deve promuovere la domanda di regimi alimentari più sani e sostenibili (prodotti biologici, stagionali, locali) da parte dei consumatori nell'UE, ridurre gli sprechi alimentari e regolamentare i mercati alimentari per far fronte alla finanziarizzazione del settore alimentare che è all'origine di gravi speculazioni, dal momento che vengono realizzati enormi profitti mentre i cittadini europei faticano a far fronte all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Gli aumenti dei prezzi energetici e i rischi di interruzione dell'approvvigionamento di energia e fertilizzanti sono ormai all'ordine del giorno, e nel quadro della PAC andrebbe considerata la possibilità di includere componenti anticicliche e di fornire regimi di sostegno agli investimenti destinati a migliorare la produzione e la distribuzione di energia rinnovabile a livello locale e di singola azienda agricola nelle zone rurali.

Nel nostro parere suggeriamo alla Commissione di prendere in considerazione la possibilità di rafforzare, negli strumenti della PAC dopo il 2027, i regimi assicurativi di partenariato pubblico/privato, che hanno carattere volontario nei singoli Stati membri, in risposta alle conseguenze di condizioni climatiche estreme. In vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2024 e del futuro allargamento dell'UE, il CESE ravvisa in questo parere un'opportunità per dar voce ad alcune considerazioni, indicazioni e proposte della società civile organizzata sulla forma e l'orientamento futuri della PAC dopo il 2027, nella prospettiva di realizzare una produzione alimentare autonoma e sostenibile entro una politica alimentare più a vasto raggio e globale. L'obiettivo è contribuire alla proposta della Commissione per la prossima PAC segnalando le esigenze delle organizzazioni della società civile e le aspettative della società.

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Tribute to Jacques Delors

In memoria di Jacques Delors, ex Presidente della Commissione europea

Il 27 dicembre scorso è venuto a mancare Jacques Delors. È stato Presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995 e ministro delle Finanze del governo di François Mitterrand dal 1981 al 1985. Sébastien Maillard, ex direttore e attuale consigliere speciale dell'Istituto Delors di Parigi nonché ex corrispondente UE a Bruxelles, gli rende un vibrante omaggio.

Il 27 dicembre scorso è venuto a mancare Jacques Delors. È stato Presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995 e ministro delle Finanze del governo di François Mitterrand dal 1981 al 1985.

Sébastien Maillard, ex direttore e attuale consigliere speciale dell'Istituto Delors di Parigi nonché ex corrispondente UE a Bruxelles, gli rende un vibrante omaggio.

Anche Lorenzo Consoli, uno...Leggi

Il 27 dicembre scorso è venuto a mancare Jacques Delors. È stato Presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995 e ministro delle Finanze del governo di François Mitterrand dal 1981 al 1985.

Sébastien Maillard, ex direttore e attuale consigliere speciale dell'Istituto Delors di Parigi nonché ex corrispondente UE a Bruxelles, gli rende un vibrante omaggio.

Anche Lorenzo Consoli, uno dei giornalisti più noti d'Europa, condivide con i lettori di CESE info il suo ricordo del Presidente Jacques Delors.

Giornalista italiano e corrispondente europeo dal 1991, Consoli è uno degli specialisti con maggiore esperienza in materia di politiche europee e lavora, in particolare, per l'agenzia di stampa italiana Askanews. È stato presidente dell'Associazione internazionale della stampa di Bruxelles (API) dal 2006 al 2010 e visiting professor nel quadro del programma di master esecutivo in giornalismo europeo e comunicazione presso l'Institut des Hautes Études des Communications Sociales (IHECS) di Bruxelles. (ehp)

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Jacques Delors, l'uomo dell'azione collettiva

Jacques Delors si è spento dopo una lunga vita di impegno proficuo, i cui frutti si raccolgono ancora oggi. Il mercato unico, lo spazio Schengen, il programma Erasmus, l'euro, il Fondo di coesione: Delors ha contribuito direttamente a erigere interi pilastri della costruzione europea in cui viviamo. Dietro quello che ha fatto per l'Europa vi è l'etica dell'azione.

Jacques Delors si è spento dopo una lunga vita di impegno proficuo, i cui frutti si raccolgono ancora oggi. Il mercato unico, lo spazio Schengen, il programma Erasmus, l'euro, il Fondo di coesione: Delors ha contribuito direttamente a erigere interi elementi della costruzione europea in cui viviamo. Dietro quello che ha fatto per l'Europa vi è l'etica dell'azione.

Jacques Delors ha dato all'impegno per la cosa pubblica la sua patente di nobilt&ag...Leggi

Jacques Delors si è spento dopo una lunga vita di impegno proficuo, i cui frutti si raccolgono ancora oggi. Il mercato unico, lo spazio Schengen, il programma Erasmus, l'euro, il Fondo di coesione: Delors ha contribuito direttamente a erigere interi elementi della costruzione europea in cui viviamo. Dietro quello che ha fatto per l'Europa vi è l'etica dell'azione.

Jacques Delors ha dato all'impegno per la cosa pubblica la sua patente di nobiltà. Nella sua azione sul piano associativo, sindacale e poi politico, questo "militante", come amava umilmente definirsi, si è nutrito in particolare del pensiero personalista di Emmanuel Mounier. Uomo di fede cristiana, dal fervore discreto, vedeva in ogni persona un individuo unico, inserito in una rete di legami sociali che sapeva essere indispensabile per qualsiasi azione di ampio respiro.

Preoccupato per l'ascesa dell'individualismo, questo socialdemocratico credeva nell'impegno dentro la società, in cui ognuno fa la sua parte per il bene comune. Il suo nome rimane indissolubilmente legato alla concertazione, alla cogestione, alla collegialità e ad altre forme di azione collettiva, da lui promosse e propugnate. È per questo che attribuiva tanta importanza al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, che ha contribuito a creare. Rispettava gli organismi intermedi e credeva nel dialogo sociale sincero, in uno spirito di compromesso.

Ha attuato questa sua convinzione su scala europea e, a questo livello, l'ha estesa al dialogo con le religioni. Delors non era un uomo della provvidenza. Era un autodidatta che non si vedeva come un uomo che si è fatto da sé, bensì come una persona che costruisce se stessa attraverso gli altri e con gli altri. E attraverso l'azione. Il suo era un pensiero in movimento, che trae linfa dai riscontri dell'azione all'interno di un circolo virtuoso. Uomo di principi e di convinzioni radicate nella sua ardente fede, ma mai prigioniero di un'ideologia sorda. Nel compiere il passo possibile in avanti, si muoveva con un approccio lucido, basato sulla realtà, sulla comprensione delle situazioni e sul rispetto delle tradizioni nazionali.

Con lui la realtà aveva la precedenza sull'idea, alla quale sapeva aprire la strada nel momento in cui le circostanze lo imponevano. È così che fu in grado di riprendere l'idea di una moneta unica, sostenendo fin dall'inizio la riunificazione della Germania, divenuta inevitabile dopo la caduta del Muro. È vero che il mondo di oggi, con le sue turbolenze, non è più quello dell'Europa di Delors. I risultati che egli ha saputo ottenere, come il mercato interno, devono essere adattati e integrati per far fronte alle potenze minacciose. Ma questi risultati costituiscono la base da cui partire per agire oggi. E l'approccio alla realtà di Delors, inclusivo e lungimirante, che coniuga la fermezza dei principi con l'apertura al compromesso per andare avanti insieme, deve essere rilanciato e riproposto al tavolo dei leader europei.

Sébastien Maillard, ex direttore (dal 2017 al 2023) e attuale consigliere speciale dell'Istituto Jacques Delors

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Lirenzo Consoli: La grandezza e le sconfitte di Jacques Delors

Jacques Delors, scomparso il 27 dicembre 2023, sarà ricordato come il più grande, il più efficace e il più visionario e lungimirante presidente della Commissione europea, un "padre fondatore" dell'Europa unita, come lo erano stati molto prima di lui Jean Monnet e Robert Schuman.

Jacques Delors, scomparso il 27 dicembre 2023, sarà ricordato come il più grande, il più efficace e il più visionario e lungimirante presidente della Commissione europea, un "padre fondatore" dell'Europa unita, come lo erano stati molto prima di lui Jean Monnet e Robert Schuman.

Prima di lui, il presidente della Commissione era poco più di un burocrate europeo; fu lui a dare a questo ruolo lo status, poi riconosciuto da tutti, pari a quello di un capo di Stato e di governo. Nei dieci ...Leggi

Jacques Delors, scomparso il 27 dicembre 2023, sarà ricordato come il più grande, il più efficace e il più visionario e lungimirante presidente della Commissione europea, un "padre fondatore" dell'Europa unita, come lo erano stati molto prima di lui Jean Monnet e Robert Schuman.

Prima di lui, il presidente della Commissione era poco più di un burocrate europeo; fu lui a dare a questo ruolo lo status, poi riconosciuto da tutti, pari a quello di un capo di Stato e di governo. Nei dieci anni del suo mandato, dal 1985 al 1995, grazie anche al sostegno del cancelliere tedesco Helmut Kohl e del presidente francese François Mitterrand, spinse avanti con forza e determinazione il processo d'integrazione europea. Innanzitutto lo rilanciò immediatamente con l'obiettivo di trasformare entro il 1992 il mercato comune, fondato sull'unione doganale, in un vero e proprio mercato unico. Poi, quando lo stesso mercato unico era ancora in fase di realizzazione, avviò l'altro suo grande progetto, quello dell'Unione monetaria, lavorando parallelamente anche all'ampliamento delle competenze comunitarie con la fondazione dell'Unione europea, attraverso il Trattato di Maastricht.

