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APRIL 2025 | IT

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Editoriale

Editoriale

La società civile lotta contro la polarizzazione sociale

Siamo entrati nel mese di aprile e stiamo ancora meditando sull'energia e gli spunti di riflessione scaturiti dai nostri eventi faro di marzo, che hanno dimostrato, ancora una volta, la forza e la determinazione della società civile.

La società civile lotta contro la polarizzazione sociale

Siamo entrati nel mese di aprile e stiamo ancora meditando sull'energia e gli spunti di riflessione scaturiti dai nostri eventi faro di marzo, che hanno dimostrato, ancora una volta, la forza e la determinazione della società civile.

Al Comitato economico e sociale europeo marzo è stato infatti un mese intenso e stimolante. Abbiamo accolto il nostro evento annuale dedicato ai giovani: La vostra Euro...Leggi

La società civile lotta contro la polarizzazione sociale

Siamo entrati nel mese di aprile e stiamo ancora meditando sull'energia e gli spunti di riflessione scaturiti dai nostri eventi faro di marzo, che hanno dimostrato, ancora una volta, la forza e la determinazione della società civile.

Al Comitato economico e sociale europeo marzo è stato infatti un mese intenso e stimolante. Abbiamo accolto il nostro evento annuale dedicato ai giovani: La vostra Europa, la vostra opinione!, che permette al futuro dell'Europa di far sentire la propria voce: cioè ai giovani, molti dei quali ancora studenti di scuole secondarie provenienti da tutto il continente, inclusi il Regno Unito e i paesi candidati all'adesione.

Si è poi tenuta la seconda Settimana della società civile del CESE, durante la quale oltre 800 rappresentanti della società civile di tutta Europa si sono riuniti per discutere animatamente, condividere buone pratiche e collaborare nella ricerca di soluzioni volte a rafforzare la partecipazione democratica. Questa edizione 2025 si è svolta all'insegna del tema Rafforzare la coesione e la partecipazione nelle società polarizzate.

Nel periodo turbolento che stiamo attraversando non mancano certamente le questioni urgenti da affrontare. E dunque, perché concentrarsi sul problema della polarizzazione?

La polarizzazione – l'acutizzarsi di punti di vista opposti – può essere una normale componente del dibattito democratico, che spesso affonda le radici nell'ideologia. Difatti, discussioni vivaci e appassionate e l'espressione di opinioni differenti e persino contrastanti sono essenziali per ogni società aperta e pluralistica come la nostra. Secondo le parole spesso ribadite dal CESE, un dibattito aperto e senza limitazioni costituisce "il fondamento di una società partecipativa, senza la quale la democrazia non può funzionare correttamente".

Tuttavia, quello con cui siamo alle prese oggi è un tipo di polarizzazione ben diverso. Stiamo assistendo all'affermarsi di una polarizzazione negativa e di un populismo che rifiutano il dialogo, minano la fiducia e pregiudicano i valori democratici. In politica e nella vita pubblica lo spazio per il compromesso si va riducendo. Quando la polarizzazione si trasforma in ostilità – quando rinfocola l'odio o il risentimento – distrugge la coesione sociale, alimenta la divisione e, nei casi peggiori, sfocia in violenza.

Nel dedicare il nostro evento al tema della polarizzazione abbiamo voluto mettere in evidenza il preoccupante aumento dei caratteri tossici del fenomeno, che si stanno lentamente insinuando in tutte le pieghe delle società europee.

Questa allarmante tendenza è amplificata da una serie di minacce: le ingerenze straniere nei processi democratici, la diffusione della disinformazione e la manipolazione dei social media per mettere a tacere le voci contrarie e promuovere le opinioni estreme. Constatiamo inoltre una pressione sempre più forte sulla libertà dei media – che sia esercitata attraverso la creazione di monopoli, le ingerenze dei governi o gli attacchi ai giornalisti – in un momento in cui mezzi di informazione liberi e pluralistici sono più che mai essenziali.

Al CESE siamo profondamente preoccupati per l'aumento in tutta Europa dei reati generati dall'odio, inclusi quelli contro la religione, il sesso e il genere. L'odio mina la democrazia, indebolisce le nostre istituzioni e semina la sfiducia tra i cittadini.

Ed è qui che la società civile svolge un ruolo cruciale. Le organizzazioni della società civile hanno l'entusiasmo, lo slancio e il coraggio necessari per difendere gli spazi democratici, tutelare i diritti fondamentali e consolidare il tessuto delle nostre comunità – compresa la capacità di contrastare gli effetti tossici della polarizzazione negativa.

La Settimana della società civile è stato il modo con cui il CESE ha sostenuto questo sforzo. La manifestazione ha offerto uno spazio per un dialogo significativo, idee nuove e un processo collaborativo di risoluzione dei problemi intesi a promuovere la partecipazione e la coesione sociale. Nel suo ambito si sono svolte tavole rotonde del gruppo di collegamento su diversi temi e una giornata dedicata all'Iniziativa dei cittadini europei (ICE), lo strumento più avanzato dell'UE a sostegno della democrazia diretta.

In occasione della Settimana, inoltre, i riconoscimenti della 15ª edizione del Premio CESE per la società civile sono stati assegnati a tre iniziative eccellenti di lotta alla polarizzazione in tutta Europa. Selezionati tra oltre 50 contributi inviati da 15 Stati membri, i progetti vincitori sono la dimostrazione al contempo dell'entità della sfida e del profondo impegno degli attori della società civile ad affrontarla con determinazione.

Auspico che la Settimana della società civile 2025 e i progetti premiati dal CESE ispirino un rinnovato ottimismo e una nuova fiducia nel ruolo che la società civile può svolgere nella difesa e nella promozione dei valori democratici europei.

E mentre stiamo ancora passando in rassegna idee, proposte e spunti ricavati dai nostri eventi del mese di marzo, in questo numero di aprile abbiamo deciso di dare la parola ad alcune delle voci che si sono espresse durante la Settimana della società civile e La vostra Europa, la vostra opinione!. Vi auguro una buona e proficua lettura.

Aurel Laurențiu Plosceanu

Vicepresidente del CESE responsabile della comunicazione

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Date da ricordare

8 maggio 2025

Evento sul tema Rafforzare l'autonomia dei migranti vulnerabili

10 maggio 2025

Giornata dell'Europa 2025

22 maggio 2025

Convegno sul tema I cittadini possono sconfiggere la disinformazione, Lisbona (Portogallo)

11 giugno 2025

Convegno sul tema Fornire energia a prezzi accessibili in Europa

18 e 19 giugno 2025

Sessione plenaria del CESE

Una domanda a …

La frammentazione del mercato unico incide direttamente sul costo della vita nell'UE, spingendo molti cittadini europei sull'orlo della povertà. Abbiamo chiesto a Emilie Prouzet, relatrice del parere su questo tema, quali sono le raccomandazioni del CESE per affrontare la questione e creare un mercato unico equo e competitivo. 

La frammentazione del mercato unico incide direttamente sul costo della vita nell'UE, spingendo molti cittadini europei sull'orlo della povertà. Abbiamo chiesto a Emilie Prouzet, relatrice del parere su questo tema, quali sono le raccomandazioni del CESE per affrontare la questione e cr...Leggi

La frammentazione del mercato unico incide direttamente sul costo della vita nell'UE, spingendo molti cittadini europei sull'orlo della povertà. Abbiamo chiesto a Emilie Prouzet, relatrice del parere su questo tema, quali sono le raccomandazioni del CESE per affrontare la questione e creare un mercato unico equo e competitivo. 

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Il prezzo di un mercato unico frammentato è troppo alto

A cura di Emilie Prouzet

Le disfunzioni del mercato unico hanno un impatto diretto sul costo della vita e il CESE constata con rammarico che la situazione sta peggiorando. Il costo della vita è più che mai la principale preoccupazione dei nostri concittadini, e specialmente dei giovani. I più colpiti sono i 94,6 milioni di cittadini europei a rischio di povertà o di esclusione sociale.

A cura di Emilie Prouzet

Le disfunzioni del mercato unico hanno un impatto diretto sul costo della vita e il CESE constata con rammarico che la situazione sta peggiorando. Il costo della vita è più che mai la principale preoccupazione dei nostri concittadini, e specialmente dei giovani. I più colpiti sono i 94,6 milioni di cittadini europei a rischio di povertà o di esclusione sociale.

Secondo stime dell'FMI, nell'UE le barriere non tariffarie p...Leggi

A cura di Emilie Prouzet

Le disfunzioni del mercato unico hanno un impatto diretto sul costo della vita e il CESE constata con rammarico che la situazione sta peggiorando. Il costo della vita è più che mai la principale preoccupazione dei nostri concittadini, e specialmente dei giovani. I più colpiti sono i 94,6 milioni di cittadini europei a rischio di povertà o di esclusione sociale.

Secondo stime dell'FMI, nell'UE le barriere non tariffarie per le merci equivalgono a dazi doganali di circa il 44 %, ossia il triplo di quelle che si frappongono tra i differenti Stati degli USA, per utilizzare un paragone di attualità. Per il mercato dei servizi, tale valore è addirittura pari al 110 %.

Il fenomeno interessa numerosi settori: prodotti alimentari, alloggio, energia, sanità, istruzione, e sono in atto delle iniziative europee. Dobbiamo tutti agire in modo più deciso: gli Stati membri, gli operatori privati e la stessa Commissione europea, in quanto custode dei Trattati. Citerò tre delle principali raccomandazioni formulate nel parere.

Anzitutto dobbiamo affrontare con urgenza le restrizioni territoriali dell'offerta e la segmentazione nazionale da parte di operatori privati, che limitano la concorrenza e determinano un aumento dei prezzi al consumo. Secondo uno studio del 2020 del Centro comune di ricerca, tali limitazioni costano ogni anno 14 miliardi di EUR ai consumatori. Tenendo conto dell'inflazione, è logico che l'obiettivo principale sia ora quello di migliorare il mercato unico. La Commissione, principalmente attraverso la task force per l’applicazione delle norme sul mercato unico (SMET), sta lavorando in tal senso. Sebbene il problema sia complesso, sono state avanzate delle proposte, occorre valutarne l'impatto e compiere rapidi progressi in questo campo.

Il CESE propone inoltre di accelerare i procedimenti contro le norme nazionali che violano il diritto dell'UE. Dovremmo esaminare la possibilità di ingiunzioni provvisorie per evidenti violazioni delle norme dell'UE. Non bisogna consentire la creazione di barriere, il protezionismo di alcuni Stati membri ha conseguenze dirette. Cosa dire del fatto che i medicinali possono scadere prima che si riesca a reindirizzarli dove sono necessari?

Abbiamo infine il dovere di trovare un approccio equilibrato tra la prevenzione dell'erosione di standard elevati in materia di sostenibilità, benessere e protezione dei lavoratori, la riduzione degli oneri amministrativi superflui e l'agevolazione degli scambi transfrontalieri per promuovere un mercato unico equo e competitivo.

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VENIAMO AL PUNTO!

Elena Calistru, membro del CESE, relatrice del parere Ridurre le crisi - Misure per un'economia europea resiliente, coesa e inclusiva, parla degli imperativi economici della costruzione di un'economia che protegge i cittadini e le imprese dalle turbolenze economiche e dalle gravi crisi del costo della vita.

Elena Calistru, membro del CESE, relatrice del parere Ridurre le crisi - Misure per un'economia europea resiliente, coesa e inclusiva, parla degli imperativi economici della costruzione di un'economia che protegge i cittadini e le imprese...Leggi

Elena Calistru, membro del CESE, relatrice del parere Ridurre le crisi - Misure per un'economia europea resiliente, coesa e inclusiva, parla degli imperativi economici della costruzione di un'economia che protegge i cittadini e le imprese dalle turbolenze economiche e dalle gravi crisi del costo della vita.

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Resilienza economica: dalla gestione delle crisi alla protezione dei cittadini

A cura di Elena Calistru

L'architettura economica europea è stata messa a dura prova dalle recenti crisi, e l'onere più gravoso è sopportato dai cittadini. Il nostro parere sul tema Superare le crisi offre un modello per un'economia che protegge i cittadini e le imprese, piuttosto che sottoporli a turbolenze economiche.

A cura di Elena Calistru

L'architettura economica europea è stata messa a dura prova dalle recenti crisi, e l'onere più gravoso è sopportato dai cittadini. Il nostro parere sul tema Superare le crisi offre un modello per un'economia che protegge i cittadini e le imprese, piuttosto che sottoporli a turbolenze economiche.

Sono in evidenza tre imperativi economici:

In primo luogo, le previsioni economiche devono passare dall&apos...Leggi

A cura di Elena Calistru

L'architettura economica europea è stata messa a dura prova dalle recenti crisi, e l'onere più gravoso è sopportato dai cittadini. Il nostro parere sul tema Superare le crisi offre un modello per un'economia che protegge i cittadini e le imprese, piuttosto che sottoporli a turbolenze economiche.

Sono in evidenza tre imperativi economici:

In primo luogo, le previsioni economiche devono passare dall'analisi retrospettiva all'intervento predittivo. Quando l'inflazione si impenna, i suoi effetti si ripercuotono sulle famiglie prima che sulle rilevazioni economiche. Abbiamo bisogno di sofisticati sistemi di diagnosi precoce, in grado di individuare strozzature nell'approvvigionamento e anomalie nella trasmissione dei prezzi, prima di tradursi in bollette di riscaldamento e generi alimentari inaccessibili. Le famiglie più vulnerabili agli shock economici sono proprio quelle con la minore capacità di assorbire tali shock, una realtà che impone di eseguire una mappatura dettagliata delle vulnerabilità per garantire una protezione mirata.

In secondo luogo, la capacità di bilancio deve passare dalla risposta di emergenza alla stabilizzazione integrata. Lo strumento NextGenerationEU ha suscitato grande impressione, ma era uno strumento di emergenza. Meccanismi permanenti di stabilizzazione del bilancio con il controllo della società civile garantirebbero che le risposte alle crisi proteggano le persone più a rischio. Quando la governance economica ignora gli effetti distributivi, la tensione che ne deriva a livello sociale compromette proprio la resilienza che cerchiamo di costruire. Le condizionalità sociali nei finanziamenti dell'UE non dovrebbero essere considerate ostacoli burocratici, bensì potrebbero garantire che la crescita economica si traduca in un miglioramento del tenore di vita per tutti.

In terzo luogo, l'integrazione dei mercati deve accelerare là dove è più importante per i consumatori. Costi energetici ben maggiori di quelli dei concorrenti non si riflettono solo sugli indicatori macroeconomici, ma anche sulle bollette mensili a carico delle famiglie in tutta Europa. Gli investimenti strategici nelle infrastrutture transfrontaliere e nell'integrazione del mercato dell'energia non sono solo obiettivi economici astratti, ma un sostegno tangibile per le famiglie e le imprese che subiscono pressioni in termini di costo della vita.

Elaborare la politica economica senza il contributo della società civile è come navigare senza conoscere le zone che si attraversano, tecnicamente possibile ma poco avveduto sul piano pratico. Quando le politiche sono concepite con la piena partecipazione di coloro che ne subiranno le conseguenze, esse producono sempre risultati migliori. Tali consultazioni non devono essere mere formalità; bisogna mettere in azione l'intelligenza collettiva della società civile organizzata durante l'intero ciclo politico.

In Europa occorre modernizzare, e non già abbandonare, la nostra competitiva economia sociale di mercato. La scelta tra competitività e protezione dei cittadini è promossa da coloro che hanno un'immaginazione economica limitata. Le sfide future richiedono una creatività istituzionale che ponga la resilienza economica e il benessere delle persone al centro della governance economica dell'Europa.

