Il CESE offre una ricetta per la sicurezza alimentare e la sostenibilità

Su richiesta della presidenza francese del Consiglio, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) individua, nel parere su Sicurezza alimentare e sistemi alimentari sostenibili adottato nella sessione plenaria del 19 gennaio, i fattori chiave affinché l'UE produca alimenti in maniera sostenibile e competitiva, sia meno dipendente dalle importazioni e disponga nel contempo di una maggiore autonomia proteica.

La pandemia di COVID-19 ha prodotto conseguenze senza precedenti per la società e l'economia. Se, da un lato, essa ha messo in luce la resilienza del settore agroalimentare, dall'altro ha anche evidenziato notevoli disuguaglianze in materia di accesso al cibo, stimolando una riflessione sul diritto all'alimentazione e sulla democrazia alimentare. È arrivato il momento di tenere conto degli insegnamenti tratti. L'accesso ad alimenti sani, sostenibili e accessibili, anche economicamente, per tutti i cittadini dell'UE è fondamentale. L'Europa e il mondo devono fornire cibo e alimentazione per tutti secondo modalità che non compromettano le basi economiche, sociali e ambientali della sicurezza alimentare per le generazioni future.

Benché il Green Deal europeo offra l'opportunità di riaffermare il "contratto sociale alimentare" tra l'UE e i suoi cittadini attraverso i principi della strategia Dal produttore al consumatore e della strategia sulla biodiversità, molto rimane ancora da fare. La Commissione propone troppo poche azioni concrete per rafforzare il settore agroalimentare e il reddito degli agricoltori e dei lavoratori, nonché per promuovere prezzi equi e il valore dei prodotti alimentari, ha sottolineato il correlatore Peter Schmidt.

Secondo una relazione del Centro comune di ricerca della Commissione, presentata nell'agosto 2021, le strategie di cui sopra potrebbero determinare una riduzione compresa tra il 10 % e il 15 % della produzione dell'UE, una diminuzione del reddito degli agricoltori, un aumento dei prezzi e un parallelo aumento delle importazioni. Per conseguire la sicurezza e la sostenibilità alimentare, la politica alimentare dell'UE deve quindi avere un approccio realmente integrato, come auspicato dal CESE, ha aggiunto Schmidt.

Già nel 2017 il CESE, primo tra le istituzioni dell'UE, aveva chiesto una politica alimentare europea globale, volta a promuovere regimi alimentari sani basati su sistemi alimentari sostenibili, a collegare l'agricoltura all'alimentazione e ai servizi ecosistemici e a garantire catene di approvvigionamento che tutelassero la salute pubblica a beneficio di tutti i cittadini dell'UE.

Affinché una politica alimentare globale dell'UE sia davvero rilevante per i consumatori europei, è essenziale che i prezzi e la qualità degli alimenti prodotti in modo sostenibile nell'UE siano competitivi. Ciò implica che il settore agroalimentare europeo sia in grado di fornire ai consumatori prodotti alimentari il cui prezzo incorpori i costi aggiuntivi dovuti al rispetto di criteri quali la sostenibilità, il benessere animale, la sicurezza alimentare e il valore nutritivo, nonché al rincaro dei fattori di produzione, ma anche un giusto compenso per gli agricoltori, e che, nel contempo, continuino ad essere l'opzione preferita dalla vasta maggioranza dei consumatori.

Come sottolinea il relatore del parere, Arnold Puech d'Alissac, incoraggiare un'autonomia strategica aperta, garantire la reciprocità delle norme commerciali, promuovere la ricerca, accrescere la digitalizzazione, sviluppare tecnologie e sementi innovative e facilitare l'accesso degli agricoltori alla formazione su queste nuove tecnologie sono tra i fattori fondamentali per salvaguardare la competitività dei produttori europei.

Il relatore ha inoltre ricordato come l'UE debba anche migliorare la sua autonomia proteica. Come indicato nel parere, le importazioni di semi di soia da paesi terzi possono essere all'origine di deforestazione, degrado forestale e distruzione di ecosistemi naturali in alcuni paesi produttori. Pertanto, una maggiore autonomia proteica è auspicabile da tutti i punti di vista. Migliorare la produzione dell'UE di leguminose e legumi ad alto tenore proteico e di semi oleosi e panelli di semi oleosi andrebbe a beneficio degli agricoltori dell'UE e avrebbe un impatto positivo sul clima, sulla biodiversità e sull'ambiente.

Per il CESE, la prossima tappa consisterà nell'elaborare una proposta di strategia volta a conseguire un'autonomia aperta nella produzione sostenibile di proteine e oli vegetali nell'UE, analizzando il potenziale della coltivazione di piante e dell'acquacoltura nell'Unione, dell'allevamento sostenibile ed estensivo e di altre fonti proteiche quali insetti, alghe e sistemi alimentari urbani.