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European Economic and Social Committee A bridge between Europe and organised civil society

MARCH 2024 | IT

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Editoriale

Editoriale

Cari lettori,

in questo numero desidero richiamare la vostra attenzione sulla Settimana della società civile, l'evento faro organizzato e ospitato dal CESE all'inizio di marzo.

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Cari lettori,

in questo numero desidero richiamare la vostra attenzione sulla Settimana della società civile, l'evento faro organizzato e ospitato dal CESE all'inizio di marzo.

A meno di 100 giorni dalle elezioni europee, la Settimana della società civile ha offerto al CESE un'opportunità unica di riunire persone provenienti da tutti i settori della società per discutere delle questioni che stanno loro più a cuore e del futuro che vogliono per l'Europa. Nel corso di tutta la settimana, oltre 800 rappresentanti di organizzazioni della società civile e di gruppi di giovani hanno condiviso riflessioni e idee per mettere a punto i principali messaggi e aspettative da comunicare ai prossimi leader dell'UE. Il messaggio, che mi impegno a trasmettere, è chiaro: i cittadini vogliono vedere più democrazia e partecipazione dei giovani, meno notizie false e un'economia al servizio di tutti. L'Europa non può permettersi di ignorare la voce della società civile, che è la vera custode delle nostre democrazie.

Le conoscenze acquisite nel corso della Settimana della società civile confluiranno in una risoluzione del CESE sulle elezioni europee. Maggiori informazioni sulle prime conclusioni della Settimana della società civile sono disponibili sul sito web del CESE.

La nostra preparazione alle elezioni prevede anche il rafforzamento delle relazioni con il Parlamento europeo. Il 27 febbraio ho infatti firmato un memorandum d'intesa con la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola per approfondire la cooperazione tra le due istituzioni, al fine di promuovere le elezioni europee, incrementare l'affluenza alle urne, in particolare tra coloro che solitamente non votano o che votano per la prima volta, e contrastare la manipolazione delle informazioni. Il CESE mobiliterà pienamente la sua vasta rete di partner, che si estende su tutta l'UE e rappresenta i datori di lavoro, i lavoratori e le organizzazioni della società civile, affinché questi possano svolgere appieno il loro ruolo. L'accordo costituisce un passo cruciale che permetterà di dare slancio al processo in vista delle elezioni europee di quest'anno.

Il CESE intende dotare le organizzazioni della società civile di strumenti di azione non solo all'interno dell'Unione europea ma anche al di fuori dei suoi confini. In febbraio abbiamo lanciato ufficialmente l'iniziativa rivolta ai membri di paesi candidati all'adesione, che costituisce un punto di svolta nella storia del CESE. L'iniziativa, che intende coinvolgere rappresentanti dei paesi candidati nei lavori del CESE, è stata accolta con grande favore dalla vicepresidente della Commissione europea Věra Jourová, dal primo ministro del Montenegro Milojko Spajić e dal primo ministro albanese Edi Rama, che hanno assistito all'inaugurazione. Sono stati selezionati in tutto 131 membri di paesi candidati all'adesione per far parte del gruppo di esperti della società civile che contribuirà ai lavori del Comitato nei prossimi mesi. Il nostro obiettivo comune è fare in modo che tutti i paesi candidati si avvicinino progressivamente all'UE e si integrino sempre più nell'Unione man mano che avanzano i negoziati.

Una società civile dinamica e un dialogo sociale forte sono indispensabili per il buon funzionamento delle democrazie. Accogliere i paesi candidati è un logico e positivo passo avanti per la democrazia in Europa.

Oliver Röpke

Presidente del CESE

Date da ricordare

25 marzo 2024

Rafforzare il dialogo civile e la democrazia partecipativa nell'UE: la strada da seguire

18 aprile 2024

I cittadini possono sconfiggere la disinformazione (2024)

24-25 aprile 2024

Sessione plenaria del CESE

Veniamo al punto!

Siamo lieti di ospitare il contributo di Christian Moos, membro del CESE e relatore del parere sul pacchetto per la difesa della democrazia. Moos ci illustra i motivi per i quali il CESE non appoggia la proposta della Commissione riguardo al pacchetto, che ha suscitato una certa sensazione quando è stato pubblicato lo scorso dicembre.

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Siamo lieti di ospitare il contributo di Christian Moos, membro del CESE e relatore del parere sul pacchetto per la difesa della democrazia. Moos ci illustra i motivi per i quali il CESE non appoggia la proposta della Commissione riguardo al pacchetto, che ha suscitato una certa sensazione quando è stato pubblicato lo scorso dicembre.

Pacchetto per la difesa della democrazia: la Commissione dovrebbe ritirare la sua attuale proposta di direttiva

Di Christian Moos

Le preoccupazioni per l'ingerenza malevola di Stati ostili come la Russia sono pienamente giustificate, come dimostrano molteplici esempi di prestiti vantaggiosi concessi a partiti di estrema destra, di incarichi nei consigli di sorveglianza conferiti ad ex politici, di contratti redditizi offerti a imprenditori di dubbia moralità e di finanziamento di presunte ONG.

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Di Christian Moos

Le preoccupazioni per l'ingerenza malevola di Stati ostili come la Russia sono pienamente giustificate, come dimostrano molteplici esempi di prestiti vantaggiosi concessi a partiti di estrema destra, di incarichi nei consigli di sorveglianza conferiti ad ex politici, di contratti redditizi offerti a imprenditori di dubbia moralità e di finanziamento di presunte ONG.

Dobbiamo quindi restare particolarmente vigili in vista delle elezioni europee. A questo proposito, il pacchetto per la difesa della democrazia formula alcune valide raccomandazioni rivolte agli Stati membri, anche se con un ritardo decisamente eccessivo. Il pacchetto, infatti, era già tardivo quando era stato varato dalla Commissione, che l'aveva poi rinviato di oltre sei mesi, all'inizio dell'estate 2023, a causa delle forti e - soprattutto - unanimi critiche mosse alla proposta legislativa che il pacchetto avrebbe dovuto includere.

Il pacchetto è stato finalmente pubblicato nel dicembre scorso, confermando tuttavia i peggiori timori. La direttiva proposta, infatti, stigmatizzerebbe le ONG che ricevono fondi da governi di paesi terzi come gli Stati Uniti. La proposta stessa si presta ad essere sfruttata come pretesto dai governi autoritari che ricorrono a leggi sugli "agenti stranieri" per tentare di mettere a tacere qualsiasi opposizione democratica.

Inoltre, la direttiva contiene definizioni vaghe e lacune enormi di cui possono approfittare gli agenti (questi sì effettivi) di Mosca. I rappresentanti della società civile organizzata si chiedono perché la Commissione non istituisca un registro generale per la trasparenza che includa tutti i rappresentanti di interessi e che risulti compatibile con le normative vigenti a livello nazionale, creando così una base giuridica chiara e sicura per tutte le parti interessate.

La Commissione dovrebbe quindi ritirare l'attuale proposta di direttiva e presentare una nuova proposta nel 2025, adottando un approccio più globale che non faccia il gioco dei nemici della democrazia.

Una domanda a …

Per la nostra rubrica Una domanda a..., abbiamo chiesto a Florian Marin, membro del CESE e relatore del parere del Comitato sul tema Foreste dell'UE - nuovo quadro dell'UE per il monitoraggio delle foreste e i piani strategici, di illustrarci le richieste del CESE in merito a questo nuovo quadro, data l'importanza delle foreste per il conseguimento degli obiettivi europei in materia di clima e sostenibilità.

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Per la nostra rubrica Una domanda a..., abbiamo chiesto a Florian Marin, membro del CESE e relatore del parere del Comitato sul tema Foreste dell'UE - nuovo quadro dell'UE per il monitoraggio delle foreste e i piani strategici, di illustrarci le richieste del CESE in merito a questo nuovo quadro, data l'importanza delle foreste per il conseguimento degli obiettivi europei in materia di clima e sostenibilità.

Il nuovo quadro dell'UE per il monitoraggio delle foreste dovrebbe essere sostenibile e partecipativo

A cura di Florian Marin

Il Comitato economico e sociale europeo propone che il nuovo quadro dell'UE per il monitoraggio delle foreste sia sostenibile, efficace in termine di costi e realizzabile sul piano operativo. Dovrebbe essere anche tempestivo, sicuro e protetto, dinamico, inclusivo e partecipativo, al fine di consentire una stretta cooperazione tra scienza e pratica, come pure una migliore pianificazione e un'elaborazione delle politiche basata su dati oggettivi.

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a cura di Florian Marin

Il Comitato economico e sociale europeo propone che il nuovo quadro dell'UE per il monitoraggio delle foreste sia sostenibile, efficace in termine di costi e realizzabile sul piano operativo. Dovrebbe essere anche tempestivo, sicuro e protetto, dinamico, inclusivo e partecipativo, al fine di consentire una stretta cooperazione tra scienza e pratica, come pure una migliore pianificazione e un'elaborazione delle politiche basata su dati oggettivi.

È fondamentale garantire la complementarità ed evitare la duplicazione di dati già contemplati dalla legislazione in vigore, ad esempio dalle politiche in materia di clima e aria, dai regolamenti sulla biodiversità o dalla politica agricola comune.

Per quanto riguarda il tema dei cambiamenti climatici, è necessario raccogliere dati a lungo termine unitamente ad altri dati sullo sviluppo rurale, l'economia circolare e la scienza. È importante garantire l'interoperabilità e lo stesso livello di granularità, tecnologia e frequenza, in particolare quando vengono raccolti dati supplementari in tutti gli Stati membri dell'UE. La riduzione degli oneri amministrativi e la prevenzione di oneri burocratici eccessivi, come la raccolta e la comunicazione multiple dei dati, dovrebbero costituire una preoccupazione costante. La stessa importanza dovrebbe essere riconosciuta ai dati forestali di tipo economico, sociale e ambientale.

Non si può sottolineare abbastanza quanto sia importante rispettare i diritti di proprietà privata e la titolarità del trattamento dei dati, in particolare nell'ambito del principio di sussidiarietà. Nell'infrastruttura esistente in materia di dati forestali dovrebbe essere prima di tutto l'interesse pubblico a prevalere.

Ogni Stato membro che trae vantaggio dalle risorse forestali dovrebbe dotarsi di un piano forestale a lungo termine che integri altre strategie in materia di foreste e di legname, garantendo una perfetta corrispondenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). Tenendo conto dei valori multilaterali delle foreste, gli aspetti sociali ed economici dovrebbero essere inclusi nella struttura dei piani forestali a lungo termine, unitamente al principio di partenariato e al coinvolgimento della società civile nell'elaborazione e nell'attuazione di tali piani.

Sarebbe opportuno rafforzare il ruolo svolto dal comitato permanente forestale, ai cui lavori dovrebbero prendere parte anche pertinenti soggetti della società civile.

L'ospite a sorpresa

Il nostro ospite a sorpresa è Bruno Kaufmann, ambasciatore dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE), uno strumento senza pari che idealmente consente ai cittadini dell'UE di proporre nuove leggi europee. Bruno ci ha spiegato i motivi per cui l'ICE è uno strumento di enorme importanza e perché un giorno, se avrà il successo sperato, potrebbe essere considerata una delle conquiste democratiche più straordinarie dall'introduzione del suffragio universale e paritario nel XX secolo.