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L'OSPITE A SORPRESA

In seguito al tradimento dell'America, l'Europa è posta di fronte a una scelta molto chiara: o difendere l'Ucraina oggi come se dovesse difendere sé stessa, o affrontare l'esercito russo domani sul proprio territorio. Combattere non sarà facile, ma nessuna battaglia è persa prima ancora che abbia inizio. Resta da vedere quanti tra gli europei saranno al nostro fianco, scrive la nostra ospite a sorpresa, la giornalista ucraina Tetyana Ogarkova.

In seguito al tradimento dell'America, l'Europa è posta di fronte a una scelta molto chiara: o difendere l'Ucraina oggi come se dovesse difendere sé stessa, o affrontare l'esercito russo domani sul proprio territorio. Combattere non sarà facile, ma nessuna battaglia è persa prima ancora che abbia inizio. Resta da vedere quanti tra gli europei saranno al nostro fianco, scrive la nostra ospite a sorpresa, la giornalista ucraina Tetyana Ogarkova.

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In seguito al tradimento dell'America, l'Europa è posta di fronte a una scelta molto chiara: o difendere l'Ucraina oggi come se dovesse difendere sé stessa, o affrontare l'esercito russo domani sul proprio territorio. Combattere non sarà facile, ma nessuna battaglia è persa prima ancora che abbia inizio. Resta da vedere quanti tra gli europei saranno al nostro fianco, scrive la nostra ospite a sorpresa, la giornalista ucraina Tetyana Ogarkova.

Tetyana Ogarkova è una giornalista e saggista ucraina, specialista di letteratura. Vive a Kiev. È responsabile del dipartimento internazionale dell'Ukraine Crisis Media Center e co-conduttrice del podcast "Explaining Ukraine". È anche docente all'Università Mohyla di Kiev e ha conseguito un dottorato in letteratura all'Università di Parigi-XII Val-de-Marne. 

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UN'EUROPA DELLA DIFESA: UNA CORSA CONTRO IL TEMPO

di Tetyana Ogarkova

All'inizio di marzo di quest'anno ho lasciato Kiev con il cuore gonfio di dolore. Ero diretta in Francia per due giorni, per partecipare a un convegno sull'Ucraina. Non ho quindi potuto essere presente a un'importante cerimonia che si è svolta nella nostra capitale. Una nostra amica, la poetessa Svitlana Povalyaeva, avrebbe tenuto a Maidan, la piazza al centro della città, la cerimonia per dare l'estremo saluto al suo primogenito Vassyl, caduto in guerra all'età di 28 anni. Il fratello minore Roman era stato ucciso nell'estate del 2022, nella battaglia per la liberazione della regione di Kharkiv. Aveva 24 anni. 

di Tetyana Ogarkova

All'inizio di marzo di quest'anno ho lasciato Kiev con il cuore gonfio di dolore. Ero diretta in Francia per due giorni, per partecipare a un convegno sull'Ucraina. Non ho quindi potuto essere presente a un'importante cerimonia che si è svolta nella nostra capitale. Una nostra amica, la poetessa Svitlana Povalyaeva, avrebbe tenuto a Maidan, la piazza al centro della città, la cerimonia per dare l'estremo saluto al suo primoge...Leggi

di Tetyana Ogarkova

All'inizio di marzo di quest'anno ho lasciato Kiev con il cuore gonfio di dolore. Ero diretta in Francia per due giorni, per partecipare a un convegno sull'Ucraina. Non ho quindi potuto essere presente a un'importante cerimonia che si è svolta nella nostra capitale. Una nostra amica, la poetessa Svitlana Povalyaeva, avrebbe tenuto a Maidan, la piazza al centro della città, la cerimonia per dare l'estremo saluto al suo primogenito Vassyl, caduto in guerra all'età di 28 anni. Il fratello minore Roman era stato ucciso nell'estate del 2022, nella battaglia per la liberazione della regione di Kharkiv. Aveva 24 anni.

Sono salita sul treno con un nodo allo stomaco, lasciando a casa i miei tre bambini. Non era la prima volta che decidevo di trascorrere un breve periodo all'estero durante la guerra. Questa volta, però, ero davvero in preda al terrore.

Sapevo bene che, se ci fosse stato un pericolo imminente per l'arrivo di missili balistici russi, il sistema di allerta del mio cellulare non me lo avrebbe segnalato. Per alcuni giorni sarei stata a 2 000 chilometri da casa, senza poter avere nessuna informazione sull'incolumità di mia figlia. Era una situazione intollerabile.

L'eventuale mancata attivazione del sistema di allarme sarebbe stata dovuta al blocco dei servizi di intelligence da parte degli Stati Uniti a favore dell'Ucraina, anche per l'individuazione precoce di missili balistici lanciati dal territorio russo. Il governo statunitense ha anche sospeso gli aiuti militari, arrivando persino a bloccare equipaggiamenti già inviati in Polonia.

Pochi giorni dopo sono rientrata in Ucraina. Durante la mia breve assenza si sono svolti negoziati tra le delegazioni ucraina, statunitense e saudita. L'Ucraina era pronta a un cessate il fuoco totale e immediato – se la Russia avesse fatto altrettanto. Donald Trump era soddisfatto. Il sostegno dell'intelligence americana è stato ripristinato, insieme agli aiuti militari concordati durante l'amministrazione Biden.

Ma la fiducia è venuta meno. Una volta che si è stati traditi, è difficile fingere che vada tutto bene.

L'Europa condivide con noi questa sensazione di aver subìto un tradimento? L'èra della protezione offerta dalla NATO, garante della sicurezza sotto la guida degli Stati Uniti, è finita. Il popolo del MAGA ci sta voltando le spalle. Hanno l'intenzione di ridurre al minimo la loro presenza militare e umanitaria in Europa e stanno facendo uscire a poco a poco la Russia, che è l'aggressore, dal suo isolamento diplomatico ed economico.

Se Trump vuole che si arrivi a un cessate il fuoco in Ucraina nel più breve tempo possibile, e poco importa come, è perché non ritiene importante il dramma che vive oggi l'Ucraina. Tutto quello che vuole è ridurre al minimo i costi per il bilancio del suo paese. Gli Stati Uniti non partecipano più a riunioni come quelle che si sono tenute presso la base di Ramstein, mentre per il 2025 non è previsto l'invio di nuova assistenza militare da parte del governo statunitense.

La pace al prezzo della sconfitta dell'Ucraina non turba i sonni dell'amministrazione statunitense. Gli inviati Steve Witkoff e Keith Kellogg propongono piani per smembrare l'Ucraina in due o tre zone distinte – sul modello della sorte toccata alla Germania nel secondo dopoguerra, dopo la fine del nazismo. Come se l'Ucraina fosse il paese aggressore sconfitto in guerra.

Ma la minaccia incombe anche sull'Europa. Se Trump intende ridurre le truppe statunitensi di stanza in Europa e chiede a ciascun paese membro della NATO di versare una quota del 5 % del PIL per il bilancio della difesa, è perché ritiene che la difesa dell'Europa sia un problema dell'Europa.

La Russia sta a guardare. Per la Russia, una NATO senza la leadership degli Stati Uniti non è né una forza di difesa né un deterrente. Quanto tempo sarebbe necessario per costruire un'"Europa della difesa" in grado di garantire autonomamente la propria sicurezza? Se l'interrogativo vi appare eccessivamente teorico, provate a rispondere a quest'altra domanda: quanti, tra gli europei, prenderanno le armi per difendere i paesi baltici se la Russia lancerà un attacco dopo le sue manovre di addestramento in Bielorussia nel settembre 2025?

In seguito al tradimento dell'America, l'Europa è posta di fronte a una scelta molto chiara: o difendere l'Ucraina oggi come se dovesse difendere sé stessa, o affrontare l'esercito russo domani sul proprio territorio. Combattere non sarà facile, ma nessuna battaglia è persa prima ancora che abbia inizio.

Mi hanno molto colpito i risultati di un sondaggio dell'opinione pubblica ucraina condotto a fine marzo: oltre l'80 % degli ucraini è disposto a continuare a battersi contro la Russia, anche senza il sostegno degli Stati Uniti.

Resta da vedere quanti tra gli europei saranno al nostro fianco.

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Notizie dal CESE

Il CESE unisce le forze con la Commissione per difendere la società civile

In un dibattito con Michael McGrath, commissario per la Democrazia, la giustizia, lo Stato di diritto e la tutela dei consumatori, il CESE ha messo in guardia contro gli sforzi in atto per mettere a tacere, screditare e indebolire coloro che difendono la democrazia, la giustizia sociale e i diritti fondamentali, e ha manifestato la sua disponibilità a unire le forze con la Commissione per proteggere la società civile europea e combattere la polarizzazione.

In un dibattito con Michael McGrath, commissario per la Democrazia, la giustizia, lo Stato di diritto e la tutela dei consumatori, il CESE ha messo in guardia contro gli sforzi in atto per mettere a tacere, screditare e indebolire coloro che difendono la democrazia, la giustizia sociale e i diritti fondamentali, e ha manifestato la sua disponibilità a unire le forze con la Commissione per proteggere la società civile europea e combattere la polarizzazione.

Il Co...Leggi

In un dibattito con Michael McGrath, commissario per la Democrazia, la giustizia, lo Stato di diritto e la tutela dei consumatori, il CESE ha messo in guardia contro gli sforzi in atto per mettere a tacere, screditare e indebolire coloro che difendono la democrazia, la giustizia sociale e i diritti fondamentali, e ha manifestato la sua disponibilità a unire le forze con la Commissione per proteggere la società civile europea e combattere la polarizzazione.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) è pronto a svolgere un ruolo attivo nella futura strategia per la società civile che la Commissione europea sta mettendo a punto per rafforzare la democrazia e lo spazio della società civile e per unire comunità divise in tutta l'UE. Di fronte ai crescenti attacchi contro gruppi della società civile e media indipendenti, il CESE è impegnato a reagire e a contribuire a proteggere le fondamenta di una società libera e aperta.

"Il CESE è determinato a difendere e proteggere la società civile e a conferirle maggiori poteri e responsabilità. In quanto Casa della società civile europea, non rimarrà osservatore passivo. Si opporrà attivamente agli sforzi volti a indebolire lo spazio della società civile. Promuoverà un maggiore sostegno, una migliore protezione e un riconoscimento più ampio del ruolo della società civile nel rafforzare le nostre democrazie", ha sottolineato il Presidente del CESE Oliver Röpke alla sessione plenaria del Comitato del 27 marzo scorso, nel cui quadro si è svolto un dibattito ad alto livello con il commissario McGrath sul superamento delle polarizzazioni nelle nostre società.

Röpke ha osservato che le ONG e i movimenti di base si trovano sempre più spesso di fronte ad arretramenti della democrazia, a leggi restrittive, a campagne diffamatorie e ad azioni legali strategiche tese a mettere a tacere il dissenso e che rientrano in uno sforzo più ampio volto a screditare e indebolire coloro che difendono la democrazia, la giustizia sociale e i diritti fondamentali.

Facendo riferimento alle recenti accuse rivolte a ONG ambientaliste da alcuni eurodeputati, Röpke ha sottolineato che è particolarmente allarmante che gli attacchi non provengano soltanto dall'esterno delle nostre istituzioni, ma anche, in alcuni casi, dal loro stesso interno.

Il commissario McGrath ha affermato che il CESE si trova in una posizione ideale per dare un contributo molto prezioso agli sforzi della Commissione volti a rafforzare la democrazia e a colmare le divisioni all'interno della società. Secondo il commissario, il modo migliore per combattere la polarizzazione è quello di potenziare il ruolo dei cittadini europei e di farli sentire rappresentati: "La realizzazione di questo obiettivo ci consentirà di accrescere la vicinanza tra le nostre comunità, le nostre società e l'Unione stessa. In ogni cosa che facciamo sappiamo che il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile continuerà a essere fondamentale".

La nuova strategia dell'UE per la società civile, annunciata nel programma di lavoro della Commissione per il 2025, sosterrà e proteggerà le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani e darà loro maggiori poteri e responsabilità.

Nel dibattito in sessione plenaria sono stati inoltre presentati i principali risultati della Settimana della società civile 2025 del CESE, dedicata al tema Rafforzare la coesione e la partecipazione nelle società polarizzate. Tra gli oratori intervenuti Brikena Xhomaqi, copresidente del gruppo di collegamento, che ha presentato le principali richieste emerse dall'evento, Richard Vaško dell'Associazione slovacca per il dibattito, uno dei vincitori del Premio per la società civile, e Kristýna Bulvasová, attivista per le questioni giovanili, che ha presentato le principali raccomandazioni scaturite dall'appuntamento annuale del CESE dedicato ai giovani, La vostra Europa, la vostra opinione! (YEYS).(ll)

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Il CESE chiede un programma di lavoro dell'UE più ambizioso e inclusivo

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha chiesto che il programma di lavoro della Commissione europea per il 2025, che definisce le priorità legislative e politiche dell'UE, si concentri sulla resilienza economica, l'equità sociale e la sostenibilità. Nel corso di un dibattito in sessione plenaria con il commissario per l'Economia e la produttività Valdis Dombrovskis, il CESE – che svolge un ruolo cruciale nella definizione del programma di lavoro – ha riaffermato il suo impegno a contribuire allo sviluppo di un programma che affronti le sfide urgenti, costruendo nel contempo un'Unione europea più inclusiva e più lungimirante.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha chiesto che il programma di lavoro della Commissione europea per il 2025, che definisce le priorità legislative e politiche dell'UE, si concentri sulla resilienza economica, l'equità sociale e la sostenibilità. Nel corso di un dibattito in sessione plenaria con il commissario per l'Economia e la produttività Valdis Dombrovskis, il CESE – che svolge un ruolo cruciale nella definizione del programma di lavoro – ha riafferm...Leggi

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha chiesto che il programma di lavoro della Commissione europea per il 2025, che definisce le priorità legislative e politiche dell'UE, si concentri sulla resilienza economica, l'equità sociale e la sostenibilità. Nel corso di un dibattito in sessione plenaria con il commissario per l'Economia e la produttività Valdis Dombrovskis, il CESE – che svolge un ruolo cruciale nella definizione del programma di lavoro – ha riaffermato il suo impegno a contribuire allo sviluppo di un programma che affronti le sfide urgenti, costruendo nel contempo un'Unione europea più inclusiva e più lungimirante.

Nel dicembre 2024 il CESE ha presentato il suo contributo al programma di lavoro, intitolato Avanti insieme: un'Unione più coraggiosa, più semplice e più rapida. Con questo documento il Comitato intende affrontare con determinazione le sfide economiche e geopolitiche dell'UE. Ogni anno, attraverso ampie consultazioni e raccomandazioni, il CESE perfeziona il programma di lavoro per garantire che sia pienamente al servizio dei cittadini e delle imprese d'Europa.

Il Presidente del CESE Oliver Röpke ha espresso la sua piena soddisfazione per l'intensa collaborazione con la Commissione europea e ha riconosciuto gli sforzi da essa profusi, ma ha anche chiesto un approccio più ambizioso e inclusivo. "Manteniamo il nostro impegno a definire politiche che promuovano la stabilità economica, l'equità sociale e i valori democratici", ha dichiarato.