Per la prima volta, inoltre, affrontò anche il "deficit democratico" della Comunità, proponendo e ottenendo l'attribuzione di maggiori poteri al Parlamento europeo, prima con la procedura di cooperazione (prevista dall'Atto unico), e poi (a partire dalla riforma di Maastricht) con la co-decisione, che attribuiva finalmente un vero e proprio ruolo di co-legislatore all'Assemblea di Strasburgo, nelle materie sottoposte alle decisioni a maggioranza qualificata in Consiglio.

Il percorso verso l'obiettivo strategico del mercato unico iniziò con due documenti: il rapporto sul costo della "non Europa", che dimostrava i vantaggi economici dell'eliminazione delle barriere normative interne ancora esistenti, e un primo "Libro bianco", che individuava tutte le misure legislative (circa 200) necessarie per eliminare quelle barriere.

Delors indicò fin dall'inizio nel rafforzamento dei meccanismi decisionali e delle istituzioni europee lo strumento essenziale per portare a termine il progetto. Propose perciò, con l'Atto unico europeo, una prima vera riforma dei Trattati di Roma del 1957, che avevano istituito le Comunità europee (Mercato comune ed Euratom), e convinse gli Stati membri ad approvarla (1987).

Jacques Delors svolse poi un ruolo essenziale nella ridefinizione del quadro finanziario comunitario, con un aumento significativo delle risorse in bilancio, portate all'1,20 % del PIL complessivo degli Stati membri con il "Pacchetto Delors I" (1988-92) e all'1,27 % con il "Pacchetto Delors II" (1993-99), e con un forte incremento dei fondi per la "coesione economica e sociale" (politiche regionali e strutturali ), vista come una contropartita necessaria dell'unificazione del mercato interno. Ma ancora più importante fu il cambiamento sistemico del quadro di bilancio comunitario, che da annuale diventò di medio termine (settennale), proprio a partire dai due "pacchetti" Delors.

Questo ha evitato che si ripetesse ogni anno l'estenuante negoziato finanziario tra gli Stati membri, che rallentava per mesi l'attività delle istituzioni europee. Un altro elemento fondamentale introdotto da Delors nelle politiche europee fu l'attenzione alla dimensione sociale (fu lui, tra l'altro, ad avviare il "dialogo sociale" tra imprese, sindacati e istituzioni europee). Tuttavia, il suo programma sociale, che prevedeva anche un'armonizzazione degli strumenti di protezione dei lavoratori in caso di crisi e per contrastare le spinte a delocalizzare le attività produttive, è stata una delle sue opere incompiute.

La sua sconfitta più dura, comunque, fu quella subita riguardo al suo secondo "Libro bianco", quello su "crescita, occupazione e competitività", lanciato in grande stile nel 1993, come ultimo grande progetto del suo mandato. Era una proposta di rilancio e di stimolo dell'economia (da finanziare con 20 miliardi di euro per 20 anni), basata tra l'altro su una emissione di debito comune (8 miliardi di euro all'anno) oltre che da contributi del bilancio comunitario e prestiti della Banca europea per gli investimenti, per sostenere la costruzione di infrastrutture di trasporto e di telecomunicazioni e una serie di altre iniziative economiche e sociali (una prefigurazione, sostanzialmente, di quello che sarebbe stato oltre 20 anni dopo il "NextGenerationEU", in risposta alla crisi pandemica).

Il piano, inizialmente accolto con favore dal Consiglio europeo, fu poi criticato e abbandonato dai ministri delle Finanze dell'UE. Il decennio di Jacques Delors si chiudeva con la sua parabola in discesa, un'onda di riflusso in cui lo si accusava di ambizioni eccessive, di giacobinismo accentratore, di regolamentazione esagerata. Salvo riprendere più tardi alcune delle sue idee, come le "reti transeuropee", o il programma "SURE" per sostenere i sistemi di cassa integrazione dei lavoratori durante la crisi della COVID-19.

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Notizie dal CESE

Anniversario del CESE: l'UE ha bisogno di un dialogo sociale ancora più forte

La storia del CESE è una storia di successo, ma l'Unione europea deve compiere uno sforzo ancora maggiore per difendere e promuovere il suo patto sociale e i principi di solidarietà, di un'economia equa e di inclusività. È questa la chiave per preservare i suoi valori europei.

La storia del CESE è una storia di successo, ma l'Unione europea deve compiere uno sforzo ancora maggiore per difendere e promuovere il suo patto sociale e i principi di solidarietà, di un'economia equa e di inclusività. È questa la chiave per preservare i suoi valori europei.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) è stato istituito dal Trattato di Roma (firmato nel marzo 1957) e ha tenuto la sua prima sessione plen...Leggi

La storia del CESE è una storia di successo, ma l'Unione europea deve compiere uno sforzo ancora maggiore per difendere e promuovere il suo patto sociale e i principi di solidarietà, di un'economia equa e di inclusività. È questa la chiave per preservare i suoi valori europei.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) è stato istituito dal Trattato di Roma (firmato nel marzo 1957) e ha tenuto la sua prima sessione plenaria nel maggio 1958. Le esperienze maturate nel corso della sua attività e gli insegnamenti che ne ha tratto per il futuro sono stati al centro del dibattito dedicato alle Celebrazioni del 65º anniversario del Comitato economico e sociale europeo: Rafforzare la società civile, difendere la democrazia, che si è svolto a Bruxelles il 13 dicembre 2023. "Nei suoi 65 anni di vita il nostro Comitato ha creato una vera e propria piattaforma grazie alla quale la società civile può esprimere liberamente le proprie opinioni e sforzarsi così di migliorare la legislazione dell'UE. Nell'attuale contesto geopolitico in evoluzione, far risuonare la voce di una società civile forte e indipendente è più importante che mai. È la società civile, esercitando il suo ruolo di controllo, a garantire che nessuno si discosti dal sistema di bilanciamento dei poteri, dallo Stato di diritto o dai diritti e valori fondamentali, ossia che nessuno 'si scolleghi dalla democrazia'", ha dichiarato il Presidente del CESE Oliver Röpke.

I membri del CESE rappresentano l'ampio spettro delle organizzazioni della società civile di tutta Europa, incluse le imprese, i sindacati e altri gruppi di interesse. Il Comitato è un organo consultivo dell'Unione europea che formula pareri indirizzati alla Commissione europea, al Consiglio dell'UE e al Parlamento europeo, fungendo da ponte tra le istituzioni decisionali dell'Unione e i suoi cittadini. "Una volta toccato il traguardo dei 65 anni, si potrebbe pensare che per il nostro Comitato sia ormai arrivato il momento di andare in pensione. Ma è proprio il contrario! Oggi il CESE è più indispensabile che mai, in un periodo in cui così tanti cittadini europei devono far fronte alle difficoltà. Dobbiamo respingere i tentativi di ignorare il ruolo del dialogo sociale organizzato. Le altre istituzioni dell'UE dovrebbero anzi prestare sempre di più ascolto a quello che abbiamo da dire", ha sottolineato George Dassis, ex Presidente del CESE e presidente dell'Associazione degli ex membri del CESE.

Come è stato ricordato nel corso delle celebrazioni, il CESE è stato protagonista del dibattito sviluppatosi negli ultimi anni sul pilastro europeo dei diritti sociali. È stato anche parte integrante della Conferenza sul futuro dell'Europa, le cui raccomandazioni finali riconoscono esplicitamente il CESE quale strumento per rafforzare la partecipazione e la trasparenza nella democrazia dell'UE. Tra gli esempi più recenti del ruolo di apripista svolto dal CESE, segnaliamo che è stato il primo a invocare un'autentica Unione europea della salute ed è tuttora in prima linea nel proporre un "diritto alla riparazione". Stefano Mallia, presidente del gruppo Datori di lavoro, ha messo l'accento sull'importante impatto che hanno avuto i lavori del CESE, sottolineando i miglioramenti apportati alla legislazione a partire dal 1958: "Negli ultimi mesi abbiamo raggiunto diversi obiettivi fondamentali, tra cui la verifica della competitività e un Blue Deal dell'UE, e continueremo a lavorare per far conoscere i punti di vista delle categorie che rappresentiamo".

La transizione energetica, le azioni per far fronte alla crisi climatica e la risposta alla minaccia geopolitica rappresentata dalla Russia sono solo alcune delle sfide che rendono ancor più indispensabile il ruolo di un CESE che contribuisca a costruire un consenso per il bene comune, a promuovere i valori dell'integrazione europea e far progredire la causa della democrazia partecipativa e delle organizzazioni della società civile. "Da 65 anni il CESE mette a disposizione dei rappresentanti sindacali una piattaforma per svolgere discussioni dense di contenuto con i datori di lavoro, le organizzazioni della società civile e le altre istituzioni dell'Unione europea. Il segreto del successo del CESE è nella collaborazione. Dall'incontro e dallo scambio tra esponenti di molti gruppi sociali differenti riusciamo a elaborare pareri con tante prospettive diverse. Questa inclusività è la garanzia che il nostro lavoro rimanga allineato ai principi democratici", ha dichiarato Lucie Studničná, presidente del gruppo Lavoratori.