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Il nostro ospite a sorpresa è Bruno Kaufmann, ambasciatore dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE), uno strumento senza pari che idealmente consente ai cittadini dell'UE di proporre nuove leggi europee. Bruno ci ha spiegato i motivi per cui l'ICE è uno strumento di enorme importanza e perché un giorno, se avrà il successo sperato, potrebbe essere considerata una delle conquiste democratiche più straordinarie dall'introduzione del suffragio universale e paritario nel XX secolo.

Bruno Kaufmann è un politologo e giornalista svedese, autore di pubblicazioni tradotte in più di 40 lingue sulla democrazia diretta e rappresentativa moderna. È il corrispondente per la democrazia nel mondo presso lo SWI (swissinfo.ch), il servizio internazionale della radiotelevisione svizzera, e copre gli affari nordeuropei per il servizio pubblico radiotelevisivo della Svizzera. Bruno è cofondatore e membro del consiglio direttivo di organizzazioni di sostegno alla democrazia, come l'Initiative and Referendum Institute, Democracy International e il Forum globale sulla democrazia diretta moderna. È inoltre direttore della cooperazione internazionale presso la Fondazione svizzera per la democrazia.

Bruno Kaufmann: perché l'iniziativa dei cittadini europei è molto più decisiva di quanto potremmo pensare

Lo stato della democrazia in generale, e dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE) in particolare, lascia parecchio a desiderare.

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Lo stato della democrazia in generale, e dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE) in particolare, lascia parecchio a desiderare.

Secondo l'ultimo rapporto sulla democrazia nel mondo (World Democracy Report) presentato il 7 marzo scorso da "Varieties of Democracy", la percentuale di persone che oggi vive in un paese democratico è inferiore a quella di quasi quarant'anni fa. E se è vero che attualmente sono più numerose che mai le persone di tutto il mondo con diritto di voto, è altrettanto vero che molti dei paesi dove quest'anno si terranno delle elezioni stanno diventando più autocratici.

Questa situazione è stata lamentata da più parti anche nel corso della prima Settimana della società civile organizzata dal Comitato economico e sociale europeo e svoltasi all'inizio di marzo. Le critiche mosse riguardavano in particolare l'iniziativa dei cittadini europei, il primo strumento al mondo di democrazia diretta che attraversi le frontiere nazionali. "Troppo complicata", "troppo poco attraente", "poco affidabile", "inefficiente" e "poco nota": sono solo alcuni dei giudizi assai poco lusinghieri formulati in merito all'ICE da esponenti della società civile, dei media, del mondo accademico e della pubblica amministrazione.

A mio avviso, valutazioni così critiche sono non soltanto tristemente corrette, ma anche fin troppo caute e moderate. La democrazia merita di prevalere in tutto il mondo. Ma se vogliamo conseguire tale risultato, noi, in quanto cittadini ed elettori di questo pianeta in questo preciso momento storico, dobbiamo mirare più in alto, puntando a ottenere di più di quanto già abbiamo. 

Questo significa che dobbiamo fare di più che stare sulla difensiva per tenere a distanza la paura, i dittatori di oggi e la loro cricca di codardi. Dobbiamo insomma compiere passi avanti ben più coraggiosi, e sviluppando ulteriormente l'iniziativa dei cittadini europei si farebbe un passo di tale ampiezza.

Il fatto è che nell'ICE troviamo praticamente tre cose: un diritto, un dispositivo e uno strumento che assieme formano qualcosa che non è mai esistito in nessun altra epoca della storia o in qualsiasi altro luogo del mondo. L'ICE è un'iniziativa complessa, progettata in modo completo, digitale, di democrazia diretta, transnazionale, con un'infrastruttura di sostegno e ben utilizzata. 

Dal 2012 ad oggi l'ICE è stata prima elaborata, poi introdotta, attuata e migliorata, dimostrando in modo concreto come lo spazio democratico possa essere ampliato e consolidato anche nelle circostanze più difficili.

L'anno prossimo, alla tenera età di 13 anni, si spera che questo fanciullo tanto coccolato diventi finalmente un adolescente determinato, in grado di mostrare all'Europa e al mondo quello di cui è capace. Abbiamo bisogno di questa forza fresca e dirompente per rivitalizzare in modo decisivo le mentalità sclerotizzate degli Stati nazionali e delle strutture burocratiche dell'Unione europea. 

Diciamolo con chiarezza: non abbiamo bisogno di quella costante, incessante reinvenzione delle forme democratiche di convivenza che spesso va sotto il nome di "'innovazione". Invece, dobbiamo dedicarci a sviluppare l'ICE, per assicurarci che per la fine di questo decennio essa arrivi ai sedici anni, anzi, almeno ai diciotto anni.  

Cosa voglio dire con questo? Voglio dire che entro il 2028 o il 2030 dovranno avvenire due importanti cambiamenti. In primo luogo, i poteri dell'ICE di definire l'agenda dell'UE dovranno essere stati equiparati a quelli del Parlamento europeo. In altri termini, i cittadini dell'UE dovrebbero essere in grado di proporre atti legislativi e altre azioni politiche proprio come i deputati eletti al Parlamento europeo.

In secondo luogo, i cittadini europei dovrebbero, entro la fine di questo decennio, avere non solo il potere di iniziativa legislativa, ma anche quello di votare in tutta l'UE su questioni sostanziali - ossia di avvalersi di quello strumento spesso chiamato semplicemente referendum. Il referendum paneuropeo non è un'idea nuova, ma è un'idea per la quale i tempi sono ormai maturi, grazie alla nascita dell'ICE e ai suoi primi anni di vita.

Se questo tipo di futuro potrà essere costruito intorno all'ICE, i cittadini di domani guarderanno a questo strumento - e a questo momento storico - come a quello che ha prodotto una delle conquiste democratiche più straordinarie da quando, nel XX secolo, è stato introdotto il suffragio universale e paritario.

Elezioni europee del 6-9 giugno 2024: io vado a votare, e tu?

Nella nostra nuova rubrica Io vado a votare, e tu?, che ci accompagnerà fino al giugno di quest'anno, daremo la parola a una serie di ospiti che ci illustreranno il loro punto di vista su come e perché partecipare alle elezioni europee. Nella presente edizione la nostra ospite è Konstantina Manoli, una studentessa greca di 19 anni che ha preso parte alla Sessione plenaria dei giovani (Your Europe, Your Say!) di quest'anno.

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Nella nostra nuova rubrica Io vado a votare, e tu?, che ci accompagnerà fino al giugno di quest'anno, daremo la parola a una serie di ospiti che ci illustreranno il loro punto di vista su come e perché partecipare alle elezioni europee. Nella presente edizione la nostra ospite è Konstantina Manoli, una studentessa greca di 19 anni che ha preso parte alla Sessione plenaria dei giovani (Your Europe, Your Say!) di quest'anno. 

All'evento faro del CESE per la gioventù, tenutosi per la prima volta durante la Settimana della società civile, hanno partecipato oltre 100 giovani – provenienti da tutti gli Stati membri dell'UE, dai paesi candidati all'adesione e dal Regno Unito – per confrontarsi in intensi dibattiti sulla democrazia e sul futuro dell'Europa.

Konstantina Manoli studia lingue straniere, traduzione e interpretazione presso l'Università delle Isole Ionie (Grecia). È una linguista appassionata e nutre un forte interesse per le discussioni politiche e gli affari globali.

Responsabilizzare per il futuro: i giovani elettori hanno un ruolo vitale nel plasmare la democrazia

di Konstantina Manoli

È innegabile che l'esercizio del diritto di voto è uno strumento potente per esprimere opinioni e influenzare la politica. Tutti noi, infatti, nelle consultazioni elettorali in generale scegliamo i nostri portavoce, cioè le persone che a nostro avviso sono le più indicate per rappresentare i nostri interessi, le nostre convinzioni e i nostri sistemi di valori. Tuttavia, il più delle volte il potere delle urne tende ad essere sottovalutato dalla maggior parte delle persone, e in particolar modo dai giovani come me.

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di Konstantina Manoli

È innegabile che l'esercizio del diritto di voto è uno strumento potente per esprimere opinioni e influenzare la politica. Tutti noi, infatti, nelle consultazioni elettorali in generale scegliamo i nostri portavoce, cioè le persone che a nostro avviso sono le più indicate per rappresentare i nostri interessi, le nostre convinzioni e i nostri sistemi di valori. Tuttavia, il più delle volte il potere delle urne tende ad essere sottovalutato dalla maggior parte delle persone, e in particolar modo dai giovani come me.

Proclamiamo con fervore il nostro desiderio di cambiare il mondo e di creare un futuro migliore per tutti noi e per le prossime generazioni. Eppure, a un certo punto di questo nostro slancio, quando sentiamo che le nostre opinioni, i nostri valori e i nostri ideali non hanno più importanza, o che non abbiamo alcun potere, ci arrendiamo.

E da giovane cittadina greca qual sono, so esattamente come ci si sente. Ho vissuto la frustrazione generata dal vedere le proprie opinioni ignorate e i propri diritti violati, dallo sperimentare il senso di impotenza che nasce quando sembra che non ci sia più nient'altro che si possa fare. Talvolta, malgrado tutti i nostri sforzi, le cose non vanno come previsto. In questi momenti, quando siamo sopraffatti dal riverbero di questi sforzi infruttuosi, spesso dimentichiamo una verità fondamentale, cioè che votare significa avere potere! Come ha detto una volta Barack Obama, "ogni voto conta".

Non penso di essere l'unica persona ad aver purtroppo vissuto un'esperienza di questo tipo, né che essa derivi esclusivamente dal fatto che sono greca, giovane o donna. La verità è che molte persone avvertono questa medesima sensazione indipendentemente dall'età, dall'origine etnica, dal genere, dalle convinzioni religiose o dalla situazione personale.

Andare a votare significa esprimere collettivamente la propria opinione per plasmare il futuro che vogliamo. Se prendiamo il destino nelle nostre mani, ci assicuriamo che le nostre aspirazioni e i nostri valori trovino eco nelle decisioni che danno forma alla nostra società. Bisogna votare: dobbiamo andare alle urne perché il nostro voto è un tassello essenziale nel dischiudere il cammino verso un futuro in cui la responsabilizzazione dei giovani troverà rispondenza nella società.

E ricordate le sagge parole pronunciate da John Lewis, "se non noi, allora chi? Se non ora, quando?"

Notizie dal CESE

Allargamento dell'UE - D'ora in poi i rappresentanti dei paesi candidati all'adesione prenderanno parte ai lavori del CESE.

Lo scorso 15 febbraio il CESE ha dato il via ufficiale all'iniziativa volta ad accogliere nelle proprie attività rappresentanti della società civile provenienti dai paesi candidati all'adesione. Sono stati infatti selezionati complessivamente 131 membri di paesi candidati all'adesione al fine di costituire un gruppo di esperti della società civile che parteciperà ai lavori del Comitato. Il CESE diventerà così la prima istituzione dell'UE ad aprire le porte ai paesi che hanno ricevuto lo status di candidato.

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Lo scorso 15 febbraio il CESE ha dato il via ufficiale all'iniziativa volta ad accogliere nelle proprie attività rappresentanti della società civile provenienti dai paesi candidati all'adesione. Sono stati infatti selezionati complessivamente 131 membri di paesi candidati all'adesione al fine di costituire un gruppo di esperti della società civile che parteciperà ai lavori del Comitato. Il CESE diventerà così la prima istituzione dell'UE ad aprire le porte ai paesi che hanno ricevuto lo status di candidato.

