Strategia dell'UE sulla disabilità: è il momento di passare dalle parole ai fatti

Radicata nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), che è stata il primo trattato internazionale ad adottare un approccio alla disabilità basato sui diritti umani, la strategia dell'UE sulla disabilità per il prossimo decennio è un documento promettente con molte proposte lodevoli e solo alcune carenze. Tuttavia, affinché la strategia possa tener fede alla promessa di porre fine alla discriminazione nei confronti degli 87 milioni di persone con disabilità in Europa, per la sua attuazione saranno necessari una forte volontà politica e risorse adeguate.

La mancanza di un riferimento specifico alle donne con disabilità e di misure mirate per combattere la loro discriminazione è una delle poche lacune della, altrimenti lodevole, strategia per i diritti delle persone con disabilità per il periodo 2021-2030. Presentata dalla Commissione europea in marzo, la strategia ha tenuto conto di numerose importanti raccomandazioni e proposte formulate dalle organizzazioni delle persone con disabilità e dalle organizzazioni della società civile, come è emerso da un'audizione organizzata dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) il 1º giugno scorso.

Le conclusioni dell'audizione, alla quale hanno partecipato rappresentanti delle organizzazioni della società civile e delle istituzioni europee, confluiranno nel parere che il CESE sta elaborando in merito alla strategia su richiesta della stessa Commissione.

Il CESE accoglie con favore la nuova strategia, ha dichiarato Ioannis Vardakastanis, relatore del parere, sottolineando che adesso è importante mantenere gli impegni e tradurre le parole in azioni che cambino e migliorino la vita dei cittadini con disabilità.

In linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, la strategia è volta a garantire la dignità, la parità di trattamento e la piena partecipazione delle persone con disabilità alla società, eliminando le barriere fisiche, la discriminazione e i pregiudizi che pervadono tutti gli aspetti della loro vita.

La nuova strategia, che prende le mosse dai progressi compiuti negli ultimi dieci anni grazie a quella che l'ha preceduta, potenzia l'azione tesa ad affrontare gli ostacoli rimanenti, definendo iniziative chiave incentrate su tre temi principali: diritti, vita indipendente e autonomia, pari opportunità e non discriminazione.

Una delle iniziative faro in programma è quella di creare il centro europeo di risorse AccessibleEU, che dovrebbe rendere i trasporti, gli edifici e le informazioni più accessibili ai cittadini europei con disabilità, mentre un'altra iniziativa faro, la tessera europea di disabilità, renderà per loro più facile spostarsi liberamente all'interno dell'UE.

A differenza della precedente, la nuova strategia disporrà anche di un quadro per monitorare i progressi compiuti a livello di attuazione, dotato di una serie di nuovi indicatori.

Annelisa Cotone, membro del gabinetto della commissaria europea per l'Uguaglianza, Helena Dalli, ha affermato che la strategia fa parte della visione volta a costruire un'unione dell'uguaglianza, a complemento di altre iniziative della Commissione in questo campo.

Il lancio della strategia è il punto di partenza, e non la fine dei nostri sforzi. Ci concentriamo sugli ambiti in cui l'azione dell'UE può apportare un valore aggiunto. Ma gli obiettivi non possono essere realizzati solo dalla Commissione, per cui invitiamo anche gli Stati membri ad agire, ha dichiarato Cotone, aggiungendo che lo scopo della Commissione è quello di accelerare l'attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e aiutare gli Stati membri a fare altrettanto.

Abbiamo bisogno di risultati, perché una strategia è valida solo se viene attuata. La strategia da sola non modificherà la vita delle persone con disabilità, ma la volontà politica, le risorse e il monitoraggio dell'azione possono farlo, ha spiegato Cotone.

La strategia ha già ottenuto un sostegno politico. Intervenendo all'audizione, Bruno Ribeiro Barata, in rappresentanza della presidenza portoghese dell'UE, ha affermato che il suo governo sta negoziando le conclusioni del Consiglio sulla strategia, che dovrebbero essere adottate a metà giugno.