Séamus Boland, presidente del gruppo Organizzazioni della società civile, ha sollecitato la piena mobilitazione del CESE in vista delle elezioni europee. "L'UE deve fornire una soluzione collettiva dei problemi alle sfide comuni europee. Se riusciremo o no a centrare questo obiettivo dipenderà in larga misura dai risultati delle elezioni del Parlamento europeo. Il CESE e i suoi membri hanno il compito e la responsabilità di entrare in contatto con i cittadini europei attraverso le loro reti di organizzazioni della società civile per fugare i timori e combattere la disinformazione e la sfiducia. Dobbiamo inoltre ribadire la nostra richiesta di misure concrete per attuare il dialogo con la società civile a livello dell'UE in tutti i settori d'intervento delle politiche."

Per saperne di più di sulla storia del CESE (ab)

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Isabelle Le Galo Flores sarà la nuova Segretaria generale del Comitato economico e sociale europeo

Il 12 dicembre 2023, l'Ufficio di presidenza del Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha deciso di nominare Isabelle Le Galo Flores nuova Segretaria generale del CESE.

Il 12 dicembre 2023, l'Ufficio di presidenza del Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha deciso di nominare Isabelle Le Galo Flores nuova Segretaria generale del CESE.

Le Galo Flores ha conseguito la laurea magistrale in Ingegneria matematica nonché in Comunicazione, studi sui media e relazioni internazionali. Nel corso della sua carriera ha occupato varie posizioni dirigenziali, da ultimo quella di vicedirettrice generale per la Sp...Leggi

Il 12 dicembre 2023, l'Ufficio di presidenza del Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha deciso di nominare Isabelle Le Galo Flores nuova Segretaria generale del CESE.

Le Galo Flores ha conseguito la laurea magistrale in Ingegneria matematica nonché in Comunicazione, studi sui media e relazioni internazionali. Nel corso della sua carriera ha occupato varie posizioni dirigenziali, da ultimo quella di vicedirettrice generale per la Spagna della fondazione Daniel e Nina Carasso, dove si è occupata tra l'altro di sistemi alimentari sostenibili e di cittadinanza attraverso l'arte.

Il Segretario generale del CESE riveste una funzione esecutiva, assistendo e consigliando gli organi statutari del Comitato e gestendo una forza lavoro di circa 700 unità. Le Galo Flores ha assunto le sue funzioni il 16 gennaio per un periodo di cinque anni, succedendo a Gianluca Brunetti, che ha lasciato il posto il 31 dicembre 2023. (ehp)

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Il CESE insiste nel chiedere che siano intensificati gli sforzi per porre fine alla deprivazione abitativa

Nell'UE, ogni notte quasi 900 000 persone sono costrette a dormire per strada o in un ricovero. Un numero che negli ultimi 15 anni è più che raddoppiato. Il CESE chiede pertanto agli Stati membri e all'Unione europea di agire per risolvere questo problema.

Nell'UE, ogni notte quasi 900 000 persone sono costrette a dormire per strada o in un ricovero. Un numero che negli ultimi 15 anni è più che raddoppiato. Il CESE chiede pertanto agli Stati membri e all'Unione europea di agire per risolvere questo problema.

Il CESE invoca una strategia europea globale contro la deprivazione abitativa e chiede di adottare in tempi brevi politiche nazionali efficaci in materia con l'obiettivo di ridurre in mi...Leggi

Nell'UE, ogni notte quasi 900 000 persone sono costrette a dormire per strada o in un ricovero. Un numero che negli ultimi 15 anni è più che raddoppiato. Il CESE chiede pertanto agli Stati membri e all'Unione europea di agire per risolvere questo problema.

Il CESE invoca una strategia europea globale contro la deprivazione abitativa e chiede di adottare in tempi brevi politiche nazionali efficaci in materia con l'obiettivo di ridurre in misura sostanziale entro il 2030 quella che è una delle forme più estreme di esclusione sociale.

"Chiediamo all'UE di mettere in campo una strategia contro la deprivazione abitativa che integri a pieno titolo la piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora (EPOCH) e permetta di includere le politiche nazionali in materia nel semestre europeo", sottolinea Maria del Carmen Barrera Chamorro, relatrice del parere del CESE sul tema Un quadro UE per le strategie nazionali in materia di deprivazione abitativa.

La strategia invocata dovrà essere sostenuta da una raccomandazione del Consiglio, ragion per cui il CESE invita la presidenza belga dell'UE ad avviare i relativi lavori. Inoltre, il CESE chiede alla Commissione europea di elaborare senza indugio la proposta di un nuovo programma di lavoro pluriennale che prosegua per l'intera durata del suo prossimo mandato.

"Il CESE chiede che la lotta contro la deprivazione abitativa rimanga una priorità di politica sociale per l'UE sia nell'imminenza delle prossime elezioni europee che dopo di esse. C'è bisogno di un cambio di passo strategico: dalla mera gestione della deprivazione abitativa alla sua effettiva eliminazione entro il 2030", chiarisce Ákos Topolánszky, correlatore del parere.

L'impostazione suggerita dal CESE nella lotta contro questo problema consiste nel promuovere attivamente l'applicazione del principio "prima la casa", in base al quale l'alloggio da fornire non deve essere un semplice rifugio per la notte, ma va inteso anche come uno strumento di reinserimento sociale. In concreto, significa offrire soluzioni abitative a lungo termine, prescindendo dal fatto che il beneficiario dia prova, ad esempio, di seguire un percorso di sviluppo personale o accetti un sostegno di altro tipo.

L'approccio propugnato dal CESE trova già conforto nella dichiarazione di Lisbona, sottoscritta nel 2021 da tutti e 27 gli Stati membri dell'Unione, dalle istituzioni dell'UE e da diverse ONG europee. Nella dichiarazione, che rappresenta il fondamento politico della piattaforma EPOCH, i firmatari si sono impegnati a cooperare a livello UE nella lotta alla deprivazione abitativa e ad adoperarsi per porre fine a questo fenomeno entro il 2030. Ciò nonostante, nel suo parere il CESE osserva che, malgrado gli sforzi profusi a livello politico, non si fa ancora abbastanza per affrontare il problema, sia a livello europeo che di singoli Stati membri.

La Finlandia è il solo paese europeo che negli ultimi 20 anni è riuscito a ridurre in misura sostanziale la deprivazione abitativa. (ll)

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La vicepresidente del governo spagnolo, Nadia Calviño, afferma che l'Europa deve mantenere un ruolo di guida

Economia e finanza, trasformazione digitale, competitività e imprese, commercio: questi sono i quattro settori in cui la presidenza spagnola del Consiglio dell'Unione europea ha fatto passi avanti nel semestre da luglio a dicembre 2023.

Economia e finanza, trasformazione digitale, competitività e imprese, commercio: questi sono i quattro settori in cui la presidenza spagnola del Consiglio dell'Unione europea ha fatto passi avanti nel semestre da luglio a dicembre 2023.

Intervenendo alla sessione plenaria di dicembre, Nadia Calviño, prima vicepresidente e ministra dell'Economia e della trasformazione digitale del governo spagnolo, ha sintetizzato le conclusioni...Leggi

Economia e finanza, trasformazione digitale, competitività e imprese, commercio: questi sono i quattro settori in cui la presidenza spagnola del Consiglio dell'Unione europea ha fatto passi avanti nel semestre da luglio a dicembre 2023.

Intervenendo alla sessione plenaria di dicembre, Nadia Calviño, prima vicepresidente e ministra dell'Economia e della trasformazione digitale del governo spagnolo, ha sintetizzato le conclusioni della presidenza di turno dell'UE, menzionando, in particolare, l'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, l'accordo sui bonifici istantanei in euro, la riforma del mercato dell'energia elettrica e la stipula di un accordo commerciale avanzato con il Cile.

Calviño, che dovrebbe assumere le funzioni di Presidente della Banca europea per gli investimenti (BEI) il 1º gennaio 2024, ha sottolineato inoltre i punti che l'Unione europea dovrà iscrivere presto all'ordine del giorno, specie in vista delle prossime elezioni europee. "Il mondo sta attraversando un profondo cambiamento, e le placche tettoniche create dopo la Seconda guerra mondiale si stanno spostando", ha dichiarato. "Dobbiamo garantire che l'UE mantenga un ruolo di guida nei dibattiti più importanti a livello internazionale, sia in grado di affrontare le principali sfide e protegga i valori europei in questo nuovo ordine mondiale."

Facendo riferimento all'intenso semestre che stava per concludersi, ha aggiunto che "la cooperazione con le altre istituzioni europee e, in particolare, con il CESE, è stata determinante per ottenere buoni risultati. La mia presenza testimonia quanto sia forte l'impegno del governo spagnolo nei confronti delle parti sociali, del dialogo sociale e della società civile. Cerchiamo di ascoltare attentamente il punto di vista della società civile e di integrarlo nel nostro lavoro." (mp)

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Carta europea della disabilità: un passo avanti verso la realizzazione della libera circolazione delle persone con disabilità nell'UE

Il CESE chiede che l'ambito di applicazione della proposta della Commissione che istituisce la carta europea della disabilità sia esteso ai soggiorni più lunghi per motivi di lavoro o studio, al fine di garantire la libera circolazione delle persone con disabilità nell'UE.