Tale iniziativa, che costituisce una priorità politica del Presidente del CESE Oliver Röpke, stabilisce nuove regole per coinvolgere i paesi candidati nelle attività dell'UE, facilitandone in modo tangibile la graduale integrazione nell'Unione.

L'iniziativa, che ha preso il via durante la scorsa sessione plenaria del CESE, è stata accolta con vivo apprezzamento dalla vicepresidente della Commissione europea Věra Jourová, dal primo ministro del Montenegro Milojko Spajić e dal primo ministro dell'Albania Edi Rama. A questi si sono associati anche rappresentanti della società civile dei nove paesi candidati all'adesione (ossia Albania, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia e Ucraina) e altri membri di paesi candidati in collegamento da remoto. Per tutti si trattava della prima partecipazione a un dibattito nel quadro di una sessione plenaria del CESE.

In questa giornata storica, il Presidente Röpke ha sottolineato che "non possiamo più lasciare i paesi candidati fuori ad attendere. È per questo motivo che il CESE ha deciso di aprir loro le porte coinvolgendo nei propri lavori i loro rappresentanti, membri di paesi candidati all'adesione".

Il primo ministro montenegrino Spajić ha dichiarato di annettere "grande importanza a queste forme di integrazione graduale che, ai nostri occhi, non prendono il posto dell'adesione, ma rappresentano un modo per preparare all'integrazione sia i paesi dei Balcani occidentali (secondo il modello "regata" basato sul merito) che l'UE".

Il primo ministro albanese Rama si è detto fermamente convinto che "ciò che si sta realizzando in questa sede dovrebbe essere attuato anche in seno al Parlamento europeo, alla Commissione e al Consiglio europeo. Questo è l'unico modo per placare gli animi di tutti e iniettare un'energia molto concreta".

Secondo Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea per il portafoglio Valori e trasparenza, "l'allargamento dell'UE è nell'interesse di tutte le parti coinvolte. È un processo che resta comunque un investimento geostrategico per l'Unione. Per questo motivo appoggiamo l'iniziativa che prende il via oggi, così come tutte le altre iniziative che aiutano i paesi nostri partner ad attuare con successo riforme che preludono a un'economia migliore e a una democrazia più forte".

L'elenco completo delle persone selezionate per fare parte del gruppo degli ECM è disponibile qui. (at)

Settimana della società civile: la società civile europea fissa un'agenda per i prossimi leader dell'UE

Tra il 4 e il 7 marzo il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha ospitato la prima Settimana della società civile, cui hanno preso parte oltre 800 rappresentanti di organizzazioni della società civile (OSC) e di gruppi giovanili riunitisi per discutere delle prossime elezioni e del futuro dell'UE. I risultati delle discussioni confluiranno in una risoluzione del CESE, con adozione prevista per luglio, in cui saranno presentate le aspettative della società civile nei confronti dei prossimi vertici del Parlamento europeo e della Commissione.

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Tra il 4 e il 7 marzo il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha ospitato la prima Settimana della società civile, cui hanno preso parte oltre 800 rappresentanti di organizzazioni della società civile e di gruppi giovanili riunitisi per discutere delle prossime elezioni e del futuro dell'UE. I risultati delle discussioni confluiranno in una risoluzione del CESE, con adozione prevista per luglio, in cui saranno presentate le aspettative della società civile nei confronti dei prossimi vertici del Parlamento europeo e della Commissione.

Con le sue cinque iniziative di primo piano - cioè le Giornate della società civile, la Giornata dell'iniziativa dei cittadini europei, la Sessione plenaria dei giovani (Your Europe, Your Say!), il Premio per la società civile organizzata e il Seminario per i giornalisti - la Settimana della società civile punta a:

  • sensibilizzare i cittadini affinché dialoghino con l'UE ed esercitino i loro diritti democratici;
  • individuare e affrontare i pericoli per i valori democratici, ad esempio, la disinformazione e l'apatia degli elettori;
  • raccogliere le raccomandazioni della società civile da far confluire nei futuri piani dell'UE.

Dalle prime riflessioni sui messaggi rivolti ai futuri leader dell'UE emerge che le istanze delle OSC riguardano in particolare una governance più reattiva, politiche più inclusive e un futuro sostenibile per tutti gli europei.

Lottare contro la disinformazione

In vista delle elezioni europee, i rappresentanti dei giovani e i giornalisti hanno espresso i loro timori per la diffusione dilagante della disinformazione e per l'aggravarsi della polarizzazione online, e hanno sottolineato la necessità di quadri giuridici solidi. La società civile chiede che governi, scuole e imprese tecnologiche collaborino al fine di promuovere l'alfabetizzazione digitale, favorendo un ambiente online inclusivo e ricco di conoscenza.

Assicurare un'economia al servizio delle persone e del pianeta

La società civile raccomanda di passare da modelli incentrati sulla crescita ad approcci onnicomprensivi che diano la priorità al benessere e alla prosperità tenendo conto dei limiti del pianeta. Analogamente, le organizzazioni giovanili si sono espresse a favore di una direttiva sulla sostenibilità aziendale e hanno proposto di introdurre tasse speciali sui beni dannosi per l'ambiente.

I partecipanti hanno inoltre sottolineato il ruolo dell'UE nella trasformazione digitale, sollecitando una leadership etica in materia di IA e l'educazione dei cittadini. Queste misure hanno lo scopo di assicurare una crescita economica responsabile e di dare ai cittadini gli strumenti per orientarsi nel panorama tecnologico in evoluzione.

Potenziare il ruolo dei giovani

La società civile ha insistito sulla necessità che i giovani siano messi in grado di plasmare il futuro dell'Europa. È stata raccomandata una "valutazione dal punto di vista dei giovani" per tutte le politiche dell'UE, al fine di valutarne l'impatto sulle giovani generazioni. Le associazioni giovanili hanno in particolare proposto, per le imminenti elezioni, di riservare un certo numero di seggi del Parlamento europeo ai giovani al fine di rafforzarne la rappresentanza.

Rafforzare la democrazia

I partecipanti hanno chiesto una democrazia più resiliente e inclusiva, ponendo l'accento sul dialogo civile strutturato a tutti i livelli di governo. Questo dialogo, associato allo sviluppo di capacità, deve puntare a rafforzare la società civile nei paesi candidati all'adesione all'UE, incoraggiando un ambiente sicuro e favorevole allo sviluppo armonioso della società civile in Europa.

Andare oltre i meri suggerimenti

Sono stati messi in luce i pregi e i difetti dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE). Pur riconoscendone i successi, sono emerse frustrazioni per l'insufficiente reattività da parte delle istituzioni dell'UE. È stato chiesto di fare in modo che le ICE stimolino risposte concrete, promuovendo partenariati più stretti e rafforzando la partecipazione dei cittadini attraverso la condivisione di buone pratiche.

Uno sguardo al futuro

Queste raccomandazioni confluiranno in una risoluzione del CESE di prossima adozione in cui verranno presentate le aspettative che la società civile nutre nei confronti del prossimo Parlamento europeo e della prossima Commissione. (gb)

La fondazione irlandese Third Age Foundation vince il Premio CESE per la società civile dedicato alla salute mentale

Il Premio del CESE per la società civile tributa un riconoscimento a progetti senza scopo di lucro realizzati da singoli, organizzazioni della società civile e imprese, ed è dedicato ogni anno a un tema diverso, legato a un importante settore di attività del CESE. Il vincitore della 14ª edizione del Premio, dedicata al tema della salute mentale, è la Third Age Foundation, una fondazione irlandese che, con la rete di impegno sociale AgeWell, aiuta le persone anziane a combattere la solitudine.

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Il Premio del CESE per la società civile tributa un riconoscimento a progetti senza scopo di lucro realizzati da singoli, organizzazioni della società civile e imprese, ed è dedicato ogni anno a un tema diverso, legato a un importante settore di attività del CESE. Il vincitore della 14ª edizione del Premio, dedicata al tema della salute mentale, è la Third Age Foundation, una fondazione irlandese che, con la rete di impegno sociale AgeWell, aiuta le persone anziane a combattere la solitudine.

Il 7 marzo il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha reso omaggio a cinque organizzazioni senza scopo di lucro per il loro eccezionale contributo alla lotta contro i disturbi mentali, che nell'UE sono aumentati drasticamente.

Il premio di 50 000 EUR è stato suddiviso tra i cinque progetti vincitori.

Alla fondazione per la terza età Third Age Foundation (Irlanda) è andato il primo premio in palio, dell'importo di 14 000 EUR,

mentre le altre quattro organizzazioni selezionate hanno ricevuto 9 000 EUR ciascuna e si sono classificate come segue:

  • al 2° posto l'Associazione Pro Lapinlahti (Finlandia), per il suo centro sociale Lapinlahden Lähde,
  • al 3° posto Integra (Slovacchia), per l'iniziativa Crazy? So what!,
  • al 4° posto la Fondazione Lilinkoti (Finlandia), per i suoi giochi The World of Recovery,
  • al 5° posto l'associazione Animenta (Italia), per il progetto Raccontare per sensibilizzare.

IL VINCITORE DEL PRIMO PREMIO

Con la sua rete di impegno sociale AgeWell ("Invecchiare bene"), la fondazione irlandese per la terza età Third Age Foundation aiuta gli anziani isolati, fragili e vulnerabili. AgeWell è un servizio unico nel suo genere, basato sulla comunità, in cui persone ultracinquantenni offrono il loro supporto ad anziani a rischio e bisognosi. Combinando visite a domicilio alle persone anziane con l'uso di un questionario per monitorarne la salute mentale basato su un'applicazione per smartphone, AgeWell è in grado di offrire a queste persone compagnia e supporto emotivo e di individuare i rischi per la loro salute in una fase precoce.

GLI ALTRI PROGETTI VINCITORI

Al secondo posto si è classificata l'associazione finlandese Pro Lapinlahti, con il suo centro sociale Lapinlahden Lähde, ovvero "La sorgente di Lapinlahti". Il centro, realizzato grazie alla ristrutturazione dell'ospedale Lapinlahti di Helsinki, organizza seminari, laboratori e altri eventi dedicati all'alfabetizzazione in materia di salute mentale e vanta 50 000 visitatori all'anno. Dichiarato "zona libera da diagnosi", è un luogo in cui ciascuno può vivere ed esprimersi liberamente, senza vedersi attribuire delle etichette, e un servizio che offre responsabilizzazione anziché un atteggiamento paternalista.

Il terzo posto è andato all'organizzazione slovacca Integra, con la sua iniziativa Crazy? So what! ("Matti? E allora?!"), che scardina gli stereotipi promuovendo tra i giovani una conoscenza della salute mentale fondata sulla compassione e offrendo una comprensione diretta di quel che significa soffrire di disturbi mentali e aver iniziato un percorso di guarigione.

Vincitrice del quarto premio è la fondazione finlandese Lilinkoti, la cui missione è sostenere la salute mentale con due giochi innovativi e creativi, denominati The World of Recovery ("Il mondo della guarigione"), che promuovono la guarigione dai disturbi mentali attraverso obiettivi che favoriscono lo sviluppo di una sana immagine di sé, dell'autonomia personale e di una vita attiva e di significato. I due giochi – un gioco non violento per dispositivi mobili e un gioco di ruolo da tavolo che ha già ricevuto diversi premi – si rivolgono a chi, con l'aiuto di professionisti, segue un percorso di recupero da disturbi mentali e da tossicodipendenze, e sono gratuiti e liberamente accessibili.