Queste conclusioni del Consiglio confermano l'impegno e l'ambizione della presidenza portoghese di realizzare un'Europa più inclusiva e più giusta, un'Europa migliore basata sulla solidarietà, in cui nessuno sia lasciato indietro, ha sottolineato Ribeiro Barata.

 

DIMENTICATE NELLA STRATEGIA: LE DONNE CON DISABILITÀ

Sebbene la proposta della Commissione sia stata ampiamente lodata per il suo deciso impegno a creare un'Europa inclusiva in materia di disabilità, il giudizio espresso non è positivo su tutti i fronti. Tra le critiche più forti mosse al documento figurano l'assenza di riferimenti specifici e di azioni a favore delle donne e delle ragazze con disabilità.

Per il CESE si tratta di una grossa lacuna, ha sottolineato Vardakastanis.

Il Forum europeo della disabilità, rappresentato all'audizione dalla sua vicepresidente Ana Peláez, condivide il punto di vista del CESE. Si deve rimediare al più presto, garantendo che la prospettiva di genere sia integrata in ogni azione considerata nella strategia, per esempio in materia di occupazione, partecipazione politica e così via, ha avvertito Peláez, aggiungendo che anche nell'azione contro la violenza, pur prevista nella strategia, non si fa alcun riferimento specifico alla violenza contro le donne e le ragazze con disabilità.

I dati indicano che il 34 % delle donne e delle ragazze appartenenti a questa categoria ha subito violenze fisiche e sessuali, alle quali le persone con disabilità intellettive sono particolarmente esposte.

Per parte sua, Katrin Langensiepen della rete CRPD del Parlamento europeo ha sottolineato che le donne con disabilità sono più spesso vittime di abusi sessuali e che, in molti casi, non ottengono un'adeguata protezione giuridica, dato che gli avvocati mostrano una scarsa sensibilità per la loro difficile situazione.

Questa situazione è molto pericolosa per noi. Talvolta non siamo visibili. E se non si è visibile, non si può far sentire la propria voce quando succedono cose che non dovrebbero succedere, ha dichiarato Langensiepen, sottolineando la necessità di sensibilizzare le donne con disabilità in merito ai loro diritti e di fornire loro gli strumenti per gestire queste situazioni.

Esse sono vittime di discriminazione in tutti i settori della vita e sono esposte a un rischio maggiore di povertà ed esclusione sociale rispetto agli uomini con disabilità. Le donne con disabilità sono state anche tra le persone più duramente colpite dalla crisi della COVID-19.

La triste realtà è che, in quanto a parità per le donne, negli ultimi dieci anni abbiamo di fatto smesso di fare passi avanti. E ora la COVID-19 ha inferto un duro colpo anche ai servizi pubblici sui quali le donne in generale e le donne con disabilità potevano contare, ha spiegato Pirkko Mahlamäki della Lobby europea delle donne (EWL).

È stata anche menzionata la necessità di rafforzare il sostegno alle madri che si occupano di minori con disabilità come pure di creare nuovi strumenti finanziari a tal fine.

Sono state sollevate anche altre critiche: il CESE ha rilevato l'assenza di impegni chiari a investire in misure che portino all'inclusione delle persone con disabilità in tutti gli ambiti della vita, nonché l'indicazione di pochissimi impegni a favore di una legislazione vincolante. Pur essendo pienamente favorevole alla proposta di una tessera europea di disabilità, il CESE ritiene che essa dovrebbe essere istituita mediante un regolamento dell'UE, in modo da essere immediatamente applicabile in tutti gli Stati membri.

Tra le altre carenze figurano la mancanza di orientamenti per l'attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, così come un'insufficiente chiarezza riguardo a una partecipazione significativa delle organizzazioni delle persone con disabilità alla piattaforma sulla disabilità e al centro AccessibleEU di cui è stata proposta la creazione, nonché a tutte le questioni che riguardano le persone con disabilità.