Il CESE chiede che l'ambito di applicazione della proposta della Commissione che istituisce la carta europea della disabilità sia esteso ai soggiorni più lunghi per motivi di lavoro o studio, al fine di garantire la libera circolazione delle persone con disabilità nell'UE.

Il CESE ha accolto con favore la proposta della Commissione di istituire una carta europea della disabilità e un contrassegno europeo di parcheggio, che costitu...Leggi

Il CESE chiede che l'ambito di applicazione della proposta della Commissione che istituisce la carta europea della disabilità sia esteso ai soggiorni più lunghi per motivi di lavoro o studio, al fine di garantire la libera circolazione delle persone con disabilità nell'UE.

Il CESE ha accolto con favore la proposta della Commissione di istituire una carta europea della disabilità e un contrassegno europeo di parcheggio, che costituiscono un primo passo per consentire alle persone con disabilità di circolare liberamente nell'UE.

"La proposta relativa alle due carte interesserà oltre 80 milioni di europei con disabilità", ha dichiarato Ioannis Vardakastanis, relatore generale del parere del CESE sul tema Carta europea della disabilità e contrassegno europeo di parcheggio per le persone con disabilità, presentato alla sessione plenaria del CESE del 14 dicembre. "Si tratta di un passo molto importante per eliminare dei gravi ostacoli e garantire che le persone con disabilità, siano esse cittadini europei o cittadini di paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro, possano beneficiare del principio fondamentale su cui si fonda l'Unione: la libertà di circolazione. Altre politiche saranno elaborate su questa base in futuro."

Il CESE ha tuttavia avvertito che la proposta non elimina alcuni degli ostacoli più significativi alla libera circolazione dei cittadini europei con disabilità, vale a dire la mancanza di portabilità delle prestazioni legate alla disabilità quando i cittadini si trasferiscono in un altro Stato membro dell'UE per motivi di lavoro o studio. Nel suo parere d'iniziativa, il CESE chiede che l'ambito di applicazione della proposta sia esteso in modo da consentire alle persone con disabilità che si trasferiscono in un altro Stato membro di utilizzare temporaneamente la carta europea della disabilità e il contrassegno europeo di parcheggio, per continuare a beneficiare delle prestazioni legate alle politiche sociali pubbliche o ai sistemi nazionali di sicurezza sociale.

Questo attualmente non avviene. Quando una persona si trasferisce da uno Stato membro a un altro, perde il diritto a qualsiasi prestazione legata alla disabilità al momento di attraversare la frontiera, fino alla rivalutazione della disabilità nel nuovo Stato membro.

La procedura di rivalutazione può durare più di un anno e in questo periodo di transizione la persona rimane priva di riconoscimento o sostegno. "Chiediamo che il campo di applicazione della proposta sia esteso per garantire che non vi sia alcun vuoto giuridico o alcuna lacuna durante questo periodo nel nuovo paese. Questo consentirà alle persone con disabilità di vivere con dignità fin dal primo giorno del loro soggiorno", ha dichiarato Vardakastanis. (ll)

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COP 28: la società civile chiede un'azione più incisiva per salvare il clima

Le organizzazioni della società civile esprimono delusione per i risultati della COP 28, ma li considerano un punto di partenza per intensificare l'azione europea sulla scena mondiale. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) conferma il suo impegno ad affrontare la crisi climatica, sottolineando la necessità di una essere più ambiziosi e di coinvolgere maggiormente i giovani.

Le organizzazioni della società civile esprimono delusione per i risultati della COP 28, ma li considerano un punto di partenza per intensificare l'azione europea sulla scena mondiale. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) conferma il suo impegno ad affrontare la crisi climatica, sottolineando la necessità di una essere più ambiziosi e di coinvolgere maggiormente i giovani.

La COP28 segna una svolta storica: per la prima volta i...Leggi

Le organizzazioni della società civile esprimono delusione per i risultati della COP 28, ma li considerano un punto di partenza per intensificare l'azione europea sulla scena mondiale. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) conferma il suo impegno ad affrontare la crisi climatica, sottolineando la necessità di una essere più ambiziosi e di coinvolgere maggiormente i giovani.

La COP28 segna una svolta storica: per la prima volta in trent'anni i paesi partecipanti si sono impegnati ad abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici. Il Presidente del CESE Oliver Röpke riconosce questi progressi, ma insiste sulla necessità di eliminare completamente i combustibili fossili e sottolinea l'importanza di coinvolgere i giovani in questi sforzi.

I negoziatori dell'Unione europea affermano di essere riusciti a mantenere vivo l'obiettivo dell'accordo di Parigi di limitare l'aumento della temperatura globale. La COP 28 si è concentrata sul settore energetico, puntando a una riduzione delle emissioni del 43 % entro il 2030 e all'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. Tuttavia, l'accordo è oggetto di critiche a causa delle sue carenze, tra cui le incertezze circa il raggiungimento dell'obiettivo degli 1,5ºC, l'influenza degli Stati produttori di petrolio e la debolezza delle disposizioni finanziarie per la transizione.

Sandrine Dixson-Declève, copresidente del Club di Roma, mette in guardia contro l'aumento della disuguaglianza in termini di ricchezza e le tensioni sociali derivanti da una ripartizione inadeguata degli oneri. Diandra Ni Bhuachalla, delegata del CESE per i giovani, afferma di essere estremamente delusa dai risultati della COP 28, sottolineando l'importanza delle esperienze dei cittadini nel contrastare i lobbisti dei combustibili fossili.

Nonostante le preoccupazioni espresse, i membri del CESE riconoscono gli aspetti positivi dell'accordo di Dubai e si impegnano ad affrontarne le lacune, esortando le altre istituzioni dell'UE a fare altrettanto. Il messaggio generale del dibattito in seno al CESE è un impegno risoluto: "Non rinunceremo" ad affrontare con urgenza la crisi climatica attraverso un'azione costante nell'UE e alle Nazioni Unite. (ks)

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L'UE deve dare priorità alla diplomazia climatica nella sua politica di azione esterna

L'UE dovrebbe promuovere la diplomazia climatica come politica faro della sua azione esterna, come ha sottolineato il Comitato economico e sociale europeo (CESE) nel parere adottato nella sessione plenaria di dicembre. È necessario un piano strategico solido e credibile per adattare la diplomazia climatica dell'UE in funzione dell'attuale panorama geopolitico e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

L'UE dovrebbe promuovere la diplomazia climatica come politica faro della sua azione esterna, come ha sottolineato il Comitato economico e sociale europeo (CESE) nel parere adottato nella sessione plenaria di dicembre. È necessario un piano strategico solido e credibile per adattare la diplomazia climatica dell'UE in funzione dell'attuale panorama geopolitico e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Il CESE ritiene che la vi...Leggi

L'UE dovrebbe promuovere la diplomazia climatica come politica faro della sua azione esterna, come ha sottolineato il Comitato economico e sociale europeo (CESE) nel parere adottato nella sessione plenaria di dicembre. È necessario un piano strategico solido e credibile per adattare la diplomazia climatica dell'UE in funzione dell'attuale panorama geopolitico e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Il CESE ritiene che la via da seguire consista nell'elevare la diplomazia climatica al rango di azione prioritaria delle relazioni esterne dell'UE.

Stefano Mallia, che è il presidente del gruppo Datori di lavoro del CESE ed è stato il relatore del parere, ha sottolineato che "non c'è tempo da perdere se vogliamo evitare danni irreparabili. La diplomazia climatica ha uno scopo preventivo, ed è per questo motivo che è urgentemente necessario elevarla al rango di azione prioritaria degli affari esterni e della politica estera dell'UE".

Il CESE incoraggia l'UE ad adottare una strategia globale di diplomazia climatica che stabilisca priorità a breve e a lungo termine e che integri l'azione climatica in tutti gli ambiti d'intervento delle relazioni esterne, compresi la sicurezza e la difesa, il commercio, gli investimenti, i trasporti, la migrazione, la cooperazione allo sviluppo, l'assistenza finanziaria e tecnica, la cultura e la salute.

L'effettiva attuazione del Green Deal europeo a livello interno conferisce all'UE la credibilità necessaria per influenzare e ispirare altri a intraprendere una svolta simile verso la sostenibilità. Per questo motivo il CESE esorta gli Stati membri e le istituzioni dell'UE a garantire un coordinamento migliore tra gli attori pertinenti, al fine di allineare le rispettive politiche agli obiettivi climatici e accelerare l'azione interna per attuare il Green Deal.

Come afferma il relatore del parere Stefano Mallia, "dobbiamo valutare al nostro interno se siamo in grado di raggiungere gli obiettivi che abbiamo fissato nell'ambito del Green Deal. Quando avremo messo ordine al nostro interno, dovremo poi passare a dialogare con i paesi vicini, promuovere la loro diversificazione economica, definire piani di transizione giusta e sostenere progetti di adattamento e gestione dei rischi per prevenire e ridurre eventuali fragilità". (mt)

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Una legge sui medicinali critici per garantire l'indipendenza farmaceutica dell'Europa

In un parere adottato di recente, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) avverte che l'eccessiva dipendenza dell'UE dalle importazioni dall'Asia di principi attivi farmaceutici e di medicinali finiti rappresenta una minaccia per la salute e il benessere dei cittadini dell'UE. Il CESE propone pertanto una legge sui medicinali critici.