Il progetto Raccontare per sensibilizzare è valso il quinto posto all'organizzazione non profit italiana Animenta. Con tale progetto, Animenta è impegnata a riscrivere le narrazioni stereotipate sui disturbi alimentari, disturbi che soltanto in Italia colpiscono oltre quattro milioni di persone, metà delle quali adolescenti. I suoi programmi di prevenzione e sensibilizzazione sono realizzati da professionisti volontari, sia online che nelle scuole di tutta Italia.

L'edizione 2024 del Premio CESE per la società civile è stata lanciata nel luglio scorso. Dedicandola al tema della salute mentale, il CESE ha inteso riconoscere il ruolo cruciale svolto dalla società civile nel trattamento e nella prevenzione dei disturbi mentali. I vincitori sono stati selezionati tra oltre 100 candidature, provenienti da 23 Stati membri.

Edizioni precedenti del Premio sono state dedicate ai giovani, all'aiuto all'Ucraina, all'azione per il clima, alla parità di genere, all'emancipazione femminile e alle migrazioni, mentre nel 2020 il Premio per la società civile è stato sostituito da un Premio speciale per la solidarietà rivolto a chi si era distinto nella lotta contro la pandemia di COVID-19. (ll)

Giornata dell'ICE 2024: più ambizione in materia di partecipazione dei cittadini

La Giornata dell'ICE del 2024 ha messo in piena luce le potenzialità e i limiti dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE). Pur celebrando i successi delle iniziative passate sul piano della sensibilizzazione e dello stimolo ai dibattiti pubblici, le discussioni hanno anche fatto emergere le frustrazioni quanto alla necessità di una maggiore reattività e di un migliore seguito da parte delle istituzioni dell'UE.

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La Giornata dell'ICE 2024 ha messo in piena luce le potenzialità e i limiti dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE). Pur celebrando i successi delle iniziative passate sul piano della sensibilizzazione e dello stimolo ai dibattiti pubblici, le discussioni hanno anche fatto emergere le frustrazioni quanto alla necessità di una maggiore reattività e di un migliore seguito da parte delle istituzioni dell'UE.

Principali elementi emersi dalla giornata dell'ICE:

  • Al di là dei meri suggerimenti.  Le ICE andate a buon fine dovrebbero comportare automaticamente un'azione significativa da parte della Commissione, comprese risposte concrete e, se del caso, proposte legislative. Ciò garantirebbe un'influenza diretta delle ICE sul diritto dell'UE, promuovendo un dialogo più significativo tra i cittadini e le istituzioni.
  • Partenariati più forti. La collaborazione è fondamentale. Per amplificare la voce dei cittadini è necessaria una collaborazione strategica tra gli organizzatori, la società civile, gli organi di informazione e i partner pubblici.
  • Miglioramenti continui. Il quadro dell'ICE è in costante evoluzione. Sfruttando le migliori pratiche e promuovendo la condivisione delle conoscenze tra le parti interessate, possiamo rafforzare il processo dell'ICE e consentire a un numero ancora maggiore di cittadini di partecipare attivamente.

L'ICE consente ai cittadini di chiedere all'UE di intervenire e proporre una nuova legge su una questione particolare. Una volta che un'iniziativa raggiunge un milione di firme, la Commissione decide quali azioni intraprendere. (gb)

YEYS 2024: i giovani e le loro priorità per la prossima legislatura dell'UE

Oltre 100 giovani provenienti dall'UE, dai paesi candidati e dal Regno Unito si sono incontrati per l'evento La vostra Europa, la vostra opinione! (YEYS), dove hanno condiviso idee e formulato raccomandazioni sul futuro dell'Unione europea. Nell'imminenza delle elezioni europee, YEYS 2024 ha dato priorità alla lotta contro il disimpegno e alla promozione della partecipazione dei giovani.

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Oltre 100 giovani provenienti dall'UE, dai paesi candidati e dal Regno Unito si sono incontrati per l'evento La vostra Europa, la vostra opinione! (YEYS), dove hanno condiviso idee e formulato raccomandazioni sul futuro dell'Unione europea. Nell'imminenza delle elezioni europee, YEYS 2024 ha dato priorità alla lotta contro il disimpegno e alla promozione della partecipazione dei giovani.

Raccomandazioni principali

  1. Introdurre una quota di seggi del Parlamento europeo da riservare ai giovani.
  2. Adottare una direttiva che preveda l'obbligo di tenere conto dei diritti umani e dell'ambiente nelle catene di approvvigionamento e nelle attività delle imprese.
  3. Definire un quadro giuridico per i social media al fine di combattere la polarizzazione e la disinformazione.
  4. Sviluppare una strategia standardizzata in materia di diritti sessuali e riproduttivi.
  5. Applicare un regime di tassazione speciale per i beni ritenuti dannosi per il clima, utilizzando i relativi proventi per finanziare iniziative rispettose del clima.

Queste proposte, che verranno presentate alle istituzioni e ai responsabili politici dell'UE, andranno ad integrare i risultati della Settimana della società civile e serviranno ad alimentare una risoluzione del CESE sulle imminenti elezioni europee. (gb)

Il CESE chiede di definire una strategia per il dialogo civile

Nel corso di un dibattito con Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione europea e commissaria per la Democrazia e la demografia, il CESE ha chiesto la definizione di una strategia per il dialogo civile quale primo passo verso il rafforzamento del ruolo della società civile e della partecipazione dei cittadini al processo di elaborazione delle politiche dell'UE.

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Nel corso di un dibattito con Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione europea e commissaria per la Democrazia e la demografia, il CESE ha chiesto la definizione di una strategia per il dialogo civile quale primo passo verso il rafforzamento del ruolo della società civile e della partecipazione dei cittadini al processo di elaborazione delle politiche dell'UE.

Le richieste in merito sono state formulate dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) nel parere sul tema Rafforzare il dialogo civile e la democrazia partecipativa nell'UE: la strada da seguire, adottato poco dopo il dibattito svoltosi nella seduta della plenaria del CESE del 15 febbraio.

Nel parere si sottolinea che è necessario rafforzare quanto prima l'attuazione dell'articolo 11 del Trattato sull'Unione europea (TUE), in virtù del quale le istituzioni condividono la responsabilità di assicurare che la società civile organizzata partecipi attivamente all'elaborazione della legislazione dell'UE.

Questa attuazione rafforzata darebbe seguito alle conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa, un'iniziativa di portata storica e un importante esercizio democratico nel cui ambito si è svolta una serie di dibattiti guidati dai cittadini su questioni di diretto interesse per la loro vita quotidiana.

"Possiamo trovarci tutti d'accordo sulla necessità che si presti ascolto alla voce dei cittadini anche al di là dei periodi di consultazioni elettorali. Tutti noi, al lavoro nelle istituzioni e negli altri organi dell'UE, dobbiamo riuscire a coinvolgere meglio la società civile in un dialogo denso di contenuti che non si limiti alla semplice informazione e consultazione", ha sottolineato il Presidente del CESE Oliver Röpke.

Costruire un'Unione più trasparente, più inclusiva e più democratica richiede un impegno civico più forte e un solido partenariato tra le istituzioni dell'UE e gli organi di governo a livello nazionale. "I nostri sforzi congiunti faranno sì che l'UE rimanga un faro che irradia speranza e un modello di democrazia partecipativa per il mondo intero", è il messaggio della commissaria europea Šuica.

Il relatore Pietro Barbieri ha evidenziato come "con questo parere il CESE inviti le istituzioni europee a compiere un passo avanti concreto, e cioè ad adottare una strategia per il dialogo civile che dia attuazione a un piano d'azione e a un accordo interistituzionale che coinvolga tutti i livelli dell'UE. L'impegno del CESE è il segnale di una necessità urgente che non tollera rinunce né rinvii".

La correlatrice del parere Miranda Ulens ha aggiunto: "Abbiamo già adottato buone pratiche in materia di dialogo sociale. Le proposte che abbiamo presentato garantiranno che si possa dare ascolto anche ai punti di vista di altre organizzazioni legittime e rappresentative. Costruiamo un'Europa autentica e democratica per i suoi cittadini! #TogetherStrong! [#FortiInsieme!]" (ll)

Incontro con i "campioni di eccellenza": il CESE e la Commissione puntano i riflettori sulla formazione professionale per far fronte alla carenza di manodopera

Lo scorso 23 febbraio il CESE e la Commissione europea hanno tenuto un evento vetrina per l'Anno europeo delle competenze, che ha attratto oltre 400 giovani provenienti da tutti gli Stati membri dell'UE, con l'intento di mettere in luce le competenze necessarie per le professioni di oggi e di domani.

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Lo scorso 23 febbraio il CESE e la Commissione europea hanno tenuto un evento vetrina per l'Anno europeo delle competenze, che ha attratto oltre 400 giovani provenienti da tutti gli Stati membri dell'UE, con l'intento di mettere in luce le competenze necessarie per le professioni di oggi e di domani.

In questo evento, incentrato sull'incontro con i "campioni di eccellenza" (Meet the Champions of Excellence), 35 giovani europei vincitori delle recenti edizioni dei concorsi WorldSkills, EuroSkills e Abylimpics (una Olimpiade delle competenze per persone con disabilità) hanno messo alla prova le loro competenze in oltre 20 discipline diverse, tra cui la robotica mobile, le TIC, la meccanica, la progettazione grafica, le tecnologie automobilistiche e l'edilizia.

I campioni hanno raccontato le esperienze stimolanti maturate lungo i loro percorsi di apprendimento e le loro carriere professionali. Il pubblico di giovani ha potuto osservare e apprendere i rudimenti di competenze di tipo tradizionale o di nuova concezione nel corso di apposite dimostrazioni, in campi quali la floricoltura, la verniciatura di auto, la robotica e la realtà virtuale, che hanno compreso anche presentazioni sull'integrazione dei sistemi robotici, su un robot destinato alle attività di sminamento in Ucraina e sull'utilizzo della progettazione assistita da computer (CAD) nell'ingegneria meccanica.

L'intento era quello di evidenziare i vantaggi e le opportunità offerti dall'istruzione e dalla formazione professionale (IFP), soprattutto nel contesto della duplice transizione verde e digitale e in vista del mondo del lavoro di domani. L'IFP ha una sua rilevanza anche nella situazione lavorativa attuale - caratterizzata da carenza di manodopera e di competenze e da squilibri tra domanda e offerta di competenze nell'UE - in cui oltre tre quarti delle imprese segnalano difficoltà a trovare manodopera dotata delle competenze necessarie.

Il Presidente del CESE Oliver Röpke ha dichiarato che "le competenze sono un elemento essenziale per permettere ai giovani di condurre una vita sia personale che professionale appagante. Di fronte alla duplice transizione verde e digitale in corso, abbiamo la capacità, grazie alle competenze, non solo di adattarci, ma anche di modellare i posti di lavoro di domani".

Il commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali Nicolas Schmit ha dichiarato, a sua volta, che "la formazione professionale offre tantissime opportunità nel mercato del lavoro attuale. Sono convinto che l'IFP abbia il potenziale per aiutarci ad affrontare gli squilibri tra domanda e offerta di competenze e le carenze di manodopera che frenano, al momento attuale, le industrie europee".