La partecipazione dovrebbe essere al centro della strategia sulla disabilità, ha sottolineato Carlotta Besozzi di Civil Society Europe, aggiungendo che è importante che tutte le informazioni pertinenti per le persone con disabilità siano facilmente disponibili e accessibili.

 

COGLIERE LE OPPORTUNITÀ DEL MERCATO DEL LAVORO

Un altro aspetto che suscita particolare preoccupazione, segnalato dai partecipanti all'audizione, è il basso tasso di occupazione delle persone con disabilità. Con l'invecchiamento demografico, la loro inclusione nel mondo del lavoro non solo favorirebbe la loro positiva integrazione nella società, ma gioverebbe anche alla società stessa, ora e in futuro.

Anche se ha ulteriormente aggravato la già precaria situazione occupazionale di molte persone con disabilità, l'attuale crisi dovrebbe essere vista come un'opportunità per promuovere le loro prospettive occupazionali future elaborando politiche di ripresa inclusive, ha dichiarato Massimiliano Mascherini di Eurofound.

Secondo i dati di Eurofound, il 13 % delle persone con disabilità ha perso il lavoro a causa della crisi della COVID-19, rispetto all'8 % della popolazione in generale, e una quota più elevata di persone con disabilità lavora con contratti a tempo determinato. Di conseguenza, il 57 % di queste persone ha dichiarato di avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese, rispetto al 39 % delle persone senza disabilità. Il 71 % è risultato a rischio di depressione.

Le prospettive occupazionali delle persone con disabilità potrebbero essere migliorate fornendo sostegno ai datori di lavoro per far sì che rendano i luoghi di lavoro più inclusivi. È anche molto importante sottolineare i vantaggi derivanti dall'assunzione di persone con disabilità e dalla riduzione degli stereotipi, che sono tra le principali ragioni della riluttanza dei datori di lavoro ad assumere queste persone. Per quanto riguarda le misure a sostegno dell'occupazione delle persone con disabilità, sia i datori di lavoro che i diretti interessati risultano spesso non esserne a conoscenza, il che giustifica la necessità di un migliore coordinamento delle politiche sul mercato del lavoro.

Un'altra opportunità da cogliere è la trasformazione digitale. Le tecnologie digitali potrebbero eliminare molti ostacoli per questi lavoratori e avere un impatto positivo sul loro tasso di occupazione. Per questo motivo è fondamentale sviluppare le loro competenze digitali e altre competenze professionali, ha affermato Miriam Pinto Lomeña di BusinessEurope.

Nel suo parere sulla strategia in materia di disabilità, il Comitato delle regioni ha sottolineato l'importanza di agevolare il lavoro autonomo e l'autoimprenditorialità delle persone con disabilità, ha dichiarato la relatrice del CdR Daniela Ballico.

Da un punto di vista sociale, non dobbiamo tenere per mano le persone con disabilità, bensì aiutarle a essere indipendenti, ha spiegato Ballico. In questo contesto, l'istruzione e la formazione sono fondamentali, sia per gli adulti e i minori con disabilità che per gli insegnanti, che devono essere dotati delle giuste competenze per lavorare con loro.

È stata sollevata anche la questione delle prestazioni di invalidità: gli intervenuti hanno sottolineato che le persone con disabilità non dovrebbero temere di perdere le indennità se entrano nel mercato del lavoro, ma che tali indennità dovrebbero essere flessibili e integrare il lavoro a tempo parziale.

Peláez è stata categorica sul fatto che la strategia deve invertire la situazione, recentemente aggravatasi, delle persone con disabilità e l'arretramento causato dalla pandemia in rapporto ai diritti umani e all'attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Abbiamo un'occasione per cambiare le cose e non dobbiamo lasciarcela sfuggire, ha concluso Peláez.