In un parere adottato di recente, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) avverte che l'eccessiva dipendenza dell'UE dalle importazioni dall'Asia di principi attivi farmaceutici e di medicinali finiti rappresenta una minaccia per la sa...Leggi

In un parere adottato di recente, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) avverte che l'eccessiva dipendenza dell'UE dalle importazioni dall'Asia di principi attivi farmaceutici e di medicinali finiti rappresenta una minaccia per la salute e il benessere dei cittadini dell'UE. Il CESE propone pertanto una legge sui medicinali critici.

L'Unione europea si trova ad affrontare una sfida crescente nel garantire l'approvvigionamento di farmaci essenziali, dato che la maggior parte dei suoi principi attivi farmaceutici (API) e dei medicinali finiti è attualmente importata dall'Asia. Questa dipendenza dai fornitori esterni desta preoccupazioni in merito alla resilienza dell'UE di fronte alle perturbazioni della catena di approvvigionamento, alla volatilità dei prezzi e ai potenziali rischi geopolitici.

"La nostra dipendenza da fornitori esterni per i prodotti farmaceutici essenziali sta mettendo a repentaglio la salute dei nostri cittadini. Dobbiamo agire subito per garantire che i cittadini europei abbiano accesso ai farmaci di cui hanno bisogno ", ha dichiarato Lech Pilawski, relatore del parere del CESE.

Per affrontare queste preoccupazioni, il CESE raccomanda di istituire un nuovo meccanismo dell'UE per favorire la produzione in Europa di API e di medicinali finiti. La proposta di legge sui medicinali critici è concepita come un meccanismo globale dell'UE, presentato sotto forma di regolamento, per sostenere attivamente la produzione di API e di medicinali finiti all'interno dell'Unione europea. Questo meccanismo fornirebbe finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, la realizzazione di infrastrutture e i costi operativi.

L'attuazione di queste raccomandazioni richiederà investimenti significativi e una cooperazione tra gli Stati membri dell'UE. Il CESE invita la Commissione europea ad assumere un ruolo guida nel coordinamento di questo sforzo e a sviluppare una strategia globale in grado di salvaguardare la sicurezza sanitaria dell'Europa, promuovere la prosperità economica e garantire l'accessibilità economica dei medicinali per i cittadini dell'UE. (gb)

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Il CESE chiede patti su misura per sostenere le regioni remote dell'UE

In un parere adottato in sessione plenaria, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha proposto una strategia per affrontare le sfide socioeconomiche cui devono far fronte le isole, le zone montane e le aree scarsamente popolate dell'UE. Il CESE chiede che l'UE intervenga attraverso la politica di coesione e sottolinea la necessità di strategie su misura, dati affidabili e meccanismi specifici per la crescita sostenibile.

In un parere adottato in sessione plenaria, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha proposto una strategia per affrontare le sfide socioeconomiche cui devono far fronte le isole, le regioni montane e le zone scarsamente popolate dell'UE. Il CESE chiede che l'UE intervenga attraverso la politica di...Leggi

In un parere adottato in sessione plenaria, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha proposto una strategia per affrontare le sfide socioeconomiche cui devono far fronte le isole, le regioni montane e le zone scarsamente popolate dell'UE. Il CESE chiede che l'UE intervenga attraverso la politica di coesione e sottolinea la necessità di strategie su misura, dati affidabili e meccanismi specifici per la crescita sostenibile.

 

Le regioni remote dell'UE, dalle isole alle zone montane e scarsamente popolate, si trovano a dover affrontare delle sfide economiche, sociali e ambientali che ne ostacolano il progresso. Le isole remote devono sostenere costi elevati a causa del loro isolamento, mentre i cambiamenti climatici comportano dei rischi per le zone montane. Il declino demografico nelle zone scarsamente popolate impone di adottare strategie di crescita innovative. Il relatore del CESE Ioannis Vardakastanis sottolinea la necessità di approcci su misura, che tengano conto delle caratteristiche specifiche di ciascuna regione. Nel suo parere il Comitato raccomanda un'azione coesa dell'UE, ponendo l'accento sulla solidarietà regionale per prevenire l'emarginazione. Il CESE propone di utilizzare la solida base giuridica della politica di coesione dell'UE e raccomanda di istituire fondi e patti specifici – come il "patto per le isole" o il "patto per le zone montane" – per affrontare sfide uniche, sulla falsariga delle strategie di successo attuate nelle zone urbane e rurali. Le soluzioni comprendono aspetti economici, sociali e ambientali, che richiedono misure diversificate, dalla riduzione dei costi operativi alla promozione della creazione di posti di lavoro e alla tutela della cultura locale. Un processo decisionale informato si basa su dati precisi e sullo sviluppo delle capacità, nonché sulla promozione di un dialogo attivo tra le parti interessate dell'UE, nazionali e locali per definire politiche che riflettano le caratteristiche uniche di queste regioni all'interno dell'UE. (tk)

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Il CESE elabora una visione per rafforzare il vantaggio competitivo del settore finanziario dell'UE

Il settore finanziario, e più in particolare quello bancario, è fondamentale per rendere più competitiva l'economia dell'UE, in quanto esercita una notevole influenza sui finanziamenti e sulla transizione essenziale verso la sostenibilità. In un parere adottato in sessione plenaria, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) illustra le principali modalità per rafforzare questo settore e accrescere il suo contributo all'autonomia strategica dell'UE, come pure gli obiettivi che lo aiuteranno in tal senso.

Il settore finanziario, e più in particolare quello bancario, è fondamentale per rendere più competitiva l'economia dell'UE, in quanto esercita una notevole influenza sui finanziamenti e sulla transizione essenziale verso la sostenibilità. In un parere adottato in sessione plena...Leggi

Il settore finanziario, e più in particolare quello bancario, è fondamentale per rendere più competitiva l'economia dell'UE, in quanto esercita una notevole influenza sui finanziamenti e sulla transizione essenziale verso la sostenibilità. In un parere adottato in sessione plenaria, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) illustra le principali modalità per rafforzare questo settore e accrescere il suo contributo all'autonomia strategica dell'UE, come pure gli obiettivi che lo aiuteranno in tal senso.

 

Un sistema finanziario resiliente rappresenta una priorità per la trasformazione economica dell'UE, ma restano ancora delle sfide da affrontare, nonostante gli sforzi volti a introdurre verifiche della competitività e a perfezionare la regolamentazione tramite il programma REFIT. Il relatore del parere del CESE Antonio García del Riego osserva che il mancato completamento dell'Unione bancaria e dell'Unione dei mercati dei capitali costituisce un ostacolo all'unità del mercato, il che fa sì che le banche dell'UE perdano terreno rispetto alla concorrenza globale. Questo aspetto dovrà essere affrontato mediante valutazioni approfondite, al fine di garantire un settore finanziario competitivo e resiliente. La concorrenza leale è fondamentale per la stabilità e la crescita, ma richiede quadri normativi più solidi che tutelino la diversità del settore bancario. Il CESE sottolinea il ruolo svolto da una concorrenza leale nel garantire la stabilità e nell'attrarre investimenti, e chiede un approccio equilibrato alla vigilanza che promuova la digitalizzazione e la sostenibilità del mercato. Pur accogliendo con favore l'introduzione di una verifica della competitività in tutte le politiche future, il CESE sottolinea che la competitività deve essere rafforzata senza discostarsi dalle norme internazionali come il quadro di Basilea III. È essenziale che tale verifica sia allineata alle specificità del settore finanziario. Il completamento dell'Unione dei mercati dei capitali combatterà la frammentazione del mercato, rafforzerà la stabilità finanziaria e promuoverà l'integrazione. Il CESE sottolinea che, per il progresso di tale settore, è fondamentale impiegare metodi di valutazione efficaci, coinvolgere le parti interessate nelle valutazioni d'impatto e disporre di dati affidabili che permettano di prendere decisioni informate. (tk)

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Valutazioni d'impatto e un coinvolgimento attivo della società civile dovrebbero essere i principi guida della strategia Global Gateway

L'iniziativa Global Gateway è intesa a garantire l'autonomia strategica aperta dell'UE ma deve basarsi su valutazioni d'impatto, come ha sottolineato il Comitato economico e sociale europeo nel parere sul tema adottato nella sessione plenaria dello scorso dicembre. Il CESE si propone per svolgere un ruolo più attivo nelle fasi cruciali del processo decisionale relative ai progetti di sviluppo associati a Global Gateway.

L'iniziativa Global Gateway è intesa a garantire l'autonomia strategica aperta dell'UE ma deve basarsi su valutazioni d'impatto, come ha sottolineato il Comitato economico e sociale europeo nel parere sul tema adottato nella sessione plenaria dello scorso dic...Leggi

L'iniziativa Global Gateway è intesa a garantire l'autonomia strategica aperta dell'UE ma deve basarsi su valutazioni d'impatto, come ha sottolineato il Comitato economico e sociale europeo nel parere sul tema adottato nella sessione plenaria dello scorso dicembre. Il CESE si propone per svolgere un ruolo più attivo nelle fasi cruciali del processo decisionale relative ai progetti di sviluppo associati a Global Gateway.

La strategia si impegna a mobilitare, tra il 2021 e il 2027, fino a 300 miliardi di EUR di investimenti per contrastare i cambiamenti climatici, migliorare la connettività digitale, energetica e dei trasporti, e rafforzare le infrastrutture sanitarie, educative e di ricerca in tutto il mondo.