L'evento ha mostrato che l'IFP è una scelta eccellente, in quanto offre solide prospettive di carriera e opportunità di lavoro più rapide per i giovani, oltre che per gli adulti che vogliono cambiare lavoro o semplicemente migliorare le loro competenze attuali. Eppure, per molti potenziali studenti l'IFP rimane spesso una scelta di ripiego. Nel 2021 poco più della metà degli studenti iscritti a un ciclo di istruzione di livello medio nell'UE frequentava programmi di orientamento professionale.

Nel 2022 quasi l'80 % dei diplomati che avevano completato di recente corsi di istruzione e formazione professionale era riuscito a trovare un lavoro, e ora l'UE punta a raggiungere l'obiettivo dell'82 % entro il 2025. (ll)

Aggiornamento del passaporto per la democrazia europea

State cercando di cambiare il sistema di istruzione? Avete problemi con prodotti alimentari contaminati? Volete promuovere il trasferimento modale dalla strada alla ferrovia? O avete difficoltà a registrare la vostra impresa in un altro Stato membro? I cittadini dell'UE hanno molti diritti ma si trovano anche di fronte a scelte difficili, per cui devono sapere dove e come possono fare la differenza e quali sono le loro opzioni.

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State cercando di cambiare il sistema di istruzione? Avete problemi con prodotti alimentari contaminati? Volete promuovere il trasferimento modale dalla strada alla ferrovia? O avete difficoltà a registrare la vostra impresa in un altro Stato membro? I cittadini dell'UE hanno molti diritti ma si trovano anche di fronte a scelte difficili, per cui devono sapere dove e come possono fare la differenza e quali sono le loro opzioni.

Le risposte a tutte queste domande le troverete nel nostro sempre più diffuso passaporto per la democrazia europea, che è stato da poco aggiornato. Il passaporto fornisce schede, note informative e altri ausili per orientarsi tra i vari aspetti della moderna democrazia europea, tra cui un insieme di strumenti per le risorse destinate alla partecipazione e un manuale dettagliato sull'iniziativa dei cittadini europei (ICE).

La nuova versione del passaporto è già disponibile in diverse lingue, cui se ne aggiungeranno altre nelle prossime due settimane. (cw)

Notizie dai gruppi

È tempo di varare un programma industriale europeo di difesa su larga scala

a cura di Antonello Pezzini, delegato della commissione consultiva per le trasformazioni industriali del CESE ed ex membro del gruppo Datori di lavoro del CESE

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a cura di Antonello Pezzini, delegato della commissione consultiva per le trasformazioni industriali del CESE ed ex membro del gruppo Datori di lavoro del CESE

Lo scorso gennaio il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha ribadito la necessità di consolidare un mercato interno della difesa per garantire la nostra sicurezza. "Abbiamo iniziato fornendo munizioni all'Ucraina", ha dichiarato Breton. "Ora dobbiamo ampliare questo approccio per includere un programma industriale europeo di difesa su larga scala in grado di sostenere l'espansione della base industriale europea e sviluppare le infrastrutture necessarie per proteggere le aree contese."

Il CESE ha avuto l'opportunità di ribadire, in più occasioni, la necessità di sostenere il lancio di un Programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (EDIDP), con l'obiettivo di realizzare un sistema inter-operativo integrato di difesa comune.

Questo obiettivo appare quanto mai urgente, visto l'attuale scenario geopolitico che ci induce a potenziare l'autonomia strategica di difesa dell'Europa e a sviluppare una solida base industriale e tecnologica comune.

Occorre che l'EDIDP sia inquadrato in una visione strategica industriale comune, che sappia procedere verso una integrazione effettiva di produttori e utilizzatori europei, con la partecipazione di almeno tre Stati membri.

Emerge e acquista spazio la necessità di un dialogo strutturato a livello europeo, in sinergia e coordinamento con la NATO e un consiglio dei ministri della Difesa, in grado di fornire una guida politica duratura e un forum comune per la consultazione e l'adozione di decisioni.

Nelle disposizioni normative devono essere assicurati: un equilibrio tra paesi grandi e paesi piccoli, una quota del 20 % di partecipazione delle imprese minori, azioni formative di personale qualificato e di nuovi profili professionali, la riqualificazione del personale in esubero o obsoleto.

È il momento di ampliare e rafforzare questo approccio, per includere un programma industriale di difesa europeo su larga scala in grado di sostenere l'espansione della base industriale europea, con lo sviluppo di "prodotti a duplice uso", ossia prodotti, inclusi il software e le tecnologie, che possono avere un utilizzo sia civile sia militare e comprendono i prodotti che possono essere impiegati per la progettazione, lo sviluppo, la produzione o l'uso di armi, chimiche o biologiche, e dei loro vettori.

Per la versione integrale dell'articolo di Antonello Pezzini si rimanda al notiziario del gruppo Datori di lavoro: https://europa.eu/!yKMPTk.

Dai campi al forcone?

Non potrà esserci alcun Green Deal senza un "Social Deal"

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

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Non potrà esserci alcun Green Deal senza un "Social Deal"

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

Il 26 febbraio, per la seconda volta in poche settimane, gli agricoltori hanno bloccato le strade di Bruxelles per protestare con i loro trattori. In netto contrasto con il consueto viavai di abiti formali e acconciature alla moda, le strade del quartiere europeo sono state invase da camion, trattori, balle di fieno e pile di pneumatici in fiamme. Le complesse ragioni alla base delle proteste degli agricoltori spaziano dalla PAC e dalle politiche ambientali a questioni del tutto diverse.

La verità è che le campagne europee si trovano in una situazione difficile, e non da oggi. Il gruppo Lavoratori e il CESE nel suo complesso hanno ripetutamente sottolineato che non ci potrà essere un Green Deal senza un "Social Deal". E sebbene si possa essere tentati di considerare questa idea come un altro sottoprodotto del gergo di Bruxelles, a pensare così si commetterebbe un grave errore. Le campagne si trovano ad affrontare problemi reali, tra i quali intermediari che pagano cifre irrisorie ai produttori ma praticano prezzi al consumo esorbitanti, aiuti insufficienti per intraprendere le riforme ambientali, un sistema di libero scambio (non equo), condizioni di lavoro ardue e il cambiamento climatico.

La risposta della Commissione europea, che si è affrettata ad abbandonare i requisiti in materia di pesticidi, è ancora più preoccupante della mancanza di una consultazione e di un dialogo adeguati con le parti sociali e dell'inazione in materia di politica sociale. Come per le misure ambientali, l'abbandono di tali requisiti può forse consentire ai nostri politici di guadagnare un po' di tempo, ma ci spingerà anche oltre il punto di non ritorno sul piano dei danni all'ambiente.

Inoltre, con l'avvicinarsi delle elezioni, l'estrema destra sta cercando di sfruttare il malcontento e, in una certa misura, sta riuscendo a indirizzare la protesta contro gli OSS, il Green Deal e l'Agenda 2030.

Convegno sul tema "Rafforzare la società civile e la democrazia partecipativa nell'UE: la strada da seguire"

A cura del gruppo Organizzazioni della società civile del CESE

Il 25 marzo, dalle 14:30 alle 18:00 CET, il gruppo Organizzazioni della società civile del CESE terrà a Bruxelles un convegno inteso a esaminare in che modo l'UE nel suo insieme e i singoli Stati membri possano lavorare per un dialogo civile e una democrazia partecipativa sostenibili ed efficaci.

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A cura del gruppo Organizzazioni della società civile del CESE

Il 25 marzo, dalle 14:30 alle 18:00 CET, il gruppo Organizzazioni della società civile del CESE terrà a Bruxelles un convegno inteso a esaminare in che modo l'UE nel suo insieme e i singoli Stati membri possano lavorare per un dialogo civile e una democrazia partecipativa sostenibili ed efficaci.

Al convegno interverranno tra gli altri le seguenti personalità esterne:

  • Pedro Silva Pereira, vicepresidente del Parlamento europeo, supplente della Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola per i contatti con le organizzazioni della società civile che rappresentano i cittadini
  • S.E. Willem van de Voorde, rappresentante permanente del Belgio presso l'Unione europea.

Nel corso del convegno saranno presentate due recenti iniziative:

  • il parere del CESE intitolato "Rafforzare il dialogo civile e la democrazia partecipativa nell'UE: la strada da seguire" (SOC/782), elaborato su richiesta della presidenza belga del Consiglio dell'UE e adottato nella sessione plenaria del CESE del 15 febbraio;
  • una lettera aperta, redatta su impulso del gruppo Organizzazioni della società civile del CESE e di Civil Society Europe e sottoscritta da 156 firmatari provenienti da 26 Stati membri dell'Unione, nella quale si invitano le principali istituzioni dell'UE ad adottare misure concrete per dare vita a un dialogo franco, trasparente e regolare con le organizzazioni della società civile in tutti gli ambiti d'intervento delle politiche europee.

Il convegno, che offrirà l'occasione di riflettere sui modi di attuare le misure proposte da queste e da altre iniziative, oltre a riunire i rappresentanti dei soggetti istituzionali pertinenti si rivolge anche a un uditorio più ampio;

sarà infatti aperto alla partecipazione del pubblico: basterà registrarsi per potervi partecipare attivamente, in loco oppure a distanza, dato che l'evento sarà trasmesso in streaming.

Per avere ulteriori informazioni, conoscere il programma indicativo del convegno, registrarsi e seguire l'evento in streaming, si prega di consultare la pagina Internet dedicata.

Soon in the EESC/Cultural events

Opuscolo dedicato al 14° Premio CESE per la società civile: scopri di più su molti candidati!

Per puntare i riflettori sulle iniziative della società civile volte a contenere l'epidemia silenziosa di disturbi mentali nell'UE, il CESE ha pubblicato un opuscolo che illustra una serie di candidature presentate per concorrere al Premio per la società civile sul tema della salute mentale. L'opuscolo è disponibile qui (solo in inglese).

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Per puntare i riflettori sulle iniziative della società civile volte a contenere l'epidemia silenziosa di disturbi mentali nell'UE, il CESE ha pubblicato un opuscolo che illustra una serie di candidature presentate per concorrere al Premio per la società civile sul tema della salute mentale. L'opuscolo è disponibile qui (solo in inglese).

Lo sapevate? Fatti e cifre sulla salute mentale

Dai fatti e dalle cifre relativi alla salute mentale nell'Unione europea non emerge un quadro rassicurante, bensì un appello ad agire. Il CESE raccomanda di adottare misure più incisive per promuovere la salute mentale a livello nazionale ed europeo e ha inoltre chiesto una legislazione vincolante per prevenire i rischi psicosociali sul luogo di lavoro. Con il Premio per la società civile dedicato alla salute mentale il CESE rende omaggio agli sforzi continui compiuti dalla società civile per migliorare il benessere dei cittadini europei.

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Dai fatti e dalle cifre relativi alla salute mentale nell'Unione europea non emerge un quadro rassicurante, bensì un appello ad agire. Il CESE raccomanda di adottare misure più incisive per promuovere la salute mentale a livello nazionale ed europeo. e ha inoltre chiesto una legislazione vincolante per prevenire i rischi psicosociali sul luogo di lavoro. Con il Premio per la società civile dedicato alla salute mentale il CESE rende omaggio agli sforzi continui compiuti dalla società civile per migliorare il benessere dei cittadini europei.