Il commissario Dombrovskis ha ribadito che il programma di lavoro della Commissione per i prossimi cinque anni è teso a rafforzare la competitività economica e la sicurezza. "Agire per ridurre la burocrazia è un elemento importante per costruire un'Europa più competitiva. Il nostro programma di semplificazione consiste nel garantire che le regole dell'UE contribuiscano al conseguimento dei nostri obiettivi economici, sociali, ambientali e di sicurezza, e non siano invece un ostacolo", ha dichiarato.

Le principali priorità per il 2025

Crescita economica e competitività

Il programma di lavoro si concentra sulle riforme strutturali, sul nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP) e sul rafforzamento dei mercati dei capitali. Il CESE raccomanda di adottare un approccio più ampio alla resilienza economica, affrontando problemi quali il rallentamento della crescita, la crisi del costo della vita e la crescente incertezza geopolitica.

Una regolamentazione più intelligente, non solo ridotta

Il CESE sostiene l'impegno della Commissione a ridurre gli oneri amministrativi, ma avverte che la semplificazione normativa non deve andare a scapito della protezione sociale o delle norme ambientali.

Stimolare l'innovazione e gli investimenti

Con un forte accento sulle reti digitali, sull'IA e sulle tecnologie quantistiche, il programma di lavoro considera prioritaria la leadership tecnologica dell'UE. Il CESE esorta la Commissione a creare condizioni che impediscano il deflusso di capitali e promuovano gli investimenti a lungo termine in Europa.

Un'Europa più equa e più verde

Nell'affrontare sfide quali la carenza di competenze, la sicurezza alimentare e la finanza sostenibile, il programma di lavoro è teso a rafforzare la sostenibilità sociale e ambientale. Il CESE sottolinea l'importanza di politiche volte a promuovere la coesione sociale e una transizione digitale giusta.

Prepararsi all'allargamento e al futuro

Man mano che l'UE si prepara a un possibile allargamento dopo il 2028, il programma di lavoro delinea piani per la stabilità finanziaria e politica. Il CESE insiste sulla necessità di integrare le prospettive della società civile per garantire che le politiche rispondano alle esigenze di tutti gli europei. (tk)

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La nuova visione dell'UE per l'agricoltura è un passo avanti incoraggiante per la difesa degli agricoltori

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore la nuova Visione per l'agricoltura e l'alimentazione della Commissione europea, una tabella di marcia per la riforma volta a rafforzare le posizioni degli agricoltori e a costruire sistemi alimentari sostenibili. Tuttavia, il CESE raccomanda una politica agricola comune (PAC) più ambiziosa.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore la nuova Visione per l'agricoltura e l'alimentazione della Commissione europea, una tabella di marcia per la riforma volta a rafforzare le posizioni degli agricoltori e a costruire sistemi alimentari sostenibili. Tuttavia, il CESE raccomanda una politica agricola comune (PAC) più amb...Leggi

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore la nuova Visione per l'agricoltura e l'alimentazione della Commissione europea, una tabella di marcia per la riforma volta a rafforzare le posizioni degli agricoltori e a costruire sistemi alimentari sostenibili. Tuttavia, il CESE raccomanda una politica agricola comune (PAC) più ambiziosa.

La visione, discussa nella sessione plenaria del CESE del 27 marzo, comprende misure volte a rafforzare il potere contrattuale degli agricoltori, aumentare la trasparenza della catena di approvvigionamento e migliorare il dialogo sulla politica alimentare. Christophe Hansen, commissario europeo per l'Agricoltura, l'ha descritta come una "risposta mirata alla richiesta di un settore agroalimentare competitivo, equo e resiliente" e ha sottolineato l'importanza di collaborare strettamente con tutte le parti interessate, compresa la società civile.

Il Presidente del CESE Oliver Röpke ha osservato che la visione rispecchia molte delle priorità del CESE. "Riconosce il ruolo chiave di tutti gli attori del settore agroalimentare nel garantire la sostenibilità e la competitività", ha dichiarato, aggiungendo che in alcuni settori le raccomandazioni del CESE sono andate oltre le proposte della Commissione.

I membri del CESE hanno accolto con favore le iniziative volte a rafforzare il ruolo dei produttori nei negoziati e nei contratti. "I contratti scritti con clausole di rinegoziazione aumenteranno la trasparenza e il potere contrattuale degli agricoltori", ha dichiarato Stoyan Tchoukanov, relatore del parere del CESE Modifica del regolamento recante organizzazione comune dei mercati (OCM) dei prodotti agricoli sul rafforzamento della posizione dei produttori nella negoziazione e nella conclusione dei contratti.

La Commissione prevede inoltre di rafforzare la cooperazione in tutto il sistema alimentare, promuovendo una produzione sostenibile e regimi alimentari più sani. Emilie Prouzet, relatrice del parere del CESE Nuove norme sulla repressione transfrontaliera delle pratiche commerciali sleali, ritiene che si tratti di un primo passo per sostenere gli agricoltori evitando nel contempo l'incertezza giuridica.

La visione comprende un impegno a favore di un nuovo sistema di gestione dei rischi e delle crisi a livello dell'UE, in linea con le richieste del CESE di strumenti più solidi per gestire gli shock ambientali, di mercato e climatici. Si prevede inoltre una futura strategia per il ricambio generazionale, che sosterrebbe i giovani agricoltori nell'accesso alla terra, nelle competenze in materia di investimenti e nelle infrastrutture rurali.

Nonostante l'ampio sostegno, permangono preoccupazioni. I partecipanti al dibattito hanno rilevato le sfide da affrontare nel dibattito sulla riforma della PAC dopo il 2027 senza chiarezza sul prossimo bilancio dell'UE. Il CESE chiede inoltre una più rigorosa applicazione delle condizionalità sociali e avverte che la visione non affronta pienamente questioni quali la concentrazione del mercato e la speculazione finanziaria che incidono sui prezzi dei prodotti alimentari.

Il CESE ha ribadito il suo ruolo di partner fondamentale per trasformare la visione della Commissione in politica. E si è impegnato a proseguire la collaborazione per garantire il rispetto degli interessi degli agricoltori, dei produttori, dei lavoratori e dei consumatori nel plasmare il futuro dell'agricoltura dell'UE. (ks)

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Dal patto europeo per gli oceani può nascere un'economia blu sostenibile?

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha dato il suo appoggio al patto europeo per gli oceani, e ha esortato la Commissione europea ad assicurarsi che il patto vada oltre la dichiarazione d'intenti e si trasformi in un quadro operativo solido. 

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha dato il suo appoggio al patto europeo per gli oceani, e ha esortato la Commissione europea ad assicurarsi che il patto vada oltre la dichiarazione d'intenti e si trasformi in un quadro operativo solido.

Il patto deve allinearsi alle politiche esisten...Leggi

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha dato il suo appoggio al patto europeo per gli oceani, e ha esortato la Commissione europea ad assicurarsi che il patto vada oltre la dichiarazione d'intenti e si trasformi in un quadro operativo solido.

Il patto deve allinearsi alle politiche esistenti dell'UE, come il Green Deal, la strategia per l'economia blu e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, bilanciando crescita economica, protezione dell'ambiente e giustizia sociale.

I cambiamenti climatici, l'inquinamento e la pesca eccessiva mettono a rischio gli oceani e le comunità costiere. L'obiettivo del patto è migliorare la governance, stimolare l'innovazione e promuovere un'economia blu sostenibile. I risultati emersi da una recente consultazione pubblica e i contributi della società civile danno atto del crescente sostegno a favore di misure coraggiose e inclusive.

Javier Garat Pérez, relatore del parere del CESE sul patto europeo per gli oceani, ha sottolineato che "nell'Unione europea le comunità costiere si trovano di fronte a una serie di sfide economiche, sociali e ambientali interconnesse. Per affrontare queste sfide dobbiamo promuovere un'economia blu sostenibile e competitiva (anche per quel che riguarda la pesca e l'acquacoltura), mantenere oceani sani, resilienti e produttivi, nonché lavorare a un'agenda globale per la conoscenza, la ricerca, l'innovazione e gli investimenti nel settore marino".

Il CESE chiede una governance semplificata tra le agenzie dell'UE, una migliore pianificazione dello spazio marittimo e investimenti nella ricerca attraverso programmi come Orizzonte Europa. Raccomanda inoltre un piano d'azione per gli "alimenti blu", la sostenibilità della cantieristica navale e una transizione giusta per i lavoratori marittimi. È inoltre essenziale il sostegno al patrimonio costiero e al coinvolgimento dei giovani.

Per la riuscita del patto c'è bisogno di una volontà politica salda e di finanziamenti, oltre all'obbligo di rendere conto. Il patto, se messo in atto correttamente, potrebbe far assurgere l'Europa al rango di leader mondiale nella sostenibilità degli oceani, assicurando così sia la resilienza ecologica che le opportunità economiche. (ks) 

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Porte aperte e sorriso sulle labbra: la Giornata dell'Europa ci chiama e noi siamo pronti ad accogliervi!

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) vi aspetta il 10 maggio per farvi conoscere il cuore e la casa della società civile organizzata europea, presso l'edificio Jacques Delors, Rue Belliard 99, 1040 Bruxelles.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) vi aspetta il 10 maggio per farvi conoscere il cuore e la casa della società civile organizzata europea, presso l'edificio Jacques Delors, Rue Belliard 99, 1040 Bruxelles.

La Giornata dell'Europa di quest'anno è ancora più speciale in quanto ricorre il 75° anniversario della dichiarazione Schuman, il fondamento storico dell'unità e della cooperazione europee. In questa occasione così imp...Leggi

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) vi aspetta il 10 maggio per farvi conoscere il cuore e la casa della società civile organizzata europea, presso l'edificio Jacques Delors, Rue Belliard 99, 1040 Bruxelles.

La Giornata dell'Europa di quest'anno è ancora più speciale in quanto ricorre il 75° anniversario della dichiarazione Schuman, il fondamento storico dell'unità e della cooperazione europee. In questa occasione così importante, il CESE apre le porte per un'intera giornata di attività coinvolgenti, informative e divertenti e per un percorso di scoperta.
Che siate appassionati di politica o giovani menti curiose, abbiamo preparato qualcosa per tutti.

Fate il pieno di timbri nel vostro percorso alla scoperta del CESE:

  • superando le divertenti sfide che vi aspettano a ogni stand tematico;
  • riempite il vostro speciale passaporto con un timbro a ogni stand e,
  • una volta completo, restitutelo per ottenere una ricompensa esclusiva!

Non lasciatevi sfuggire la possibilità di incontrare il Presidente del CESE Oliver Röpke e fare due chiacchiere con lui in uno stand dedicato! 
Il Presidente sarà presente per accogliere i visitatori, rispondere alle vostre domande e condividere la sua visione per la società civile europea: un'opportunità unica per entrare direttamente in contatto con i vertici del CESE.

Per ancora più divertimento vi aspettano:

  • un caricaturista pronto a fare il vostro ritratto;
  • un angolo ludico per i bambini;
  • una simpatica cabina fototessera;
  • una ruota della fortuna con sorprese;
  • e una simulazione di voto in tempo reale per entrare nei panni di un membro del CESE.

Inoltre, potrete scoprire in che modo le nostre sezioni e i nostri gruppi contribuiscono a definire le politiche e i valori dell'UE.

Venite a festeggiare con noi le idee che uniscono l'Europa! In compagnia dei vostri amici, dei vostri familiari o da soli: UN'OCCASIONE DA NON PERDERE!

Non è una semplice visita: chi arriverà curioso ripartirà ispirato.

Per maggiori informazioni sull'intera gamma di attività in programma per la Giornata dell'Europa, consultate la pagina web: Venite il 10 maggio a festeggiate l'Europa insieme a noi! | CESE.

#EuropeDay (kk)

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Segnatevi la data della Settimana verde dell'UE che si terrà in giugno a Bruxelles

La Settimana verde dell'UE, che si svolgerà dal 3 al 5 giugno, sarà dedicata al tema "Un'Europa pulita, competitiva e circolare".

La Settimana verde dell'UE, che si svolgerà dal 3 al 5 giugno, sarà dedicata al tema "Un'Europa pulita, competitiva e circolare".

La Piattaforma europea delle parti interessate per l'economia circolare (European Circular Economy Stakeholders Platform - ECESP), l'iniziativa faro organizzata congiuntamente dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) e dalla Commissione, è ...Leggi

La Settimana verde dell'UE, che si svolgerà dal 3 al 5 giugno, sarà dedicata al tema "Un'Europa pulita, competitiva e circolare".

La Piattaforma europea delle parti interessate per l'economia circolare (European Circular Economy Stakeholders Platform - ECESP), l'iniziativa faro organizzata congiuntamente dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) e dalla Commissione, è orgogliosa di tenere la Settimana verde dell'UE 2025, dedicata alle soluzioni circolari per un'Unione europea competitiva. Il convegno di quest'anno esaminerà i modi in cui l'economia circolare può rafforzare la competitività sostenibile, ridurre i rifiuti e stimolare l'innovazione. Mentre dal 3 al 4 giugno è prevista una serie di dibattiti ad alto livello sugli aspetti politici della circolarità, il 5 giugno di terranno discussioni approfondite con i portatori di interessi sul potenziale di circolarità per realizzare un'Europa competitiva ed efficiente sotto il profilo delle risorse.

La manifestazione sarà anche l'occasione per presentare la relazione sul dialogo con le parti interessate, tenutosi il 10 aprile presso il CESE. Questo evento di prima presa di contatto del convegno ha offerto ai portatori di interessi l'opportunità di confrontarsi su temi quali il patto per l'industria pulita, la strategia per la bioeconomia e l'imminente atto legislativo sull’economia circolare.

È possibile iscriversi alla Settimana verde dell'UE cliccando qui. (ac)

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Notizie dai gruppi

L'Europa ha bisogno di potere finanziario per soddisfare le sue ambizioni

A cura di Antonio García Del Riego, membro del gruppo Datori di lavoro del CESE

L'Europa sta attraversando un momento critico in quanto si trova ad affrontare sfide storiche, con la transizione verde, la guerra alle porte e l'intensificarsi della concorrenza mondiale. Per far fronte a queste sfide servirà qualcosa di più di semplici dichiarazioni politiche. Serviranno fondi e la capacità di mobilitarli, incanalarli e moltiplicarli. In breve, servirà un sistema finanziario forte, competitivo e autonomo. E purtroppo, questo è proprio ciò che ci manca.

A cura di Antonio García Del Riego, membro del gruppo Datori di lavoro del CESE

L'Europa sta attraversando un momento critico in quanto si trova ad affrontare sfide storiche, con la transizione verde, la guerra alle porte e l'intensificarsi della concorrenza mondiale. Per far fronte a queste sfide servirà qualcosa di più di semplici dichiarazioni politiche. Serviranno fondi e la capacità di mobilitarli, incanalarli e moltiplicarli. In breve, s...Leggi

A cura di Antonio García Del Riego, membro del gruppo Datori di lavoro del CESE

L'Europa sta attraversando un momento critico in quanto si trova ad affrontare sfide storiche, con la transizione verde, la guerra alle porte e l'intensificarsi della concorrenza mondiale. Per far fronte a queste sfide servirà qualcosa di più di semplici dichiarazioni politiche. Serviranno fondi e la capacità di mobilitarli, incanalarli e moltiplicarli. In breve, servirà un sistema finanziario forte, competitivo e autonomo. E purtroppo, questo è proprio ciò che ci manca.

