L'Europa non deve solo essere salvata, all'Europa va dato un nuovo impulso
Care lettrici/cari lettori,
la crisi causata dall'insorgere della pandemia di COVID-19 si è trasformata in un'emergenza crescente, le cifre e le misure cambiano continuamente in tutta Europa e nel mondo, con ripercussioni sulla società a tutti i livelli.
È la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale che la comunità mondiale si trova a fronteggiare una crisi così drammatica. Nessun governo, in Europa o altrove, può seriamente pensare di trovare da solo una soluzione per una pandemia di queste proporzioni. Tutti gli Stati membri devono unire le loro forze per sostenersi a vicenda e coordinare un'azione concertata. Un approccio frammentario da parte dei singoli paesi dell'UE è sicuramente l'anticamera della catastrofe. Se non adottiamo ora le decisioni giuste, potremmo non avere l'opportunità di correggerle in seguito.
Il nostro primo pensiero va a chi è stato direttamente colpito dalla pandemia, ma vogliamo allo stesso tempo rendere omaggio ai tanti, non solo nel settore sanitario, che sono impegnati nella lotta contro la pandemia di COVID-19, dando prova di coraggio e di un incredibile senso di responsabilità. Dobbiamo sostenere ed elogiare il loro strenuo impegno, garantendo nel contempo misure sanitarie e di sicurezza per tutti loro.
In queste ultime settimane le istituzioni dell'UE hanno lavorato senza sosta alla definizione di un piano di emergenza. Anche il CESE si è adoperato per fornire tempestivamente consulenza e dare il suo contributo, chiedendo un piano di ripresa a tutto campo, comparabile al piano Marshall o al New Deal. Ritengo sia evidente per tutti che, in meno di quattro settimane, l'UE ha fatto più che nei quattro anni successivi alla crisi del 2008, con interventi già decisi stimati a oltre 3 miliardi di euro.
L'Unione europea ha adattato le sue regole economiche, che fino ad oggi apparivano incise nel marmo. Ha creato una possente rete di sicurezza dell'UE forte di oltre 500 miliardi di EUR per proteggere i lavoratori, le imprese e i governi europei e far fronte alle numerose emergenze della crisi generata dalla pandemia. Ha modificato le sue regole economiche, ha attivato la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita, ha esteso la flessibilità per quanto riguarda le norme sugli aiuti di Stato, ha fornito la più grande iniezione di liquidità da parte della BCE (già 870 miliardi di EUR), nonché un ulteriore prestito di 40 miliardi di EUR della Banca europea per gli investimenti e i 37 miliardi di EUR resi disponibili dalla Commissione europea attraverso i Fondi strutturali. Infine, iniziative altrettanto importanti, l'Eurogruppo ha proposto un ulteriore pacchetto, in cui è compreso lo strumento SURE (strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza), a sostegno dei regimi nazionali di assicurazione contro la disoccupazione; un nuovo regime di prestiti della BEI e il possibile ricorso alle linee di credito precauzionali del meccanismo europeo di stabilità per le spese sanitarie straordinarie degli Stati membri della zona euro senza ulteriori condizionalità, garantendo nel contempo il ricorso al meccanismo di sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti degli Stati membri per i paesi che non hanno adottato l'euro.
Ai capi di Stato e di governo rimangono ancora decisioni storiche e cruciali da prendere: l'Europa non deve solo essere salvata, all'Europa va dato un nuovo impulso!
Dopo il voto del Parlamento europeo la scorsa settimana sulle ultime proposte della Commissione volte a contrastare gli effetti della pandemia di COVID-19 nell'UE, e alla luce del robusto pacchetto di misure proposto il 9 aprile scorso dall'Eurogruppo per sostenere l'economia europea, la riunione dei capi di Stato e di governo non può risolversi in un nulla di fatto.
Ho fiducia nel fatto che l'UE abbia ora più che mai l'opportunità e l'obbligo di risorgere dalle sue ceneri come l'araba fenice.
63 anni fa, con la firma del Trattato di Roma, i paesi fondatori dell'Unione europea hanno realizzato un sogno: un continente unito, fondato su una visione comune, principi condivisi e un comune destino.
Lo sforzo globale di ripresa richiederà la collaborazione di tutte le componenti della società. Nel nostro ruolo di organo consultivo e di rappresentanza della società civile organizzata dell'UE, abbiamo il dovere di contribuire a trovare nuove soluzioni nello spirito di una rinnovata solidarietà europea. Abbiamo tutta una serie di opzioni davanti a noi, sebbene i loro contorni non siano ancora ben definiti: linee di credito del MES (meccanismo europeo di stabilità), "corona bond", un Tesoro dell'area dell'euro, e persino spese congiunte una tantum.
L'ultima parte del percorso è spesso la più difficile, ma ora dobbiamo andare fino in fondo per garantire un'Europa più resiliente e sostenibile, che lotti contro le disuguaglianze e tuteli i più vulnerabili, i lavoratori e le imprese, promuova la biodiversità e la transizione verso un'economia circolare e a basse emissioni di carbonio, protegga il mercato unico e attui una nuova strategia digitale. Dobbiamo farlo però, in primo luogo e soprattutto, per preparare il terreno per una vera e propria Unione della salute dell'UE.
Il periodo che stiamo attraversando non ha precedenti: i cittadini, le imprese e i lavoratori di tutta l'UE sono sottoposti a uno stress insopportabile e temono giustamente per la loro salute, il loro posto di lavoro e il futuro dei loro figli. Questi tempi chiedono a tutti di dare una prova unanime di coraggio.
Vogliamo poter affermare, il 23 aprile, che l'UE è stata all'altezza della sfida e ha fatto tutto il necessario (#WhateverItTakes) per salvare i suoi cittadini, rilanciare la sua economia e mostrare il volto di una nuova Unione, più resiliente e coesa. Questa sarà la nostra #rEUnaissance.
Luca Jahier
Presidente del CESE
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