  1. Il CESE ha deciso di dedicare il Premio per la società civile – fiore all'occhiello del Comitato - alla salute mentale considerato che, all'indomani della pandemia di COVID-19, disturbi mentali come l'ansia e la depressione sono aumentati in maniera significativa in tutta Europa. Secondo l'OCSE, la percentuale di giovani che soffrono di sintomi di ansia è più che raddoppiata in diversi paesi europei. La pandemia ha inoltre abbassato l'età in cui insorgono i disturbi alimentari, in particolare tra gli adolescenti. Già prima della pandemia di COVID-19 almeno 84 milioni di persone, circa una su sei, soffrivano di problemi di salute mentale nell'Unione europea.
  2. Circa il 4 % dei decessi annuali nell'UE è riconducibile a disturbi mentali e comportamentali. La cattiva salute mentale ha inoltre un impatto economico enorme, in quanto i suoi costi diretti e indiretti sono pari a circa il 4 % del PIL. Oltre un terzo di questi costi deriva da tassi di occupazione più bassi e dal calo della produttività sul lavoro.
  3. Secondo i dati di Eurostat, nel 2020 il 44,6 % della popolazione attiva di età compresa tra i 15 e i 64 anni nell'UE ha segnalato la presenza di fattori di rischio per il proprio benessere mentale sul lavoro. Quasi un quinto degli occupati nell'UE ha riferito che il sovraccarico di lavoro o l'incalzare delle scadenze costituivano i principali fattori di rischio per il benessere mentale sul lavoro.
  4. Il benessere mentale è diventato una priorità dell'agenda politica dell'UE. Di conseguenza, nel giugno 2023 la Commissione ha adottato un approccio globale in materia di salute mentale. Con una dotazione di 1,23 miliardi di EUR di finanziamenti dell'UE, questo nuovo approccio intende promuovere la salute mentale in tutte le politiche dell'Unione ed è incentrato su tre principi guida: prevenzione adeguata ed efficace; accesso a un'assistenza sanitaria e a cure per la salute mentale di alta qualità e a costi abbordabili; e reinserimento nella società dopo il recupero. La salute mentale è una priorità politica anche per il CESE ed è al centro delle sue attività.
  5. Il CESE ha ricevuto ben 105 candidature da tutta l'UE su un'ampia gamma di tematiche, dai progetti sulla prevenzione dei rischi psicosociali sul luogo di lavoro o sul contrasto di fenomeni quali l'abuso di sostanze e la cyberdipendenza, alla lotta contro la stigmatizzazione legata alla salute mentale e alla promozione dell'assistenza di tipo partecipativo. Il CESE si augura che il riconoscimento e la segnalazione di questi grandi sforzi compiuti da attori non statali a favore della salute mentale possano riuscire a ispirare anche altri a promuovere iniziative simili. (sg)

Preservare la salute mentale in età avanzata: il potere dei contatti sociali

La fondazione irlandese Third Age (terza età), attraverso la sua rete di azione sociale Age Well (invecchiare bene), è impegnata ad alleviare la solitudine degli anziani. Gli accompagnatori della fondazione, persone di età superiore ai 50 anni, visitano a casa gli anziani una volta alla settimana, offrendo loro compagnia ma anche monitorando la loro salute e il loro benessere mediante un questionario basato su un'applicazione per dispositivo mobile. Alison Branigan, dirigente della fondazione, ci ha detto che finora più di 500 persone, nella contea irlandese di Meath, hanno beneficiato di questo servizio, che descrivono come "un'ancora di salvezza" o addirittura come "la luce alla fine di un lungo e oscuro tunnel".

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La fondazione irlandese Third Age (terza età), attraverso la sua rete di azione sociale Age Well (invecchiare bene), è impegnata ad alleviare la solitudine degli anziani. Gli accompagnatori della fondazione, persone di età superiore ai 50 anni, visitano a casa gli anziani una volta alla settimana, offrendo loro compagnia ma anche monitorando la loro salute e il loro benessere mediante un questionario basato su un'applicazione per dispositivo mobile. Alison Branigan, dirigente della fondazione, ci ha detto che finora più di 500 persone, nella contea irlandese di Meath, hanno beneficiato di questo servizio, che descrivono come "un'ancora di salvezza" o addirittura come "la luce alla fine di un lungo e oscuro tunnel".

Che cosa vi ha indotto ad avviare questo progetto?

Abbiamo avviato l'iniziativa AgeWell nella contea di Meath per sostenere la crescente popolazione anziana, che aveva esigenze specifiche di sostegno sociale, emotivo e psicologico e di cure fisiche. Il servizio sanitario pubblico è soggetto a un'enorme pressione, la nostra popolazione è in crescita e sta invecchiando, e ci sono lunghe liste di attesa per i servizi, compresa l'assistenza a domicilio. La nostra iniziativa fornisce una risposta pratica e tempestiva, che integra e rafforza quella offerta dal servizio pubblico, sostenendo anziani isolati, soli, fragili, costretti in casa e a rischio, per aiutarli a vivere meglio e più a lungo nel luogo di loro scelta, fornendo loro contatti sociali e un monitoraggio costante della loro salute e del loro benessere, ma anche individuando e affrontando eventuali problemi prima che si aggravino. La rete AgeWell è inoltre in sintonia con l'etica della nostra organizzazione, Third Age, che sostiene direttamente gli anziani attraverso servizi e programmi innovativi e crea opportunità di volontariato uniche, grazie alle quali persone non più giovani possono assistere altre persone loro coetanee e altri gruppi della comunità. 

Che accoglienza ha ricevuto il vostro progetto? Avete ottenuto un riscontro dai vostri assistiti?  (Può farci un esempio?)

A tutt'oggi AgeWell ha assistito oltre 500 anziani della contea di Meath. Molti apprezzano la compagnia che viene loro offerta nell'ambito del programma: hanno sviluppato una particolare fiducia negli accompagnatori inviati da Age Well, cosa che ci rende più facile comprendere le loro esigenze e i loro timori, e ci permette quindi di assisterli meglio.

Ecco alcuni commenti degli assistiti: "il servizio è un'ancora di salvezza", "non sapevo di avere bisogno di sostegno finché non l'ho ricevuto", "sono così grata al servizio e alla mia accompagnatrice, che rallegra la mia settimana", "ero molto solo, non vedevo nessuno per giorni di fila. Adesso aspetto con impazienza le visite". Un assistito che attraversava un periodo molto difficile e ha ammesso di avere pensato più volte al suicidio ha detto: "Age Well è arrivata al momento giusto, mi ha aiutato a vedere la luce alla fine di un lungo e oscuro tunnel. Tutti dovrebbero avere accesso a questo servizio".

Ecco alcuni commenti dei nostri accompagnatori volontari, anch'essi non più giovani: "Mi piace essere un volontario", "È bello sapere di stare producendo effetti concreti", "In quest'attività ho imparato molto sugli altri e su me stesso".

Possiamo dimostrare, dati alla mano, che AgeWell contribuisce al benessere, fornisce sostegno sociale, emotivo e informativo, riduce l'isolamento e la solitudine, migliora la salute degli assistiti secondo la loro stessa valutazione, e aumenta i loro livelli di attività fisica.

Altri riscontri riguardano il sollievo espresso dai familiari dei nostri assistiti e il riconoscimento del nostro lavoro da parte di servizi di assistenza sanitaria che indirizzano continuamente gli assistiti alla nostra organizzazione.

Cosa consiglierebbe ad altre organizzazioni per avere risultati in attività e programmi di questo tipo?

Bisogna conoscere il proprio gruppo di destinatari, coinvolgere nel processo i propri partecipanti e prestare ascolto ai loro suggerimenti e alle loro esigenze. Si deve confidare in ciò che si sa e in ciò che si è in grado di fare, avere coraggio, essere creativi, perseverare: se l'idea è all'altezza della situazione, si troverà il modo di agire. Occorre essere disponibili a lavorare con altri, e se possibile ottenere finanziamenti, sostegno, promozione da parte dello Stato o del servizio sanitario, il che può contribuire notevolmente alla credibilità del programma, al suo impatto e al suo successo.

Qual è, secondo Lei, la principale causa del peggioramento della salute mentale in età avanzata, a parte i fattori fisiologici? Possiamo, come società, migliorare la salute mentale degli anziani?

La solitudine e l'isolamento hanno sempre contribuito a peggiorare la salute mentale in età avanzata; questo problema, che colpisce l'Irlanda rurale, è altrettanto diffuso nelle nostre dinamiche città. Negli ultimi anni gli effetti della pandemia, l'isolamento forzato, la tendenza a rifugiarsi tra le mura domestiche, anche per proteggersi dalle malattie, la perdita di contatti sociali, di accesso alle attività e di libertà hanno creato un'epidemia di paura, ansia, depressione e problemi di salute mentale. Anche gli eventi nazionali e mondiali, tra cui l'aumento del costo della vita, la guerra e i conflitti, hanno contribuito a questa situazione. Con l'avanzare dell'età può verificarsi una riduzione della cerchia sociale, le malattie possono incidere sulla capacità di svolgere le proprie consuete attività, si può rimanere confinati in casa o perdere in parte la propria indipendenza. Tutto questo può incidere sulla considerazione, sull'autostima, sull'umore e in generale sull'atteggiamento nei confronti della vita. È importante che gli anziani non siano dimenticati a causa della loro eventuale invisibilità: dobbiamo ricordare l'importanza della comunità e dei suoi interventi, nonché il potere dei contatti sociali e dei trattamenti basati su attività sociali. 

Lapinlahden Lähde: si prega di lasciare all'ingresso la stigmatizzazione e la discriminazione

L'ospedale Lapinlahti a Helsinki, primo istituto psichiatrico finlandese e simbolo, con i suoi 170 anni di storia, della cura della salute mentale nel paese, nel 2013 era vuoto e in abbandono. Poi è entrato in azione un gruppo di attivisti del settore della salute mentale, con l'idea di trasformare lo storico sito, ormai in rovina, in un centro aperto per la salute mentale, la cultura e le arti. Siru Valleala, rappresentante dell'associazione Pro Lapinlahti, che gestisce il centro Lapinlahden Lähde, sorto nella sede dell'antico ospedale, ci ha detto che il centro è adesso anzitutto un luogo inclusivo, in cui la stigmatizzazione e i pregiudizi vengono lasciati fuori e tutti si sentono ben accetti.

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L'ospedale Lapinlahti a Helsinki, primo istituto psichiatrico finlandese e simbolo, con i suoi 170 anni di storia, della cura della salute mentale nel paese, nel 2013 era vuoto e in abbandono. Poi è entrato in azione un gruppo di attivisti del settore della salute mentale, con l'idea di trasformare lo storico sito, ormai in rovina, in un centro aperto per la salute mentale, la cultura e le arti. Siru Valleala, rappresentante dell'associazione Pro Lapinlahti, che gestisce il centro Lapinlahden Lähde, sorto nella sede dell'antico ospedale, ci ha detto che il centro è adesso anzitutto un luogo inclusivo, in cui la stigmatizzazione e i pregiudizi vengono lasciati fuori e tutti si sentono ben accetti.

Che cosa vi ha indotto ad avviare questo progetto?