La finanza è la linfa vitale di qualsiasi economia moderna. Ogni nuova fabbrica, veicolo elettrico, ampliamento di una struttura ospedaliera o start-up specializzata nelle tecnologie pulite dipende dal fatto che qualcuno si assume il rischio del loro finanziamento. E in Europa, questo "qualcuno" è spesso una banca. Le PMI, che rappresentano il 99 % delle imprese dell'UE, dipendono in larghissima misura dal credito bancario che consente loro di crescere, investire ed esportare. Tuttavia, proprio le istituzioni che costituiscono il fulcro del nostro ecosistema di finanziamento rischiano di essere superate sul piano della competitività e di essere soggette a una regolamentazione eccessiva.

L'Europa parla spesso di "autonomia strategica" nelle infrastrutture energetiche, di difesa e digitali, ma raramente di autonomia finanziaria, come invece dovrebbe fare.

Oggi oltre il 60 % dei servizi bancari d'investimento in Europa è gestito da appena quattro banche americane. Le prossime norme di Basilea IV saranno pienamente applicate nell'UE, ma non negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Giappone. Questa asimmetria pone le banche europee in una situazione di svantaggio competitivo. Se vogliamo che le banche europee finanzino la duplice transizione e sostengano i settori strategici, dobbiamo far sì che competano su un piano di parità.

L'Unione dei mercati dei capitali deve andare oltre la retorica e diventare un vero mercato unico dei risparmi e degli investimenti. Per conseguire tale obiettivo abbiamo bisogno di una regolamentazione intelligente, proporzionata e abilitante, che consenta non solo di proteggere la stabilità e i consumatori, ma anche di stimolare la crescita e la competitività. Questo significa:

  • proporzionalità
  • neutralità tecnologica, e
  • regole basate sui risultati.

L'Europa non può permettersi di essere ingenua. In un mondo sempre più plasmato dalla politica del potere e dai blocchi economici, la potenza finanziaria è sinonimo di sovranità. Gli Stati Uniti e la Cina lo hanno capito e ora dobbiamo capirlo anche noi.

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Dazi, disinformazione e caos: che cosa deve aspettarsi l'Europa?

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

"Per inventare qualunque bugia, [si] deve credere di sapere che cosa è vero." Diversamente dal bugiardo, chi dice stronzate non si preoccupa affatto della verità. Questa citazione del filosofo Harry G. Frankfurt, tratta da Stronzate. Un saggio filosofico, ci sembra particolarmente appropriata dopo che ieri è stato celebrato a Washington il cosiddetto "Giorno della Liberazione". 

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

"Per inventare qualunque bugia, [si] deve credere di sapere che cosa è vero." Diversamente dal bugiardo, chi dice stronzate non si preoccupa affatto della verità. Questa citazione del filosofo Harry G. Frankfurt, tratta da Stronzate. Un saggio filosofico, ci sembra particolarmente appropriata dopo che ieri è stato celebrato a Washington il cosiddetto "Giorno della Liberazione".

Il ...Leggi

a cura del gruppo Lavoratori del CESE

"Per inventare qualunque bugia, [si] deve credere di sapere che cosa è vero." Diversamente dal bugiardo, chi dice stronzate non si preoccupa affatto della verità. Questa citazione del filosofo Harry G. Frankfurt, tratta da Stronzate. Un saggio filosofico, ci sembra particolarmente appropriata dopo che ieri è stato celebrato a Washington il cosiddetto "Giorno della Liberazione".

Il 2 aprile il presidente degli Stati Uniti ha annunciato un dazio forfettario sulle importazioni pari al 10 % per tutti i paesi, più dazi specifici per quelli che definisce come i "trasgressori peggiori". È stato pubblicato un elenco di questi trasgressori, nel quale vengono elencate le quote dei "dazi reciproci" imposti ad altri paesi, tra cui il 20 % previsto per l'UE. Evidentemente, l'idea che tali cifre siano in gran parte prive di senso e certo non rientrino in una definizione minimamente adeguata di dazi reciproci non ha sfiorato in alcun modo il presidente. Né lo interessa il fatto che il disavanzo commerciale dell'UE nel settore dei servizi sia quasi pari al totale degli scambi tra i due blocchi. Va detto che l'esattezza e la precisione non sono mai state al centro dei suoi interessi.

Mentre entriamo in una nuova guerra commerciale basata su scelte insensate, che cosa dovrebbero aspettarsi i cittadini? Certamente un aumento dell'inflazione, tanta incertezza sui mercati e un duro colpo per le industrie europee. Resta ancora da vedere se tutto questo andrà a beneficio dei lavoratori statunitensi.

Al di là dei dazi, l'UE deve proteggere i propri lavoratori e posti di lavoro, attenuando gli impatti iniziali, dovuti non solo ai dazi, ma anche all'incertezza provocata dall'arbitrarietà con cui vengono stabiliti. Ciò significa riattivare la nostra domanda interna e garantire che la ricchezza sia ridistribuita e utilizzata in modo efficace.

Significa anche proteggere le nostre industrie e i nostri settori chiave e investire in essi, diversificare le fonti energetiche, affrontare la crisi del costo della vita e riformare l'UE per rendere efficace il suo processo decisionale. Una società forte e resiliente è l'unico baluardo in grado di impedire che altri Trump spuntino in tutto il continente. Le parti sociali sono una componente fondamentale di tale società. Infatti, uno dei nemici giurati del duo Musk-Trump sono proprio i sindacati, e a ragione.

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I sistemi europei di protezione sociale sono sotto pressione: la relazione Poverty Watch 2024

a cura del gruppo Organizzazioni della società civile del CESE

Lo scorso 8 aprile la rete europea contro la povertà (EAPN) ha presentato la sua ultima relazione sulla povertà, intitolata "Verso un approccio sistemico alla protezione sociale".

a cura del gruppo Organizzazioni della società civile del CESE

Lo scorso 8 aprile la rete europea contro la povertà (EAPN) ha presentato la sua ultima relazione sulla povertà, intitolata "Verso un approccio sistemico alla protezione sociale".

La relazione, che per la prima volta è stata presentata...Leggi

a cura del gruppo Organizzazioni della società civile del CESE

Lo scorso 8 aprile la rete europea contro la povertà (EAPN) ha presentato la sua ultima relazione sulla povertà, intitolata "Verso un approccio sistemico alla protezione sociale".

La relazione, che per la prima volta è stata presentata in occasione di un evento organizzato a Bruxelles insieme con il gruppo Organizzazioni della società civile del CESE, affronta le sfide che devono essere superate per garantire sistemi di protezione sociale forti e resilienti. Ciò è particolarmente importante nel contesto attuale, perché i sistemi di protezione sociale dell'UE fanno fronte ai crescenti vincoli finanziari causati dalle limitazioni della spesa nazionale e dall'aumento delle spese per la difesa e la sicurezza.

La relazione, basata sui rilevamenti di 19 organizzazioni nazionali aderenti all'EAPN, dimostra che un approccio sistemico a una protezione sociale globale ed efficace richiede politiche inserite in strategie integrate di lungo periodo che allineino le dimensioni economica, sociale e ambientale. Tali politiche devono basarsi su prove e dati solidi e su una partecipazione significativa delle persone in condizioni di povertà.

Le reti nazionali dell'EAPN esprimono preoccupazione per i tagli alla spesa sociale. Inoltre, indicatori quali gli elevati livelli di mancata utilizzazione delle prestazioni sociali continuano a destare preoccupazioni circa l'efficienza di politiche che non riescono a raggiungere quanti hanno bisogno delle prestazioni sociali e hanno i titoli per accedervi.

La relazione rileva che la risposta a un mondo in rapida evoluzione, caratterizzato dalla digitalizzazione, dalla guerra, dall'invecchiamento demografico e dai cambiamenti climatici, è stata inadeguata, e sottolinea l'esigenza di ripristinare un approccio sistemico alle politiche sociali.

La direttrice dell'EAPN, Juliana Wahlgren, sottolinea l'urgenza della questione, affermando che: "L'UE deve proteggere lo Stato sociale e dare priorità alla spesa sociale. A tal fine, la relazione Poverty Watch esprime raccomandazioni, tra l'altro, sul reddito minimo, sulla crisi abitativa e sulla transizione energetica. L'efficienza e l'adeguatezza sono essenziali. L'anno prossimo la Commissione europea lancerà la strategia dell'UE contro la povertà, ma questa strategia potrà avere successo solo se gli Stati membri adotteranno un approccio realmente sistemico alla protezione sociale. Nel momento in cui oltre il 20 % della popolazione dell'UE è a rischio di povertà, non possiamo permetterci di continuare con politiche frammentate: la protezione sociale deve essere forte, coordinata ed efficace".

Il presidente del gruppo Organizzazioni della società civile, Séamus Boland, ha dichiarato: "L'eradicazione della povertà richiede un'azione incessante da parte di tutti gli Stati membri. Nell'UE gran parte della povertà è intergenerazionale e può essere particolarmente dura per la vita dei bambini e degli anziani. Per ovviare alle carenze del sistema occorre introdurre misure specifiche concernenti l'istruzione, l'alloggio e gli alti costi dell'energia. In caso contrario, l'UE, in quanto entità politica, avrà difficoltà a mantenere il suo ruolo di depositaria della fiducia dei cittadini."

Krzysztof Balon, vicepresidente del gruppo Organizzazioni della società civile e relatore del parere del CESE sulla prima strategia dell'UE contro la povertà, che è stata annunciata negli orientamenti politici per la Commissione europea per il periodo 2024-2029, ha dichiarato: "Una efficace strategia dell'UE contro la povertà deve basarsi sulle esperienze di persone che fanno fronte alla povertà e rispondere alle loro esigenze. Dovrebbe inoltre sostenere le organizzazioni della società civile e coinvolgerle nella progettazione e nell'attuazione di progetti e misure adeguati per combattere l'esclusione sociale".

Il parere del CESE sarà presentato alla sessione plenaria del CESE del 16 e 17 luglio prossimi.

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Soon in the EESC/Cultural events

Settimana della società civile 2025: la società civile è fondamentale per superare la polarizzazione in Europa

Il peso del rafforzamento della coesione per superare la polarizzazione delle nostre società ricade sulle organizzazioni della società civile, che hanno la forza e la motivazione per proteggere gli spazi civici e democratici. Questo è il messaggio chiave della Settimana della società civile, ospitata per il secondo anno dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) per discutere dell'allarmante tendenza alla polarizzazione diffusa in tutte le società dell'UE.

Il peso del rafforzamento della coesione per superare la polarizzazione delle nostre società ricade sulle organizzazioni della società civile, che hanno la forza e la motivazione per proteggere gli spazi civici e democratici. Questo è il messaggio chiave della Settimana della società civile, ospitata per il secondo anno dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) per discutere dell'allarmante tendenza alla polarizzazione diffusa in tutte le società dell'...Leggi

Il peso del rafforzamento della coesione per superare la polarizzazione delle nostre società ricade sulle organizzazioni della società civile, che hanno la forza e la motivazione per proteggere gli spazi civici e democratici. Questo è il messaggio chiave della Settimana della società civile, ospitata per il secondo anno dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) per discutere dell'allarmante tendenza alla polarizzazione diffusa in tutte le società dell'UE.

Oltre 800 persone, tra cui rappresentanti di organizzazioni della società civile (OSC), ONG e gruppi giovanili, nonché portatori di interessi e giornalisti, si sono riunite al CESE dal 17 al 20 marzo, in onore della Settimana della società civile, per condividere opinioni e discutere di come rafforzare la coesione e la partecipazione nelle società polarizzate.

La Settimana della società civile ha ospitato 14 sessioni organizzate dai membri del gruppo di collegamento del CESE e dai partner della Giornata dell'iniziativa dei cittadini europei (ICE), compresa la cerimonia di consegna del Premio CESE per la società civile. I partecipanti hanno elaborato una serie completa di misure attuabili e richieste fondamentali per rendere le società più coese, tra cui:

  • rafforzare la coesione attraverso l'istruzione, l'educazione e la cultura;
  • fornire alloggi sostenibili e a prezzi accessibili;
  • rafforzare la partecipazione pubblica attraverso l'ICE;
  • garantire una transizione giusta inclusiva e una crescita verde e blu;
  • costruire una solida strategia europea per la società civile;
  • rafforzare il sostegno e i finanziamenti a favore delle organizzazioni della società civile;
  • coinvolgere i giovani nella costruzione di un'Europa più forte e più resiliente;
  • promuovere l'innovazione e la tecnologia per il bene comune.

Alla sessione conclusiva, il Presidente del CESE Oliver Röpke ha dichiarato: "Mentre concludiamo questa seconda edizione della Settimana della società civile, posso affermare che l'energia, la resilienza e l'impegno degli attori della società civile di tutta Europa sono per me una grande fonte di ispirazione. Questa settimana abbiamo dimostrato che, quando la società civile si riunisce, possiamo inventare soluzioni in grado di rafforzare la nostra democrazia, promuovere la coesione sociale e costruire un'Europa realmente al servizio dei suoi cittadini".

Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione europea per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, ha sottolineato il ruolo cruciale che le organizzazioni della società civile svolgono nel guidare le società nel rispetto dei valori fondamentali dell'Europa.

Victor Negrescu, vicepresidente del Parlamento europeo, ha lanciato un risoluto appello all'azione, chiedendo alle organizzazioni della società civile di mostrare la loro forza e di reagire alla retorica aggressiva: "abbiamo bisogno di una società civile forte e di un autentico partenariato tra la società civile e i responsabili decisionali, al fine di costruire insieme una società coerente con un impatto reale sulla vita delle persone".

I rappresentanti delle OSC hanno sottolineato che le società civili non sono semplici prestatori di servizi ma rappresentano una componente essenziale della democrazia e della partecipazione. Nataša Vučković, segretaria generale della Fondazione serba "Centro per la democrazia", ha espresso ottimismo riguardo al fatto che la società civile può svolgere un ruolo fondamentale nella lotta contro le cause profonde e la diffusione delle narrazioni antidemocratiche e antieuropee, sia nell'UE che nei paesi candidati all'adesione. Ma per questo occorre far sì che tutti i cittadini comprendano appieno l'Unione europea e possano trarne vantaggio nella loro vita di tutti i giorni. (at)

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Una diagnosi per l'Europa: la precarietà e l'insicurezza sono la "nuova normalità"

Le nostre società sono rose dal tarlo invisibile di una precarietà generalizzata, che fa sì che le persone si sentano sopraffatte dall'impotenza e in balia di forze che sfuggono al loro controllo, afferma Albena Azmanova, docente universitaria e autrice premiata, nonché l'oratrice che ha pronunciato un forte e vibrante discorso di apertura della Settimana della società civile del CESE. In questa intervista rilasciata a CESE Info analizza per noi le principali cause di questa epidemia, tra cui la tendenza a dare priorità all'uguaglianza rispetto alla stabilità economica.

Le nostre società sono rose dal tarlo invisibile di una precarietà generalizzata, che fa sì che le persone si sentano sopraffatte dall'impotenza e in balia di forze che sfuggono al loro controllo, afferma Albena Azmanova, docente universitaria e autrice premiata, nonché l'oratrice che ha pronunciato un forte e vibrante discorso di apertura della Settimana della società civile del CESE. In questa intervista rilasciata a CESE Info analizza per noi le principali cause di questa...Leggi

Le nostre società sono rose dal tarlo invisibile di una precarietà generalizzata, che fa sì che le persone si sentano sopraffatte dall'impotenza e in balia di forze che sfuggono al loro controllo, afferma Albena Azmanova, docente universitaria e autrice premiata, nonché l'oratrice che ha pronunciato un forte e vibrante discorso di apertura della Settimana della società civile del CESE. In questa intervista rilasciata a CESE Info analizza per noi le principali cause di questa epidemia, tra cui la tendenza a dare priorità all'uguaglianza rispetto alla stabilità economica.