Il CESE sottolinea tuttavia che i programmi di investimento nell'ambito dell'iniziativa Global Gateway devono basarsi su valutazioni d'impatto, garantendo la titolarità democratica delle iniziative di sviluppo nei paesi partner nonché la sostenibilità economica, sociale e ambientale dei progetti. Al tempo stesso, il Comitato esprime delle riserve circa i progetti finanziati con altri fondi dell'UE, che potrebbero discostarsi dal normale processo di controllo per via della scarsa chiarezza delle procedure di valutazione dell'impatto dei singoli progetti.

Il membro del CESE e relatore del parere Stefano Palmieri ha precisato che i progetti previsti nel quadro dell'iniziativa Global Gateway devono rispettare una serie di principi e obiettivi, sottolineando che "il rispetto dei valori dell'UE e la presentazione di valutazioni d'impatto dettagliate sono elementi importanti per garantire la sostenibilità di tali progetti".

Il Comitato deplora al contempo l'assenza di una partecipazione significativa di attori locali europei nel processo di sviluppo globale. Il CESE desidera avere un ruolo più attivo nelle fasi cruciali del processo decisionale relative ai progetti di sviluppo associati a Global Gateway, a cominciare dall'organizzazione di incontri con cadenza regolare tra il Consiglio dell'iniziativa, le organizzazioni della società civile e le parti sociali. (mt)

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Nuova pubblicazione del CESE - Le nostre attività durante la presidenza belga dell'UE

Il Belgio ha assunto la guida dell'UE il 1º gennaio e deterrà la presidenza del Consiglio dell'UE in questo primo, cruciale semestre del 2024. L'appuntamento più importante sarà senza dubbio quello delle elezioni europee di giugno, quando i cittadini europei potranno decidere in merito al futuro corso dell'Unione. Noi del CESE faremo la nostra parte, contribuendo alacremente a diffondere informazioni su questa consultazione elettorale e a incoraggiare gli elettori ad andare a votare.

Il Belgio ha assunto la guida dell'UE il 1º gennaio e deterrà la presidenza del Consiglio dell'UE in questo primo, cruciale semestre del 2024. L'appuntamento più importante sarà senza dubbio quello delle elezioni europee di giugno, quando i cittadini europei potranno decidere in merito al futuro corso dell'Unione. Noi del CESE faremo la nostra parte, contribuendo alacremente a diffondere informazioni su questa consultazione elettorale e a incoraggiare ...Leggi

Il Belgio ha assunto la guida dell'UE il 1º gennaio e deterrà la presidenza del Consiglio dell'UE in questo primo, cruciale semestre del 2024. L'appuntamento più importante sarà senza dubbio quello delle elezioni europee di giugno, quando i cittadini europei potranno decidere in merito al futuro corso dell'Unione. Noi del CESE faremo la nostra parte, contribuendo alacremente a diffondere informazioni su questa consultazione elettorale e a incoraggiare gli elettori ad andare a votare. "In quanto casa della società civile organizzata, il CESE lavorerà a stretto contatto con la presidenza belga per costruire un'Europa più forte, più resiliente e più democratica", ha dichiarato il Presidente del CESE Oliver Röpke.

Questo nuovo opuscolo presenta le attività che il CESE svolgerà in questo primo semestre e i dossier chiave su cui stanno lavorando le nostre sezioni, nonché i pareri esplorativi a noi richiesti dalla presidenza belga.
È curioso scoprire chi sono i nostri membri belgi?

Qui può vedere chi sono e quali parti della società civile rappresentano. Le informazioni sono disponibili in francese, inglese, neerlandese e tedesco (cw).

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Settimana della società civile del CESE 2024, dal 4 al 7 marzo – Un appuntamento da non perdere!

Le elezioni europee del giugno 2024 saranno determinanti per il futuro dell'Europa, ed è per questo che il CESE, partner istituzionale della società civile, lancia la sua prima Settimana della società civile

Un appuntamento da non perdere!

Le elezioni europee del giugno 2024 saranno determinanti per il futuro dell'Europa, ed è per questo che il CESE, partner istituzionale della società civile, lancia la sua prima Settimana della società civile

Un appuntamento da non perdere!

Questo evento faro riunirà persone di ogni età, provenienza ed estrazione, compresi giovani, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni dell'UE, per un vivace dibattito su temi i...Leggi

Le elezioni europee del giugno 2024 saranno determinanti per il futuro dell'Europa, ed è per questo che il CESE, partner istituzionale della società civile, lancia la sua prima Settimana della società civile

Un appuntamento da non perdere!

Questo evento faro riunirà persone di ogni età, provenienza ed estrazione, compresi giovani, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni dell'UE, per un vivace dibattito su temi importanti per la nostra vita quotidiana e per il futuro dell'Europa.

All'insegna del motto Mobilitiamoci per la democrazia! discuteremo delle minacce e delle sfide da affrontare per salvaguardare i valori democratici e individueremo con esattezza ciò che la società civile si aspetta dai futuri leader europei. Le nostre raccomandazioni confluiranno nella risoluzione del CESE sulle elezioni europee.

La Settimana della società civile sarà incentrata su cinque importanti iniziative del CESE:

  • Giornate della società civile: Le organizzazioni della società civile: un pilastro della democrazia e attori chiave per il superamento delle sfide attuali
  • Giornata dell'Iniziativa dei cittadini europei: Un punto d'incontro comune per legislatori, attivisti, cittadini e attori della società civile a livello nazionale e dell'UE
  • La vostra Europa, la vostra opinione!: Attivarsi per la democrazia ed esprimersi in difesa dell'Europa: le priorità della gioventù per la prossima legislatura dell'UE
  • Premio per la società civile: 14a edizione del premio CESE per la società civile dedicato alla salute mentale
  • Seminario per i giornalisti:Mobilitare gli europei per le elezioni europee: una sfida

Partecipa anche tu e lasciati ispirare dai nostri seminari e dibattiti ad alto livello animati da esperti. Fai sentire la tua voce su questioni chiave per il nuovo ciclo legislativo europeo ed entra in contatto con le organizzazioni della società civile e con i responsabili del cambiamento provenienti da tutta Europa!

Le iscrizioni agli eventi sono aperte da gennaio 2024.

Ulteriori informazioni saranno presto disponibili sulla pagina web #CivSocWeek (mt)

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Notizie dai gruppi

Come pervenire a una reale autonomia strategica dell'UE in campo economico?

Nuovo studio del gruppo Datori di lavoro del CESE

L'UE ha sempre promosso strenuamente l'integrazione economica con il resto del mondo. In un mondo pacifico governato da un sistema basato su regole, questa strategia ha trasformato l'Europa in una delle più importanti potenze commerciali mondiali e in una delle regioni più prospere.

Nuovo studio del gruppo Datori di lavoro del CESE

L'UE ha sempre promosso strenuamente l'integrazione economica con il resto del mondo. In un mondo pacifico governato da un sistema basato su regole, questa strategia ha trasformato l'Europa in una delle più importanti potenze commerciali mondiali e in una delle regioni più prospere.

La pandemia di COVID-19 e la successiva invasione dell'Ucraina da parte della R...Leggi

Nuovo studio del gruppo Datori di lavoro del CESE

L'UE ha sempre promosso strenuamente l'integrazione economica con il resto del mondo. In un mondo pacifico governato da un sistema basato su regole, questa strategia ha trasformato l'Europa in una delle più importanti potenze commerciali mondiali e in una delle regioni più prospere.

La pandemia di COVID-19 e la successiva invasione dell'Ucraina da parte della Russia hanno modificato radicalmente le dinamiche di apertura e integrazione economica e prefigurato una lunga ed ardua battaglia per preservare la prosperità dell'UE. Questi eventi dirompenti hanno dimostrato quanto sia importante rafforzare la resilienza dell'UE e le sue capacità di salvaguardare efficacemente i propri interessi strategici.

L'Unione si sta preparando a rispondere alle sfide che potrebbero segnare un distanziamento dal sistema commerciale multilaterale basato su regole, che è stato l'elemento distintivo dell'epoca del secondo dopo guerra, e non può permettersi di essere ambigua circa il significato di autonomia strategica.

Lo studio realizzato dal Centro per gli studi politici europei (CEPS) analizza tali questioni complesse, esamina le vulnerabilità dell'Europa e formula una serie di raccomandazioni su come conseguire l'autonomia strategica. Lo studio è stato commissionato dal CESE su richiesta del gruppo Datori di lavoro ed è stato elaborato dal CEPS.

Il testo dello studio è disponibile qui: https://europa.eu/!n98Tdd

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L'UE nel 2030, la COP 28 e l'urgente necessità di una transizione giusta

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

La relazione 2023 sullo stato dell'ambiente dell'Agenzia europea dell'ambiente non è particolarmente incoraggiante: l'UE rischia di non raggiungere la maggior parte degli obiettivi entro il 2030. In particolare, le prospettive per l'impronta dei consumi, i livelli di consumo energetico, la produzione circolare e l'agricoltura biologica sono particolarmente negative, anche se quelle per gli altri ambiti - dalla biodiversità alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento ad essi - non sembrano migliori.

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

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a cura del gruppo Lavoratori del CESE

La relazione 2023 sullo stato dell'ambiente dell'Agenzia europea dell'ambiente non è particolarmente incoraggiante: l'UE rischia di non raggiungere la maggior parte degli obiettivi entro il 2030. In particolare, le prospettive per l'impronta dei consumi, i livelli di consumo energetico, la produzione circolare e l'agricoltura biologica sono particolarmente negative, anche se quelle per gli altri ambiti - dalla biodiversità alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento ad essi - non sembrano migliori.