Nel 2013 l'ospedale Lapinlahti, il primo centro psichiatrico finlandese, costruito nel 1841, era vuoto. La città di Helsinki non aveva progetti per il suo futuro. Lo storico sito, con il suo ricco patrimonio e il bellissimo parco che lo circonda, era dimenticato e in rovina. Alla luce di questa situazione, un gruppo di attivisti del settore della salute mentale ha iniziato a proporre idee e progetti per trasformare l'ospedale e il suo parco in un centro aperto di salute mentale, cultura e arte.

È iniziato così il progetto noto oggi come Lapinlahden Lähde (la sorgente di Lapinlahti).  Le attività prendono spunto dalla rilevanza storica e architettonica dell'area, situata nel cuore della baia di Lapinlahti, e traggono ispirazione da 170 anni di lavoro nel campo della salute mentale. L'attenzione si è andata spostando dal trattamento delle malattie alla promozione del benessere di persone di ogni condizione. Lapinlahden Lähde è ora un esempio pulsante del lavoro diretto a contrastare la stigmatizzazione, e rappresenta una drastica svolta verso la promozione di ciò che è positivo.

In passato Lapinlahti era stato un centro di eccellenza della psichiatria, un luogo in cui si sviluppava costantemente la cura della salute mentale. Adesso invece gli attivisti che avevano lavorato per l'associazione Pro Lapinlahti, fondata nel 1988, quando l'istituto era ancora in attività come ospedale, hanno voluto creare un centro innovativo per la promozione della salute mentale, che usa tutte le conoscenze disponibili nel XXI secolo. Un luogo che incarna la svolta radicale dalla cura della malattia mentale alla promozione del benessere mentale.

Che accoglienza ha ricevuto il vostro progetto? Avete ottenuto un riscontro dai vostri assistiti?  Può fare un esempio?

All'inizio abbiamo faticato a incoraggiare il pubblico a varcare i cancelli del centro. L'area era stata chiusa al pubblico per i 170 anni in cui è servita da ospedale psichiatrico, e nonostante l'interesse e la curiosità, è stato difficile convincere le persone a venire a dare un'occhiata. Ma le attività e gli eventi hanno pian piano richiamato dei partecipanti, che hanno contribuito con entusiasmo a svilupparli ulteriormente, prestando servizio volontario e apportando nuove idee. Artisti e interpreti hanno portato le loro mostre d'arte e i loro eventi culturali a Lapinlahden Lähde, e adesso ogni anno ospitiamo più di 400 eventi e tra 50 e 60 mostre d'arte. Lapinlahti è diventato un ambiente aperto per tutti a Helsinki, promuovendo il benessere mentale e riducendo la solitudine e l'esclusione sociale ogni giorno.

"Quando ho aderito all'iniziativa ho sentito la soddisfazione di essere qui e di contribuire a dare nuova vita a questo luogo ... l'atmosfera dissolve tutto ciò che è pesante." (Cresswell-Smith et al, 2022)

Oggi l'ospedale Lapinlahti è considerato un luogo molto sicuro e inclusivo, dove ognuno si sente ben accetto, a prescindere dallo stato d'animo in cui si trova e dalla sua situazione personale. Il passato del centro come ospedale psichiatrico non è esente da effetti, perché consente di sentirsi vulnerabili e offre un'apertura assolutamente unica nei confronti del disagio mentale. Ci basiamo su un forte senso di comunità e tutti possono esplorare con fiducia i propri punti di forza. La stigmatizzazione e la discriminazione rimangono fuori dalla porta, e noi di Lapinlahden Lähde siamo orgogliosi di includere tutti.

Le attività del centro sono state sviluppate in collaborazione con il proprietario, la città di Helsinki, e questo lavoro di sviluppo è stato una condizione preliminare dell'intero progetto. In questo momento vengono prese decisioni politiche di ampia portata riguardo la futura proprietà del sito, e ci auguriamo che si tenga pienamente conto del successo delle operazioni in corso.

Come userete questo specifico finanziamento per proseguire la vostra opera al servizio della collettività? Avete già in programma nuovi progetti?

Continueremo a sviluppare le nostre attività per fare in modo che un numero ancora maggiore di persone possa parteciparvi e trarne vantaggio. Abbiamo recentemente lanciato un interessante progetto per le persone in fase di recupero da disturbi mentali, che mira ad aumentare l'accesso, e persino il diritto, alle attività culturali. Più specificamente, il progetto aiuta i partecipanti a trovare il proprio modo di pervenire all'espressione culturale, a individuare ciò che è efficace per loro in termini di benessere mentale, di cultura e di arte. Sarà questa la destinazione del generoso premio in denaro che ci è stato assegnato.

Che tipo di azione collettiva è necessaria per ridurre la stigmatizzazione che spesso accompagna i problemi di salute mentale? L'arte può svolgere un ruolo nel contribuire all'autonomia delle persone con problemi di salute mentale?      

Dobbiamo offrire attività che permettano a persone con esperienze e storie individuali diverse di incontrarsi. La partecipazione ad attività non basate sullo stato di salute o sulle circostanze personali crea incontri umani unici e legami significativi tra persone provenienti da contesti diversi. L'esplorazione della salute mentale attraverso diversi mezzi, come le arti, ha aumentato la consapevolezza e la comprensione. L'arte ha una speciale capacità di riunire le persone, e offre nuovi modi per affrontare questioni anche dolorose. Funge da tramite per l'espressione e crea l'opportunità di essere visti e ascoltati. La capacità di farsi ascoltare può cambiare la vita di una persona e la sua autopercezione.

A volte basta avere qualcuno con cui parlare

Il progetto slovacco Matti? E allora?!, gestito dall'organizzazione Integra, riunisce giovani studenti e persone con problemi di salute mentale. Durante un'intera giornata di insegnamento gli studenti imparano in prima persona cosa significa superare una crisi di salute mentale e come ottenere aiuto. La direttrice di Integra Jana Hurova spiega che il progetto contribuisce a sconfiggere la stigmatizzazione delle persone che soffrono di problemi di salute mentale e offre ai giovani una speranza per il futuro.

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Il progetto slovacco Matti? E allora?!, gestito dall'organizzazione Integra, riunisce giovani studenti e persone con problemi di salute mentale. Durante un'intera giornata di insegnamento gli studenti imparano in prima persona cosa significa superare una crisi di salute mentale e come ottenere aiuto. La direttrice di Integra Jana Hurova spiega che il progetto contribuisce a sconfiggere la stigmatizzazione nei confronti delle persone che soffrono di problemi di salute mentale e offre ai giovani una speranza per il futuro.

Che cosa vi ha indotto ad avviare questo progetto?

Da molti anni la nostra organizzazione assiste persone con problemi di salute mentale che a causa della malattia hanno perso il lavoro, la casa, gli amici, talvolta anche la famiglia. Tutto il loro mondo è stato messo sottosopra. Quasi trent'anni fa abbiamo creato il primo servizio di salute mentale comunitario della Slovacchia con l'obiettivo di garantire che queste persone, dopo essere state curate in un ospedale psichiatrico, potessero ricevere sostegno e tornare alla vita normale che facevano prima della malattia. Abbiamo contribuito alla nascita di organizzazioni di pazienti in Slovacchia e abbiamo attuato numerosi programmi per cancellare lo stigma che pesa sulle malattie mentali. Ci occupiamo di persone con gravi problemi di salute mentale, in particolare la schizofrenia, molte delle quali sono già riuscite a integrarsi e a dare un significato alla loro vita.

Poiché tutte le nostre attività si svolgono fin dall'inizio in modo non tradizionale, lavorando in partenariato con i nostri clienti per individuare al meglio le loro esigenze, abbiamo applicato un approccio analogo al programma Matti? E allora?!. Molti dei nostri clienti hanno trovato una motivazione nell'incontro con i giovani e, attingendo alla loro esperienza personale, parlando di ciò di cui sentivano la mancanza alla loro età e dei fattori che in seguito hanno causato i loro problemi di salute mentale.

Crediamo che sia sempre più necessario mettere in risalto l'importanza della salute mentale. Sapere come gestire una crisi personale costituisce un grande punto di forza.

Abbiamo dato il via al programma Matti? E allora?! in Slovacchia nel 2005, insieme a partner tedeschi e cechi. Tuttavia, solo di recente siamo riusciti a dare al programma una base più stabile e ad ampliarlo. Dopo un'apposita formazione siamo diventati istruttori, e a nostra volta formiamo nuove équipe e visitiamo nuove scuole.

Come è stato accolto questo vostro progetto? Avete ottenuto un riscontro dai vostri assistiti?  Se sì, può fornircene un esempio?

La possibilità di incontrare persone che hanno superato una crisi di salute mentale, e alle quali possono fare tutte le domande che vogliono, ha sempre un forte impatto sui giovani e mostra loro che, se dovessero avere problemi, un aiuto è sempre a portata di mano. Il fatto che si tratti di un'intera giornata di insegnamento, e che la comunicazione avvenga su un piano di parità, significa che alla fine i partecipanti ne conservano sempre un'impressione positiva.

Le persone con un'esperienza diretta di disturbi della salute mentale possono dare ai giovani il coraggio di fare qualcosa per i propri problemi. In quasi tutte le classi ci sono studenti che incontrano problemi di questo tipo. Dare loro una speranza è qualcosa di inestimabile. Per i partecipanti con un'esperienza personale raccontare la propria storia è un modo per sentirsi meglio. Sono loro stessi a decidere quanto rivelare agli studenti della loro vita, e in questo modo si sentono utili e compresi dagli altri.

Abbiamo ricevuto molti commenti, tra cui quelli di studenti che affermano di non avere di solito la possibilità di incontrare persone con disturbi della salute mentale, o altri secondo i quali tutti dovremmo imparare ad accettare queste persone e a non condannarle perché sono diverse.

Abbiamo inoltre ricevuto riscontri da persone con esperienze personali di problemi di salute mentale che partecipano al programma. Una di queste ci ha detto:

"Il programma mi dà il coraggio di camminare a testa alta. Finalmente ho voglia di vivere! Parlare con gli studenti è difficile, ma anche gratificante. Sono molto aperti e non hanno quasi nessun timore del contatto sociale. La cosa più meravigliosa per me è che ci dimostrano che sono più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono, e che l'immagine comune che si ha dei "matti" non è reale. È fantastico poter aiutare le persone a parlare finalmente in maniera aperta dei problemi di salute mentale, in modo che nessuno debba più vergognarsi o nascondersi". ’

Sono i giovani a darci la forza di andare avanti: dopo ciascuna di queste giornate ci confidano quanto sia importante per loro il programma Matti? E allora?! e ci dicono che deve continuare in modo che ogni giovane in Slovacchia possa capire quanto sia preziosa la propria salute mentale.

Avete già in preparazione nuovi progetti?

Vorremmo che tutti i giovani avessero la possibilità di ricevere questa forma di educazione, e quindi ci piacerebbe poter estendere il programma anche ad altre regioni della Slovacchia. Abbiamo già tenuto sessioni in Germania (dove il programma è stato inaugurato), Slovacchia, Repubblica ceca e Austria. Quest'anno abbiamo anche formato le prime équipe in Ucraina.

A Suo parere, quanto è importante parlare apertamente dei propri problemi di salute mentale? Qual è il messaggio che volete trasmettere con il vostro progetto?

Vogliamo diffondere il messaggio che avere problemi di salute mentale non è un motivo di vergogna. Ciò che è vergognoso, invece, è non fare nulla per promuovere la nostra salute, perché senza salute mentale la salute stessa non è possibile.