Nel Suo intervento di apertura della Settimana della società civile, Lei ha delineato i contorni di un'epidemia di precarietà che è all'origine del declino delle libertà politiche. L'ha descritta come un male invisibile che ci sta facendo scivolare nella follia. Può spiegarci meglio che cosa intende quando parla di un'"epidemia di precarietà"? Da che cosa nasce?

Oggi le persone sono sempre più esasperate, e nelle società prospere le morti provocate dalla disperazione – in particolare i suicidi sul luogo di lavoro – sono in aumento. Questo fenomeno è la punta più amara e dolorosa, e dunque più visibile, di un "iceberg della precarietà" grande ma invisibile, causato dall'insicurezza dei nostri mezzi di sostentamento. Non è solo il fatto che le persone sono piene di risentimento e che la fiducia nelle istituzioni politiche sta svanendo, anche se è quello che spesso ci sentiamo dire. La sfiducia può essere sana: è il pungolo per chiedere l'assunzione di responsabilità. La rabbia può essere feconda: può far scoccare la scintilla di lotte per la giustizia e sfociare in un cambiamento significativo.

Ma la malattia che affligge oggi le nostre società, quella che nei miei scritti ho definito "precarietà generalizzata", è qualcosa di diverso. Si tratta di un particolare tipo di insicurezza, di una grave forma di impotenza, dal momento che le persone si sentono in balia di forze che sfuggono al loro controllo.

In quanto individui, sperimentiamo la precarietà come incapacità di far fronte agli adempimenti di base della nostra vita. Il sentimento di questa nostra incapacità genera il timore di "cadere", di perdere quello che abbiamo: il nostro lavoro, i nostri risparmi, la nostra capacità di agire e ottenere risultati, il nostro equilibrio psicofisico. Il problema, quindi, non è tanto la povertà o la disuguaglianza, quanto la perdita subita o già messa in conto, il timore di ritrovarsi faccia a terra. È così che le persone vivono la precarietà sulla loro pelle.

Le società sperimentano la precarietà come incapacità di governarsi e di governare le avversità. Prendiamo quello che è accaduto con la pandemia di COVID-19. Come è stato possibile che società prospere, contraddistinte dall'eccellenza sotto il profilo scientifico e avanzate sul piano istituzionale come le nostre abbiano consentito che un problema di salute pubblica, causato da un virus non del tutto sconosciuto e neppure eccessivamente letale, si trasformasse in una grave crisi sanitaria seguita da una crisi economica e sociale? La risposta è che i nostri governi avevano fortemente ridotto gli investimenti pubblici, anche nel settore dell'assistenza sanitaria.

Questo è un altro tratto caratteristico della precarietà, che trae origine da politiche ben precise, da un mix neoliberista di mercati liberi ed economie aperte in cui le decisioni sono fondate sulla redditività. Al fine di garantire la competitività dei singoli Stati o dell'UE nel mercato globale, nell'ambito di una competizione per il profitto su scala planetaria, le élite di centrosinistra e di centrodestra si sono affrettate a ridurre sia la sicurezza del posto di lavoro (per consentire alle imprese la flessibilità che le ha rese competitive) che la spesa per i servizi pubblici. Questo significa che ciascuno di noi deve farsi carico di maggiori responsabilità ma dispone di meno risorse per farvi fronte. Ci viene chiesto di fare di più con meno.

Un esempio: la Commissione europea invita gli Stati membri a fare di più per la giustizia sociale, ma chiede loro anche di ridurre la spesa. Questa discrepanza tra sempre maggiori responsabilità e una continua riduzione delle risorse si traduce in un senso di incertezza e instilla il dubbio sulla nostra capacità di "riuscirci". E non sto parlando di quella salutare incertezza che ci spinge ad avventurarci nel mondo, a valutare le scelte che abbiamo di fronte a noi, a correre dei rischi o a metterci alla prova. No, parlo di una paura che ci paralizza, del timore di perdere i nostri mezzi di sostentamento e della previsione di un futuro più buio.

A Suo parere, a cosa è dovuta l'attuale ascesa di leader autoritari e partiti di destra? Come valuta lo stato delle libertà democratiche e il rispetto dei valori fondamentali dell'UE nell'Europa di oggi?

Il sostegno e l'adesione sempre maggiori a leader e partiti autoritari di destra sono dovuti alla precarietà generata politicamente.  Le persone si sentono insicure e anelano alla sicurezza e alla stabilità; si sentono impotenti, e dunque ripongono le loro speranze in leader forti che, con il pugno di ferro, apportino una stabilità immediata. Ad esempio, aumentino la spesa militare e diano maggiori poteri alla polizia – che è proprio quello che l'UE si accinge a fare.

Il terreno per tutto questo è già stato spianato in precedenza dai partiti centristi, i quali con motivazioni di stampo neoliberista hanno reso le nostre società più precarie. A mio avviso, la responsabilità dell'attuale, deplorevole stato di cose è da imputare soprattutto al centrosinistra. Benché l'appello sbandierato dalla socialdemocrazia sia quello della lotta per la giustizia, esso è stato incentrato sulla lotta contro una determinata forma di ingiustizia: la disuguaglianza. Ma ciò a cui le persone aspirano è la stabilità economica: la capacità di gestire la propria vita e di pianificare il proprio futuro.

Riflettiamoci un momento: potremmo avere società perfettamente egualitarie ma fortemente precarie, e questo è ben lungi da quella che definirei una "società prospera e fiorente". Non solo: le persone non sono necessariamente disposte a eliminare alla radice la disuguaglianza se questo significa essere trattati come perdenti che vengono remunerati (e umiliati) con una piccola quota di ridistribuzione della ricchezza: non vogliono proprio essere dei perdenti, punto e basta.

Nel Suo intervento Lei ha parlato anche di "Olimpiadi tra vittime". Ci può spiegare di che cosa si tratta e perché dovremmo abbandonare questo concetto?

Più o meno negli ultimi cinquant'anni la lotta alla discriminazione ha assunto la forma di una politica identitaria. Gruppi che storicamente erano stati oggetto di discriminazione sono stati trattati come "minoranze protette", offrendo loro uno status più elevato mediante misure di azione positiva (affirmative action) quali promozioni mirate e sistemi di quote. Quando ciò avviene in un contesto di precarietà generalizzata, nel quale i posti di lavoro di qualità e altre risorse scarseggiano, tali gruppi protetti iniziano a competere per queste risorse limitate. In un clima come questo, la condizione di vittima diventa una specie di asso nella manica: quanto maggiore è la percezione di essere una vittima, tanto più forte è la rivendicazione di protezione.

Da un lato, questo è fonte di astio e risentimento tra i gruppi concorrenti, minando la solidarietà. Dall'altro, nessuno ne esce davvero vincitore perché rimane comunque una vittima. Dopotutto, essere vittime e subire discriminazioni è proprio ciò che motiva le richieste di protezione di questi gruppi. Gli unici vincitori di questo sgradevole concorso per l'accesso alle risorse e la protezione speciale sono le élite che elargiscono generosamente il loro patrocinio. Alla fine il risultato è che gruppi privi di potere si combattono come nemici, mentre i loro protettori, cioè le élite politiche, da questi loro conflitti ricavano ancora più potere. 

Alla luce di tutte queste considerazioni, ci spiega perché la società civile è così importante per la salvaguardia della democrazia e delle libertà civili che molti di noi danno per scontate? Perché è la società civile, e non le elezioni democratiche, l'antidoto agli abusi di potere?

Quando votiamo, siamo soli. Avvertiamo acutamente il sentimento della nostra impotenza e le frustrazioni causateci dall'insicurezza, e con il nostro voto diamo voce a questa nostra angoscia. È qui l'origine dell'ascesa dei partiti reazionari in elezioni libere e regolari. La società civile è animata da una logica diversa e dispone di una speciale fonte di potere: il senso di appartenenza a una comunità. Quando siamo insieme ad altri, uniti dal legame di una causa comune, non siamo soli, ci sentiamo meno precari, meno impotenti, perché possiamo fare affidamento sul sostegno dei nostri sodali. Quando avremo ridotto la precarietà, paure e timori scompariranno a poco a poco e potremo guardare al futuro, potremo pensare in grande.

Albena Azmanova è docente di Scienze politiche e sociali presso l'Università di Londra City Saint George's e co-direttrice della rivista "Emancipations". Il suo ultimo libro, "Capitalism on Edge" (2020), ha vinto numerosi premi, e in particolare il Michael Harrington Book Prize, un riconoscimento assegnato dall'American Political Science Association a "un'opera di eccezionale qualità che dimostra come le borse di studio possano essere utilizzate per lottare per un mondo migliore". 

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L'importanza del pensiero critico

"Insegniamo agli studenti che i fatti devono essere verificati, ma anche che sulle opinioni bisogna discutere in maniera rispettosa. Un vero pensiero critico rispetta una pluralità di punti di vista", afferma Richard Vaško dell'Associazione slovacca per il dibattito (SDA), organizzazione vincitrice del Premio CESE per la società civile sul tema della lotta alla polarizzazione con le sue "Olimpiadi del pensiero critico". Richard, il cui progetto si è aggiudicato il primo premio, ci ha raccontato di queste speciali olimpiadi e ci ha spiegato perché insegnare a pensare in modo critico è fondamentale nel mondo di oggi, in cui regnano polarizzazione e disinformazione.

"Insegniamo agli studenti che i fatti devono essere verificati, ma anche che sulle opinioni bisogna discutere in maniera rispettosa. Un vero pensiero critico rispetta una pluralità di punti di vista", afferma Richard Vaško dell'Associazione slovacca per il dibattito (SDA), organizzazione vincitrice del Premio CESE per la società civile sul tema della lotta alla polarizzazione con la sua "Olimpiade del pensiero critico". Richard, il cui progetto si è aggiudicat...Leggi

"Insegniamo agli studenti che i fatti devono essere verificati, ma anche che sulle opinioni bisogna discutere in maniera rispettosa. Un vero pensiero critico rispetta una pluralità di punti di vista", afferma Richard Vaško dell'Associazione slovacca per il dibattito (SDA), organizzazione vincitrice del Premio CESE per la società civile sul tema della lotta alla polarizzazione con la sua "Olimpiade del pensiero critico". Richard, il cui progetto si è aggiudicato il primo premio, ci ha raccontato di queste speciali olimpiadi e ci ha spiegato perché insegnare a pensare in modo critico è fondamentale nel mondo di oggi, in cui regnano polarizzazione e disinformazione.

Potrebbe descrivere una partita o un torneo delle Olimpiadi del pensiero critico e fornirci un esempio di uno dei compiti da eseguire o di una delle domande poste?

Nei tornei delle Olimpiadi del pensiero critico organizzati nelle scuole o a livello regionale, gli studenti partecipano ad alcune prove dalla durata di una-due ore, durante le quali devono risolvere una serie di compiti, avendo pieno accesso a Internet e agli strumenti online di verifica dell'attendibilità delle informazioni. Le sfide vertono sull'alfabetizzazione mediatica, sull'individuazione di manipolazioni, pregiudizi e ragionamenti logici fallaci, sull'interpretazione di dati e studi e sulla formulazione delle proprie argomentazioni.

Ad esempio, in un recente torneo, gli studenti sono stati invitati a elaborare un'argomentazione sull'opportunità di installare telecamere nelle scuole per aumentare la sicurezza, un tema di attualità nel dibattito pubblico slovacco. Un'altra prova invece consisteva nell'analizzare un video di TikTok diventato virale che presentava una teoria del complotto su Taylor Swift e di individuare le caratteristiche tipiche dei pensieri complottisti. In una terza sfida hanno dovuto decidere quale tra i due video proposti fosse stato generato dall'IA e quale fosse invece autentico.

Tutte le prove delle edizioni precedenti sono accessibili al pubblico, in slovacco, all'indirizzo www.okm.sk.

Cosa sperate di ottenere con le Olimpiadi del pensiero critico? Che cosa vi ha indotto ad avviare questa iniziativa?

Il nostro obiettivo è aiutare gli studenti nella fascia d'età in cui iniziano a utilizzare i social media e a fruire di contenuti digitali, affinché sviluppino le competenze necessarie per navigare in questo spazio in modo critico, responsabile e con giudizio. Grazie a un feedback puntuale dopo ogni torneo e a corsi di e-learning di preparazione alle prove, gli studenti acquisiscono abitudini e strumenti trasferibili che possono applicare nella loro vita quotidiana. In ultima analisi, puntiamo a creare una generazione di giovani informati, resilienti alla disinformazione e in grado di condurre un dialogo costruttivo basato sui fatti.

Abbiamo avviato questo progetto per colmare una grave lacuna nel nostro sistema di istruzione: il fatto che l'alfabetizzazione mediatica e il pensiero critico sono ancora ampiamente sottorappresentati nei programmi di studio formali. Oltre la metà degli studenti slovacchi non impara a valutare l'attendibilità delle informazioni. Solo il 16 % dei giovani slovacchi verifica regolarmente le informazioni provenienti dai media. Di conseguenza, il 56 % della popolazione tende a credere a teorie del complotto, se non addirittura a vere e proprie menzogne. Abbiamo voluto cambiare questa situazione introducendo nelle scuole di tutto il paese un'iniziativa scalabile e incisiva.

Perché ritiene che lo sviluppo del pensiero critico sia così importante nel contesto attuale? Abbiamo qualche possibilità di vincere la guerra contro le notizie false?

Le notizie false sono sempre esistite in un modo o nell'altro; oggi però viviamo in un'epoca caratterizzata da un sovraccarico di informazioni senza precedenti. Essendo i social media la principale fonte di informazioni per molti giovani, chiunque può facilmente diffondere disinformazione, cattiva informazione o incitamento all'odio. Imparare a filtrare le informazioni e a orientarsi in questo panorama caotico è diventato una competenza fondamentale per la vita.

Tuttavia, non riusciremo mai a "vincere" completamente la guerra contro le notizie false, poiché sono un bersaglio mobile, in costante evoluzione. Ciò che invece possiamo fare è fornire ai giovani gli strumenti necessari affinché si orientino al meglio in questo ambiente, pongano le giuste domande e riflettano prima di condividere.

Avete ricevuto riscontri sul vostro progetto? Se sì, può farci un esempio?

Dopo ogni torneo raccogliamo riscontri dettagliati e le reazioni sono estremamente positive. Ad esempio, il 93 % degli insegnanti i cui studenti hanno partecipato alle Olimpiadi ha dichiarato che il progetto contribuisce a rendere i propri studenti più resilienti contro la disinformazione e le bufale. Inoltre, il nostro Net Promoter Score – un parametro chiave per valutare la soddisfazione degli utenti – ha raggiunto il valore di +76 nell'ultimo torneo, un punteggio considerato eccellente.

Cosa consiglierebbe ad altre organizzazioni della società civile per ottenere risultati in attività e programmi di questo tipo?

Ogni paese e ogni contesto sono diversi e le organizzazioni locali sanno meglio di chiunque altro cosa funziona per le loro comunità. Ecco però alcuni principi che hanno funzionato bene per noi:

Il primo, e il più importante, è astenersi dal dire ai giovani cosa devono pensare. Un vero pensiero critico rispetta una pluralità di punti di vista. Se gli studenti sentono di essere ignorati o di vedersi imporre le loro opinioni, si disinteressano. Insegniamo loro che i fatti devono essere verificati, ma anche che sulle opinioni bisogna discutere in maniera rispettosa.