Quanto ai risultati della COP28, offrono pochi motivi di soddisfazione. Come è emerso dal dibattito svoltosi nella sessione plenaria di dicembre del CESE, la società civile è tutt'altro che soddisfatta delle conclusioni: il testo è debole sulle modalità e sulla divisione degli oneri finanziari e più ricco di parole che di azioni concrete (nonostante per la prima volta identifichi nei combustibili fossili la causa profonda dei cambiamenti climatici). È improbabile che sia conseguito l'obiettivo di limitare a 1,5º l'aumento della temperatura media globale entro la fine del secolo: questo livello sarà raggiunto molto probabilmente entro cinque anni. Il 2023 è stato l'anno più caldo mai registrato, e ogni mese da giugno in poi è stato il più caldo da quando sono iniziate le misurazioni.

Questo quadro cupo non deve scoraggiarci, ma piuttosto motivarci: è necessario agire. Non è più tempo di timide buone intenzioni (ne abbiamo avuto moltissime in passato, e guardate dove siamo ora), né di tornare alle misure di austerità. I principi della transizione giusta, con la sostenibilità economica, sociale e ambientale, devono permeare ogni politica dell'UE. E ciò, come osserva l'ultimo parere del CESE in materia, deve comportare l'adozione di una direttiva per una transizione giusta per il mondo del lavoro al livello dell'UE: il gigantesco compito che ci attende sarà realizzabile soltanto se parteciperanno tutte le componenti della società. Se il costo della transizione verrà scaricato sui più vulnerabili, come già ora accade molto spesso, saranno i populisti di estrema destra a beneficiarne. Quando finalmente anch'essi non potranno più negare gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici, sarà troppo tardi.

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Un nuovo studio fa luce sul costo dei cambiamenti climatici per le famiglie in tutto il territorio dell'UE

A cura di Lorenza Campagnolo, coordinatrice della ricerca, e del team del CMCC (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici) coinvolto nello studio

Lo studio sul costo dei cambiamenti climatici per le famiglie nell'Unione europea (titolo originale: The cost of climate change on households and families in the EU) ha offerto una grande opportunità di far luce sul modo in cui i costi associati alle misure di adattamento, alle politiche di attenuazione e all'impatto dei cambiamenti climatici incidono sulle famiglie nell'UE a seconda della regione di residenza e delle loro caratteristiche socioeconomiche. Lo studio riconosce che la letteratura in materia è lacunosa, oltre a mancare una valutazione approfondita dei costi dei cambiamenti climatici espressamente riservata alle famiglie nell'Unione.

A cura di Lorenza Campagnolo, coordinatrice della ricerca, e del team del CMCC (Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici) coinvolto nello studio

Lo studio sul costo dei cambiamenti climatici per le famiglie nell'Unione europea (titolo originale: The cost of climate change on households and famili...Leggi

A cura di Lorenza Campagnolo, coordinatrice della ricerca, e del team del CMCC (Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici) coinvolto nello studio

Lo studio sul costo dei cambiamenti climatici per le famiglie nell'Unione europea (titolo originale: The cost of climate change on households and families in the EU) ha offerto una grande opportunità di far luce sul modo in cui i costi associati alle misure di adattamento, alle politiche di attenuazione e all'impatto dei cambiamenti climatici incidono sulle famiglie nell'UE a seconda della regione di residenza e delle loro caratteristiche socioeconomiche. Lo studio riconosce che la letteratura in materia è lacunosa, oltre a mancare di una valutazione approfondita dei costi dei cambiamenti climatici espressamente riservata alle famiglie nell'Unione.

Lo studio propone inoltre una metodologia e risultati nuovi che combinano informazioni sul reddito e sulle spese delle famiglie forniti da Eurostat con i rischi legati al clima e gli strumenti di modellizzazione. Lo studio considera sia le perdite di reddito sia la spesa indotta dal clima per le famiglie come conseguenza diretta degli impatti dei cambiamenti climatici o delle necessità di adattamento.

Nel 2050 i cambiamenti climatici avranno un impatto diverso a seconda delle regioni e dei gruppi socioeconomici dell'UE. In uno scenario di cambiamento climatico moderato, sono prevedibili aumenti della spesa sanitaria delle famiglie nelle regioni settentrionali e meridionali dell'UE, della spesa alimentare nelle regioni orientali, occidentali e meridionali, della spesa per l'elettricità in tutte le regioni e per le assicurazioni soprattutto al Nord. Tali aumenti peseranno gravemente sulle famiglie meno abbienti, con possibilità minori di diversificare i consumi e una capacità di adattamento limitata. Allo stesso tempo, si assisterà a una perdita di reddito da lavoro nelle regioni meridionali e a una perdita generalizzata di reddito in tutte le regioni dell'UE.

Vi saranno impatti negativi e regressivi (maggiormente avvertiti dalle famiglie meno abbienti rispetto a quelle più ricche) su un'ampia gamma di spese per beni/servizi e fonti di reddito, in particolare nelle regioni meridionali dell'UE (spese sanitarie, elettriche e assicurative e reddito totale da lavoro), ma anche marginalmente in quelle orientali (alimentazione) e settentrionali (elettricità e assicurazioni). È probabile che, a causa dei cambiamenti climatici, aumenti il numero di persone a rischio di povertà in tutta l'UE, ma che gli scenari di attenuazione dei cambiamenti climatici riducano questo fenomeno, favorendo una crescita salariale più rapida della manodopera scarsamente qualificata rispetto a quella altamente qualificata.

Ai responsabili politici lo studio rivolge in particolare la raccomandazione di dare priorità alle regioni, ad esempio nel Sud dell'UE, che subiscono impatti negativi sulle famiglie ed effetti regressivi, e di rafforzare le misure di sostegno al reddito, adattandole ai segmenti più vulnerabili della popolazione di tali regioni. Inoltre, data la multisettorialità dei costi dei cambiamenti climatici, occorre un'integrazione orizzontale delle politiche per rendere più efficace il loro processo di elaborazione.

Lo studio, condotto dal CMCC su richiesta del gruppo Organizzazioni della società civile del CESE, e la relazione di sintesi, si possono scaricare dal sito web del Comitato.

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Io vado a votare, e tu?

Io vado a votare, e tu?

È da dicembre che CESE Info pubblica le riflessioni dei suoi ospiti sulle prossime elezioni europee nella rubrica: "Io vado a votare, e tu?" Questa volta è il turno di Malgorzata Molęda-Zdziech, sociologa polacca, politologa e attiva commentatrice dell'attualità del suo paese.

È da dicembre che CESE Info pubblica le riflessioni dei suoi ospiti sulle prossime elezioni europee nella rubrica: "Io vado a votare, e tu?" Questa volta è il turno di Malgorzata Molęda-Zdziech, sociologa polacca, politologa e attiva commentatrice dell'attualità del suo paese.

Capo del dipartimento di Studi politici della Scuola di Economia di Varsavia, la Molęda-Zdziech rappresenta il rettore nella cooperazione con l'Unione eu...Leggi

È da dicembre che CESE Info pubblica le riflessioni dei suoi ospiti sulle prossime elezioni europee nella rubrica: "Io vado a votare, e tu?" Questa volta è il turno di Malgorzata Molęda-Zdziech, sociologa polacca, politologa e attiva commentatrice dell'attualità del suo paese.

Capo del dipartimento di Studi politici della Scuola di Economia di Varsavia, la Molęda-Zdziech rappresenta il rettore nella cooperazione con l'Unione europea Nel suo articolo, commenta il ruolo significativo della società civile polacca e il suo influsso sull'esito delle ultime elezioni politiche dell'ottobre 2023. Fa inoltre riferimento a una delle priorità della futura presidenza polacca del Consiglio dell'UE per quanto riguarda il ruolo della società civile nella protezione dello Stato di diritto. (ehp)

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Małgorzata Molęda-Zdziech: la società civile e le elezioni europee del 2024

La società civile, in parole semplici, è costituita da gruppi di comunità capaci di autoorganizzarsi e di definire e raggiungere determinati obiettivi. Nei sistemi democratici, i gruppi della società civile sono numerosi e diversificati, al fine di rappresentare il più possibile la diversità delle voci e delle opinioni dei loro membri. Nei regimi non democratici, le ONG sono assai spesso in opposizione ai governanti. La società civile può incidere attraverso la cittadinanza attiva e con l'intento di cooperare per il bene comune, indipendentemente dalle istituzioni statali.

La società civile, in parole semplici, è costituita da gruppi di comunità capaci di autoorganizzarsi e di definire e raggiungere determinati obiettivi. Nei sistemi democratici, i gruppi della società civile sono numerosi e diversificati, al fine di rappresentare il più possibile la diversità delle voci e delle opinioni dei loro membri. Nei regimi non democratici, le ONG sono assai spesso in opposizione ai governanti. La società civile pu&ograve...Leggi

La società civile, in parole semplici, è costituita da gruppi di comunità capaci di autoorganizzarsi e di definire e raggiungere determinati obiettivi. Nei sistemi democratici, i gruppi della società civile sono numerosi e diversificati, al fine di rappresentare il più possibile la diversità delle voci e delle opinioni dei loro membri. Nei regimi non democratici, le ONG sono assai spesso in opposizione ai governanti. La società civile può incidere attraverso la cittadinanza attiva e con l'intento di cooperare per il bene comune, indipendentemente dalle istituzioni statali.