L'idea principale alla base del programma Matti? E allora?! è quella di sensibilizzare in tempo utile all'importanza della salute mentale e, nel contempo, di promuovere una migliore comprensione delle persone con disturbi mentali.

Abbiamo capito che prevenire è molto meglio che curare, ed è anche più efficace. Offriamo coraggio e motivazione e siamo ottimisti: un aiuto è sempre disponibile. A volte basta avere qualcuno con cui parlare. Combattere per i propri sogni non è mai facile, ma vale la pena farlo.

Il potenziale inutilizzato dei giochi per migliorare la salute mentale

Ritenendo che vi fosse ancora spazio per l'innovazione e nuovi approcci alla salute mentale, la Fondazione finlandese Lilinkoti ha sviluppato due giochi denominati The World of Recovery ["Il mondo della guarigione"]: uno online e l'altro da tavolo. Sono entrambi giochi di ruolo nei quali i giocatori devono mettersi nei panni di un determinato personaggio. Ambientati in un mondo futuristico di speranza, questi giochi promuovono il percorso del giocatore verso la guarigione. I destinatari sono le persone che seguono un percorso di recupero da disturbi mentali e da tossicodipendenze ma anche i professionisti. Due rappresentanti di Lilinkoti, Reetta Sedergren e Venla Leimu, ci hanno spiegato che i giochi hanno un potenziale enorme in termini di miglioramento della salute mentale, che rimane però in gran parte inutilizzato. 

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Ritenendo che vi fosse ancora spazio per l'innovazione e nuovi approcci alla salute mentale, la Fondazione finlandese Lilinkoti ha sviluppato due giochi denominati The World of Recovery ["Il mondo della guarigione"]: uno online e l'altro da tavolo. Sono entrambi giochi di ruolo nei quali i giocatori devono mettersi nei panni di un determinato personaggio. Ambientati in un mondo futuristico di speranza, questi giochi promuovono il percorso del giocatore verso la guarigione. I destinatari sono le persone che seguono un percorso di recupero da disturbi mentali e da tossicodipendenze ma anche i professionisti. Due rappresentanti di Lilinkoti, Reetta Sedergren e Venla Leimu, ci hanno spiegato che i giochi hanno un potenziale enorme in termini di miglioramento della salute mentale, che rimane però in gran parte inutilizzato. 

Che cosa vi ha indotto ad avviare questo progetto? 

Alcuni anni fa, alla fondazione Lilinkoti, abbiamo pensato che vi fossero ampie possibilità di fare innovazione e sviluppare nuovi approcci in materia di recupero della salute mentale. La diffusione dell'orientamento alla guarigione ha rappresentato un enorme passo avanti in questo ambito, anche se mancano strumenti moderni e innovativi per la sua applicazione. La nostra organizzazione, che opera da alcuni decenni con persone che seguono un percorso di recupero da disturbi mentali, ha avuto un'idea: creare uno strumento moderno per promuovere la salute mentale, sotto forma di gioco digitale al quale partecipare come protagonista. 

Che accoglienza ha ricevuto il vostro progetto? Avete ottenuto un riscontro dalle persone che avete aiutato?   

I giochi sono stati sviluppati con la collaborazione di soggetti impegnati in un percorso di recupero da disturbi mentali e di professionisti, pertanto il feedback ricevuto è stato costante durante tutto il processo di sviluppo del gioco e ha permesso di orientare tale processo verso il risultato finale. 

Abbiamo ricevuto commenti, anonimi e personali, estremamente positivi da utilizzatori di entrambi i giochi. Ad esempio, in oltre il 90 % dei commenti si affermava che il gioco per dispositivi mobili aveva rafforzato il benessere dei giocatori e li aveva aiutati a diventare attivi, mentre il gioco di ruolo li aveva aiutati a sviluppare le loro competenze sociali.  

Forse alcune delle informazioni più interessanti ricevute riguardano le reazioni dei partecipanti, che ridevano durante il gioco, e le conversazioni sui loro stati d'animo, le difficoltà incontrate e i punti di forza, nonché la capacità di aggregazione di questi giochi, che hanno riunito i giocatori, indipendentemente dal loro ruolo e dal contesto. 

Quale consiglio darebbe ad altre organizzazioni che vogliano impegnarsi con successo in attività e programmi di questo tipo? 

Essere in prima linea nell'innovazione e sfruttare i numerosi vantaggi conseguenti. Trarre ispirazione da questa situazione stimolante che permette di fare qualcosa di nuovo. Approfittare di questa opportunità senza cercare di trovare delle spiegazioni a tutti i costi. Seguire il proprio istinto, essere curiosi di ascoltare le opinioni di tutti. Più di ogni altra cosa, coinvolgere nel processo di progettazione soggetti impegnati in un percorso di recupero e persone che hanno acquisito un'esperienza concreta. Quando si inventano dei giochi, prepararsi ad affrontare numerosi pregiudizi da parte dei professionisti. Nel settore della salute mentale si ritiene comunemente che i giochi in generale siano dannosi o creino dipendenza. Non farsi scoraggiare! Essere ambiziosi, creativi e osare sognare. 

Quali sono le potenzialità dei giochi per computer e dei videogiochi per il miglioramento della salute mentale? Ritiene che i giochi dovrebbero essere utilizzati maggiormente nel trattamento dei problemi di salute mentale? 

Le potenzialità dei giochi per computer e dei videogiochi (e in particolare dei giochi di ruolo) per il miglioramento della salute mentale sono enormi. Poiché un numero allarmante di persone soffre di problemi di salute mentale, abbiamo bisogno di nuovi metodi versatili per migliorare la salute mentale. È un vero peccato che le potenzialità dei giochi non siano state esplorate a fondo: non per mancanza di interesse ma per carenza di finanziamenti. Non esiste un modo rapido e semplice per sviluppare giochi di qualità per migliorare la salute mentale. Abbiamo bisogno di maggiori finanziamenti, di più progetti co-sviluppati e di un maggior numero di professionisti del settore della salute mentale e dei giochi che lavorino per conseguire questo obiettivo. E, ultimo ma non meno importante, abbiamo bisogno di molta, moltissima ricerca. 

Contrastare la stigmatizzazione dei disturbi alimentari raccontando delle storie

Nel mondo sono più di 55 milioni le persone, per la maggior parte adolescenti, affette da disturbi alimentari che hanno un impatto sulla loro salute mentale e fisica. Lo stigma che circonda questi disturbi impedisce a molti di chiedere aiuto. Il progetto Telling Stories for Good [Raccontare per sensibilizzare], condotto dall'associazione italiana Animenta, punta a smantellare gli stereotipi, a promuovere il riconoscimento precoce e a fornire assistenza. Dal 2021 l'associazione ha incontrato più di 10 000 ragazze e ragazzi nelle scuole di tutta Italia. Abbiamo parlato con la presidente e fondatrice di Animenta, Aurora Caporossi.

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Nel mondo sono più di 55 milioni le persone, per la maggior parte adolescenti, affette da disturbi alimentari che hanno un impatto sulla loro salute mentale e fisica. Lo stigma che circonda questi disturbi impedisce a molti di chiedere aiuto. Il progetto Telling Stories for Good [Raccontare per sensibilizzare], condotto dall'associazione italiana Animenta, punta a smantellare gli stereotipi, a promuovere il riconoscimento precoce e a fornire assistenza. Dal 2021 l'associazione ha incontrato più di 10 000 ragazze e ragazzi nelle scuole di tutta Italia. Abbiamo parlato con la presidente e fondatrice di Animenta, Aurora Caporossi.

Che cosa vi ha indotto ad avviare questa iniziativa?

Animenta nasce dalla necessità di dare voce a tutti coloro che soffrono di un disturbo alimentare, ma anche alle persone che li circondano. L'associazione mira a garantire un accesso adeguato alle cure per i disturbi alimentari, in quanto è possibile guarire se si ha l'opportunità di intraprendere un percorso di "autoguarigione".

Come è stato accolto questo vostro progetto? Avete ottenuto un riscontro dalle persone che avete aiutato?  Ci può fornire un esempio?

"Animenta è un luogo in cui ci si sente bene accolti e dove ho capito che anch'io, pur non essendo sottopeso, soffrivo di un disturbo alimentare". Questo è un messaggio arrivato diversi mesi fa dalla nostra community, grazie al quale abbiamo compreso l'importanza e l'impatto del nostro lavoro. Animenta è stata accolta con curiosità, ma anche perché ha dato speranza nel cambiamento.

Come userete questi finanziamenti specifici per continuare ad aiutare la collettività? Avete già in programma nuovi progetti?

Vorremmo investire sempre di più nei progetti che portiamo avanti nelle scuole per ampliare il nostro impatto. Allo stesso modo, i finanziamenti saranno utilizzati per creare gruppi di autosostegno destinati alle persone affette da un disturbo alimentare. Tra i nostri progetti ci sono anche i campi Animenta: un'esperienza di sei giorni nella natura che consente ai partecipanti di riscoprire il rapporto con se stessi, con il loro corpo e con il cibo.

Quale consiglio darebbe ad altre organizzazioni che vogliano impegnarsi con successo in attività e programmi di questo tipo?

Cominciate dalle storie, per capire quali sono le preoccupazioni della comunità cui vi rivolgete. Chiedete un riscontro e distribuite dei questionari per capire di che cosa hanno bisogno. Ma, più di tutto, metteteci la faccia, per raccontare la vostra lotta e il cambiamento che volete realizzare. Allo stesso tempo, è fondamentale creare una rete con altri per dare vita a un sistema di sostegno efficiente ed efficace.

A Suo parere, oggi i disturbi alimentari sono adeguatamente riconosciuti come un grave problema di salute mentale? Le persone affette da questi disturbi ricevono un sostegno adeguato, e che cosa si dovrebbe fare per migliorarlo?

Oggi si parla di più di disturbi alimentari, per cui possiamo dire che vi è più informazione. Si tratta tuttavia di malattie su cui pesa un profondo stigma sociale e che sono oggetto di una rappresentazione molto stereotipata. Alcuni, ancora oggi, liquidano i disturbi alimentari come un segno di mancanza di volontà se non addirittura come un capriccio. In realtà, i disturbi alimentari sono una malattia psichiatrica complessa che necessita di un trattamento adeguato, trattamento che al momento non sempre è disponibile perché non vi sono sufficienti centri di cura e molti malati non riescono ad accedere al percorso terapeutico.

Redazione

Ewa Haczyk-Plumley (editor-in-chief)
Laura Lui (ll)

Hanno collaborato a questo numero

Daniela Marangoni (dm)
Daniela Vincenti (dv)
Ewa Haczyk-Plumley (ehp)
Agata Berdys (ab)
Giorgia Battiato (gb)
Jasmin Kloetzing (jk)
Katerina Serifi (ks)
Katharina Radler (kr)
Laura Lui (ll)
Marco Pezzani (mp)
Margarita Gavanas (mg)
Margarida Reis (mr)
Millie Tsoumani (mt)
Pablo Ribera Paya (prp)
Thomas Kersten (tk)

Coordinamento

Agata Berdys (ab)
Giorgia Battiato (gb)

 

 

Indirizzo

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Jacques Delors Building,
99 Rue Belliard,
B-1040 Brussels, Belgium
Tel. (+32 2) 546.94.76
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March 2024
03/2024

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