In secondo luogo, l'accessibilità e l'inclusività sono fondamentali. Senza non usciamo dalla "nostra bolla" e andiamo oltre le sole scuole d'élite, non riusciremo ad avere un impatto reale. Il nostro programma è gratuito, interamente online, facilmente accessibile e disponibile anche nella lingua della nostra più grande minoranza etnica. Quest'anno il 53 % dei partecipanti proveniva da scuole superiori professionali.

In terzo luogo, occorre pensare alla scalabilità fin dall'inizio e sfruttare le nuove tecnologie per conseguirla. Noi utilizziamo l'IA per valutare risposte aperte, il che ci consente di garantire un'esperienza didattica di alta qualità senza ricorrere a test a scelta multipla. Se da un lato l'era digitale ha comportato gravi sfide, dall'altro ci fornisce anche validi strumenti per affrontarle.

Richard Vaško è membro dell'Associazione slovacca per il dibattito (SDA) da quando ha 12 anni. Durante le scuole superiori ha vinto il campionato nazionale slovacco di dibattito e ha rappresentato la Slovacchia ai campionati mondiali. Si è laureato con il massimo dei voti in Giurisprudenza, politica e filosofia presso l'Università di Warwick, nel Regno Unito, e sta attualmente studiando per ottenere un Master of philosophy – ossia un titolo accademico di ricerca avanzata – in Scienze dell'istruzione (conoscenza, potere e politica) presso l'Università di Cambridge.

Dal 2021 Richard lavora presso la SDA, dove ha fondato le Olimpiadi del pensiero critico, di cui ora è coordinatore. Ha inoltre collaborato con il team di comunicazione strategica del ministero dell'Istruzione slovacco e ha partecipato all'elaborazione di manuali di formazione per insegnanti sull'alfabetizzazione mediatica per l'Istituto nazionale dell'istruzione e della gioventù. Conduce ricerche e organizza una scuola estiva multietnica per bambini svantaggiati in collaborazione con l'istituto Matthias Bel, una ONG specializzata nelle minoranze etniche e nelle comunità Rom emarginate in Slovacchia.

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IL PREMIO CESE PER LA SOCIETÀ CIVILE IN SINTESI

Il Premio CESE per la società civile, fiore all'occhiello del Comitato, è stato assegnato 15 volte. Viene conferito a progetti che applicano un approccio particolarmente creativo e innovativo a questioni di grande rilevanza per l'UE.

Il Premio CESE per la società civile, fiore all'occhiello del Comitato, è stato assegnato 15 volte. Viene conferito a progetti che applicano un approccio particolarmente creativo e innovativo a questioni di grande rilevanza per l'UE.

Possono candidarsi tutte le organizzazioni della società civile ufficialmente registrate nell'Unione europea e operanti a livello locale, regionale, nazionale o europeo. La partecipazione è aperta anche alle persone fisiche c...Leggi

Il Premio CESE per la società civile, fiore all'occhiello del Comitato, è stato assegnato 15 volte. Viene conferito a progetti che applicano un approccio particolarmente creativo e innovativo a questioni di grande rilevanza per l'UE.

Possono candidarsi tutte le organizzazioni della società civile ufficialmente registrate nell'Unione europea e operanti a livello locale, regionale, nazionale o europeo. La partecipazione è aperta anche alle persone fisiche che risiedono nell'UE, nonché alle imprese registrate o attive nell'UE, a condizione che i loro progetti siano rigorosamente non a scopo di lucro.

Per essere ammissibili, le iniziative e i progetti devono essere realizzati nell'UE ed essere già stati attuati o essere ancora in corso quando scade il termine di presentazione delle candidature.

L'obiettivo del Premio è richiamare l'attenzione sullo straordinario contributo della società civile alla creazione di un'identità e di una cittadinanza europee e alla promozione dei valori comuni alla base dell'integrazione europea.

Il tema del Premio cambia ogni anno. Nel 2023 erano i progetti incentrati sulla salute mentale. Nel 2022 il CESE ha eccezionalmente indetto il premio su due temi: i giovani e l'Ucraina. Nel 2021 il premio è andato a progetti climatici volti a promuovere una transizione giusta, mentre nel 2020 è stato sostituito da un Premio speciale per la solidarietà assegnato a chi si era distinto nella lotta contro la pandemia di COVID-19. Negli anni ancora precedenti, il premio è stato dedicato a temi quali la parità di genere e l'emancipazione femminile, le identità e il patrimonio culturale europei e la migrazione.

Nell'ottobre 2024 il CESE ha lanciato il 15o Premio per la società civile dedicato alla lotta contro la polarizzazione dannosa della società europea.

Il tema della polarizzazione è più che mai urgente. In un contesto di molteplici crisi sovrapposte – tra cui la pandemia di COVID-19, la guerra della Russia in Ucraina e la diffusa instabilità sociale ed economica – la sfiducia nelle istituzioni e nelle autorità pubbliche è cresciuta, provocando una dannosa polarizzazione.

La società civile svolge un ruolo fondamentale nel combattere questa sfiducia e nel monitorare i focolai di polarizzazione online e offline, rinforzando la coesione sociale e sostenendo gli ideali democratici. Insieme alle pubbliche autorità e alla società civile, può contribuire a proteggere la democrazia liberale dalle tendenze autoritarie.

Per questo il CESE ha deciso di assegnare il Premio per la società civile di questa edizione a iniziative senza scopo di lucro che mettano in campo efficaci misure di prevenzione, di allerta rapida e (se necessario) di allentamento delle tensioni, volte a garantire il rispetto dei valori democratici e a impedire che la polarizzazione arrechi danni e che le narrazioni unilaterali sfocino in atti di violenza.

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ED ECCO A VOI ... I VINCITORI

La 15a edizione del Premio CESE per la società civile è stato conferito a tre associazioni, provenienti rispettivamente da Slovacchia, Belgio e Francia, per il loro impegno esemplare nella lotta alla polarizzazione negativa in tutta Europa. I vincitori sono stati annunciati il 20 marzo, in una cerimonia di premiazione svoltasi durante la Settimana della società civile.  

La 15a edizione del Premio CESE per la società civile è stato conferito a tre associazioni, provenienti rispettivamente da Slovacchia, Belgio e Francia, per il loro impegno esemplare nella lotta alla polarizzazione negativa in tutta Europa. I vincitori sono stati annunciati il 20 marzo, in una cerimonia di premiazione svoltasi durante la Settimana della società civile...Leggi

La 15a edizione del Premio CESE per la società civile è stato conferito a tre associazioni, provenienti rispettivamente da Slovacchia, Belgio e Francia, per il loro impegno esemplare nella lotta alla polarizzazione negativa in tutta Europa. I vincitori sono stati annunciati il 20 marzo, in una cerimonia di premiazione svoltasi durante la Settimana della società civile.  

Il premio in denaro è stato suddiviso fra i primi tre classificati: 14 000 EUR per l'associazione che si è aggiudicata il primo premio, e 9 000 EUR ciascuna per le associazioni arrivate rispettivamente seconda e terza.

PRIMO PREMIO: Associazione slovacca per il dibattito per "L'Olimpiade del pensiero critico"

L'Associazione slovacca per il dibattito (SDA) è un'organizzazione non governativa, la cui missione è promuovere l'apertura mentale e il pensiero critico e favorire la cittadinanza attiva presso i giovani slovacchi. Attraverso una serie di programmi, l'associazione insegna ai giovani a valutare fatti e opinioni, a formulare le proprie argomentazioni e a riflettere in modo critico sulle informazioni divulgate dai media per trovare fonti credibili. In tal modo, l'organizzazione crea lo spazio per un dibattito pubblico e aperto sulle questioni chiave che la società slovacca si trova ad affrontare.

Uno dei programmi di maggior successo, lanciato nel 2021, è l'Olimpiade del pensiero critico. Il progetto ha già avuto una notevole diffusione, e l'anno scorso vi hanno partecipato quasi 9 000 studenti di oltre 300 scuole. Si tratta di una gara volta ad aumentare la resilienza degli studenti alla disinformazione, che è un fenomeno molto diffuso in Slovacchia: il 61 % degli abitanti non ha fiducia nei media e oltre la metà crede a teorie del complotto. L'Olimpiade punta ad affrontare direttamente questa sfida, diffondendo l'alfabetizzazione mediatica e modificando le abitudini di consumo presso i giovani.

La gara, rivolta ad allievi di tre fasce di età (classi 8-13), presenta loro delle sfide del mondo reale dei media che devono affrontare in tre tornate. I compiti da eseguire sono concepiti in modo da rispecchiare i contenuti ai quali gli studenti possono essere esposti nella loro vita quotidiana. I partecipanti analizzano video di TikTok, verificano contenuti creati dall'IA e valutano post di Instagram, cercando di distinguere tra realtà e disinformazione. Inoltre, prendono parte a un dibattito pubblico in cui devono presentare le loro argomentazioni ai loro pari.

"L'Olimpiade del pensiero critico aiuta a depolarizzare la società insegnando a migliaia di studenti a dialogare con persone che la pensano diversamente, a riconoscere i pregiudizi cognitivi e ad articolare le loro opinioni in modo costruttivo", ha dichiarato Richard Vaško, fondatore e coordinatore del programma. "Rafforzando il pensiero critico e l'alfabetizzazione mediatica attraverso la creazione di competenze, mettiamo i giovani in condizione di resistere alla disinformazione e di sapersi orientare nei dibattiti sociali."

SECONDO PREMIO: Reporters d'Espoirs (Francia) per il Prix Européen Jeunes Reporters d'Espoirs

Reporters d'Espoirs è un'organizzazione senza scopo di lucro, costituita nel 2003. Reporters d'Espoirs ha lanciato l'approccio del "giornalismo delle soluzioni", che è oggi ampiamente praticato e punta a rispondere alle sfide che la società si trova ad affrontare. L'organizzazione incoraggia i giornalisti ad adottare questa mentalità positiva e ricompensa, attraverso una serie di premi, le migliori innovazioni giornalistiche ed editoriali di professionisti del settore e di giovani.

Il premio Prix Européen Jeunes Reporters d'Espoirs è un'iniziativa volta a premiare e formare i giornalisti al giornalismo delle soluzioni in lingua francese. Questo programma multiforme offre ai candidati l'opportunità di imparare a praticare il giornalismo delle soluzioni attraverso un corso online organizzato in collaborazione con la Scuola di giornalismo di Aix-Marsiglia. Ogni candidato è inoltre abbinato a un tutor, che lo aiuta a perfezionare la capacità di scrittura e di parola, e riceve una formazione nell'arte della presentazione. I vincitori vengono invitati a Parigi per un viaggio di studio di 48 ore durante il quale incontrano altri giornalisti ed esperti di tutta Europa che condividono gli stessi principi. Vengono poi prescelti sei vincitori, che ricevono premi per un totale di 10 000 EUR.

"La lotta contro la polarizzazione è inerente al metodo del giornalismo delle soluzioni: consiste infatti nel mostrare la complessità del mondo, la diversità dei soggetti che agiscono a tutti i livelli e in tutti i paesi, insieme o separatamente, descrivendo al tempo stesso la capacità di diffusione di iniziative lanciate a livello locale", ha dichiarato Gilles Vanderpooten, direttore di Reporters d'Espoirs.

Nelle prime tre edizioni del premio sono state ricevute oltre 400 candidature da 25 paesi. L'attuale edizione, la quarta, è in procinto di superare le 300 candidature. L'organizzazione ha già aiutato oltre 75 candidati a perfezionare il loro francese scritto e parlato.

L'idea è facilmente replicabile, e il team sta già discutendo con giornalisti spagnoli, italiani e belgi per collaborare con loro e diffondere ulteriormente l'iniziativa.

"La nostra ambizione è estendere il premio dal mondo francofono ad altri contesti linguistici dell'Unione europea", ha dichiarato Vanderpooten. "Questa è la chiave per coinvolgere sempre più giovani nell'"Europa delle soluzioni".

TERZO PREMIO: FEC Diversité asbl (Belgio) per il progetto ESCAPE GAME EXTREME DROITE pour se désintoxiquer (GIOCO DI FUGA ESTREMA DESTRA per disintossicarsi)

In Europa e nel mondo, le ideologie di destra stanno prendendo piede. I partiti di estrema destra guadagnano terreno, e il populismo è in aumento. L'organizzazione belga senza scopo di lucro FEC Diversité ha messo a punto un metodo, rivolto a insegnanti, sindacati e comuni cittadini, per contrastare questi punti di vista.

ESCAPE GAME EXTREME DROITE pour se désintoxiquer è un gioco di fuga che consente ai giocatori di "disintossicarsi" dalle idee dell'estrema destra in modo divertente e coinvolgente. I giocatori vengono informati di essere stati infettati da ideologie di estrema destra e devono decontaminarsi svolgendo una serie di compiti. Così facendo, imparano in che modo le idee di estrema destra si diffondono e vengono amplificate nella società.

I giocatori vengono suddivisi in quattro distretti, ciascuno con prove specifiche da superare. Nel distretto A i partecipanti tengono discussioni riguardo all'impatto dell'estrema destra sul luogo di lavoro, attraverso interazioni con 19 oggetti. Nel distretto B i giocatori leggono brani di testimonianze autentiche di migranti per comprendere il loro percorso verso l'Europa. Nel distretto C l'audio di un "discorso sull'estrema destra" è accompagnato da una serie di immagini. Nel distretto D i giocatori devono preparare una relazione su un partito di estrema destra, prima di completare dei cruciverba.

In questo gioco immersivo ci sono anche degli assistenti, che indossano tute e maschere antigas e le cui voci sono modificate. Attraverso le diverse sfide, l'idea è quella di stimolare tutti i cinque sensi affinché i partecipanti vivano appieno l'esperienza e siano sensibilizzati ai rischi per la democrazia in Europa.

Dal suo lancio nel giugno 2023, quasi 1 000 giocatori sono stati "disintossicati", e il gioco si è diffuso presso sindacati dei lavoratori, organizzazioni e scuole, sia in Belgio che al di là delle frontiere. Anche dalla Francia e dalla Bulgaria, infatti, sono arrivati dei concorrenti, con l'obiettivo di partecipare al gioco e di ricrearlo altrove.

"Siamo orgogliosi di aver messo a punto uno strumento educativo innovativo che affronta la questione delle idee di estrema destra in modo coinvolgente e interattivo", dichiara Malika Borbouse di FEC Diversité. "Stimolando il dialogo e la riflessione collettiva, la nostra iniziativa ha contribuito a ridurre le tensioni e a promuovere una società più inclusiva."

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Per conoscere alcuni degli altri partecipanti

Quest'anno il premio ha richiamato 58 candidature di persone fisiche, imprese private e organizzazioni della società civile di molti Stati membri dell'UE, con un'ampia distribuzione geografica. 

Quest'anno il premio ha richiamato 58 candidature di persone fisiche, imprese private e organizzazioni della società civile di molti Stati membri dell'UE, con un'ampia distribuzione geografica.

I progetti candidati coprono un'ampia gamma di temi, dal coinvolgimento e dall'emancipazione dei giovani alla coesione e all'inclusione sociali, dall'alfabetizzazione mediatica alla disinformazione, ai diritti umani e alla parità di genere.

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Quest'anno il premio ha richiamato 58 candidature di persone fisiche, imprese private e organizzazioni della società civile di molti Stati membri dell'UE, con un'ampia distribuzione geografica.