In Polonia, quando il partito "Diritto e giustizia" era al potere, le organizzazioni della società civile si sono mobilitate contro riforme che erano esiziali per il sistema di governo del paese e la tutela dei diritti umani. Come indicato nel rapporto della Fondazione di Helsinki per i diritti umani intitolato Pressure and mobilisation: Civil society and the rule of law crisis ["Pressione e mobilitazione: la società civile e la crisi dello Stato di diritto"], tra il 2016 e il 2022 le ONG hanno organizzato numerose proteste di massa in difesa dello Stato di diritto e contro la violazione dei valori costituzionali, e offerto assistenza legale ai gruppi a rischio di discriminazione o repressione. Il settore non governativo ha continuato a cercare nuovi canali per partecipare ai processi decisionali, anche attraverso la creazione di coalizioni efficaci per l'elezione del commissario per i diritti umani e del difensore civico per i diritti dei minori e l'organizzazione di panel di cittadini.

I risultati delle elezioni parlamentari svoltesi il 15 ottobre 2023 hanno dimostrato la forza della società civile polacca. Lo storico tasso di affluenza alle urne (74,38 %) e il successo elettorale dei gruppi di opposizione sono infatti stati la prova dell'efficacia della mobilitazione civica, che è riuscita a portare a un cambiamento di governo. I candidati del partito "Diritto e giustizia" (PiS) hanno ottenuto il 35,38 % dei voti. Il PiS è stato così il primo partito dal 1989 a vincere le elezioni parlamentari per la terza volta consecutiva, ma, a differenza delle due elezioni precedenti (2015 e 2019), la sua lista di candidati non ha ottenuto la maggioranza dei seggi necessaria per formare un governo. Gli altri partiti politici i cui candidati sono stati eletti alla Camera dei deputati ("Sejm") sono stati Coalizione civica (30,7 %), Terza via (14,4 %), Nuova sinistra (8,61 %) e Confederazione Libertà e indipendenza (7,16 %). I tre gruppi di opposizione Coalizione civica, Terza via e Nuova sinistra hanno così conquistato complessivamente il 51,72 % dei voti, il che ha conferito loro la maggioranza necessaria per formare un governo. Pertanto, dopo un primo tentativo fallito da parte del PiS, tali partiti hanno formato un esecutivo guidato da Donald Tusk.

L'affluenza alle urne è stata alta, superando ogni previsione. A titolo di raffronto, era stata del 61,74 % nelle elezioni parlamentari del 2019 e del 62,7 % in quelle del 1989, le prime dopo la caduta del regime comunista. Come hanno rilevato i sondaggi (ad esempio quelli di CBOS e della Fondazione Batory), a spingere i cittadini ad andare a votare è stato il desiderio di cambiamento, determinato da una profonda insoddisfazione ormai di lunga data. Va osservato che prima delle elezioni si era assistito a una forte mobilitazione sociale: un numero record di elettori si era iscritto per votare in un luogo diverso da quello di residenza (alle ore 15:00 del 12 ottobre 960 000 persone, su circa 1 200 000 che ne avevano fatto richiesta, avevano ottenuto di cambiare sezione elettorale). Il numero di polacchi residenti all'estero che si sono iscritti nei registri elettorali è quasi raddoppiato: circa 600 000 persone, rispetto alle 350 000 delle elezioni del 2019.

L'annuncio e il successivo svolgimento di un referendum nazionale potrebbe anch'esso avere contribuito ad aumentare la mobilitazione civica per le elezioni parlamentari. L'affluenza al referendum è stata pari al 40,91 %, cosicché la consultazione è risultata non vincolante. Un altro fattore importante di tale mobilitazione sono state le numerose iniziative intraprese dalle ONG per incoraggiare i cittadini a recarsi alle urne. Tra le campagne che hanno contribuito a fare aumentare l'affluenza alle urne, vanno segnalate in particolare quelle mirate alle donne e ai giovani (come Fai la tua scelta dell'Iniziativa "Voci di donne", Abbiamo smesso di tacere dell'Iniziativa Est o Decidere spetta a te di SexEd). Alle elezioni parlamentari del 2019 avevano votato il 61,5 % delle donne e il 60,8 % degli uomini. L'affluenza alle urne tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni era stata del 46,4 %. Alle elezioni del 2023 hanno votato in proporzione più donne (73,7 %) che uomini (72,0 %) e ha votato il 68,8 % dei giovani (18-29 anni). In vista di queste elezioni, le organizzazioni della società civile hanno condotto almeno una ventina di campagne per incoraggiare i cittadini a recarsi alle urne.

Campagne svolte principalmente su Internet, ma, in alcuni casi, in televisione, alla radio e persino nelle sale cinematografiche, e nelle quali il coinvolgimento di celebrità, influencer, attori e personalità pubbliche ha reso possibile raggiungere settori della società anche molto diversi tra loro. Secondo l'indagine CBOS "Motivazioni e decisioni di voto 2023", condotta nell'ottobre 2023, la maggioranza degli elettori (circa il 70 %) aveva già deciso di andare a votare almeno alcune settimane prima delle elezioni, mentre altre quote di elettorato hanno preso tale decisione più tardi, nella settimana precedente le elezioni (28 %), se non addirittura il giorno stesso delle elezioni (9 %) o il giorno prima (4 %). Riguardo alle motivazioni per andare a votare, il rapporto con l'Unione europea è stato particolarmente importante per la stragrande maggioranza degli elettori di Coalizione civica (80 %), per i quali un'altra motivazione quasi altrettanto importante è stata il desiderio di un cambio di leadership (77 %). Gran parte degli elettori di questo raggruppamento (64 %) ha ritenuto che esso rappresentasse valori e principi a loro vicini. Per quanto riguarda il PiS, i suoi elettori hanno visto in esso l'espressione sia dei loro interessi ("un partito che si preoccupa delle persone come loro" – 66 %) che dei loro valori e principi (62 %). Essi avevano inoltre un'opinione positiva della leadership del PiS (64 %) e del suo programma economico (59 %).

Nel giugno 2024 i polacchi andranno alle urne per eleggere i loro rappresentanti al Parlamento europeo (PE). In Polonia le elezioni del PE possono essere considerate come la continuazione di un ciclo elettorale iniziato nel 2023 con le elezioni parlamentari nazionali, seguito dalle amministrative che si svolgeranno nell'aprile 2024. Il tema dell'Europa sarà pertanto presente nelle campagne elettorali a livello locale e regionale, anche se in misura minore rispetto alle elezioni nazionali. Inoltre, il fatto che nel 2024 cada il 20º anniversario dell'adesione della Polonia all'UE potrebbe influire sull'affluenza alle urne alle elezioni europee. È importante ricordare che alle ultime elezioni del PE (2019) in Polonia la partecipazione elettorale è stata del 45,68 %.

I polacchi sono fortemente favorevoli all'appartenenza del loro paese all'Unione europea. Secondo un sondaggio del CBOS dell'aprile 2023, il fatto che la Polonia sia membro dell'UE è valutato positivamente dall'85 % degli elettori – una percentuale inferiore al passato, ma che rimane molto elevata – mentre il 10 % è contrario alla permanenza della Polonia nell'UE e il 5 % non ha un'opinione in proposito.

Merita inoltre ricordare che questa è la prima volta che le elezioni del PE avranno luogo nel contesto di una "policrisi": la guerra in corso in Ucraina, la crisi climatica, la crisi economica e l'ascesa della destra populista. Pertanto, dato che si prevede un'intensificazione delle attività di disinformazione, in questa campagna elettorale sarà importante disporre di una politica di comunicazione efficace e coerente, modulata in base agli specifici gruppi di elettori cui essa si rivolge. D'altro canto, le tensioni internazionali inducono i sostenitori dell'Unione europea a riporre le loro speranze in una comunità che garantisca la sicurezza.

Małgorzata Molęda-Zdziech

Warsaw School of Economics – Team Europe Direct Polonia

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Redazione

Ewa Haczyk-Plumley (editor-in-chief)
Daniela Marangoni (dm)
Laura Lui (ll)

Hanno collaborato a questo numero

Christian Weger (cw)
Daniela Marangoni (dm)
Daniela Vincenti (dv)
Ewa Haczyk-Plumley (ehp)
Giorgia Battiato (gb)
Jasmin Kloetzing (jk)
Katerina Serifi (ks)
Katharina Radler (kr)
Laura Lui (ll)
Marco Pezzani (mp)
Margarita Gavanas (mg)
Margarida Reis (mr)
Millie Tsoumani (mt)
Pablo Ribera Paya (prp)
Thomas Kersten (tk)

 

Coordinamento

Agata Berdys (ab)
Giorgia Battiato (gb)

Technical support
Bernhard Knoblach (bk)
Joris Vanderlinden (jv)

Indirizzo

Comitato economico e sociale europeo
Edificio Jacques Delors, 99 Rue Belliard, B-1040
Bruxelles, Belgio
Tel. +32 25469476
E-mail: eescinfo@eesc.europa.eu

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CESE info non può essere considerato un resoconto ufficiale dei lavori del CESE. A tal fine si rimanda alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea o ad altre pubblicazioni del CESE.
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Gennaio 2024
01/2024

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