I progetti candidati coprono un'ampia gamma di temi, dal coinvolgimento e dall'emancipazione dei giovani alla coesione e all'inclusione sociali, dall'alfabetizzazione mediatica alla disinformazione, ai diritti umani e alla parità di genere.

Molte iniziative affrontano alla radice il problema della polarizzazione, e contribuiscono alla sua prevenzione.

Iniziative come EUth Voices for Social Change, gestita dall'organizzazione senza scopo di lucro Youthmakers Hub in Grecia, mirano a consentire ai giovani di promuovere cambiamenti positivi nelle loro comunità. Questi progetti affrontano il problema della polarizzazione dannosa, costruendo una cultura della tolleranza per incoraggiare la partecipazione a dialoghi costruttivi e la resistenza a narrazioni divisive, ad esempio attraverso l'alfabetizzazione digitale e i podcast.

Altri progetti combattono le narrazioni che incitano la polarizzazione e la radicalizzazione. Essi colmano i divari culturali, etnici e generazionali, affrontano le divisioni della società, promuovono la comprensione e la cooperazione reciproche, tutelano i diritti fondamentali e ispirano la coesione sociale.

DEMDIS Digital Discussion, un'iniziativa lanciata da DEMDIS in Slovacchia, ha creato una nuova piattaforma software per ospitare una discussione digitale equa, anche su temi controversi. Gli utenti esprimono un voto su differenti affermazioni e sono inseriti in vari gruppi di opinione. Attraverso l'individuazione di un terreno comune, il progetto crea ponti tra questi campi polarizzati.

La Guida ai diritti umani della Società baltica per i diritti umani è un esempio di come la società civile può impegnarsi per difendere i diritti fondamentali. La Guida funge da piattaforma per l'educazione ai diritti umani, offrendo spiegazioni in varie lingue su come i diritti umani possono e dovrebbero valere in situazioni specifiche della vita quotidiana.

Tra i contributi di quest'anno figuravano anche differenti approcci culturali e artistici alla lotta alla polarizzazione, come l'Atlante geopolitico della cultura e dei media indipendenti in Europa di Arty Farty. Questa iniziativa segnala temi prioritari per una rete di organizzazioni culturali e mediatiche indipendenti di tutta Europa, quali l'inclusione, la riduzione dei divari territoriali o la necessità di combattere la disinformazione. Ognuno di questi progetti dimostra che la cultura e i media possono avere un ruolo trasformativo nella depolarizzazione della società.

 

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Giornata dell'ICE 2025: l'iniziativa dei cittadini europei deve realizzare tutto il suo potenziale

L'iniziativa dei cittadini europei, pur essendosi dimostrata uno strumento efficace per aumentare la partecipazione delle persone alla vita politica dell'UE, va tuttavia rafforzata per evitare il rischio che le istituzioni dell'UE siano percepite come lontane dal comune cittadino.

L'iniziativa dei cittadini europei, pur essendosi dimostrata uno strumento efficace per aumentare la partecipazione delle persone alla vita politica dell'UE, va tuttavia rafforzata per evitare il rischio che le istituzioni dell'UE siano percepite come lontane dal comune cittadino.

L'iniziativa dei cittadini europei (ICE), che è un meccanismo partecipativo dell'U...Leggi

L'iniziativa dei cittadini europei, pur essendosi dimostrata uno strumento efficace per aumentare la partecipazione delle persone alla vita politica dell'UE, va tuttavia rafforzata per evitare il rischio che le istituzioni dell'UE siano percepite come lontane dal comune cittadino.

L'iniziativa dei cittadini europei (ICE), che è un meccanismo partecipativo dell'UE concepito per rafforzare la democrazia diretta, consente ai cittadini europei (previa raccolta di almeno un milione di firme, con un numero minimo specifico di firmatari in almeno sette Stati membri) di chiedere alla Commissione europea di proporre un atto legislativo in un settore la cui competenza è stata trasferita dagli Stati membri all'UE.

Dal 2012, cioè quando è stato varato il meccanismo dell'ICE, la Commissione europea ha registrato 119 iniziative e i loro organizzatori hanno complessivamente raccolto circa 20 milioni di firme. Finora sono state considerate valide 11 iniziative e la Commissione ha già fornito una risposta a 10 di esse.

La Giornata dell'ICE, organizzata ogni anno dal Comitato economico e sociale europeo (CESE), rappresenta un consesso e una piattaforma importanti in cui gli organizzatori delle ICE già registrate (o di quelle future) e i portatori di interessi possono scambiarsi informazioni, raccontare le loro esperienze e presentare la propria ICE e le proprie attività al pubblico.

Quest'anno la Giornata dell'ICE si è tenuta il 18 marzo, nel quadro della Settimana della società civile.

"L'UE dovrebbe compiere altri passi verso la democrazia partecipativa allo scopo di completare la democrazia rappresentativa. L'iniziativa dei cittadini europei (ICE) è il primo strumento di democrazia partecipativa a livello transnazionale ", ha dichiarato il vicepresidente del CESE responsabile della Comunicazione Laurenţiu Plosceanu.

Secondo la Mediatrice europea Teresa Anjinho, l'ICE è uno strumento potente, ma non ha sfruttato tutte le sue potenzialità. "Dobbiamo migliorare la comunicazione sulle sue finalità e sul suo funzionamento. Occorre intensificare le campagne di sensibilizzazione affinché le persone siano pienamente informate su ciò che un'ICE può – o non può – ottenere e possano quindi agire di conseguenza. Per permettere all'ICE di continuare ad essere uno strumento utile, sono necessarie trasparenza, onestà e comunicazione. Se non riusciamo nel nostro intento, non saremo in grado di mantenere la fiducia in questo strumento, e neanche nel futuro dell'Unione europea", ha dichiarato Anjinho.

Durante la Giornata dell'ICE sono state presentate nove iniziative, tra cui quelle riguardanti l'accesso all'acqua, la sicurezza alimentare, l'aborto, i diritti LGBTQ+, la priorità alla ristrutturazione degli edifici rispetto alla loro demolizione, la protezione dello stato funzionale dei videogiochi, un nuovo sistema per ridurre le emissioni attraverso i crediti di carbonio (Air-Quotas) e nuove norme sanitarie per l'uso dei psicostimolanti a fini terapeutici.

In risposta agli inviti ad assicurare un finanziamento per le iniziative ICE, Adriana Mungiu, responsabile del team ICE presso il Segretariato generale della Commissione, ha esortato gli attivisti a non rimanere in attesa di nuovi stanziamenti di bilancio, peraltro assai lontani dal concretizzarsi, dedicati esclusivamente alle ICE. Ha invece loro raccomandato di attingere in misura maggiore ai fondi disponibili nell'attuale bilancio dell'UE, anche quelli compresi nei capitoli di spesa dedicati al coinvolgimento e alla partecipazione dei cittadini. (at)

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Tre modi per avvicinare gli europei all'Europa grazie all'iniziativa dei cittadini europei

di Daniela Vancic

L'ICE è davvero unica: in nessuna parte del mondo esiste un altro strumento che consenta ai cittadini di avere un impatto diretto sulla legislazione. Essa però non ha ancora ottenuto il giusto riconoscimento atteso da tempo, come spiega Daniela Vancic, responsabile delle attività politiche e di sensibilizzazione per l'Europa presso Democracy International, che condivide con noi tre idee per rendere l'ICE più incisiva.

di Daniela Vancic

L'ICE è davvero unica: in nessuna parte del mondo esiste un altro strumento che consenta ai cittadini di avere un impatto diretto sulla legislazione. Essa però non ha ancora ottenuto il giusto riconoscimento atteso da tempo, come spiega Daniela Vancic, responsabile delle attività politiche e di sensibilizzazione per l'Europa presso Democracy International, che condivide con noi tre idee per rendere l'ICE più incisiva....Leggi

di Daniela Vancic

L'ICE è davvero unica: in nessuna parte del mondo esiste un altro strumento che consenta ai cittadini di avere un impatto diretto sulla legislazione. Essa però non ha ancora ottenuto il giusto riconoscimento atteso da tempo, come spiega Daniela Vancic, responsabile delle attività politiche e di sensibilizzazione per l'Europa presso Democracy International, che condivide con noi tre idee per rendere l'ICE più incisiva.

L'iniziativa dei cittadini europei (ICE) è uno degli strumenti democratici più potenti esistenti nell'UE, secondo solo alle elezioni europee. Coinvolgendo oltre 20 milioni di cittadini nei suoi 13 anni di esistenza, l'ICE si è dimostrata una piattaforma di partecipazione essenziale. Nonostante il suo potenziale, tuttavia, l'ICE raramente ottiene il riconoscimento che merita.

Vi spiego perché l'ICE è importante, e propongo tre idee per renderla ancora più incisiva.

Il ruolo dell'ICE in un mondo polarizzato

Che cos'è che rende l'ICE veramente unica? Non esiste alcuno strumento simile in nessuna parte del mondo. L'ICE consente ai cittadini di influenzare direttamente la legislazione, a patto di ottenere sostegno in almeno sette Stati membri dell'UE. In un momento in cui la polarizzazione politica è in aumento, l'ICE funge da ponte vitale tra i cittadini e i responsabili politici, promuovendo la collaborazione, creando collegamenti e favorendo un cambiamento reale.

Essenzialmente, il fine dell'ICE è quello di ispirare le persone a partecipare alla definizione delle politiche associando gruppi diversi, stimolando il dibattito pubblico e fungendo da cassa di risonanza sulla scena europea. Ad esempio, l'iniziativa La mia voce, la mia scelta, che ha recentemente raccolto oltre un milione di firme, ha mobilitato una rete di attivisti, organizzazioni e personalità pubbliche (comprese personalità internazionali come Barack Obama) e ha suscitato una discussione più generale sui valori fondamentali. Questo tipo di mobilitazione crea un valore duraturo tanto per la democrazia quanto per la causa in questione.

Un'azione tempestiva è fondamentale

L'ICE ha un potenziale democratico enorme, ma perché possa esprimerlo pienamente è essenziale un'azione tempestiva da parte delle istituzioni dell'UE. Sebbene alcune iniziative, come la campagna End the Cage Age (Basta animali in gabbia), abbiano portato a cambiamenti concreti nelle politiche dell'UE, vi è spesso un notevole ritardo tra il sostegno dei cittadini a un'ICE e il relativo seguito legislativo. Questo iato può essere frustrante sia per i cittadini che per la società civile, che rischiano di perdere fiducia nel processo.

Per mantenere vivo lo slancio, l'UE dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di dare la precedenza alle ICE che ricevono un larghissimo sostegno da parte dei cittadini. Sebbene legiferare nell'UE richieda tempo, le ICE che godono di un sostegno chiaro e molto esteso dovrebbero essere trattate con solerzia e attenzione particolari. I cittadini dovrebbero poter vedere le loro idee trasformate rapidamente in azioni, e l'ICE dovrebbe diventare, oltre a uno strumento di influenza, il catalizzatore di un cambiamento tempestivo.

Il ruolo delle organizzazioni della società civile nel promuovere riforme in Europa

Le organizzazioni della società civile sono sempre state al centro dell'ICE, mobilitando i cittadini e sensibilizzando in merito al suo potenziale. Fin dall'inizio, organizzazioni come Democracy International hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo e al sostegno dell'ICE. Il ruolo della società civile, tuttavia, non si ferma qui.

Queste organizzazioni devono continuare a promuovere riforme in grado di rafforzare l'ICE in quanto strumento democratico. Ad esempio, attraverso l'ICE dovrebbe essere possibile proporre modifiche ai Trattati dell'UE, una capacità che è ancora fuori portata ma che potrebbe avere un impatto profondo sul futuro dell'Europa. Le discussioni sulla riforma dei Trattati sono in divenire, e un'idea sempre più condivisa è quella secondo cui l'UE ha bisogno di un trattato idoneo ad affrontare le sfide e le opportunità del nostro tempo. È quindi più che mai importante ampliare il raggio d'azione dell'ICE per garantire che i cittadini abbiano voce in capitolo.

L'ICE come fonte di ispirazione per le politiche

È necessario che l'ICE possa puntare più in alto. Un'idea per permettere all'ICE di esprimere appieno il suo potenziale consiste nel prendere in considerazione le ICE anche quando esse non soddisfano i criteri ufficialmente previsti. Non tutte le grandi idee raggiungeranno la soglia di un milione di firme, ma ciò non significa che non valga la pena prenderle in considerazione. La gestione di una campagna ICE non è un'impresa semplice, soprattutto quando comporta impegnarsi al di là delle frontiere, in molteplici lingue e in svariati paesi. Tuttavia, alcune delle idee migliori potrebbero non disporre delle risorse necessarie per raggiungere l'alta soglia necessaria a decretare il successo di un'ICE.

Ad esempio, l'ICE per la legge sulla tariffa unica per le comunicazioni del 2012 non è "riuscita" secondo la definizione standard, ma ha ispirato la politica del roaming a tariffa nazionale, entrata in vigore cinque anni dopo, a vantaggio di milioni di europei che ora, quando si recano in un altro paese dell'UE, possono usufruire gratuitamente del roaming anche per i dati. Ciò dimostra che anche le ICE che non raccolgono un numero sufficiente di adesioni possono innescare cambiamenti politici. L'UE dovrebbe essere disponibile a prendere in considerazione tutte le idee proposte dai cittadini, anche quelle che non raggiungono la soglia di un milione di adesioni, e a utilizzarle come fonte di ispirazione per la futura legislazione.

Punti fermi principali

L'ICE è uno strumento estremamente prezioso per rafforzare la democrazia in Europa, soprattutto in un momento in cui i valori democratici sono minacciati in tutto il mondo. Consente ai cittadini di portare le loro idee sulla scena europea, mobilitando il sostegno pubblico e generando un impatto significativo. A oltre dieci anni dalla sua introduzione, è giunto il momento di riflettere su come potenziare questo strumento unico e creare un legame più forte e diretto tra i cittadini e le istituzioni.

Con il costante sostegno della società civile, l'ICE può contribuire a costruire un'Unione europea più partecipativa e reattiva, consolidando il suo ruolo di leader mondiale della democrazia.

Daniela Vancic è responsabile delle attività politiche e di sensibilizzazione per l'Europa presso Democracy International, organizzazione nella quale è attiva dal 2017 per sostenere la democrazia partecipativa e diretta. Con oltre dieci anni di esperienza nei processi di partecipazione civica, è una esperta riconosciuta dell'ICE. Nel 2022 è stata tra i curatori del volume Complementary Democracy: The Art of Deliberative Listening [Democrazia complementare – L'arte dell'ascolto deliberativo].

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ICE "La mia voce, la mia scelta": più di 1,2 milioni di firme per il diritto all'aborto

L'iniziativa dei cittadini europei (ICE) "La mia voce, la mia scelta" punta a garantire l'accesso a un aborto sicuro per tutte le donne di ogni Stato membro dell'UE. Questa ICE, avviata nell'aprile 2024 e coordinata dall'organizzazione non-profit slovena Inštitut 8. marec (Istituto 8 marzo), è riuscita a raccogliere oltre un milione di firme con largo anticipo rispetto al termine stabilito. CESE Info ha rivolto delle domande alle organizzatrici dell'ICE in merito all'urgenza della loro campagna nell'attuale clima politico, in cui le donne stanno perdendo sempre più il controllo sui loro diritti riproduttivi.

L'iniziativa dei cittadini europei (ICE) "La mia voce, la mia scelta" punta a garantire l'accesso a un aborto sicuro per tutte le donne di ogni Stato membro dell'UE. Questa ICE, avviata nell'aprile 2024 e coordinata dall'organizzazione non-profit slovena Inštitut 8. marec (Istituto 8 marzo), è riuscita a raccogl...Leggi

L'iniziativa dei cittadini europei (ICE) "La mia voce, la mia scelta" punta a garantire l'accesso a un aborto sicuro per tutte le donne di ogni Stato membro dell'UE. Questa ICE, avviata nell'aprile 2024 e coordinata dall'organizzazione non-profit slovena Inštitut 8. marec (Istituto 8 marzo), è riuscita a raccogliere oltre un milione di firme con largo anticipo rispetto al termine stabilito. CESE Info ha rivolto delle domande alle organizzatrici dell'ICE in merito all'urgenza della loro campagna nell'attuale clima politico, in cui le donne stanno perdendo sempre più il controllo sui loro diritti riproduttivi.

Cosa vi ha spinte ad avviare l'iniziativa "La mia voce, la mia scelta" e qual è il vostro obiettivo finale?

Abbiamo iniziato a riflettere su una campagna che tutelasse il diritto all'aborto in Europa quasi tre anni fa, quando negli Stati Uniti è stata ribaltata la sentenza Roe contro Wade. Le donne statunitensi hanno infatti perso dall'oggi al domani un loro diritto costituzionale, e abbiamo subito capito che bisognava proteggere l'aborto anche in Europa. In Polonia le donne muoiono negli ospedali perché l'interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è quasi completamente proibita. È in quel paese che negli ultimi anni si sono tenute le manifestazioni di protesta più imponenti per il diritto all'aborto. A Malta le donne possono ancora finire in carcere se abortiscono. Quest'anno Giorgia Meloni ha autorizzato i movimenti antiabortisti a protestare all'interno delle cliniche che praticano l'IVG e ad assillare le donne che cercano di abortire. In Europa l'IVG non è accessibile per più di 20 milioni di donne.

È per questo motivo che abbiamo dato avvio alla campagna "La mia voce, la mia scelta". Abbiamo lavorato alla proposta con un'équipe di avvocati internazionali e abbiamo creato una solida rete con organizzazioni di tutta Europa.

Il nostro obiettivo è tutelare il diritto all'aborto a livello dell'UE e migliorare l'accesso all'IVG per le donne che sono costrette a recarsi all'estero – a causa di divieti nel loro paese (come a Malta e in Polonia) o di un'obiezione di coscienza diffusissima (come in Italia e in Croazia) – oppure che semplicemente non hanno i mezzi economici per abortire (ad esempio, in Germania o in Austria).

Il clima politico attuale rappresenta proprio il motivo che rende urgente la nostra campagna. Dobbiamo unire le forze e mostrare che la maggior parte delle persone sostiene il diritto all'aborto ed è contraria alle limitazioni sulla libertà riproduttiva. La maggioranza dei cittadini europei appoggia il diritto all'IVG, e dobbiamo quindi fare fronte comune per proteggere questo diritto.

Quali misure concrete chiedete alla Commissione europea? Come potete raggiungere il vostro obiettivo, dato che la salute umana è un settore di competenza degli Stati membri?

La nostra proposta è che la Commissione europea istituisca un meccanismo finanziario, con partecipazione facoltativa degli Stati membri, che copra i costi delle procedure per l'IVG. Il suo funzionamento sarebbe simile a quello dei programmi per la prevenzione e il trattamento dei tumori.

L'idea è che chiunque debba recarsi in un altro paese per abortire – per le forti restrizioni nel proprio paese o per una diffusissima obiezione di coscienza — non debba pagare di tasca propria. Attualmente migliaia di donne si recano in un altro paese dove talvolta sborsano migliaia di euro per sottoporsi a un'IVG. Non tutte le persone hanno i mezzi economici per farlo.

Forse l'IVG non rientra tra le competenze della Commissione europea, ma i programmi finanziari relativi all'assistenza sanitaria sì, ed è per questo motivo che abbiamo potuto registrare la nostra ICE. 

Perché avete scelto un'ICE per perseguire questo obiettivo? Quanto speranze riponete in una risposta favorevole della Commissione?

La nostra organizzazione slovena (l'Istituto 8 marzo), che coordina la campagna "La mia voce, la mia scelta", ha già maturato una vasta esperienza in materia di iniziative civiche, raccolta di firme e referendum a livello nazionale. Grazie a un meccanismo nazionale per le iniziative civiche, siamo già riuscite a modificare 15 leggi in Slovenia e abbiamo vinto due referendum nazionali. È per questo motivo che volevamo trovare uno strumento analogo di democrazia diretta a livello dell'UE, ed è così che abbiamo preso dimestichezza con l'ICE. Volevamo produrre un cambiamento diretto che avesse un impatto duraturo sui diritti riproduttivi di tutte le persone in Europa, ed è per questo che abbiamo deciso di avviare la raccolta di firme.

Nel corso della campagna abbiamo ottenuto l'appoggio politico di tutti i gruppi politici di centrosinistra del Parlamento europeo (PE), abbiamo ricevuto il sostegno di responsabili politici nazionali di spicco in molti Stati membri dell'UE, e abbiamo instaurato utili legami e rapporti ufficiali con i commissari europei. Ci auguriamo che diano ascolto agli oltre 1,2 milioni di persone che sostengono la nostra iniziativa. 

Come siete riuscite a chiamare a raccolta persone di paesi diversi dell'UE affinché sostenessero l'iniziativa e vi aiutassero nella raccolta delle firme? Quali canali utilizzate per far passare il messaggio?

Nel corso della campagna abbiamo costruito una solida rete di oltre 300 organizzazioni e creato una bella comunità di oltre 2 000 volontari attivi in tutta Europa. Volevamo essere presenti nelle strade di città, borghi e paesi dell'UE, con i nostri volontari pronti a raccogliere firme. Siamo riuscite ad assicurarci una forte presenza online grazie al nostro profilo Instagram, ma utilizziamo anche altri canali, come Facebook, TikTok, YouTube, Bluesky, X e altre piattaforme di social media.

Avete superato il traguardo del milione di firme – necessario per presentare un'ICE alla Commissione – un mese prima della scadenza del termine stabilito. Che tipo di feedback e sostegno, anche di natura economica, avete ricevuto finora?

A dicembre, cioè nove mesi dopo l'avvio della raccolta delle firme, ne avevamo già un milione e abbiamo chiuso la campagna con 1,2 milioni di firme raccolte prima della scadenza del termine.

Siamo riuscite a raccogliere le firme con l'aiuto della nostra rete e della nostra comunità, ma durante tutta la campagna ci siamo anche avvalse di varie opportunità di finanziamento per sostenerla. L'iniziativa "La mia voce, la mia scelta" ha vinto il premio conferito dall'organizzazione Slovensko sociološko društvo (Associazione sociologica slovena) e figura tra i progetti finalisti che concorrono per l'assegnazione del premio SozialMarie. Abbiamo inoltre ottenuto il sostegno di tutti i gruppi politici di centrosinistra del PE e l'appoggio personale di vari europarlamentari, oltre che del vicepresidente del PE Nicolae Ștefănuță, della senatrice francese Melanie Vogel, della presidente slovena Nataša Pirc Musar e del primo ministro sloveno Robert Golob. La campagna ha potuto contare anche sul sostegno di un gran numero di attivisti e persone di vari paesi dell'UE, come Luisa Neubauer (Germania) e Alice Coffin (Francia).

La mia voce, la mia scelta, un'iniziativa che si sta trasformando in uno dei più grandi movimenti femministi d'Europa, comprende oltre 300 organizzazioni, innumerevoli sostenitori e appassionati volontari attivi in tutta l'UE che collaborano per garantire l'accesso a un aborto sicuro nell'Unione europea. 

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Per conoscere la verità sulla guerra, bisogna parlarne con chi la vive sulla propria pelle

Tatiana Povalyaeva ha rappresentato l'Ucraina nell'edizione di quest'anno di La vostra Europa, la vostra opinione! (Your Europe, Your Say! o YEYS) assieme ai suoi studenti. Insegnante in una scuola secondaria di Kharkiv, l'ultima volta che ha tenuto lezione davanti alla sua classe è stata nel febbraio 2022: da allora insegna online. Povalyaeva ci descrive le immense difficoltà del mestiere di insegnante in una città che, trovandosi a soli 40 chilometri dal confine russo, è bersaglio di incessanti attacchi missilistici sin dall'inizio della guerra.

Tatiana Povalyaeva ha rappresentato l'Ucraina nell'edizione di quest'anno di La vostra Europa, la vostra opinione! (Your Europe, Your Say! o YEYS) assieme ai suoi studenti. Insegnante in una scuola secondaria di Kharkiv, l'ultima volta che ha tenuto lezione davanti alla sua classe è stat...Leggi

Tatiana Povalyaeva ha rappresentato l'Ucraina nell'edizione di quest'anno di La vostra Europa, la vostra opinione! (Your Europe, Your Say! o YEYS) assieme ai suoi studenti. Insegnante in una scuola secondaria di Kharkiv, l'ultima volta che ha tenuto lezione davanti alla sua classe è stata nel febbraio 2022: da allora insegna online. Povalyaeva ci descrive le immense difficoltà del mestiere di insegnante in una città che, trovandosi a soli 40 chilometri dal confine russo, è bersaglio di incessanti attacchi missilistici sin dall'inizio della guerra.

Da educatrice, da docente, ci può dire come incide la guerra sulla Sua capacità di insegnare, e in generale sul sistema scolastico in Ucraina?

Oggi a Kharkiv quasi tutte le scuole sono passate alle lezioni online, perché non disponiamo di rifugi sufficienti per garantire la sicurezza dei nostri studenti nelle classi in presenza. Questo è il sistema che seguiamo ormai da tre anni: l'ultima volta che ho visto i miei studenti a scuola è stato il 23 febbraio 2022.  Molti studenti hanno lasciato l'Ucraina: non avevano altra scelta. Adesso vivono in vari paesi europei e, da insegnante, provo una grande tristezza. Sento la mancanza dei miei studenti che – ne sono sicura – devono affrontare tante difficoltà e gestire molte situazioni nuove. Talvolta devono studiare sia in una scuola ucraina che in una scuola del paese ospitante: il fardello sulle loro spalle è enorme. Nel frattempo, chi è rimasto in Ucraina vive in costante pericolo: nessuno merita di vivere così.

Insegnare agli studenti e sostenerli in tempo di guerra è un compito che non avevamo mai affrontato prima. Per me, una delle difficoltà maggiori è il fatto di sentirmi incapace di aiutare alcuni studenti. Le mie conoscenze e la mia esperienza sono talvolta insufficienti per gestire i problemi di salute causati dallo stress e dalle sue conseguenze. Ho osservato profondi cambiamenti nella personalità degli studenti per effetto di disturbi da stress post-traumatico, e in questi casi c'è molto più bisogno di un medico che di un insegnante. È doloroso rendersi conto che non puoi evitare ai tuoi studenti queste avversità. Restiamo tuttavia vicini ai nostri studenti, pronti ad aiutarli, a sostenerli e a prenderci cura di loro.

Un'altra difficoltà consiste nel rimanere resiliente e continuare ad essere un punto di riferimento per i miei studenti, non soltanto per le materie che insegno ma anche in altri aspetti della vita. Un insegnante forte e resiliente può offrire di più agli studenti, ma la domanda è: come conservare questa forza? Gli insegnanti che vivono e lavorano in tempo di guerra hanno bisogno di sostegno come chiunque altro, perché aiutiamo i bambini e i ragazzi, che sono il nostro futuro. Più un insegnante si sente carico di energie positive, più è in grado di fornire sostegno e assistenza agli studenti.

Perché ritiene importante incoraggiare i Suoi studenti a interessarsi alla politica o alla vita civica, oppure a partecipare a eventi internazionali come questo?

Uno dei compiti essenziali dell'insegnante è quello di incoraggiare i propri studenti a svolgere un ruolo attivo. Stimolarli a impegnarsi nella vita politica è ancora più importante, perché la politica ha un impatto significativo sulla vita delle persone. La partecipazione alla vita politica offre un'opportunità preziosa per proporre idee e soluzioni a molti dei problemi che ci troviamo ad affrontare oggi.

Partecipando a eventi internazionali come La vostra Europa, la vostra opinione!, gli studenti possono trovare compagni e sostenitori con cui condividere idee, collaborare per trovare le soluzioni migliori e scambiare esperienze preziose. Senza dubbio, incontrare dei coetanei permette loro di riflettere sul proprio grado di apertura mentale, sui piani, sugli obiettivi e sugli scenari per il futuro, e anche sul tipo di crescita personale di cui potrebbero avere ancora bisogno.

Se potesse rivolgersi ad altri insegnanti o ad altre scuole, quali messaggi vorrebbe far passare in quanto insegnante in Ucraina?

Ai miei colleghi e ai loro studenti vorrei rivolgere solo tre messaggi. In primo luogo, se volete davvero conoscere la verità sulla guerra, parlatene con le persone che la vivono sulla propria pelle.

In secondo luogo, occorre rendersi conto dell'importanza di essere uniti per poter aiutare gli altri ed essere pronti a prevenire eventi catastrofici, ma anche capire quanto sia essenziale far parte di una collettività forte con valori morali, interessi e prospettive per il futuro comuni.

In terzo luogo – e penso che sia la cosa più importante – siamo vivi. Viviamo la nostra vita, lottiamo e otteniamo risultati. Ci miglioriamo, speriamo nel futuro e facciamo di tutto per dimostrare che anche nei momenti più difficili c'è speranza e voglia di vivere. Rispettiamo quanti sacrificano la propria vita per difendere la nostra futura indipendenza e li aiutiamo per quanto possiamo. Siamo grati a tutti coloro che ci aiutano.

Gli studenti ucraini partecipano a numerose manifestazioni e gare, a livello sia nazionale che internazionale (persino alle Olimpiadi), dove ottengono grandi risultati e riconoscimenti a livello mondiale. Allo stesso tempo, stiamo imparando a sopravvivere – fisicamente, intellettualmente ed emotivamente – in condizioni di vita durissime, e questo farà parte della nostra esperienza di vita nel bel mezzo dell'Europa.

Tatiana Povalyaeva, che insegna inglese al Liceo 99 di Kharkiv (Ucraina) da quasi 26 anni, ha partecipato assieme ai suoi studenti all'edizione di quest'anno di "La vostra Europa, la vostra opinione!" (YEYS). 

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Redazione

Ewa Haczyk-Plumley (editor-in-chief)
Laura Lui (ll)

Hanno collaborato a questo numero

Chrysanthi Kokkini (ck)
Claudia-Paige Watson Brown (cpwb)
Daniela Vincenti (dv)
Dimitra Panagiotou (dm)
Ewa Haczyk-Plumley (ehp)
Giorgia Battiato (gb)
Jasmin Kloetzing (jk)
Joanna Harnett (jh)
Katerina Serifi (ks)
Laura Lui (ll)
Leonard Mallett (lm)
Marco Pezzani (mp)
Margarita Gavanas (mg)
Margarida Reis (mr)
Millie Tsoumani (mt)
Pablo Ribera Paya (prp)
Samantha Falciatori (sf)
Parminder Shah (sp)
Thomas Kersten (tk)
Veronika Kadlecová (vk)

Coordinamento

Agata Berdys (ab)
Giorgia Battiato (gb)

 

 

Indirizzo

European Economic and Social Committee
Jacques Delors Building,
99 Rue Belliard,
B-1040 Brussels, Belgium
Tel. (+32 2) 546.94.76
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April 2025
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